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Autore: Corydona    09/07/2021    0 recensioni
Sequel di "Selenia - Trono rovesciato"
Le Ombre della Notte tengono Selenia sotto scacco. Uomini e donne scelti tra le corti di Selenia tramano di nascosto per sovvertire l'equilibrio che per secoli aveva resistito. Quell'equilibrio però si è incrinato con l'uccisione di Guglielmo Lotnevi. A cosa mirano le Ombre? Da chi sono comandate?
Nulla è come sembra, e presto anche coloro che credevano di avere la situazione in pugno dovranno fare i conti con la realtà.
Aggiornamenti ogni venerdì!
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Selenia '
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Qualcuno doveva aver pregato la Luna affinché quella notte non finisse mai.

Si erano mossi al crepuscolo nella convinzione che dal tempio della dea notturna, in cui avevano trascorso l'ultima settimana, nessuno li avrebbe seguiti. Avevano lasciato il regno della Primavera alle loro spalle e si erano introdotti in uno di quei corridoi sotterranei che ormai erano diventati familiari ai pellegrini in cerca di risposte. Non ne avevano trovate, le uniche novità erano quelle che i sacerdoti annunciavano a proposito del continente: la vittoria dello Dzsaco contro il Ruxuna, la morte di Ettore Lugupe, l'incoronazione di Luciana, Roberto De Ghiacci ucciso da Raissa e Nicola scampato all'incendio; i suoi alleati sapevano solo che il Lotnevi era in vita e in salute.

Nicola... non meritava questo destino.

Flora si accostò alle finestra e guardò le nuvole oscurare la vista della Luna; un vento freddo scompigliava le chiome degli aranci, annunciatore di nefasti presagi. Lei non credeva a tali predizioni, ma alla scoperta dei libri di profezie e la corretta interpretazione che Claudio e Stella avevano dato della morte del De Ghiacci l'avevano suggestionata più del discorso che il Tirfusama le aveva fatto nel Defi, ormai diversi mesi addietro.

«Sua Maestà è in arrivo.»

Trasalì nell'udire la voce del vecchio servitore di Vittorio: immersa nelle sue riflessioni non ne aveva udito i passi. Non credeva che il re Estate si sarebbe davvero precipitato lì nel cuore della notte, nonostante Stella si fosse mostrata alle guardie all'ingresso: il sovrano aveva smesso di cercarla solo un mese prima, rassegnandosi ad attendere il suo ritorno.

Il suono dello scettro contro i pavimenti marmorei scandiva cadenzato l'incedere dell'uomo. Flora sistemò il cappuccio del mantello, con un brivido bollente a correrle lungo la schiena.

No, non adesso.

Conosceva quella sensazione, ma ancora non aveva imparato a dominarla. La magia scorreva dentro di lei, un fiume di lava incandescente che le pizzicava le dita quando sentiva di non poterla più controllare. Altre volte si presentava come un terremoto interiore, che conteneva con una fatica ancora maggiore, oppure i pensieri di chi le era vicino si univano nella sua mente in un coro incomprensibile; l'ultima volta le era accaduto mentre si trovava in un tempio pieno di sacerdoti che organizzavano un rito ed era svenuta, non riuscendo a sopportarlo. Solo a seguito di tale episodio si era lasciata convincere da Stella a tornare a Castelscoglio.

La situazione si stava ripetendo, ma non voleva che accadesse davanti a dei soldati sconosciuti né al cospetto di Vittorio che, appena entrato nella sala del trono, fissava la figlia con rimprovero.

«Loro chi sono?»

«Lo-loro...» Stella balbettò incerta. Suo padre era l'unica persona sul suolo di Selenia che le incutesse timore. Il re non disse nulla, con lo sguardo in tempesta puntato su quello della figlia, quasi a volerle estorcere quell'informazione con il pensiero, ma Flora non si illuse: nonostante fosse un uomo adatto al ruolo che ricopriva, non padroneggiava la magia.

Il re Estate attendeva una risposta, avvolto dalla vestaglia azzurra che riluceva al chiarore della luna. Posò lo sguardo sulle figure che accompagnavano la principessa, come se potesse sbirciare sotto i loro cappucci e distinguerne i lineamenti. Tuttavia, lasciarsi scorgere non era la decisione migliore da prendere, ne erano consapevoli: ne avevano discusso a lungo. I due soldati che li avevano scortati all'interno non se ne sarebbero andati tanto facilmente, questo era un dato di fatto. Bisognava agire, e alla svelta, così Flora prese l'iniziativa. La magia stava iniziando a pressarla e lei non poteva più attendere.

«Dobbiamo rimanere da soli.» disse, mantenendo il volto coperto. «Si tratta di una questione delicata e dobbiamo fare in fretta.» Agitò una mano in direzione delle ante d'ingresso della sala, che il servitore aveva richiuso diligentemente, e quelle si spalancarono.

