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Autore: Stria93    07/07/2021    0 recensioni
Un maggiordomo amante dei gatti e un padrone con un "piccolo" problema di allergia. Storia di come Sebastian trovò una povera gattina ferita nel giardino del maniero e di ciò che seguì...
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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milady

La notte era scesa sull'Inghilterra e sulla magione dei Phantomhive. Una notte fredda e tempestosa accompagnata da raffiche di vento che si abbattevano con violenza sulle finestre e producevano un fischio acuto.

La giornata era scivolata via placida e senza incidenti significativi, fatta eccezione per l'arrosto carbonizzato da Bard, secondo il quale l'uso del lanciafiamme in fase di cottura avrebbe concesso di risparmiare una considerevole quantità di tempo; un intero servizio di piatti ridotto in frantumi da Mey Rin, inciampata nel tappeto a causa dell'ipermetropia (quegli occhiali andavano assolutamente sostituiti); e un'intera fila di cespugli inavvertitamente decapitati da Finny, ancora poco pratico nell'uso della sega elettrica unita alla sua forza sovrumana.

Ordinaria amministrazione, insomma. Sebastian aveva scosso la testa e sospirato stancamente davanti al trio di domestici mortificati. Erano senza speranza. Sgridarli per l'ennesima volta avrebbe portato a un ben magro risultato, d'altra parte, quei tre zucconi non erano certo stati assunti al servizio della casata Phantomhive per le loro doti di cuoco, governante e giardiniere. Erano ben altri i requisiti che avevano permesso loro di entrare a far parte della servitù del Cane da Guardia della Regina...

Come al solito, era toccato a lui risolvere ogni cosa. Se non altro, la fortuna aveva voluto che quel giorno non fosse prevista la presenza di ospiti al maniero, circostanza che avrebbe reso il tutto ancora più complicato.

Qualche ora prima, il maggiordomo aveva preparato il suo giovane padrone per la notte e gli aveva rimboccato le coperte come ogni sera, per poi congedarsi con un inchino.

Dato che, in quanto demone, non necessitava di dormire, Sebastian trascorreva le notti presidiando la tenuta, studiando per migliorarsi nel suo ruolo di maggiordomo e portandosi avanti con le faccende del giorno dopo.

Stava, per l'appunto, compiendo uno dei suoi giri di perlustrazione intorno alla proprietà, protetto dalla pioggia battente sotto un grande ombrello nero, quando il suo udito finissimo colse un debole suono che emergeva a fatica tra lo scroscio dell'acquazzone e l'ululato del vento. Un suono inconfondibile che da sempre suonava alle sue orecchie come un dolcissimo richiamo di sirena al quale non poteva resistere.

Si pietrificò e rimase in ascolto. Quando lo udì nuovamente, si precipitò verso il punto del giardino dal quale proveniva la fonte di quello che ricordava un flebile gemito.

Il demone s'inginocchiò nell'erba bagnata e trovò una gattina riversa a terra, sotto una siepe. Era fradicia ed emetteva deboli miagolii sofferenti. Il pelo nero rendeva difficile individuarne la sagoma, ma gli occhi di Sebastian erano più acuti di quelli umani e non gli sfuggì il dettaglio di una grossa spina conficcata in una delle zampe anteriori della bestiola.

- Oh, povera creatura! -

L'animale mandò un altro fievole lamento alla volta del demone, come una richiesta di aiuto.

Sebastian si sentì sciogliere il cuore. I gatti erano gli unici esseri che riuscissero a fargli provare quella sensazione.

Allungò il braccio e sollevò il corpo flessuoso della gatta, portandoselo al petto, attento a non danneggiare ulteriormente la zampa ferita. La micia tremava di freddo e paura contro di lui ma al contempo fissava il suo salvatore con gli occhi di giada intelligenti e venati di diffidenza e sospetto, tipici dei felini.

E questo spilungone? Vuole aiutarmi oppure è un altro di quei fissati con la storia della sfortuna e intende farmi fuori?Se è così, venderò cara la pelliccia, ci può scommettere!

Il maggiordomo osservò il gonfiore che iniziava a circondare il punto in cui la spina era penetrata sotto il pelo. Andava rimossa al più presto, prima che l'infezione potesse avanzare. C'era solo un piccolo problema da tenere in considerazione...

