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Autore: liriel4444    27/06/2021    1 recensioni
Sherlock Holmes è morto, lasciando solo John Watson. Porte che si aprono o che si chiudono portano verso destini diversi.
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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1.

 

Era seduto sulla poltrona davanti al camino nel salotto del 221b di Baker Street. Non sapeva nemmeno lui da quanto tempo fosse lì. L’immagine nei suoi occhi era sempre la stessa. Non ricordava le parole che si erano scambiati. Lui in strada, con il cellulare attaccato all’orecchio e un mantra nella testa: ‘Non saltare. Non saltare. Non saltare.’ Sherlock sul cornicione che diceva cose assurde e senza senso.

Ogni tanto, qualcuna di quelle frasi insensate gli tornava pure in mente.

“Io sono un imbroglione.”

“Era tutto un trucco. Ti ho preso in giro.”

John Watson aveva sempre avuto fiducia in Sherlock Holmes e nelle sue incredibili capacità intellettive. Non aveva mai dubitato della sua parola. Non era assurdo che non credesse proprio a ciò che gli aveva detto nel suo ultimo istante di vita? Non era paradossale che pensasse che ogni parola pronunciata da Sherlock, mentre si trovava su quel dannato cornicione, fosse una menzogna?

Perché?

Lo faceva solo per non sentirsi stupido per avere creduto a quelle spiegazioni stupefacenti, nate da semplici deduzioni, che Sherlock spiattellava in faccia a tutti, facendoli sentire come degli emeriti idioti?

Era veramente così meschino?

No.

Non voleva… poteva… credere di essere così meschino. Lui sapeva quanto Sherlock fosse intelligente e quanto fosse bravo a osservare le persone e le cose. Le sue spiegazioni erano sempre state perfettamente logiche e supportate da prove scientifiche e materiali.

Allora, perché Sherlock gli aveva mentito prima di…

Allora, perché Sherlock gli aveva mentito, mentre si trovava su quel cornicione, con il lungo cappotto svolazzante intorno a lui mentre…

Non pensarci! Non devi ricordarlo per quello!’ Sibilò, dentro di sé.

Gli sembrò di sentire un rumore provenire dalla stanza di Sherlock. Uno scricchiolio discreto, come se qualcuno si stesse muovendo nella camera.

Con il cuore in gola e la gioia negli occhi, John si alzò di scatto dalla propria poltrona e si precipitò a spalancare la porta della stanza di Sherlock. Era arrivato con così tanto impeto, che fece un paio di passi all’interno, prima di fermarsi.

“Sherlock! Lo sapevo che non ti eri davvero suicidato! Lo sapevo che non mi avresti mai abbandonato in quel modo!” Si guardò intorno, pieno di speranza e aspettativa.

Il sorriso si attenuò lentamente. La disperazione riemerse in tutta la propria potenza, colpendolo come un pugno allo stomaco e togliendogli il fiato.

Cadde sulle ginocchia, incapace di respirare. Si lasciò scivolare in terra e si raggomitolò, mentre calde e solitarie lacrime gli rigavano il viso.

****

La luce del mattino, che filtrava dalla finestra della camera da letto, lo trovò ancora raggomitolato sul pavimento.

Vi aveva trascorso la notte.

‘Patetico. – ringhiò a se stesso – Se Sherlock mi vedesse in queste condizioni, si vergognerebbe di me.’

Però, Sherlock non avrebbe più potuto vederlo, perché Sherlock si era suicidato. Si era lanciato dal cornicione del Saint Bartholemew. Lo aveva lasciato solo a sopportare le insinuazioni dei giornali e la loro derisione. Lo aveva lasciato solo ad affrontare le conseguenze derivate dalle accuse rivolte loro di essere i responsabili dei crimini che Sherlock risolveva.

Perché era diventato chiaro per tutti che Sherlock Holmes non poteva essere quel genio dell’investigazione per cui si faceva passare, ma non poteva nemmeno avere organizzato tutto da solo. Ergo, John Watson non era solo la sua ombra, il cagnolino che scodinzolava dietro a Sherlock Holmes, che ne raccontava le false gesta in un blog molto seguito, per esaltarne le infondate qualità deduttive, ma era anche il suo complice, colui che lo aveva aiutato a pianificare così bene quell’inganno.

“IO SO CHE SEI REALE! CHE NON SEI UN IMPOSTORE!”

L’urlo rimbombò nella stanza vuota, correndo sulle pareti e scivolando da una stanza all’altra.

“io so che sei reale. che tutto quello che dici viene dalla tua splendida ed eccezionale mente.”

Il sussurro oltrepassò appena le sue labbra.

‘Allora perché mi hai detto quelle menzogne?’

“Io non sono un eroe, John. Sono un essere umano come tutti gli altri. Con pochi pregi e molti difetti, direbbe qualcuno.”

John si voltò verso la voce e lo vide.

