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Autore: vermissen_stern    10/07/2021    1 recensioni
“Ah! Bentornato nuovamente tra di noi... lord Heisenberg!”
per un momento l'uomo ancora tremante a terra – dal fisico atletico e dai muscoli tirati per il dolore – non capì a cosa o a chi si stesse riferendo quella voce dal tono lievemente sarcastico, quasi mellifluo, ma poi i ricordi iniziarono a magnetizzarsi prepotentemente... e una smorfia di disgusto si materializzò sull'ispida barba di quello che fu un tempo Karl Heisenberg nel sentir pronunciare tanto il suo titolo quanto il suo nome.

Una oneshot altamente spoiler su Karl Heisenberg e sul suo destino che proprio non mi andava giù.
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Storia aggiornata con un nuovo capitolo, ma potrebbero essercene degli altri in futuro
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Carlos Oliveira, Claire Redfield, Jill Valentine, Karl Heisenberg
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'The Hanging Tree '
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E siamo arrivati alla quarta oneshot con una coppia, questa si, completamente fuori di testa! Ma ho trovato davvero divertente scrivere di loro due, e ancora una volta devo ringraziare Taiyou_no_Himiko per avermi fatto da beta reader <3

A tutti voi invece auguro buona lettura!


Karl Heisenberg se le ricordava bene, le feste che venivano organizzate in quell'entroterra infernale in cui era stato costretto a crescere. Erano almeno tre le ricorrenze che si seguivano nel villaggio governato un tempo da Madre Miranda, quasi tutte nate con lo scopo di rendere omaggio alla sua persona, e lui era sempre stato contrario a presenziarle anche solo una volta durante la sua permanenza involontaria.

Troppo impegnato a farsi gli affari propri – così erano spinti a credere l'ignaro popolino che dimorava in quel villaggio senza nome – per occuparsi di gente e tradizioni che alla fin fine disprezzava proprio per quella loro vicinanza a Miranda.

Una situazione non dissimile da quella che si mostrò quel tardo pomeriggio ai suoi occhi, con il sole appena tramontato a ovest e i lampioni da poco accesi ad attirare le prime falene notturne, attraverso le colonne di una vecchia struttura in cemento che faceva da porticato ad una festa aperta a tutti. Il suono degli strumenti musicali ben accordati e il gran chiacchiericcio della gente ammassata nella pittoresca piazza principale intenta a bere e a divertirsi lo lasciarono per lo più con un vago senso di noia addosso, ma la curiosità lo prevalse comunque, conscio che quella festa non era dedicata ad un falso dio o ai suoi blasfemi signori.

Tsk, ecco spiegato perché in questo cazzo di paese non c'è neppure una stanza d'albergo libera...”

Due settimane fa aveva lasciato la sua piccola guida alle amorevoli cure di un convento di suore ortodosse non appena aveva toccato il suolo russo, dicendo loro una mezza verità sull'aver trovato quella ragazzina ferita come unica sopravvissuta ad un attacco incrociato di briganti giù al confine con l'Azerbaigian. Venne ben accolta da quelle donne di fede timorose e l'ingegnere fu adeguatamente ricompensato con una scorta di viveri per il suo viaggio.

Non avendo altro da fare in quel paesello di confine, decise di accettare quell'umile dono e di continuare a girovagare senza meta piuttosto soddisfatto di come alla fine le cose stavano andando per lui. I suoi poteri si stavano rafforzando ogni giorno, sapendo di dover dipendere da quel mostriciattolo che aveva in petto ancora per molto e, nonostante il consueto velo di inquietudine che tale riflessione portava, non poteva fare a meno di sentirsi ora più completo. Se in pochi secondi era riuscito a sterminare un intero drappello di briganti – anche se, tecnicamente parlando, lui non aveva toccato nessuno, né premuto nessun grilletto – chissà cos'altro avrebbe potuto fare nell'arco di altre due o tre settimane, se non addirittura un anno intero speso a perfezionarsi... avrebbe trovato un nuovo scopo per sfruttare i propri poteri o li avrebbe limitati per evitare possibili effetti collaterali?

Magari potrei limitarmi a trovare da mangiare per il mio gallo. Non sarebbe una cattiva idea!”