- Il padroncino è allergico e non approverebbe mai un gatto in casa. - rifletté Sebastian ad alta voce, esalando un sospiro amareggiato. - Ma non posso lasciarti qui sotto la pioggia in queste condizioni. Sarebbe imperdonabile. D'altra parte, non mi è mai stato ordinato espressamente di non tenere gatti nella mia stanza. Dovrò solo stare attento a non farmi scoprire, giusto? -

La gatta lo guardava con attenzione, soppesandolo. Alla fine, decise che quello strano individuo pareva tutto sommato innocuo ed emise un corto miagolio di assenso.

Non ho la minima idea di chi sia questo padroncino né di quale problema abbia con noi gatti, ma se hai deciso di aiutarmi, allora smettila di rimanertene lì impalato e datti da fare, spilungone in nero!

Sebastian le sorrise e l'avvolse nel soprabito. - Ti porto subito all'asciutto. Non posso accettare che una creatura splendida come te se ne stia qui fuori con questo acquazzone e, per di più, con una brutta ferita alla zampa. -

Creatura splendida, dici? Be', quantomeno hai buon occhio.



La camera che Lord Phantomhive aveva assegnato al suo maggiordomo assomigliava più a una cella monastica che a un alloggio vero e proprio. L'arredamento era spartano ed essenziale ma al demone non era mai importato granché di quell'apparenza modesta. L'ambiente, confinante con la cucina, era caldo e privo di umidità nonostante la tempesta che imperversava all'esterno.

- Eccoci qui, Milady. Spero che la vostra sistemazione per questa notte vi sia gradita. -

La gatta si guardò intorno, esaminando la camera.

Non sarà Versailles, ma è meglio che starsene là fuori con questo tempaccio.

Sebastian la depositò sul letto e si tolse la giacca del frac. La micia aveva smesso di tremare ma appariva ancora sofferente a causa della zampa infortunata.

- Bene. - fece il demone, frugando nell'armadio. - Ora occupiamoci di quella ferita. Se ricordo bene, qui dovrebbe esserci l'occorrente per le medicazioni... -

Dal fondo di un cassetto, estrasse una boccetta di disinfettante, una garza di cotone e delle bende. Arrotolò le maniche della camicia fino ai gomiti e s'inginocchiò ai piedi del letto per esaminare la lesione.

La gatta si ritrasse istintivamente quando tentò di toccarla.

Ehi! Che accidenti credi di fare?Giù le mani!

Sebastian le parlò con dolcezza. - Sono profondamente dispiaciuto, Milady, ma quella spina va rimossa al più presto. Lasciate che vi aiuti. -

La felina gli scoccò un'occhiata sospettosa ma alla fine capitolò e si affidò alle cure del demone, senza smettere di fissarlo minacciosa neanche per un secondo.

Ti tengo d'occhio, Spilungone. Bada a quello che fai.



- Bene, così dovrebbe andare. -

La gatta scrutò la zampa bendata con aria perplessa e critica, come a voler valutare l'operato del maggiordomo. Alla fine dovette trovarlo soddisfacente perché rilasciò un miagolio grato.

Suppongo che non avrei potuto aspettarmi di meglio da un umano vestito da dandy.

- Non c'è di ché. - ribatté Sebastian, inchinandosi. - Qualunque cosa per un esemplare così magnifico, se mi concedete il complimento. -

La micia sembrò apprezzare la lode e gli permise di accarezzarla, prorompendo in un concerto di fusa.

Questo tizio sa come lusingare una signora, non ci sono dubbi. Mmm, e anche le sue carezze sono piacevoli.

- Oh, povero me! - esclamò a un tratto Sebastian colpendosi la fronte e facendola sobbalzare per la sorpresa. - Mi stavo quasi dimenticando le regole dell'ospitalità. Che razza di maggiordomo sarei se non trattassi un'ospite con tutti gli onori? Dopotutto, i Phantomhive sono famosi per l'accoglienza che riservano ai visitatori. Allora, che ne dite di uno spuntino di mezzanotte, mia bellissima Lady? -

La bestiola miagolò di nuovo, deliziata, e Sebastian si prese la libertà di interpretare quel suono come un assenso. - Attendete qui, prego. Sarò subito di ritorno. -

Questa magione deve appartenere di certo a una famiglia nobile e ricca. Le loro dispense saranno sicuramente colme di cibo squisito. Mi aspetta un pasto da regina! Ho già l'acquolina in bocca!



Poco dopo, Sebastian rientrò nella stanza reggendo una brocca di porcellana decorata con motivi floreali e una tazza da tè abbinata. Vi versò del latte tiepido e la porse alla gatta. - Volete favorire, Milady? -

L'ospite pelosa annusò il contenuto e arricciò il naso, trafiggendo il maggiordomo con uno sguardo offeso.

