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Autore: Mo0ny_    05/07/2021    5 recensioni
[KageHina, post timeskip]
Dal testo:
-Tobio, ti squilla il telefono –non è abituato ad esser chiamato per nome, gli da anche fastidio in verità. Ma lo preferisce rispetto al “Kageyama” storpiato di Paolo. Lo ringrazia con un cenno del capo e afferra il telefono per vedere una chiamata in arrivo da “CretHinata”. Spalanca gli occhi e quasi affoga con l’acqua che sta bevendo.
Non lo sente da tanto, se non per qualche sporadico messaggio.
Chiude la chiamata con il cuore che nel petto sembra scoppiargli.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come basilico al sole
 
Tobio maledice il caldo afoso di Roma e il semaforo che non ne vuole sapere di tingersi di verde. Forse dovrebbe fare come molti spericolati che sembrano gettarsi sulla strada ricevendo, di rimando, i peggio insulti da parte degli autisti. Si sposta i ciuffi ebano completamente bagnati dal sudore. Allenarsi a fine luglio dovrebbe essere illegale! A volte medita di presentare un reclamo all’agenzia che l’ha assunto. Ricorda poi, però, di riuscire a malapena a spiccicare parola in italiano, figurarsi scriverlo!
“Nemmeno il tuo giapponese è così colto”
Scatta il verde.
 
Casa sua non è così distante dalla sede della sua squadra. Avrebbe potuto prenderla anche più vicina, ma nessuna aveva la vasca e mai avrebbe rinunciato a quel piccolo lusso che gli ricordava casa. È la prima cosa che fa appena torna a casa: la riempie di acqua tiepida, lancia i vestiti a terra e si gode la pace che tanto merita.
“Scansafatiche, io potrei allenarmi ancora!”
-Non sei mica a Roma tu! –si immerge completamente e ad accompagnarlo vi è una vocina che non ne vuole sapere di abbandonarlo:
“Tsk, sono stato a Rio, idiota!”

Si tampona i capelli con l’asciugamano mentre cerca qualcosa nel frigo della cucina. Vuoto. Ovviamente. Sbuffa afferrando il cartoncino di latte fresco (quello non manca mai!) e inizia a bere con voracità.
“Sempre il solito burbero, Bakageyama!”
-E basta adesso! –si ritrova ad urlare contro nessuno.
Era stato difficile salutarlo una prima volta, una seconda completamente straziante. Non ce la fa proprio a dimenticarlo, non può farlo.
Quand'è successo che si è innamorato di Shoyo Hinata? A volte si interroga arrivando alla conclusione che più che “quando”, Kageyama dovrebbe chiedersi il “come”.  Non c’è un momento che identifica come l’inizio, vi sono però tanti ricordi che a pensarci… brucia.
Ricorda le notti passate a Tokyo, quando l’insonnia bussava alla sua porta e Hinata farneticava di rimanere sveglio a fargli compagnia per poi addormentarsi sempre e Kageyama finiva con il cullarsi del respiro calmo mentre contava le lentiggini che gli costellavano il volto. Brucia al sol pensare che un tempo poteva godere della sua compagnia ogni giorno, respirare il suo profumo che sapeva sempre di limoni e… E l’aveva sprecato.
Distoglie lo sguardo alla ricerca di un qualcosa da fissare, alla ricerca di un dettaglio capace di cancellare quella carrellata di pensieri.
Vede del basilico, dalla finestra, o meglio, quello che ne rimane. Si affaccia godendo del fresco venticello della sera e fissa la piantina completamente essiccata. Sorride al pensiero che anche quell’idiota di Hinata aveva fatto fare la stessa fine ad una povera pianta: lasciata al sole e senza acqua.
Il sorriso è veloce ad abbandonare le sue labbra.
Non deve pensarci, diamine! È il brontolio allo stomaco che, stavolta, gli impone di concentrarsi su altro: sulla sua cena, ad esempio.
 