Il suo flusso di pensieri gloriosi venne sostituito da altri decisamente più impuri, ma perfettamente normali per un uomo ancora nel pieno dei suoi anni. Dopo essersi lasciato alle spalle il paesello di confine, aveva continuato a galoppare per altre due settimane in totale solitudine fino a giungere in una cittadina piuttosto grande e nel mezzo di una festa tanto colorata quanto sentita, ma a parte quel piccolo dettaglio era da quando aveva lasciato la Romania che non aveva ancora avuto il piacere di godersi la compagnia femminile. Quindi magari quella sera poteva prendere due piccioni con una fava se avesse giocato bene le sue carte, per quanto gli facessero schifo sagre e festeggiamenti vari.

Doveva trattarsi di un festival o qualcosa del genere, dato che i vari cartelloni pubblicitari in giro per le strade semi deserte parlavano di un’organizzazione non governativa – una certa ‘Terra Safe’ di cui Heisenberg non aveva mai sentito nominare – che avrebbe presenziato all'evento, ma francamente non poteva importagliene niente.

Aveva altri progetti in mente che non prevedevano di trascinarsi dietro uno stallone che non ne voleva più sapere di essere tirato per le briglie.

L'idea di dormire sotto le stelle o dentro una stalla per l'ennesima volta non lo entusiasmava troppo, ma quello era il prezzo da pagare per essere arrivati alle sette di sera in una cazzo di cittadina nel bel mezzo di una festa; tuttavia i suoi occhi chiari intravidero qualcosa di potenzialmente interessante ai bordi di quella calca di gente colorata intenta a divertirsi.

Vicino alle colonne di cemento erano stati disposti alcuni tavolini da esterno – tutti appartenenti ad una bettola lì vicina che stava vedendo aumentare i suoi incassi quella notte – e nell'angolo più in ombra, distanziata dagli altri come a volersi estraniare dal resto dell'allegra calca, una donna vestita di rosso se ne stava in disparte versandosi vodka nel bicchiere come se fosse acqua.

L'abito semplice ed elegante le arrivava fino alle ginocchia in un'ampia gonna ad armonica, mentre le scarpe dal tacco basso che la donna portava ai piedi tamburellavano al ritmo di quella musica popolare che a quanto pareva non disprezzava del tutto. Non era più giovanissima, Heisenberg gliele avrebbe dato una quarantina d'anni, ma ai suoi occhi restava comunque attraente. Lui non era un uomo con la puzza sotto il naso, gli bastava semplicemente che non fossero più alte di lui.

Lasciò le briglie del cavallo e quest’ultimo si limitò a scrollare la sua candida criniera e ad avviarsi a brucare in un parchetto vicino – dove i primi avventori della festa si erano già accasciati sull’erba alta a smaltire una precoce sbornia – mentre l’uomo si dirigeva con passo spavaldo verso la sua piacevole conquista.

Se continui a bere così, poi andrai a fare compagnia agli ubriaconi dall'altra parte della strada e la serata è appena cominciata.”

Si presentò a lei con un tono di voce abbastanza alto affinché la donna potesse notarlo, venendo accolto da uno sguardo sorpreso oscurato solo in parte da un velo di irritazione che fece capolino sul suo viso. Emozione che durò poco, poiché fu subito sostituita da una curiosità crescente per quel nuovo forestiero audace e pittoresco. La donna lo squadrò da capo a piedi con i suoi occhi azzurri ancora vispi, nonostante l’età, e una cosa le era chiara sin dalla prima occhiata: non era un uomo del posto.

Magari è quello il mio obiettivo.” fece la donna, osservando con un sopracciglio alzato quel vagabondo prendere posto sulla sedia di fronte a lei senza che le avesse chiesto il permesso. “Ma visto che sei qui...ti va di farmi compagnia, cowboy? Se vuoi, anche il tuo cavallo può partecipare.”

Sullo sfondo di quel piccolo siparietto comico, un nitrito simile a una risata colpì i timpani sensibili di Heisenberg, seguita da una più breve e soffocata della donna che stava cercando di abbordare. A quanto pareva, quella creatura stagionata non era poi così persa nei suoi pensieri se si era accorta del suo arrivo ancora prima che gli venisse in mente di importunarla. Si ripromise mentalmente di mandare al mattatoio quel fottuto cavallo una volta che non avrebbe più avuto bisogno di lui.