Latte?! Mi stai prendendo in giro?! Cos'è, mi hai presa per una poppante?

Il demone sbatté le palpebre, interdetto. - Oh, sono spiacente. Non è di vostro gradimento? -

Per tutta risposta, la gatta indietreggiò disdegnando l'offerta e sedette sulle zampe posteriori, fissando Sebastian con imperiosa insistenza, in attesa che comprendesse la natura della sua disapprovazione.

Vedi un po' tu! Credi che mi sia fatta questi denti affilati ingollando latte ogni santo giorno della mia vita fino a oggi? Ma andiamo! Non posso credere che in questa casa enorme non ci sia niente di meglio da offrirmi!

Alla fine, il maggiordomo stirò le labbra in un sorriso. - Ah, capisco. Il vostro palato è piuttosto esigente e difficile da soddisfare, vero? Non vi accontentate di un pasto mediocre. - la sua espressione assunse una piega diabolica. - Come me, del resto. -

A quel punto, la gatta si sentì rizzare il pelo. Uh, e quel luccichio rosso nei suoi occhi da dove arriva? Non ricordo di aver mai visto nulla di simile negli esseri umani. Ma, in effetti, questo damerino ha qualcosa di decisamente strano...

- Molto bene. Abbiate la compiacenza di perdonare il mio errore, Milady. Ritornerò immediatamente con qualcosa che sono certo sarà all'altezza dei vostri gusti raffinati. -

Sarà meglio per te, Spilungone Inquietante.



Non erano trascorsi neanche dieci minuti quando Sebastian rientrò, stavolta reggendo un grande piatto da portata coperto da una cloche.

Si chinò sul letto e servì la pietanza con grazia, rimuovendo la copertura bombata e rivelando le leccornie sottostanti.

- Per voi questa sera abbiamo paté di pregiato salmone scozzese accompagnato da una delicata salsa di erbe aromatiche. Spero che questo menù sia adeguato, Milady. -

La gatta miagolò estasiata, gli occhi verdi luccicanti e il naso che fremeva, solleticato dal profumino che si levava dal piatto.

Ora sì che ragioniamo!

Sebastian si godette la visione della creatura che faceva onore alle sue preparazioni, fino a non lasciare neanche una macchiolina di salsa.

Riportò il piatto in cucina e quando rimise piede nell'alloggio trovò la sua ospite ancora intenta a leccarsi i lunghi baffi con evidente soddisfazione.

Le rivolse un sorriso compiaciuto. - Sono lieto che abbiate apprezzato la cena. -

Puoi dirlo forte!

Il demone si distese sul letto sistemandosi la gatta in grembo e prese a vezzeggiarla. Lei, dal canto suo, ora che la zampa non le doleva quasi più e si sentiva sazia, fu ben felice di quelle attenzioni e ricambiò con leccatine, strusciamenti e fusa.

- Ah, un corpo così agile e flessuoso; pelo lucido e soffice; occhi brillanti come pietre preziose; e questi adorabili polpastrelli rosa... Oh, i gatti sono semplicemente perfetti! -

La micia gli premette il muso contro la mano, incantata dalle sue lusinghe. Al diavolo l'aspetto inquietante! Questo tipo è un vero tesoro! Meowww!

Sebastian le sorrise, poi la sua espressione si adombrò e un sospiro sfuggì dalle sue labbra. - Oh, che crudele ironia. - si lamentò. - Proprio a me, che amo così tanto i gatti, doveva essere affibbiato il nome di un cane. Non la trovate una tremenda ingiustizia, Milady? -

La gatta gli concesse uno sguardo pieno di solidarietà, prima di acciambellarsi sul suo petto e addormentarsi, cullata dalle sue carezze.



L'alba si presentò puntuale, portandosi via gli ultimi residui di nuvoloni scuri, presagio di un giorno sereno e luminoso.

La micia dormiva ancora profondamente, raggomitolata sul ventre di Sebastian.

Il demone le dedicò un'occhiata adorante, dopodiché la trasferì con cautela sul materasso e si alzò, mettendosi al lavoro per dare inizio alla giornata del padroncino. Stirò le pagine fresche di stampa del Times in modo che non rimanesse neanche la più piccola stropicciatura. Approntò la colazione e dispose il tè del mattino sul carrello da portata, dirigendosi poi alla camera del conte.

Aprì la porta ed entrò nell'ambiente immerso nella penombra.