L’ultimo giorno di luglio l’allenamento sembra più faticoso rispetto al solito. Comincia ad abituarsi al caldo, all’allegria sempre contagiosa dei suoi compagni e ai clacson sempre attivi degli autisti (ma che hanno da suonare poi?!). Eppure non vede l’ora di dormire e, soprattutto, mangiare qualcosa.
-Tobio, ti squilla il telefono –non è abituato ad esser chiamato per nome, gli da anche fastidio in verità. Ma lo preferisce rispetto al “Kageyama” storpiato di Paolo. Lo ringrazia con un cenno del capo e afferra il telefono per vedere  una chiamata in arrivo da “CretHinata”. Spalanca gli occhi e quasi affoga con l’acqua che sta bevendo.
Non lo sente da tanto, se non per qualche sporadico messaggio.
Chiude la chiamata con il cuore che nel petto sembra scoppiargli. Non può parlare, manca ancora un’ora per terminare l’allenamento. Lo richiamerà appena tornerà a casa.
Passa l’ora più trepidante della sua vita.
-Chiunque ti abbia chiamato, ti prego, digli di non farlo più –è il commento di un suo compagno di squadra all’ennesima alzata troppo alta.
“Non provare a dare la colpa a me!”
-Ovvio che è colpa tua, idiota! –dice con le facce perplesse dei suoi compagni ad osservarlo. 

Il viaggio verso casa è lento. Nonostante i muscoli doloranti, trema al sol pensare di tornare a casa. Hinata l'ha chiamato, che deve dirgli?! O meglio… che deve dirgli lui. Come farà ad aprire la conversazione? 
Manca poco che un'auto lo investa, perso com'è nei suoi pensieri.  
Si schiaffeggia le guance cercando di ritrovare la calma. 

La calma, ovviamente non la ritrova. Fissa il telefono da più di dieci minuti. 
"Se fosse stata una gara, avrei vinto io" Ed è forse questo pensiero che lo spinge a comporre il numero di telefono e schiacciare sul pulsante verde con mano tremante. 
Il tempo che passa tra uno squillo e un altro è infinito. Teme che dopo tutte le sue paranoie, Hinata forse nemmeno risponderà. 
-Ehy! -è il saluto che gli rivolge quando risponde finalmente al telefono. Tobio si ritrova a sorridere dinanzi al calore di quella voce che non ha mai dimenticato e che, anzi, lo perseguita giorno dopo giorno.
-Mi stavo allenando e non ho risposto -si giustifica subito. Prende a camminare per casa.
-Tadashi me l’ha fatto notare appena hai chiuso. Il fuso orario è terribile! -
-Sei in Giappone? -chiede sorpreso sapendolo in Brasile. 
-Pensavo tornassi anche tu, per l’estate... -ha accennato ad un suo possibile ritorno a Yachi che poi, ha realizzato, non poter compiere. Ovviamente il pentimento si fa sentire in quel preciso momento. 
-No, non torno -è la secca risposta che da. Deve smettere di provare dolore, non ha senso. Deve dimenticarlo… o trovare il coraggio di raggiungerlo. -Ma che ore sono da voi? -chiede per interrompere quel silenzio formatosi dopo la sua risposta.
-Le 3 di notte. Se non avessi chiamato tu, avrei provato a farlo io e poi sarei andato a dormire come ha fatto Tadashi! -Sorride ancora, Kageyama, alzando gli occhi al cielo. 
-E che ci fa Yamaguchi con te? -
-Siamo usciti insieme pomeriggio e pensavamo di organizzare una rimpatriata. Abbiamo aspettato per vedere se saresti stato dei nostri. Ma a quanto pare no… -La voce di Hinata si fa più bassa. Kageyama lo nota subito per poi scuotere la testa. Forse lo sta solo immaginando… O forse…
-Potresti venire in Italia -è la proposta che gli fa senza nemmeno pensarci.
Silenzio. 
Un silenzio che per Kageyama è dannatamente rumoroso. E brucia ancora al pensiero che la risposta potrebbe essere un no, ancor di più immaginando un sì. Guarda verso la finestra in direzione di quella piantina di basilico ed è un sorriso amaro, questa volta, a formarsi sul suo volto.
-Scusami, ho parlato a spropos… -
-Stavo solo controllando che giorno fosse! Se trovo un aereo, forse posso raggiungerti la prossima settimana -E stavolta è sicuro che non se l’è immaginato! Hinata è felice, la proposta che gli ha fatto non è stata percepita come idiota o fuori luogo. -Ti faccio sapere domani. Controlla il telefono idiota! Devo sempre tartassarti di messaggi per avere una tua risposta! -
-EH?! Ma se sei tu quello che risponde il giorno dopo! -
-Il fuso orario Bakageyama, il fuso orario! -Sbuffa non completamente convinto. Hinata dall’altra parte del telefono ride. -Non ci provare a tenermi segregato in casa se vengo a Roma! -
-Tsk… Quando mai siamo rimasti dentro casa… -Gli si figurano in testa le intere giornate passate nel parco a giocare interrotti solo dalla fame che li raggiungeva; le giornate in Brasile a rincorrersi sulla spiaggia; i mondiali e i dormitori condivisi. -Se vieni… -Inizia e si interrompe velocemente. Dirlo o meno?
-Si…? -
“Lo sai, io lo direi”
Maledetto Hinata!
-Devo dirti una cosa -conclude. 
-Va bene Kageyama! -non può vederlo, ma Hinata sorride. Bruciano entrambi al pensiero di vedersi. -Ci sentiamo domani! -Hinata è un sole.
-A domani -
E forse lui è come basilico al sole.

