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Autore: X_98    10/07/2021    0 recensioni
“Si narra che a est delle montagne nebbiose vi fosse un regno, chiamato Bosco Atro.
Antico, nascosto ed eterno, era dimora degli elfi silvani.
L’oscurità che si aggirava fra le fronde degli alberi, silenziosa colpì, derubandoli di ciò che avevano di più prezioso.
Privati di un Re, di un padre, di una guida, contro un nemico sempre più potente e malvagio.
Erano loro, i deboli e corrotti umani che fecero prigioniero Re Thranduil, senza sapere chi egli realmente fosse......
Un guerriero non abbassa la testa ma va avanti anche quando non ha più forze.
Da libero sfogo alla sua volontà indomita, resiste ai colpi e trova la forza di rialzarsi.
Ferito è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere. Eppure non si adatterà al cambiamento, ma combatterà e lotterà contro tutto e tutti.
Alla fine, il dolore e la sofferenza si dissolveranno con un’ultimo dono d’amore”.
-Questa storia si svolge nell'Antica Roma durante la terza guerra servile tra il 71 ed il 73 A.C (alcuni dettagli sono stati modificati per necessità!), un Crossover con la Serie Spartacus 2010, il film Pompei 2014 e durante il film Lo Hobbit di Peter Jackson, prendendo qualche spunto anche da Tolkien-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thranduil
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Sara si voltò leggermente mentre l’esercito proseguiva l’avanzata verso il lago.

Gli occhi del generale di Lorien, privi di ogni emozione, si fissarono ai suoi solo pochi secondi prima che lui distogliesse lo sguardo.

“La pianti per favore! Sono già nervosa di mio!” Sibilò Hanna avvicinandosi.

Cavalcavano dietro il Re, retrocedere un poco era ciò che serviva loro per cercare di allentare la tensione.

“Tanto lo ammiravo nel film...ora non fa che inquietarmi!” Sussurrò Sara sporgendosi dalla groppa per dirlo all’orecchio dell’amica.

“Davvero? Non si direbbe vedendo che non gli stacchi gli occhi di dosso!” Rispose Hanna atona.

“Sai bene chi potrebbe essere il candidato!” Si infastidì Sara.

“Non hai la mia approvazione!” Disse Hanna non sicura che Audial ricambiasse tale sentimento.

“Come se la cercassi!” Scherzò Sara. 

“Temevo fosse ieri notte che.....sarebbe avvenuto, tu sai cosa!” Confessò Hanna sussurrando quella verità conosciuta solo da loro due.

“Ragionando a mente fredda mi sono resa conto che i nani non avrebbero potuto percorrere una distanza tanto lunga in così poco tempo!” Le disse Sara “Quindi, si. Ho dichiarato il falso!” Dovette ammettere.

“Noi dovremmo! Avremmo dovuto!” Si corresse Hanna.

“Se non ci fossimo ritrovate improvvisamente a Mordor!” Fece notare l’amica “Nonostante qualche attacco sporadico alle pattuglie, non ricordavo ci fossero così tanti problemi con gli orchi!” Disse Sara anche se aveva preso parte ad una sola pattuglia.

“Dici che gli orchi sanno di lei?” Domandò Hanna percependo lo stomaco contorcersi per l’ansia.

“Mi fai domande a cui non posso rispondere. Probabilmente sono gli orchi di Bolg. Ricorda che non siamo le uniche sulle tracce dei nani!” Le rispose Sara non sapendo come smorzare le sue paure o dare anche il minimo conforto.

“Stai diventando tediosa nella tua immensa saggezza!” La attaccò Hanna sentendo l’urgenza crescere. Aranel era solo una bambina, perché farle vivere un esperienza del genere?!

“Conoscenza!” La corresse Sara sorridendo nel tentativo di tirarla sù, vedendo che il suo umore stava tornando ai minimi storici. 

“Ecco la città! Dobbiamo sbrigarci! Da quanto sappiamo avverrà stasera!” Si agitò Hanna che però aveva solo visto il lago in lontananza.

“Siamo in tempo solo se Aranel è in città. O Valar, speriamo che l’abbiano lasciata indietro!” Sara si rimproverò per aver dato voce ai suoi pensieri. Anche se il suo dubbio era comprensibile: i nani avrebbero osato tanto?

Thorin si, ma gli altri? Bilbo?