Vittorio distese le dita sul bastone, lasciandovi posato solo il palmo, e poi richiuse il pugno attorno al simbolo del suo potere. «Uscite tutti. Non una parola su quanto avete appena visto, altrimenti non ne pronuncerete più.»

I soldati ubbidirono all'istante, schizzando fuori dal salone come colpiti da un ferro rovente. A un ulteriore cenno del re, anche il vecchio servitore uscì, richiudendosi con ossequio la porta alle spalle.

La Primavera sorrise tra sé e sé. Se la magia aveva un tale potere di coercizione su chi ne conosceva l'esistenza, avrebbe potuto approfittarne. L'Estate doveva aver temuto di trovarsi di fronte a una delle Autunno, se ne era stato tanto turbato nonostante la voce che gli era di certo suonata familiare.

«Dunque, ora esigo delle spiegazioni.»

«Padre, prima...»

«Non sono stato abbastanza chiaro?»

Stella si bloccò, con la mano che corse invisibile all'elsa della spada sotto al mantello.

«Vuoi dirmi chi sono le persone con cui sei fuggita dai tuoi doveri per mesi? Oppure vuoi che richiami i soldati e le faccia arrestare per uso della magia?» Vittorio era freddo, eppure Flora comprese che vedere la figlia dopo tanto tempo l'avesse scosso nel profondo.

Si scoprì il viso. «Alleati.» Le rughe sulla fronte del re si fecero più profonde e lui ebbe un momento di esitazione, che le permise di parlare. «Maestà, comprendo il vostro turbamento, ma dovete crederci se vi diciamo che non abbiamo avuto alternative.»

«Tua madre ha smosso ogni soldato del Defi per ritrovarti» la ammonì il sovrano con severità. «Sparire dal castello senza lasciare traccia né una rassicurazione non è cosa saggia, mai. Quando vi renderete conto che su di voi grava il peso di regni interi?»

«Ho detto che dovete credermi» ribadì Flora, senza trattenere un certo nervosismo. Non era una bambina da parecchi anni e la infastidiva che lui la vedesse ancora come una persona da istruire e proteggere. «Un giorno smetterete di comportarvi da sovrano altezzoso e ascolterete chi ne sa più di voi.»

Tacque, mordendosi la lingua. Quella era un'imprudenza che Vittorio non avrebbe perdonato, ma non le importava il perdono. Lei pretendeva rispetto, quello stesso rispetto che lui le negava.
Infatti il re le puntò l'indice contro. «Dovrei arrestarvi, tutti e tre

«Arrestarci?» rise la Primavera. «E lasciare il vostro regno senza un successore? Non siate ridicolo, e accoglieteci. Siamo qui perché abbiamo bisogno di aiuto.»

Vittorio serrò la mascella, furioso. Gli occhi di onice le lanciarono sguardi di fuoco, ma lei non se ne curò.

«Riceverete aiuto nel Defi o nello Cmune, di cui ormai presto diverrete regina.»

La giovane scosse la testa, trattenendo un'altra risata. «Quindi non siete più un alleato della mia famiglia? Curioso... Ma avete già visto di cosa sono capace e se dovrò utilizzare dei mezzi non convenzionali per ottenere quello di cui ho bisogno, non esiterò.»

«Flora» mormorò l'ultima figura, che fino a quel momento non aveva parlato.

Lei sentì che avrebbe voluto dissuaderla da quell'atteggiamento scontroso, ma non gli diede ascolto. Mantenne lo sguardo puntato sul re Estate, che strinse i pugni cercando di reprimere chissà quale istinto.

«Tu chi sei?»

Claudio imitò le ragazze e si lasciò vedere, malgrado la luce fioca del giorno fosse ancora lontana.

«Nel caso in cui ve lo stiate chiedendo, è proprio la persona di cui vi ha parlato mia madre nelle sue lettere» puntualizzò Flora. Sorrise, la Primavera, perché vide l'espressione sorpresa sul suo volto e comprese che il fedele alleato non era a conoscenza delle sue capacità, né di quelle di Alcina. L'unico tipo di magia che non le richiedeva sforzi eccessivi, e che lei aveva sempre definito intuito, le aveva permesso di scrutare i pensieri diretti del re.

«Dovrei farlo arrestare.» Mosse un passo verso la porta come per richiamare i soldati, in attesa di un suo ordine fuori dalla sala del trono.

Stella sguainò la spada. «No.»

Lei era davanti agli altri, la punta della lama a separare suo padre dalla soglia. Era stata più rapida di Flora, che non si aspettava tale reazione dal sovrano, nonostante avesse intravisto in lui una possibile minaccia nei confronti di Claudio. Era ormai lontano il tempo in cui fingevano di essere innamorati per dare alla corte di Defi un modo per confonderla e non permetterle di conoscere la vera natura degli amori della principessa. Il defico non era un popolano qualsiasi, ma un Veggente; e come tale, lei aveva il dovere di proteggerlo.