Kageyama attende l’aereo dal giappone seduto nella sala d’aspetto e con una rivista a sventolarlo. Riflette sul fatto che agli italiani deve proprio piacere il caldo, altrimenti non si spiega perché diamine non aprano mai l'aria condizionata. Accade poi tutto all'improvviso: un tocco sui fianchi lo fa sobbalzare e urlare dallo spavento. 
-Potevi anche prestare attenzione agli aerei in arrivo, Bakageyama -Hinata è lì, con i capelli ancora più corti dell'ultima volta, gli occhiali da sole gialli e la pelle dorata dal sole tempestata dalle lentiggini. Si da immediatamente dell’idiota. Come ha potuto pensare di dimenticarlo?! Gli è mancato, tantissimo. 
-Con questo caldo non capisco niente… -Sorride passandosi una mano in mezzo ai capelli. 
-Tsk, dovresti vedere Rio -e ride. Kageyama pensa che sia diventato ancora più bello ora che è più sicuro di sé. I pantaloncini azzurri e la canotta gialla (abbinamento che reputa pessimo) mettono in mostra il suo corpo. 
È cambiato tanto. 
-Vogliamo andare? -chiede aiutandolo a trasportare le valigie. 
Che sono troppe, come al solito. 

Passano la sera a raccontarsi quello che è accaduto in quell'anno che non si sono visti, seduti sul divano e con il ventilatore puntato. Kageyama ha ordinato delle pizze che mangiano con estrema lentezza, troppo presi dai loro racconti. È piacevole la compagnia di entrambi. Anche Hinata lo nota che il suo compagno è cambiato. È più sciolto, più rilassato e non teme più di mostrarsi ironico o affettuoso. 
-Come ti trovi in squadra? -chiede realmente interessato a come sia cambiato anche come compagno. Lo ha sperimentato durante i mondiali, ma con loro è diverso. Loro si conoscono da anni, sono cambiati insieme e, Hinata lo sa, possono vantare un linguaggio tutto loro per capirsi e comprendersi.
-Ti batterò stavolta. -è la sua secca risposta. Niente che non avesse immaginato. 
-Sogna, sogna Bakageyama! -il cuscino che si prende in faccia lo coglie di sorpresa. La lotta che ne segue fa gioire entrambi. Sono ancora i ragazzini idioti del Karasuno, dopotutto.

Il mare è diverso. È una distesa di acqua salata, ma capace di mutare a seconda del luogo in cui si è. In Giappone è diverso, in Brasile è diverso. 
In Italia ha il sapore di Tobio. 
Forse quel bacio non avrebbe dovuto coglierlo di sorpresa. Non era forse lui ad aver detto che hanno un linguaggio tutto loro? Un linguaggio che li aiuta a capirsi e a comprendersi?
Kageyama non avrebbe potuto scegliere un momento più romantico, con il tramonto a imbrunire l’acqua e solo loro rimasti a farsi il bagno. Ma lo conosce abbastanza da sapere che non l’ha fatto apposta, ha solo agito d’istinto e chissà da quanto tempo se lo teneva dentro!
Mentre Kageyama blatera qualcosa, forse si scusa con il volto in fiamme, Hinata quasi piange.
-Pensavo fossi sbagliato… -glielo sussurra e spera che l’altro capisca perché non ha intenzione di ripeterlo. 
“Cretino”.
-Cretino -e Kageyama glielo dice, esattamente come aveva immaginato. 
E forse entrambi sono cambiati, ma Hinata nasconde ancora delle insicurezze e Kageyama non è poi così sciolto nel mostrare i suoi sentimenti.
-Tu non scrivevi mai… -lo accusa Hinata, perché sente del veleno salirgli in corpo. Se è questo, quello che prova, perché è quasi sparito dalla sua vita?!
-E tu troppo spesso. Io provavo a dimenticarti… tu che scusa hai? -Se è questo, quello che Hinata prova, perché non glielo ha mai confessato? 
-Provavo a non cancellarti. -Tobio non è sicuro di quello che fa ma lo abbraccia per rassicurarlo e calmarlo sussurrandogli la verità: -Non ci sono mai riuscito… a dimenticarti -
Hinata gli afferra il viso fra le mani ed è lui a coglierlo di sorpresa, baciandolo a sua volta. 