“Non sconoscere gli eventi è la cosa peggiore che possa accadere!” Si torturò Hanna consapevole che nella storia conosciuta Aranel non esisteva, e quindi, ciò che era accaduto non avevano neanche potuto avere il minimo sospetto che si avverasse.

“Non ti montare la testa! Prima o poi Tolkien topperà e le cose andranno diversamente da come sappiamo!” Tentò di scherzare Sara. Ma il pensiero che molti degli elfi che marciavano con loro, non sarebbero tornati, la fece vacillare.

Come poteva non dire niente? Forse era meglio non conoscere gli eventi futuri!

Anche se le loro erano solo supposizioni. Non tutto si era svolto come sapevano!

“Crediamo di sapere!” Disse Hanna interrompendo quel fastidioso accumulo di domande.

“Puntualizzatrice!” La prese in giro Sara riconoscendo che l’amica aveva seguito la sua stessa linea di pensiero.

“Che intendevi con quest’ultima affermazione?!” Chiese Hanna dopo che ebbe passato un momento a ripensare alle parole di Sara.

“Niente!” Ci mancava che Hanna si preoccupasse pure di altro.

“Vuoi dire che dei guerrieri millenari rischieranno di più di due mortali in questa battaglia?!” Chiese Hanna ben sapendo di andare contro una guerra diversa da quelle combattute fino a quel momento. 

“Parli del drago oh....” “Battaglia!” La interruppe Hanna.

“Sarà difficile e tu lo sai!” Sara tentò di sviare la domanda.

“Non so niente! Quel verme putrido sarebbe dovuto impazzire solo una volta visto il tesoro!” Si sfogò Hanna, sentendosi in colpa per non averlo potuto evitare.

“Ma avendo noi conosciuto la loro razza, sappiamo che non è così! Tolkien li ha addolciti troppo i nani!” Disse l’amica che era memore dei lividi e della lunga convalescenza di Hanna dopo quella traumatica esperienza “No, Jakson! Sai non ricordo....”.

“Non mi curo di ciò che è scritto, ma di quello che ho potuto constatare di persona! Sono meschini, avidi e spietati!” Hanna continuò a insultare i propri nemici, dubitando per la prima volta, se sarebbe riuscita a perdonarli.

“Stai diventando razzista! Potrebbero diventare sopportabili se ci passassimo del tempo insieme!” Disse Sara ricordando quanto sembravano divertenti e sopportabili nel film di Jackson.

“Tu lo faresti dopo quello che hanno fatto?!” Hanna fu veloce a riportarla con i piedi per terra.

“Se la metti così, la risposta che otterrai sarà senz’altro negativa!” Il bisticcio fra le ragazze venne interrotto dall’ennesimo gruppo di orchi che attaccarono l’esercito in marcia.

Erano vicini alla destinazione, ma a quanto pare avrebbero tardato ulteriormente.

 

*

 

Tauriel aiutò le ragazze a indossare vestiti pesanti, consapevole che gli umani avessero meno resistenza contro al freddo rispetto a lei.

“Non c’è tempo. Dobbiamo andarcene!” Disse Tauriel dopo aver osservato attentamente i dintorni dal balcone.

“Coraggio, alzati fratello!” Fili incitò Kili venendo respinto dall’orgoglio dell’altro “Sto bene! Posso camminare!” Si lamentò Kili che non voleva mostrarsi più debole di quanto non fosse già.

“Il più in fretta possibile!” Insistette Tauriel sorprendendosi di quanta cura Sigrid stesse mettendo nell’aiutare Aranel.

Forse erano a conoscenza della sua identità....

“Noi non ce ne andremo. Non senza nostro padre!” Disse Bain cercando di apparire autoritario, nonostante la soggezione provata di fronte ad un elfo.

“Se restate le tue sorelle moriranno. È questo che tuo padre vorrebbe?” Tauriel usò le parole giuste, perché appena udite il ragazzo cominciò a coprirsi.

Scesero le scale, salendo velocemente sulla chiatta.

“Dammi la mano, svelti dobbiamo andare!” Fili aiutò le ragazze a salire, e Bain passò la piccola elfa a sua sorella, temendo potesse cadere in acqua.

“Svelti!” Li riprese Tauriel osservando il cielo con angoscia.

Erano appena partiti, quando un violento spostamento d’aria fece tremare le case circostanti e la figura possente del drago si librò in cielo terrorizzando tutti i cittadini.