Sembro davvero un pesce fuor d’acqua? Eppure mi sembra di avere un aspetto alquanto vissuto!” Si dette una scrollata al proprio trench consumato raddrizzando la schiena da bravo galletto qual era, portando comunque il buonumore all’annoiata straniera.

Direi che non sei il solo a essere fuori posto qui, tante chiacchiere su un palco e ora l'unica cosa che voglio fare è bere, cosa che, senza ombra di dubbio, mi avrebbe dato un risultato più concreto.”

Heisenberg non poté fare a meno di percepire una nota di amarezza nella voce della donna in rosso, intuendo che era parte integrante della sceneggiata allestita per quella sera. Un impegno preso in gioventù con molto entusiasmo si era trasformato, dopo decadi, in un miraggio malinconico. Un’illusione per quella che era una missione impossibile già in partenza, lasciando il posto alla disillusione e ai finti sorrisi di circostanza. Ma in fin dei conti non era stato così anche per lo stesso Karl?

Sai, ero del tuo stesso parere fino a non molto tempo fa.” Si tolse gli occhiali da sole, mostrandole uno sguardo straordinariamente serio giusto per un momento. “Ti direi di non perdere la speranza e altre cazzate simili...ma mentirei se ti dicessi che non ho mai avuto il bisogno di scolarmi una bottiglia di vodka in tutta la mia vita.” Indicò il bicchiere in mano alla sua interlocutrice con un cenno del dito indice avvolto da un guanto di pelle consunto, prima di incrociare di nuovo lo sguardo della donna che ora tradiva una leggera stanchezza sia fisica che mentale.

Ci fu un breve ma intenso silenzio tra i due, interrotto da un’allegra ballata popolare suonata da una banda di musicisti, prima che il sorriso ancora perfetto si riaffacciasse sulle labbra della donna che girò la testa per quel che basta per attirare l'attenzione di un cameriere intento a servire altri tavoli.

Allora che ne dici di scolarcela assieme, mister cowboy?”

Un invito che Heisenberg non poteva proprio rifiutare, essendo ben conscio che i suoi desideri reconditi dovevano essere gli stessi della donna dal triste sorriso.

[…]

Quindi mi stai dicendo che non ti è mai capitato di salire su un palco da ubriaca? Stento a crederlo.”

No, però mi è capitato di ridere come una scema quando mi sono immaginata l'intera platea in mutande!”

La roca risata di Heisenberg si fece sentire in quella strada deserta divisa tra la campagna e l’ambiente cittadino, immaginandosi – tra i fumi dell'alcool – come sarebbe stato fantasticare sulla sua discutibile famiglia con indosso solo biancheria intima durante una delle loro occasionali riunioni. Probabilmente avrebbe riso così forte che la stessa Madre Miranda lo avrebbe cacciato via per aver rovinato un evento così sacro. Avesse saputo prima che esisteva un metodo così semplice per stemperare l’atmosfera, l’avrebbe sicuramente già usato soltanto per far perdere le staffe alla gigantesca Alcina Dimitrescu!

Forse era l'alcool a renderlo così spensierato, o forse era il caldo che lo stava portando a sventagliarsi con il suo stesso cappello, ma in quel momento avrebbe continuato all'infinito ad ascoltare le disavventure di una donna che condivideva gli stessi sentimenti del suo accompagnatore alticcio.

Non avevano bevuto eccessivamente quella notte, almeno non così tanto da perdere la testa, dal momento che erano ancora capaci di avere una discussione logica – seppur interrotta ogni tanto da risate fragorose – riuscendo a camminare sulle loro gambe senza barcollare ad ogni passo strascicato. Erano rimasti a quel tavolo più o meno per un paio d'ore, spese a finirsi una bottiglia intera di vodka per poi cominciarne un'altra, bottiglia che ora era tenuta tra le mani della donna che aveva deciso di togliersi le scomode scarpe eleganti per poter camminare meglio, prima di decidere di lasciare il paese per schiarirsi meglio le idee nel motel in cui la sua piacevolissima organizzazione aveva preso alloggio.

Un luogo abbastanza isolato, vicino a quella che era una stazione dei treni trafficata più che altro da vagoni merci arrugginiti, ma piuttosto comodo se si voleva prendere il treno puntualmente ogni mattina.