L'erede Estate era una statua irremovibile di volontà, con un bagliore che si sprigionava dalla sua figura, avrebbe preso fuoco se qualcuno avesse osato muovere un passo nella direzione sbagliata.

«Non metterti in mezzo» le intimò il padre.

«Non posso permetterlo» disse invece lei. «Se solo ci lasciaste spiegare...»

«Non ho bisogno di spiegazioni» Lui alzò la voce. «Deve avervi stregate e maledette, se ora vi comportate entrambe in questo modo!»

«Lui è sotto la mia protezione, non il contrario» asserì invece la Primavera. «Se lo arrestate, allora dovrete arrestare anche me.»

«Flora» mormorò di nuovo Claudio. «Non è necessario, mi consegno.» Alzò la testa in direzione del sovrano e aggiunse: «Maestà, io non ho rapito nessuno. Non so duellare, né usare la magia. L'unica cosa che davvero so fare non dipende da me».

«Lui è più ragionevole di voi due. Stella, abbassa quell'arma, non sai maneggiarla.»

La principessa era rimasta ferma con la spada puntata in avanti, per difendere l'amico da chiunque osasse avvicinarsi. Claudio le toccò il braccio, ma lei non si mosse: non era più così sicura che tornare lì fosse stata la scelta migliore. Era giusto, dovevano compiere delle ricerche storiche per sapere se alcune delle profezie si erano già avverate per arrivare a quelle che potevano riguardare il loro tempo, mentre Flora doveva capire come non lasciarsi sopraffare dalla magia.

Ma era giusto permettere che Claudio non prendesse parte a quelle scoperte?

«Lasciami andare.» Lui posò la mano sulla sua facendole chinare l'arma.

«Se scoprirò che gli è stato fatto del male, saranno guai seri» minacciò Flora, custodendo le sue vere preoccupazioni in fondo al cuore. Non era ancora in grado di controllare il flusso di magia, come avrebbe potuto proteggerlo?

«Non accadrà» replicò secco Vittorio.

«No.» La figlia rialzò la spada.. «Io non voglio che si separi da noi.»

«Basta così.» Il re avanzò ancora verso la porta, ma il secondo passo rimase incompiuto e la gamba bloccata nell'aria. In un secondo di esitazione, Stella si voltò verso Flora, che guardava assorta l'uomo e il suo piede che vagava nel vuoto, nel vacuo tentativo di raggiungere il pavimento.

La Primavera sentì il cuore salirle alla gola. Non sapeva come avesse fatto, nonostante la certezza che quel prodigio fosse opera sua. Un pizzicorio le percorse le dita delle mani, come se la magia cercasse di sprigionarsi da sola senza attendere un suo comando, svincolandosi dal suo controllo. Tuttavia, non poteva lasciarsi dominare.

«Non tollererò oltre il vostro comportamento.»

La voce di Vittorio le giunse lontana, indefinita, appartenente a un sogno. Non seppe come gli sbloccò la gamba; se fosse atterrito anche lui dalla potenza di quella forza che le scorreva nel sangue, non avrebbe saputo dirlo. Sapeva solo che si sentiva indebolita, che quel semplice sfoggio era stato più di quanto in quel momento potesse sopportare.

«Ora voglio delle spiegazioni.»

«Non c'è molto da spiegare...» tentennò Claudio. «Le succede così e non può controllarlo.»

«Silenzio» ordinò Flora, in un soffio. Si poggiò le mani alle ginocchia, riprendendo fiato. Per tutta l'estate, nonostante i tentativi continui e nonostante il supporto dei sacerdoti con cui aveva parlato, non era riuscita ad andare oltre quei piccoli sforzi. Non poteva essere lei la maga più potente mai esistita, ormai le era chiaro che la profezia non era stata interpretata correttamente da Raissa o da chi per lei.

Si accasciò al pavimento, la vista le si annebbiò e persino le voci preoccupate dei suoi amici erano irraggiungibili, come appartenenti a un altro mondo. La testa si fece pesante, attorniata da un ronzio che attutiva qualsiasi suono e quel pizzicorio riprese a bruciarle su tutta la pelle, come una scintilla accesa sul suo corpo.

«No, basta... Non posso sopportarlo più...»

La sensazione del pavimento freddo sotto di lei non le era di conforto, credette di essere sul punto di scoppiare, come una miccia accesa nel caminetto. La magia era in lotta con il suo controllo, in una guerra per la supremazia di quel corpo forse troppo fragile per contenerla. Inspirò ed espirò, come aveva imparato a fare quando sembrava che lei prendesse il sopravvento, ma non fu sufficiente.

«Chiamate il guaritore, presto» L'ordine del re fu l'ultima cosa che udì prima di perdere i sensi.

   
 
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