Sigrid strinse a sé le bambine, sentendosi inutile nel non trovare alcuna parola di conforto. 

Le piccole nascosero il viso nel suo petto, stringendosi a lei tremanti di paura.

Smaug, creato da Morgoth come essere malefico portatore di morte e distruzione, era decisamente era immenso.

Se le zanne grandi come spade non avessero incuito sufficiente terrore, gli occhi gialli pieni di malvagia oscurità avrebbero fatto immobilizzare chiunque, consapevole di non avere scampo di fronte ad una tale mostruosità.

Quando la prima fiammata colpì, la situazione precipitò. Coloro che si erano nascosti in casa, uscirono correndo, capendo solo allora che non esisteva un posto sicuro dall’ira del drago.

Una bestia avida, convinta che niente e nessuno potesse scalfirla. Di essere onnipotente e di poter disprezzare chiunque si trovasse sul suo cammino.

La gente urlava e scappava. Alcuni, saliti sulle proprie barche tornarono sul molo nel vano tentativo di sfuggire alla fiammata che riduceva in cenere chiunque ne fosse travolto.

Le possenti ali creavano correnti d’aria talmente forti da far cadere in terra le persone al suo passaggio, smuovere le acque e far tremare le abitazioni.

Tauriel non potè fare niente vedendo il ragazzo mentre afferrava una fune e tornava indietro, correndo verso il padre che tentava di abbattere la bestia.

Impedì ai nani di far girare la barca per tornare a prenderlo, consapevole che la minima esitazione avrebbe potuto costare loro la vita.

Il petto della bestia sembrava accendersi poco prima che dalle fauci fuoriuscisse una nube di fuoco.

Volteggiava in aria non come un faro di speranza, ma come una torcia premonitrice di morte.

In mezzo alle urla strazianti ed agonizzanti di coloro che ancora vivevano, l’elfa riuscì ad uscire dalla città, desiderando che i ricordi di quella notte scomparissero col sorgere del sole, consapevole che mai sarebbe successo.

 

*

 

“Che succede?” Chiese Sara rivolta all’amica quando per l’ennesima volta, l’esercito bloccò l’avanzata. I gesti del Re erano talmente lievi che finivano sempre col sorprendersi appena gli elfi obbedivano senza che loro potessero accorgersi di qualcosa.

“Perché ci siamo fermati?!” Domandò Hanna alzando la voce spazientita.

Fra l’apprensione per la Principessa e la tensione a causa della presenza continua degli orchi sentiva che era sul punto di cedere.

Improvvisamente i cavalli scattarono come se l’intento fosse quello di fuggire.

I cavalieri li bloccarono, mentre il Re non esitò ad afferrare le redini di Aegnor che era in procinto di impennarsi.

Sara gridò, memore del dolore che causava una caduta all’apparenza tanto insignificante. E si ritrovò ad avvampare di vergogna quando, aprendo gli occhi che involontariamente aveva chiuso aggrappandosi d’istinto alla criniera, vide che era stato il generale di Lorien a calmare il suo cavallo.

“Il drago è uscito dalla montagna!” L’affermazione di Thranduil fece tremare Hanna.

Aumentarono l’andatura ed accadde appena giunsero sulle rive del lago.....

Quando la prima fiammata colpì la città, Sara non fu in grado di articolare una parola. 

Hanna abbassò la testa incurvando la schiena, rimproverandosi quando sentì le prime lacrime bagnarle le guance.

Sospirò sorpresa appena un braccio le si posò sulle spalle, avvolgendola con un gesto rassicurante.

Gli orchi avevano attaccato più volte l’esercito in marcia, riuscendo persino a bloccare la strada abbattendo alcuni alberi.

Per Thranduil tanta premura era segno che sapessero del rapimento della Principessa e stessero tentando di appropriarsi della piccola che vedevano solo ed unicamente come una merce di scambio.

Questo li aveva portati a raggiungere la riva solo quel pomeriggio per ritrovarsi a bloccare altri orchi che cercavano di raggiungere Esgaroth.

Non essendo muniti di barche, girare attorno al lago era stata l’unica opzione ed ora erano costretti ad assistere imponenti alla furia del drago.

Le grida che si levavano dalla città in fiamme erano agghiaccianti.

Nonostante avessero assistito passivamente a numerosi massacri, le ragazze percepirono chiaramente che quell’orrore fosse diverso ed ancora più terrificante dell’assedio di una città.