E tu, mister Herbert?” domandò lei con la falsa identità che Heisenberg le aveva dato. Si umettò le labbra per il modo forse un po' troppo sensuale con cui lo pronunciò. “Non c'è davvero mai stato un momento davvero imbarazzante della tua vita?”

Heisenberg la guardò ridacchiando, con la mente rivolta alle stupide storie che le aveva raccontato riguardanti la sua infanzia tra i Carpazi senza mai specificare per intero nomi di persone e luoghi, modificandoli per convenienza, ma dato che le cose stavano cominciando a prendere una piega a dir poco piacevole, decise di raccontarle un episodio avvenuto all'incirca una decina d’anni prima.

Bè, in effetti sì. Devi sapere che mia sorella Alice, la riccona dal culo grosso di cui ti ho parlato, aveva un fottuto teatro dentro la sua magione. Almeno una volta alla settimana allestiva spettacoli teatrali a cui tutta la famiglia doveva assistere ed erano talmente noiosi che il più delle volte mi addormentavo. E il fatto di essere confinato nella piccionaia non aiutava a seguire quella merda.” Tolse di mano la bottiglia di vodka dalla sua accompagnatrice e ne diede un lungo sorso per aiutarsi a riordinare meglio le idee. “Tuttavia, ehm, era garantito agli ospiti un servizio impeccabile da parte della servitù di quella stronza e... ti ho già detto che le sue cameriere erano tutte giovanissime donne?”

Un sorrisetto piuttosto ambiguo si formò sulla sua barba incolta, attirando l'attenzione della donna in rosso che si fermò per un istante a guardarlo a bocca aperta tra lo sconcerto teatrale e un crescente divertimento che la stava facendo sentire sempre più la pancia andarle a fuoco. Intuì che l’uomo aveva trovato un modo per divertirsi lo stesso durante quegli spettacoli tediosi, anche se ovviamente l’aveva fatto con la complicità di cameriere più o meno consenzienti.

Sei decisamente un pessimo fratello per aver fatto una cosa del genere!” Il suo tono di voce rasentava un’indignazione volutamente falsa, dal momento che era genuinamente intrigata dal racconto. “Ma di certo sei più divertente del mio.”

È davvero un uomo così noioso?”

Quando ci si mette sì, soprattutto da quando ha letteralmente sposato il suo lavoro.”

La voce della donna si incupì momentaneamente nel rivangare episodi di un passato tutt’altro che sereno, poi strappò di mano al suo interlocutore – tra l’altro con una rapidità sorprendente – l'appiccicosa bottiglia di vodka per finirne il contenuto. A due passi dalla porta che portava a una provvisoria dimora in quel modesto motel decisamente fuori mano, i due si fermarono sul marciapiede, consapevoli di essere perfettamente arrivati al punto di svolta di una serata fuori dagli schemi. Le prossime battute sarebbero state cruciali, in quanto potevano decretare una gloriosa vittoria per entrambi o una cocente sconfitta che avrebbe condotto alla provvidenziale sbornia dal sapore triste.

Con le spalle appoggiate alla porta di legno – dalla verniciatura simile al colore del vestito che indossava – la donna fissò con occhi languidi l’uomo che non tardò a farsi pericolosamente più vicino con uno sguardo decisamente predatorio, incorniciato dai capelli argentati che gli coprivano parzialmente il viso. Un viso a suo dire bello, nonostante le misteriose cicatrici presenti su di esso, trovandosi ancora una volta a desiderare di mordicchiargli quella sul labbro inferiore, totalmente incurante di quanto fosse sbagliato quello che stava per fare. Ma dopotutto, come aveva sperimentato negli ultimi vent’anni o quasi, la vita era troppo breve per non volersela godere appieno.

Sai, mi stavo chiedendo una cosa.”

Hmm, vai avanti.” fece lui con tono basso, poggiando le mani guantate sulla ruvida superficie della porta ai lati della testa della sua preda. Il volto sempre più vicino a quello della donna dalle guance arrossate e dallo sguardo bruciante di desiderio nato – in parte – anche dall'abuso di alcool. Le punte dei rispettivi nasi quasi si sfioravano e tutto il linguaggio del corpo di Heisenberg lasciava intendere intenzioni potenzialmente pericolose.

