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Autore: hapworth    25/06/2021    1 recensioni
Ognuno aveva un ruolo prestabilito nel mondo, specie se nato in una determinata famiglia piuttosto che in un'altra. Erwin lo aveva sempre creduto e, per tale motivo, aveva anche accettato il proprio destino senza lamentarsene, conscio di non poter ambire ad altro.
[Levi/Erwin] ~ Scritta per la Bottom Erwin Week | Scritta per la challenge "A una parola da te" indetta dal gruppo facebook Il Giardino di EFP
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Another World'
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Anche oggi ce l'ho fatta con una cosettina. Avrei voluto ampliarla - e non escludo in futuro di farlo -, ma per adesso vi tocca accontentarvi.
Buona lettura!

hapworth

Questa fanfiction è stata scritta per la Bottom Erwin Week 2021.
25/06/2021: royalty au (day 6).
Questa fanfiction partecipa alla challenge "A una parola da te" indetta dal gruppo facebook Il Giardino di EFP.
prompt: #18. Perché abbiamo sempre bisogno di parlare? Perché non possiamo semplicemente restare in silenzio?


Dono

Ognuno aveva un ruolo prestabilito nel mondo, specie se nato in una determinata famiglia piuttosto che in un'altra. Erwin lo aveva sempre creduto e, per tale motivo, aveva anche accettato il proprio destino senza lamentarsene, conscio di non poter ambire ad altro.
Figlio di una delle guardie reali, il suo destino era sempre stato quello di diventare tale, una volta deposte le armi di suo padre; non c'era alternativa. Avrebbe potuto accettare il ruolo con qualche remora, se non avesse amato l'idea di diventare il braccio destro del Sovrano in verità. Perché era così: fin da bambino aveva adorato l'idea di stare al fianco del Principe una volta adulti e con il tempo quella consapevolezza non era venuta per nulla meno.
Erwin aveva accettato di buon grado l'idea che quello che avevano, la loro amicizia evoluta poi in amore, non avrebbe mai potuto essere rivelata alla luce del sole, non senza destare antipatie a Levi e al suo ruolo come re. Così, quando aveva capito che comunque la loro storia aveva un futuro – malgrado segreto – non aveva maledetto affatto il destino, perché era quello che lo aveva portato fin lì.
«Quest'idea di unificare i regni è stupida e lo sai. La regione di Paradis è fiorente, perché dovrei accettare un accordo con Marley?» borbottò Levi, come spesso faceva mentre erano a letto; uno dei tanti momenti segreti che venivano rubati alla notte. Solo i più fidati tra le file delle guardie reali erano a conoscenza della loro relazione e ne mantenevano assoluto riserbo.
«Perché non ha senso inimicarci quello stato, Sua Maestà.» lo rimbeccò, accarezzandogli i capelli con il pollice, mentre Levi rimaneva appoggiato con tutto il suo corpo sul suo, più ampio e massiccio di quello del suo Re. «Non mi piace l'idea di essere legato.»
«Preferiresti che un capriccio di Marley minasse in futuro la pace qui da noi?» gli fece notare Erwin, il viso severo e un po' accigliato. Levi sbuffò, appoggiando la fronte sul suo petto e accarezzandogli i peli biondi con le dita, arricciandoli. «Hai ragione. Lo so, ma se il popolo credesse che mi sono piegato al volere di quei pazzi?» Erwin gli catturò la mano, le loro dita che venivano unite insieme in una stretta intima. «Penseranno che sei un Sovrano che pensa al loro futuro e lo sai.»
Levi annuì, ancora una volta dandogli silenziosamente ragione. Sapeva che il silenzio gli piaceva molto di più delle chiacchiere, anche perché dato il suo ruolo doveva in ogni caso esprimere sempre e comunque dei pareri su ogni singola cosa. «Ora basta parlare però, mh?»
Erwin tacque, socchiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dal calore di Levi, dal suo respiro contro la pelle. Era vero, parlare non era necessario in quel momento, non dopo essersi scambiati delle opinioni su una decisione che, in ogni caso, Levi era già convinto di prendere.
Il destino li aveva portati lì, l'uno tra le braccia dell'altro e proprio per quel motivo, nel silenzio della grande stanza da letto del Re, non poteva fare a meno di essere grato a tutto ciò. Perché Levi era lì e lo era anche lui, anche se avessero potuto vivere un'altra vita, Erwin non avrebbe mai scambiato momenti come quelli, in cui si capivano senza parlare, con altro.
Il vento fuori soffiava lieve ed Erwin pensò che, con le dita intrecciate con Levi, la vita gli aveva donato davvero tutto quello che avrebbe potuto desiderare.


Fine
   
 
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