Hanna alzò lo sguardo pentendosene quando vide il volto del compagno.

Il viso era impassibile, ma i suoi occhi attenti, notarono la mascella serrata e gli occhi tormentati.

“Mio signore....” Galion sembrava avere più paura del proprio sovrano che del drago.

Hanna vide chiaramente che il turbamento pareva aver fatto estraniare il Re da tutto il resto e fu veloce a ad afferragli la mano che teneva le redini del megacero.

Thranduil non parve sentirla ed Hanna sentì una nuova paura crescerle dentro.

Era sopravvissuto all’impossibile, sopportando per anni torture di ogni genere. 

Le aveva confidato che il suo eventuale allontanamento potesse avere delle conseguenze orribili, ma cos’avrebbe provocato la perdita di una figlia?

Non osava pensarci perché il solo pensiero atterriva anche lei, ma lui sarebbe stato in grado di sopportarlo?!

“Andiamo a Dale...” sussurrò Sara avvicinandosi ai due “......probabilmente è lì che gli umani troveranno rifugio!” Si corresse sperando di smuoverli dalla trance nella quale sembravano essere caduti, ignorando gli sguardi di disappunto da parte degli elfi, per la propria mancanza di rispetto.

Si conoscevano da troppo e Sara sentiva di averne anche lei abbastanza, nel vedersi costretta ad agire e parlare, temendo sempre il giudizio degli elfi.

“Thranduil....” Hanna poggiò la testa contro la sua spalla, rafforzando la presa sulla sua mano “Ho bisogno di te!” Sussurrò illuminandosi appena lui si voltò a guardarla, interrompendo l’abbraccio.

Il suo sguardò la rapì ed improvvisamente era come se fossero soli al mondo.

Lui ricambiò la stretta, usando l’altra mano per accarezzarle dolcemente una guancia.

Hanna arrossì violentemente rendendosi conto che la guardia reale stava assistendo, ma il Re non parve curarsi di tanti occhi puntati su di loro.

Sara accennò un sorriso triste. Era chiara l’angoscia dei due, ma era bello vederli continuare a sostenersi a vicenda.

“Domani mattina alle prime luci del sole giungeremo in città!” Disse Thranduil facendo muovere il Megacero.

 

*

 

Sigrid accarezzò dolcemente la schiena della bambina che teneva in braccio.

Aranel era crollata per la stanchezza mentre navigavano verso la salvezza.

Una volta scesi dalla barca non si era svegliata e non si era sentita in dovere di destarla, chiedendosi come riuscisse a dormire nonostante la confusione che si era creata sulla riva a causa dei superstiti che vi giungevano, sempre più numerosi.

Non poteva sapere che fin dai primi giorni di vita, Aranel aveva vissuto in mezzo a quella confusione che solo gli umani erano in grado di fare.

Abituata a ignorare le grida, le risate ed i numerosi rumori, grazie al caldo abbraccio della madre e la protezione del padre.

Sigrid vide l’elfa parlare con il giovane nano e poteva dirsi piacevolmente sorpresa nel vedere due razze aver stretto un legame tanto profondo in così poco tempo.

Il nano non nascondeva minimamente il proprio sguardo adorante, come se volesse provocare l’elfa, mentre lei continuava a mostrarsi distante e fredda anche se rimaneva ad ascoltare ciò che lui le diceva.

“Dici che il suo papà arriverà presto a prenderla?” Chiese Tilda che si era seduta sul grosso masso dove avevano deciso di riposare.

Appena messo piede a terra non si erano fermate, cercando disperatamente una qualche traccia del fratello o del padre, senza successo.

“Certo! Non la abbandonerebbero mai!” Rispose Sigrid cercando di non far tremare la voce. I superstiti continuavano a giungere, non doveva perdere la speranza!

“Neanche nostro padre lo farebbe?” La domanda della sorellina le fece più paura del drago stesso. Si costrinse a mostrarsi forte e sicura, era lei la più grande!

“Oh Tilda!” Disse accarezzandole una guancia “Se è sopravvissuto ci troverà, ne sono sicura!” Per darle una piccolo bacio in fronte.

“E se il drago l’ha ucciso?” Aveva sempre ammirato la spiccata intelligenza di sua sorella, ma ora Sigrid si ritrovò a condannarla.

