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Autore: Sadele    30/06/2021    3 recensioni
L’amicizia è la cosa più difficile al mondo da spiegare. Non è qualcosa che si impara a scuola. Se non hai imparato il significato dell’amicizia, non hai davvero imparato niente.
(Muhammad Ali).
Emma e Yhassin, due bambini che non potevano essere più diversi, il giorno e la notte, destinati a diventare grandi amici.
la vita però si sa a volte è spietata, li porterà a perdersi per poi ritrovarsi a distanza di anni e scombussolare completamente i loro equilibri.
Eccomi qui con una storia originale, frutto della mia fantasia.
spero che vi piaccia!!
buona lettura.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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IL VIAGGIO

 

In viaggio la cosa migliore è perdersi.

Quando ci si smarrisce, i progetti lasciano il posto alle sorprese,

ed è allora, ma solamente allora, che il viaggio comincia”

Nicolas Bouvier

 

Nella vita ci vuole organizzazione, costanza e forza di volontà, certo anche un pizzico di culo non guasta..ma fondamentalmente è un di più.

Questa frase Emma se l'era ripetuta fino alla nausea negli ultimi dieci anni.

Lei era l'esempio lampante di quello che si dice applicare uno schema e seguirlo alla perfezione.

Nella sua vita aveva sempre organizzato e pianificato tutto, dagli studi alla vita privata, il suo ragazzo ad un certo punto se ne era andato per la disperazione, sapeva già quando l'avrebbe sposata, quando avrebbero avuto il primo figlio eccetera eccetera, che gusto c'era a stare ancora con lei?

Emma era rimasta scioccata, non tanto per il dispiacere della fine di un rapporto, ma perchè, per la prima volta qualcuno aveva disorganizzato i suoi piani.

Eppure non era sempre stata così estrema, non che da bambina fosse una scavezzacollo, ma insomma, nemmeno un generale delle SS. A pensarci bene però Emma sapeva quando aveva iniziato a programmare ogni secondo della sua vita. Bisognava tornare indietro di ben 15 anni, a quando il suo migliore amico se ne era andato facendo ritorno al suo paese d'origine.

Emma aveva sofferto molto, più di quello che aveva dato a vedere. Lui era il suo alter ego, la sua parte mancante riusciva a farle fare cose che da sola non si sarebbe mai sognata, come quella volta in cui si introdussero furtivamente nell'orto del vicino di suo nonno a rubare le pesche.. che scorpacciata!!

“dai bicchiere di latte, lasciati andare, rilassati ogni tanto” le diceva sempre. Quel soprannome Emma lo aveva odiato, fin dal primo giorno di scuola, quando conobbe Yhassin.

Lei era una bambina seria, composta, educata, due trecce ordinate e tante lentiggini sul naso.

Lui sempre allegro, scomposto, con quel sorriso canzonatorio stampato perennemente sul viso. Pelle color caramello e capelli neri , occhi vivaci e irriverenti, sempre luminosi tanto che sembrava avessero il sole dentro.

Il loro incontro non era stato dei più felici, la maestra li aveva messi vicini di banco perché sperava che Emma avesse un effetto calmante su di lui ma, in realtà, era successo l'esatto opposto.

La bambina dalle trecce rosse non sopportava caramello, cosi lo aveva soprannominato, lui riusciva sempre a renderla nervosa e a tirare fuori il peggio di lei. Le ci volle un bel po' per capire che quello non era il peggio ma il meglio di lei.

Yhassin era arrivato in terza elementare, era più grande di due anni ma per via della lingua straniera lo avevano retrocesso. Il suo modo di fare da sbruffone bulletto ad Emma non era mai piaciuto, per contro lui non faceva nulla per farsi voler bene, anche con i suoi compagni si comportava male era dispettoso e un po' stronzo.. ecco si quella era la parola giusta.

La maestra un giorno decise di dare un compito di realtà ai bambini. Dovevano dividersi in coppie e trascorrere un fine settimana insieme cercando di andare d'accordo. Poi avrebbero dovuto raccontare in classe come era andata.

Emma era disperata, non voleva passare il fine settimana con quel cavernicolo, era certa che lo avrebbe strozzato.

Quello che era iniziato come un incubo si era trasformato nel fine settimana più divertente di sempre. Anche se erano stati beccati dal padrone dell'orto a rubare le pesche.