Potresti essere così gentile da mostrarmi l'esatta dinamica su come hai intrattenuto quelle giovani cameriere o è chiedere troppo?”

Un invito tutt'altro che sottile – certamente l'ex ingegnere non si era risparmiato certe oscenità gratuite sotto il tetto di un’ignara “sorella” durante quegli spettacoli pallosi – a cui non seppe dare risposta, poiché furono i suoi stessi gesti a parlare per lui, mossi da una fame ancestrale che non riuscì più a trattenere. Oltre a quel punto non c'era più autocontrollo e non si sarebbe fermato – neanche se quella donna provocante lo avesse supplicato ormai sopraffatta dalla sua potenza – finché non si sarebbe sentito appagato.

Agguantò il volto della sua nuova amante avvicinandolo al suo, facendo aderire le sue labbra sfigurate a quelle ben più delicate di una donna famelica quanto lui, le cui mani sottili, già impegnate ad andare in esplorazione sotto il pesante trench di un uomo disperato di contatto carnale, stuzzicarono il punto giusto quando riuscirono a infilarsi sotto la sua camicia, mentre il fuoco divampava nel suo basso ventre, alimentato dalla danza selvaggia delle loro rispettive lingue. E per quanto amasse ogni singolo momento che stava assaporando, era ben conscia di dover consumare quel lauto pasto nell’ombra discreta della sua semplice stanza.

A malincuore la donna dovette temporaneamente staccarsi da quell’abbraccio primordiale e lussurioso, sentendo il suo compagno protestare con un basso ringhio risentito mentre rovistava in fretta e furia nell'unica tasca del suo vestito estivo in cerca delle chiavi. Un indumento già pesantemente stropicciato a causa delle audaci carezze di un Heisenberg piuttosto bestiale – incapace di trattenersi dal toccarle le cosce anche in un momento simile – la cui eccitazione era già evidente attraverso il tessuto dei pantaloni da lavoro.

Fu poi con un sospiro di sollievo – o forse di estasi quando il suo amante le accarezzò un punto particolarmente sensibile – che la donna riuscì a spalancare le porte di casa e a trascinarsi dietro un uomo ancora affamato delle sue fresche labbra.

Sarebbe stata una lunga notte e sarebbe stata tutta per loro.

[…]

Lui e il mal di testa erano amici di vecchia data. Spesso, anni prima, esagerava con il rum durante il suo lavoro notturno in fabbrica e quando poi gli capitava di dormire sopra i suoi intricati progetti e appunti disordinati, ecco che il fantomatico cerchio alla testa arrivava puntuale.

Quindi sì, anche quel mattino avvertì quel proverbiale fastidio alle tempie che lo portò a borbottare maldicenze e a toccarsi l'attaccatura del naso con il pollice e l'indice destro, prima di constatare che quel lieve mal di testa era dovuto unicamente all'abuso di alcool, mentre il resto del suo corpo era avvolto da un’incredibile sensazione di benessere, come sollevato da diversi chili che non pensava di avere.

Lenzuola ancora umide coprivano delicatamente le sue membra rilassate e l'odore inconfondibile del sesso gli colpì le narici ancor prima del suono di un respiro ritmico e profondo che veniva dal lato destro del letto. Ricordava bene quello che era successo la notte scorsa e, a parte il classico minuto di smarrimento mattutino, non poté fare a meno di ammirare la donna ancora immersa nel mondo dei sogni. Quattro round in una sola notte era qualcosa che nessuna persona sana di mente si sarebbe mai aspettata da una tipetta come lei; ma il bello delle donne mature era quello di possedere una certa esperienza e una forza che le portavano a trattare bene anche uomini esigenti come lui, senza togliere nulla alla freschezza delle fanciulle. Quest’ultime Heisenberg le paragonava ai confetti.