- Padroncino, è ora di alzarsi. - disse, scostando le tende per lasciar filtrare la luce morbida del sole nascente.

Dalle coperte giunse un suono a metà tra un mugugno e un gemito.

- Padroncino? - chiamò di nuovo in tono paziente. - Il tè finirà per raffreddarsi. La miscela di oggi è Earl Grey, il vostro preferito. -

Ciel Phantomhive scostò le lenzuola ed emerse dalle coltri, gli occhi ancora gonfi di sonno e i capelli arruffati.

Sebastian lo accolse con un sorriso affabile. - Ben svegliato, signorino. Mi auguro abbiate riposato. La vostra agenda di oggi è molto fitta. -

Il maggiordomo versò il tè e allungò la tazza al ragazzino, intento a stiracchiarsi e sbadigliare senza ritegno.

- Spero almeno che non ci sia in programma una lezione di danza. - borbottò prima di prendere un sorso della bevanda ambrata.

- Per vostra fortuna, Mrs. Mayerl è bloccata a letto da un brutto raffreddore e si è trovata costretta ad annullare il suo impegno con voi questa mattina. Dato il poco preavviso, non mi è stato possibile trovare una sostituta in tempo, dunque la vostra lezione di danza sarà rimpiazzata da una di storia.-

Il conte emise un impercettibile sospiro di sollievo. - Be', questo è un vero peccato. - commentò, ironico.

Sebastian fece un sorrisetto allusivo. - Naturalmente, almeno per oggi, potrei fare io stesso le veci di Mrs. Mayerl e ricoprire il ruolo di istruttore. Ne sarei onorato. -

Ciel lo guardò di sbieco. - Tsk, ci siamo già passati e, se ben ricordo, i tuoi metodi sono risultati poco efficaci in quell'occasione. -

Il demone chinò il capo in una posa di falso dispiacere. - Le mie scuse, my Lord. Volevo solo essere d'aiuto al mio padrone. -

- No, tu volevi solo farti una risata alle mie spalle, demonio. Ad ogni modo, quali sono gli altri impegni per la giorn... ETCHUUU!!! -

La domanda del conte venne bruscamente troncata da un violento starnuto. La tazza oscillò pericolosamente nella sua mano e solo per miracolo il tè non si versò sulle lenzuola.

Colto alla sprovvista, Ciel strizzò gli occhi e tirò su col naso. Le narici avevano iniziato a prudergli, come se avesse inspirato del pepe.

Fece appena in tempo a posare la tazza sul carrello prima che sopraggiungesse un secondo starnuto.

- Oh, cielo. Vi state raffreddando, signorino? -

Sebastian gli si era avvicinato, chinandosi su di lui con un'espressione preoccupata disegnata sul viso. Il fatto che il suo padrone soffrisse fin da piccolo di una severa forma di asma rendeva anche una banale infreddatura un pericolo da non sottovalutare.

Protese una mano e gli scostò i capelli dalla fronte per sentire se avesse la febbre.

- Non siete caldo. - dichiarò, ritraendo il braccio. - Questo è un bene. Ma vi prego di informarmi immediatamente se doveste avvertire qualche malessere. La salute degli umani è molto soggetta agli sbalzi di temperatura in questa stagione e non dovete trascurare il fatto che la vostra è particolarmente delicata. -

Ciel scosse la testa, liquidando quelle raccomandazioni apprensive con un cenno irritato. - Smettila di preoccuparti come una chioccia, mi stai dando il voltastomaco. E comunque sto benissimo. - asserì, prima di accigliarsi e assumere un'aria pensierosa. - Però sento pizzicare il naso e la gola. È strano: di solito mi succede quando ci sono gatti nelle vicinanze... -

A quelle parole, Sebastian s'irrigidì, trattenendo il fiato. Non immaginava che la sensibilità al pelo dei felini del suo padroncino fosse radicata a tal punto. Era stato a contatto con la gatta solo per poche ore, inoltre si era assicurato che i suoi vestiti fossero ben spazzolati prima di salire in camera per svegliarlo.