Da quel giorno la loro amicizia crebbe e spesso Yhassin andava a casa di Emma a studiare, lui ci guadagnava in voti e lei si ammorbidiva caratterialmente.

I genitori di Emma avevano preso il bambino in simpatia e spesso lo avevano invitato anche a dormire da loro. Si rendevano conto della situazione difficile in cui viveva. Insomma la famiglia di Emma lo aveva praticamente adottato.

Il soprannome bicchiere di latte non le sembrava nemmeno più tanto brutto.

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“Emma Masini!!! si può sapere dove sei finita ti aspetto nel mio studio da quasi mezz'ora” la voce di Eugenio si era sentita fino in fondo al corridoio, “si può sapere cosa gli hai fatto per farlo incazzare cosi'?” le disse Erica sua collaboratrice nonchè amica.

“Credo che se non ti decidi ad andare da lui saranno guai seri”.

“uff, non voglio andarci, so già cosa vuole chiedermi e io non ho intenzione di dargli retta”. La sua amica la guardava incredula, lei che era miss precisina e non sgarrava una virgola, “intanto vai da lui poi ne parliamo, non voglio ritrovarmi in mezzo ad una strada.”

Emma era capo redattrice di una rivista scientifica che si occupava, tra le altre cose, anche di siti archeologici, e in quel periodo stavano seguendo uno studio in Egitto. Era stato rinvenuto un nuovo sito in un paesello sperduto nel deserto, e il suo capo Eugenio Martini voleva saperne di più.

Non si era accontentato del reportage fotografico che Emma si era procurata da alcuni colleghi in loco, no lui voleva spedircela di persona.

“Non se ne parla, io non ci vado in mezzo al nulla e ai cammelli.” disse incrociando le braccia al petto.

Il fatto era che Emma odiava volare e per di più odiava le situazioni estreme.

Non le piaceva per nulla, poi in quei posti non era sicuro viaggiare per due ragazze sole. “Non fare la bambina.. tu ci andrai e basta, avete il volo per domani alle 11. qui ci sono i biglietti e i riferimenti della guida. Quando arriverete vi accompagnerà in albergo e poi direttamente al sito.” Emma sbuffò prese i biglietti girò i tacchi e se ne andò.

“wow, ma è strepitoso, una vacanza in Egitto” esultò Erika, “frena i cavalli amica mia, siamo praticamente nel buco del culo del mondo, in mezzo ai cammelli, caldo, polvere e trogloditi.. e tu la chiami vacanza..? E' un incubo ecco cos'è!!” brontolò sconsolata.

 

Per Emma quella fu una notte da dimenticare, non riusciva a prendere sonno e in più aveva la costante ansia di aver dimenticato qualcosa, dover preparare le valigie in mezza giornata non era certo nei suoi piani.

La sveglia la avvisò che era ora di alzarsi, si guardò nello specchio del bagno, era orribile, uno zombie a confronto era più accattivante. Decise di farsi una doccia e un doppio caffè cosi da svegliarsi un po'.

Mentre sorseggiava il suo caffè, nero, bollente e rigorosamente amaro, lo sguardo le cadde su una foto, l'unica che avesse conservato del passato. Lo scatto la ritraeva insieme al suo migliore amico proprio l'ultima estate che avevano passato assieme. Aveva 13 anni. Sorrise osservando la foto, la prese e sospirò, “tu guarda che cosa mi hai fatto Caramello, senza di te qui è stato tutto molto difficile...” la guardò ancora un attimo e poi la mise al suo posto.

 

“ei bicchiere di latte ti vuoi muovere? Arriveremo in ritardo” un attimo, bisogna essere certi di avere tutto, la crema solare, l'asciugamano, il doccia schiuma, il pettine..” “bla bla bla..e che palle... lasciati andare ogni tanto, senza pettine non muori mica...!!!!” “uffa, cafone di un caramello che non sei altro...” “e dai ci sarà da divertirsi... tuffo a BOMBAAAA!!!!”

 

il ricordo di quella giornata al mare non la voleva abbandonare, chissà perchè. Da quando aveva guardato quella foto non faceva che ripensarci. Era davvero stata una giornata divertente, ma poi, il giorno dopo era arrivata la brutta notizia come una secchiata di acqua gelida: Yhassin se ne sarebbe andato.

 

   
 
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