Tuttavia la sua compagna si era dimostrata a momenti più famelica di lui, arrivando quasi a prosciugarlo di ogni energia lasciandogli il ricordo piacevole di una nottata spesa letteralmente a combattere tra le lenzuola sfatte e macchiate di sudore e di altri fluidi corporei. Mugugnando con fare compiaciuto, scivolò accanto a lei, scostando le lenzuola dalle sue spalle per ammirare meglio quel capolavoro di succhiotti e di lividi causati da morsi che lui stesso le aveva lasciato su quella pelle ancora tonica – dal collo fino alle scapole, premurandosi di lasciarne alcuni anche in mezzo alle gambe – e si chinò a baciarli uno ad uno con una delicatezza estrema, solleticandole la pelle con la sua ruvida barba. Gesto che la fece svegliare con calma in un abbraccio che non tardò ad arrivare, osservando il suo amante con uno sguardo stanco e contornato da occhiaie.

Hmm...hai un aspetto orribile.”

Allora siamo in due, principessa!”

Gli scappò una risata a quel bizzarro buongiorno, non perdendo tempo a cercare di nuovo quelle labbra simili a boccioli di rosa per poterle depredare meglio. La tentazione di entrambi era, ovviamente, quella di concedersi un altro momento di intimità insieme prima che le loro strade si separassero definitivamente.

L’incantesimo tra i due si ruppe quando ad un certo punto qualcosa di molto grosso bussò l'unica finestra presente in camera, non una ma ben quattro volte, costringendoli a sciogliere il loro abbraccio e a sussultare colti completamente alla sprovvista. Non sembravano colpi di nocche o di un oggetto contundente, era impossibile saperlo con certezza in quanto una pesante tenda scura ne copriva i vetri appannati, ma tanto bastò ad Heisenberg per imprecare infastidito e saltare fuori dal letto ancora caldo.

Herbert... che succede?”

Di tutti i rompicoglioni esistenti sulla Terra...” camminò ad ampie falcate, nudo come un verme, verso la giacca buttata sul pavimento, rovistandoci dentro velocemente. “dovevo essere proprio accompagnato...” Da una tasca estrasse una scatolina in legno e con una certa irritazione spostò le pesanti tende affinché potesse confrontarsi con il suo peggior nemico. “dal cavallo più rompicoglioni cagato dal culo di una giumenta in calore!”

Con somma sorpresa della donna che si rannicchiò istintivamente nel letto avvolgendosi con le lenzuola stropicciate, ecco che dai vetri di una finestra ormai spalancata dal suo amante furioso apparve il grosso muso di quello che in effetti pareva proprio essere un cavallo di notevoli dimensioni.

Oh... è il tuo cavallo? Perché è qui?”

La donna ricordava vagamente la presenza della bestia la sera prima, il rumore dei suoi zoccoli sull'asfalto usurato mentre l’animale li seguiva in silenzio a pochi metri da loro ascoltando la loro vivace e frivola conversazione. Una creatura che, a quanto pareva, sembrava avere più di un motivo per essere arrabbiato con il suo padrone – a giudicare dal modo in cui scosse la testa e colpì il muro con gli zoccoli anteriori mettendo ben in vista le briglie che non gli erano state tolte, si direbbe che fosse proprio così – ma questi decise di chiedergli scusa, per così dire, estraendo dalla scatola consunta un sigaro cubano per ficcarglielo direttamente tra le labbra sporgenti.

E va bene! Mi dispiace non averti tolto l'attrezzatura ieri sera.” Sotto gli occhi esterrefatti della donna, Heisenberg accese il sigaro in bocca dell'animale senza neppure far ruotare la rotella dell'accendino in acciaio, ma grazie al cielo nessuno se ne accorse e il cavallo cominciò a fumare, nel vero senso della parola, con gusto. “Per farmi perdonare oggi porto io la sella, ok? E ora smamma!”

Finalmente soddisfatto, l'imponente cavallo decise di levare le tende continuando a fumare il sigaro in santa pace. Cosa che fece anche il suo padrone, il quale se ne accese uno per calmare i nervi.

Scusami per prima.” disse lui, sbuffando una nuvola di vapore che si perse nell’aria della mattinata grigia, non suonando propriamente imbarazzato, ma solo molto scocciato per una situazione di cui si stava già scordando.

Uh, penso sia ok. Solo che, sai, non avevo mai visto un cavallo fumare.”

La donna si rilassò, iniziò a connettere i neuroni e si tirò su a sedere sul bordo del letto massaggiandosi le tempie e cercando di sistemarsi i capelli castani spettinati. In tutta risposta l'uomo fece spallucce – ruotando le scapole delle spalle ancora umide di sudore e schioccando le ossa del collo in un modo che fece rabbrividire un poco la donna.