Il demone si schiarì la voce e indossò la facciata più innocente che riuscì a evocare. - Gatti, dite? -

Ciel annuì, strofinandosi il naso. - Bah, probabilmente si tratta solo di un po' di polvere. -

Il maggiordomo colse la palla al balzo. - Non vedo altra spiegazione, signorino. - assentì, forse con un po' troppo slancio. - Avevo incaricato Mey Rin di spolverare la vostra stanza e temo che i suoi problemi di vista abbiano interferito con questa mansione. Tuttavia, come maggiordomo, avrei dovuto assicurarmi che il lavoro fosse stato svolto alla perfezione. Vi prego di perdonare la mia negligenza. Non succederà più. -

- Mmm. - Ciel sollevò lo sguardo su di lui, fissandolo con piglio severo. - Sebastian? -

Il demone si sentì percorrere la schiena da un brivido gelido. Uno degli obblighi a cui era vincolato dal contratto era il divieto assoluto di mentire al suo padrone. Occultare la verità era un conto, ma se gli avesse posto una domanda diretta ordinandogli di rispondere con sincerità, non avrebbe potuto fare altro che rivelare di aver clandestinamente introdotto un gatto in casa.

I secondi si dilatarono fra i due mentre una palpabile tensione riempiva lo spazio tutt'intorno.

Infine, Ciel riprese la parola: - Ieri sera ti ho detto che per la colazione di oggi volevo degli scones al cioccolato. Li hai preparati, non è vero? -

Il demone si rilassò all'istante, benedicendo la golosità del suo padrone. Il sollievo fu tale da indurlo a scoppiare in una risatina, opportunamente soffocata per non mancare di rispetto al padroncino.

- Certamente, my Lord. Come da voi espressamente ordinato. -

Il ragazzo sollevò un sopracciglio. - C'è qualcosa che ti diverte, per caso? Cos'è quel sogghigno che stai cercando di nascondere? -

- Nulla, padroncino. - dichiarò il maggiordomo prima di schiarirsi la voce e tornare al solito contegno misurato. - Se permettete, è ora che vi vestiate per la giornata. -

Ciel gli lanciò un ultimo sguardo sospettoso ma alla fine decise che vestirsi alla svelta per scendere in sala da pranzo dove lo attendeva un invitante piatto di panini dolci al cioccolato era molto più importante che comprendere l'origine dell'improvvisa ilarità del suo servitore.



Quando tornò nella sua stanza, Sebastian sorprese la gatta accucciata sulla madia tutta indaffarata a leccarsi il pelo lucente davanti allo specchio appeso alla parete.

Lo degnò appena di uno sguardo. Era ora, Spilungone. Sei stato via un bel po'.

Il demone sospirò, avvicinandosi alla clandestina. - C'è mancato poco. - esordì senza preamboli, parlando più che altro a se stesso. - L'allergia del padroncino è molto più seria di quanto pensassi. Se ti tenessi con me, finirebbe senz'altro per accorgersene e temo che, alla lunga, possa nuocergli. -

La micia sospese le operazioni di toeletta e lo guardò severamente. Mi stai dando il benservito?

- Suvvia, non guardarmi così. - la blandì con voce calda e conciliante. - Vorrei davvero poterti tenere, ma in quanto maggiordomo, la mia priorità è salvaguardare la salute e il benessere del mio padrone. E poi, voi gatti non siete creature nate per essere tenute al guinzaglio, giusto? -

Gli occhi smeraldini della gatta mandarono un lampo d'orgoglio. Certo che no! La catena intorno al collo piacerà a quei volgari sacchi di pulci sempre a scodinzolare intorno agli umani, non è roba per noi... però, quel paté di salmone era così buono...

La gatta abbassò le orecchie e chinò il capo soffice in una posa che denotava tutto il suo rammarico per quella cenetta sopraffina che non avrebbe potuto gustare in nessun altro posto.

- Oh, Milady, non abbattetevi, vi prego. - riprese Sebastian, notando l'afflizione della micia e riprendendo il gioco delle parti messo in atto la sera prima. La sollevò e se la strinse al petto, ricominciando a coccolarla. Sebbene si sentisse ancora indignata per quel trattamento scandaloso, la gatta non poté trattenersi dal fare le fusa.

- Mi scuso per le mie orribili maniere, Milady, ma vi chiedo rispettosamente di ascoltare la mia proposta. -

Lei lo guardò con vago interesse. Una proposta? E va bene, sentiamo.

- Se rimarrete nei paraggi della tenuta, prometto di farvi trovare ogni giorno qualche manicaretto che possa compensarvi di questo oltraggio e magari, di quando in quando, voi sarete perfino così gentile da farvi accarezzare un po' da questo umile servitore. -

Spuntini gratis e senza sforzo in cambio di qualche carezza? Andata! Abbiamo un accordo, mio galante Spilungone!



Da quel giorno, Milady si presentò puntuale ogni mattina alla porta che dava sul retro del maniero.




  
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