Sherlock era lì. In piedi. Nel bel mezzo della porta. Circondato dalla luce del sole.

John sbatté le palpebre diverse volte. Incredulo.

L’apparizione svanì.

‘Sherlock è morto. Ed io sto impazzendo.’

Fu allora che capì.

Non poteva rimanere al 221B di Baker Street, perché era come un veleno, per lui. Senza Sherlock, non aveva senso rimanere in quell’enorme appartamento, in cui tutto richiamava alla memoria il suo amico perduto.

Doveva andare via.

Doveva trovare un’altra sistemazione.

Lasciare il fantasma di Sherlock in quella casa e fuggire il più lontano possibile dalla sua vita precedente.

****

Trascorsero solo pochi giorni. John non aveva mai avuto molte pretese. Un piccolo appartamento in un palazzo poco più che fatiscente era più che sufficiente per lui.

Per fortuna, Sarah Sawyer lo aveva ripreso a lavorare alla clinica e poteva mantenersi, senza chiedere soldi a nessuno.

Gregory Lestrade non si era più fatto vedere, forse sentendosi in colpa per non avere creduto in Sherlock e per averlo abbandonato nelle grinfie dei suoi detrattori, senza nemmeno tentare di difenderlo.

Mycroft Holmes aveva seguito l’esempio dell’ispettore. Anche lui aveva tante responsabilità nella morte del fratello. Lo aveva gettato in pasto a Moriarty. Se avesse osato farsi vedere, John non avrebbe esitato a ucciderlo. Tanto, che cosa aveva da perdere?

Senza Sherlock Holmes, lui non aveva più una vita.

Aveva traslocato le sue poche cose nel nuovo appartamento. Aveva salutato la signora Hudson, promettendole di andarla a trovare spesso, ben sapendo di mentire.

Stava attendendo l’arrivo della metropolitana, che lo avrebbe portato alla sua nuova casa. Alla sua nuova vita.

Teneva fra le braccia un piccolo scatolone, con alcuni libri. Gli ultimi che portava via dal 221B di Baker Street.

Fu allora che il Fato fece una cosa strana. Era come se il Destino non sapesse che cosa fare con questo John Watson, così disperato e solo. Perché il Caso sapeva molto bene che Sherlock Holmes era vivo e che sarebbe tornato dal suo dottore.

Eppure, fino al loro ricongiungimento, che la Sorte vedeva molto lontano, il Destino non sapeva che cosa farsene di questo dottore tormentato e arrabbiato e angosciato.

Fu così, che il Fato, o chi per lui, decise di tirare i dadi.

****

John (A)

Con un feroce sferragliare, il treno della metropolitana arrivò e si fermò, riversando sul marciapiede una variegata umanità, ignara del dolore di John Watson.

Un giovane, con le cuffie nelle orecchie, urtò il dottore, che riuscì per un pelo a tenere lo scatolone in braccio.

Lanciando un’occhiataccia al giovane, che lo ignorò, John Watson salì sulla carrozza. Trovò un posto libero e si sedette, appoggiandosi la scatola sulle ginocchia.

Con lo sguardo vuoto e fisso davanti a sé, John Watson andò incontro al proprio destino.

****

John (B)

Con un feroce sferragliare, il treno della metropolitana arrivò e si fermò, riversando sul marciapiede una variegata umanità, ignara del dolore di John Watson.

Un giovane, con le cuffie nelle orecchie, urtò il dottore facendo cadere lo scatolone che teneva in braccio. I libri si sparpagliarono in terra, sulla banchina, proprio davanti alle porte della carrozza.

Il giovane non si accorse nemmeno di quello che era accaduto e continuò per la sua strada, immerso nel proprio mondo musicale.

Alcuni passeggeri corsero verso le porte in chiusura e calciarono un paio di libri, che si allontanarono dagli altri.

Le porte si chiusero, davanti a un John Watson frastornato, che fissava i libri sparsi per terra, vedendo il corpo insanguinato dell’uomo che gli aveva sconvolto la vita.

 

****

Piccola nota dell’autrice

Ciao a chi sia arrivato qui in fondo.

L’idea che ha ispirato questo racconto arriva dritta dritta da un film che, probabilmente, conoscete tutti. Si tratta di “Sliding doors” di Peter Howitt (1998), con Gwyneth Paltrow, John Hannah, John Lynch e Jeanne Tripplehorn.

Protagonista della storia è un John Watson reduce dal suicidio (che noi sappiamo essere finto) di Sherlock Holmes. Il nostro consulente investigativo sarà abbastanza latitante, ma non del tutto assente.

Immagino che siano stati scritti tanti racconti, relativi a questo periodo, quindi spero che la mia storia non ne ricordi nessuno.

Pubblicherò un capitolo a settimana, ogni domenica, ma prometto di non saltare l’aggiornamento del mercoledì della traduzione di “Sweet Home Baker Street”.

Ciao ciao.

   
 
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