Questo perché sono un coglione, ho provato a fargliene fumare uno per gioco e ora quel figlio di un'asina scellerata ha sviluppato una sorta di dipendenza e almeno una volta al giorno gliene do uno.”

Una cosa talmente assurda che in un primo momento la donna stentò quasi a credere, poi, dopo aver capito che razza di uomo fosse, scoppiò in una risata divertita, cosa che non sembrò infastidire il suo amante, anzi anche lui colse l'occasione di ridere della sua stessa idiozia di aver avviato al tabagismo uno stupido cavallo.

Ohi Claire, perché diavolo quel cavallo si è allontanato dalla tua finestra con un sigaro in bocca? Voglio dire–ma che cazzo?!”

Come se quella mattina non fosse già iniziata in modo bizzarro, ora si poteva dire che stesse proseguendo sempre peggio a causa di un nuovo arrivato che portò Claire Redfield – cognome non pervenuto al povero Karl – ad emettere uno squittio sorpreso e a balzare in piedi con tutte le lenzuola appiccicate al suo corpo come un sudario. Il volto di Claire divenne paonazzo per l’imbarazzo nel constatare che dalla finestra aperta la sua sboccata vice, Moira Burton, stava fissando con aria sconvolta ora lei, ora il suo imperturbabile amante.

Anzi, a dirla tutta lo sguardo dell'ex ingegnere era un misto di noia e fastidio per la comparsa di quello stridulo folletto, continuando a starsene beatamente nudo davanti alla finestra vestito solo del sigaro e la sua rada peluria scura che attraversava alcune zone del suo corpo.

Sciacquati la bocca, ragazzino!” sbottò lui, sbuffando in faccia alla povera Moira una nuvola di tabacco dalle sfumature violacee. “Sei in presenza di adulti, qui!”

Sono una ragazza, coglione!” fece imperterrita lei, tossendo ripetutamente con le lacrime agli occhi. “E stai sventolando il cazzo davanti a–”

Se sei una ragazza ancora peggio, perché alla tua età dovresti già sapere com'è fatto il corpo di un uomo, quindi vedi di non rompere i coglioni al tuo capo se ha deciso di divertirsi con l'esemplare migliore della specie!”

Agli occhi di Claire era come assistere ad un battibecco tra due adolescenti, sebbene entrambi fossero ormai adulti – almeno fisicamente, trovandolo divertente e seccante allo stesso tempo. Essere la presidentessa di Terra Safe poteva essere davvero estenuante alle volte, perciò Moira non se la sentiva di biasimare Claire se per una volta aveva deciso di scaricare la tensione con il primo sconosciuto che aveva abbordato.

Uff... Moira, per favore. Possiamo parlarne quando mi sarò fatta una doccia? A proposito, che ora è?”

Le sette e mezza.” rispose Moira, ingoiando il rospo e irrigidendosi nella postura. “Il treno ci aspetta per le nove! Quindi–”

Sentito, bimba? Abbiamo una doccia che ci attende.”

Con il più mellifluo dei sorrisi, Heisenberg soffiò quelle ultime parole addosso ad una sbigottita Moira, prima di chiuderle le ante della finestra in faccia. Qualunque fosse stato il problema, avrebbe dovuto aspettare i loro comodi, per cui Moira non poté fare altro che ruotare gli occhi e tornare in camera sua per preparare le valigie.

Tsk! E poi la ragazzina sarei io!”

[…]

Non c'era nulla da dire sulla stazione ferroviaria della grossa cittadina abbandonata in mezzo alle campagne russe se non forse per la sua architettura che rievocava i fasti dell'Unione Sovietica, così come buona parte degli edifici pubblici ancora rimasti in piedi decadi dopo dalla caduta del Comunismo. Un nostalgico senso di potere, fasti antichi ormai sgretolati come il regno morente di Madre Miranda portarono Heisenberg ad osservare quelle strutture in cemento e metallo con un moderato interesse.

Con la pesante sella in cuoio calata sulla spalla destra e le briglie strette nella mano sinistra, Heisenberg fu abbastanza galantuomo da accompagnare la sua amante fino al bordo della banchina di carico dove un pesante treno passeggeri era fermo in attesa del cambio del macchinista.