Kageyama non lo manda via nonostante i loro corpi siano completamenti sudati. Ha sempre avuto il terribile vizio di dormire addosso all’altro, Hinata. Ma stavolta è diverso, entrambi sembrano guardarsi con occhi diversi. Stanno insieme. Non ci credono, forse all’insaputa dell’altro l’hanno ripetuto ad alta voce per accertarsi fosse vero. 
Dormono abbracciati quella notte, con il ventilatore puntato e il caldo come compagno fedele. Ma sopportano, chissà quando potranno rifarlo.
-Tobio -lo chiama con la voce impastata dal sonno.
-Dormi -
-Da quando ti piaccio? -gli chiede curioso. Kageyama si gira per guardarlo negli occhi. Sono semichiusi per il sonno ma comunque belli. Ama il blu di quelle iridi, ha trovato lì tante volte rassicurazione e conforto. 
-Non lo so a dire il vero. Forse l’ho capito dopo la nostra ultima partita, il primo anno al Karasuno. Quando sei uscito dal campo… Non averti al mio fianco è stato orrendo. Ma pensavo fosse solo legato alla pallavolo. E poi -
-E poi sono andato a Rio -
-E poi sei andato a Rio. -conferma Kageyama. Hinata gli poggia una mano sulla spalla per stenderlo e poi salire su di lui.
-Tu lo sai che dovrò ritornarci, in Brasile -Odia quello sguardo. Kageyama odia quando l’ambra degli occhi di Hinata lo osserva così mettendolo davanti alla nuda e cruda verità. 
“Sei sicuro di voler stare con me?!”
-Ho provato a dimenticarti e a voltare pagina. -si ferma per accarezzargli la guancia. -E hai visto com’è andata. Non ce l’ho fatta. -Lo sguardo di Hinata non lo abbandona. Ha bisogno di maggiori rassicurazioni. Gli tira la nuca verso di sè e lo bacia. Le lingue si incontrano subito così come le mani contro la pelle. Hanno desiderato entrambi farlo, contano fino a tre per assicurarsi che sia vero. 
E quando realizzano che lo è, sorridono contro le labbra dell’altro. 

Il caldo non lo sente, questa volta, all'aeroporto. Pensa di avere la febbre, è possibile, altrimenti, avere i brividi? Hinata sorride nella sua direzione mentre fa il check-in. Quella settimana è finita. Sembra essere durata troppo poco, o forse è stata solo troppo intensa. Sente le lacrime che pizzicano. 
Insomma… riuscirà davvero a essere abbastanza per Hinata? Riuscirà a non combinare danni come suo solito? E poi, il distanziamento non aiuta di certo. Guarda Hinata che intuisce tutti i dubbi che in quel momento lo stanno torturando. 
Gli fa l’occhiolino mentre saluta con la mano e grida: -Ci vediamo Tobio! Ti amo! -
Il cuore di Tobio potrebbe letteralmente esplodere. Nemmeno se venisse proclamato il miglior alzatore del mondo proverebbe quello che sta provando in quel momento. Sorride, sorride tantissimo e quasi si dimentica di rispondere.
-Ti amo anche io, Shoyo -non urla, non è mica scemo come il suo compagno! Ma Hinata l’ha sentito, è questo quello che conta.
Kageyama rimane lì fino a quando l’aereo non parte e non diviene che un misero punto nero nel cielo. 

C’è silenzio.
Tutto è ricominciato a scorrere in maniera normale nella sua vita. Gli allenamenti che ricominceranno il giorno successivo, la spesa che bisogna fare perché il frigo è eternamente vuoto… Ma un pensiero sopraggiunge nella mente del moro.
-Devo comprare una pianta di basilico -






 
Angolo Autrice
Questa storia nasce dai miei ricordi delle giornate passate a Roma (caldo, caldo, caldo) e da questa settimana non certamente fresca!
Ahhh che bella l’estate! 
Ma a parte gli scherzi, sono felicissima di aver ripreso a scrivere su questi due, ma in generale di tornare a scrivere! Ho terminato scuola e finalmente ho del tempo libero (salvo ricerca di una casa in affitto per l’università) e vorrei poterlo dedicare a tante storie che ho lasciato da parte (e alle tante recensioni non scritte). 
Ho aperto (o meglio, ho ripreso ad usarlo) un profilo twitter unico social non contaminato da amici/parenti/gente che non mi va di vedere), se volete fare due chiacchiere o condividere fan art, questo è il link 
 
Ci si vede prestissimo!
Ciau!
 
   
 
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