Sei stato molto gentile a volermi accompagnare.” fece titubante Claire, ora con indosso degli abiti più consoni e un maglione color porpora che copriva i segni della nottata di passione trascorsa insieme ancora presenti sulle spalle, avvertendo una nota di nostalgia per un addio inevitabile. “Sai, se tu avessi avuto un cellulare, magari avremmo potuto–”

Scambiarci i numeri? Eh, molto carino, tesoro! Ma questo vecchio vagabondo non è molto avvezzo alla tecnologia.” disse Heisenberg con un gran sorriso, ma era chiaro che forse, in fin dei conti, era meglio così. Del resto lui stesso era consapevole di avere dei limiti nelle relazioni umane. “Mi basta sapere che mi terrai nel cuore a lungo e che penserai a me ogni volta che sarai tra le braccia di un altro uomo.”

La sua “modestia” fece arrossire Claire che tentò di soffocare una risata così fragorosa che avrebbe potuto attirare l’attenzione di una Moira che non aveva smesso di essere sospettosa nei confronti di quell'eccentrico barbone, ma ciò che era successo quella notte era stato più di una semplice scopata e a modo suo voleva conservarne un ricordo da tenere tutto per sé.

Bè, almeno ti va di fare una foto insieme? Un ricordo che non condividerei con nessun’altro al mondo.”

Il sorriso strafottente di Heisenberg si spense per lasciare spazio ad un’espressione più seria e leggermente contrariata; il pensiero che una sua foto potesse circolare liberamente non lo aggradava più di tanto, ma qualcosa nello sguardo da cerbiatta della donna gli diceva che non era rimasta tanto indifferente al suo fascino magnetico.

Hmmm, non pensavo di piacerti così tanto, ranuncolo.”

Potrei dire lo stesso di te, sai? Certi segni sulla pelle non si lasciano per nulla.”

Claire l’aveva preso un po' alla sprovvista, doveva ammetterlo, e nonostante il buon senso gli stesse suggerendo di dissuaderla anche a costo di insultarla e di strapparle di mano il cellulare, proprio non ce la faceva ad essere cattivo con lei. Una situazione certamente non priva di rischi, ma neppure lo stesso Heisenberg voleva che si dimenticasse tanto facilmente di lui. O forse qualcosa dentro di lui stava finalmente cambiando, ma questo non poteva ancora saperlo.

Tsk, non riesco proprio a dire di no ad una donna.” sospirò lui, sul cui volto tornò il suo caratteristico sorriso strafottente a incurvargli lievemente gli angoli della bocca. Decise quindi di accontentare la sua amante togliendosi il cappello e gli occhiali anche per questioni prettamente strategiche. Nessuno, neppure i militari che avevano cercato di assaltare la sua fabbrica, sapeva che aspetto avesse al di fuori dei suoi orpelli, senza i quali forse sarebbe stato più irriconoscibile. “Molto bene, principessa! Facciamoci questa foto, ma mi devi promettere che la terrai sempre vicino al tuo cuore, intesi?”

Con un sorriso dolce come il miele, l'ignara Redfield estrasse da una tasca del trolley uno smartphone che maneggiò con pochi semplici gesti. Una foto che li ritraeva assieme nell'atto di sorridere all'obiettivo di una fotocamera digitale come due vecchi amici, seguita da un bacio rubato da parte dello stesso Heisenberg che decise così di congedarsi.

Addio, principessa! E mi raccomando, vedi di stare attenta agli sconosciuti!”

Una battuta di spirito rivolta soprattutto al modo in cui si erano conosciuti, quanto bastò per strappare una risatina sarcastica alla donna intenta a salire sul pesante treno fumante. Un ultimo saluto da parte sua dal mezzo in movimento prima di sparire dentro il finestrino, probabilmente richiamata dalla sua petulante assistente.

Heisenberg rimase sulla banchina di imbarco ancora per un po’ di tempo finché il treno non scomparve all'orizzonte, dopodiché si rimise il capello e gli occhiali sorridendo tra sé nel ripensare a quell’avventura che, fra tutte, era di certo quella che gli sarebbe mancata di più.

  
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