“Allora sarò io che mi prenderò cura di te!” Rispose, non trovando altre parole confortanti da dirle.

“Lo prometti?” Chiese Tilda apparendo ancora più spaventata nell’attendere la risposta.

“Lo prometto!” Promise Sigrid con un sorrise triste.

“Penserai anche a lei?” Chiese Tilda sorprendendola. 

Sigrid sospirò. La sorellina era sempre stata molto generosa e altruista. Non poteva dirle di no, così rispose con un “Certo!” Non molto convinto.

Osservò la riva ancora per un po’, lasciando che lo sguardo vagasse sia sulle persone che piangevano i cari morti, sia su coloro che si davano da fare per dare una mano.

“Ehi, noi dobbiamo andare!” La voce del nano biondo la ridestò da quell’orribile spettacolo a cui stava assistendo “Spero ritroviate vostro padre!” Tentò di rassicurarle lui, più per cortesia che per affetto.

Ma quando lo vide allungare le braccia verso di lei, comprese cosa voleva fare.

Sigrid non seppe cosa la spinse a farlo, ma istintivamente si scostò, alzandosi in piedi, indietreggiando lentamente, non volendo accettare qualcosa che sarebbe di certo accaduto, senza la presenza autoritaria del padre.

“Mio padre ha detto che devo prendermi cura di lei!” Tentò di opporsi.

“È nobile da parte tua rispettare il suo desiderio, ma anch’io ho fatto una promessa!” Insistette il nano incrociando le braccia al petto, infastidito dalle lamentele di una ragazza “Devo riportarla al mio Re!”.

Sigrid era in procinto di cedere quando la voce della sorellina la fermò “Non puoi farlo! Lei vuole tornare a casa, me l’ha detto!”.

“Ce la riporteremo noi! Thorin la riconsegnerà agli elfi, te lo prometto!” Quel nano era gentile, ma faceva comunque parte del gruppo che li aveva minacciati nonostante l’aiuto che avevano offerto loro.

“No, non puoi! Il Re si arrabbierà!” Tilda era ferma nel proteggere le proprie convinzioni, cosa sorprendente, considerando avesse solo dodici anni.

Il nano parve stufarsi e senza la cortesia di prima, prese la piccola dalle braccia della ragazza.

Aranel era troppo esausta per svegliarsi e nonostante fosse deciso, il nano biondo barcollò leggermente sotto il suo peso. 

Fili era in grado di portarla, solo che si era preparato ad una diversa sensazione, si aspettava pesasse di meno. Però per la prima volta si ritrovò a dubitare delle proprie scelte. Era di suo zio che si fidava ed a cui aveva giurato fedeltà, ma era giusto ciò che faceva?

C’era onore nell’approfittarsi di una creatura indifesa ed innocente? 

Si chiese il nano mentre si avviava verso la barca.

“No, sorella fermalo!” Sigrid afferrò la sorellina che si dimenava disperata “Sorella hai promesso!” L’accusò Tilda la quale, convinta di aver perso sia il padre che il fratello, non voleva perdere anche quell’amica che aveva appena conosciuto.

“Mi dispiace Tilda!” Sigrid faticava nel trattenerla “Tilda ascoltami....” le chiese gentilmente aspettando che smettesse di agitarsi e la guardasse con gli occhi pieni di lacrime “....andrà tutto bene, ci sono io!”.

La sorellina scosse la testa piangendo “Tilda....” “Non farai niente anche se i nani prendono me?” Le chiese lei piena di rabbia.

“Farei di tutto per proteggerti!” Rispose Sigrid senza esitare “È per questo che ho dovuto lasciarla andare! Il Re nanico si sarebbe arrabbiato se non l’avessi fatto!” Tentò di convincerla.

“Quel nano è cattivo!” Sussurrò Tilda piangendo “Perché l’hai lasciata andare!?”.

 

*

 

Un grosso mannaro correva a perdifiato lungo una landa desolata.

L’orco sulla sua groppa era impaziente di riferire le importantissime novità.

“Una bambina elfo....” Ringhiò “Un elfo sindar!” Il mannaro frenò all’improvviso, esausto “Lei era lì a Pontelagolungo!” Disse Bolg entusiasta di portare buone notizie.

“E perché torni a mani vuote?” Ma l’orco pallido era pronto a distruggerlo, pezzo dopo pezzo “Ti sei fatto sfuggire i nani nel fiume e ora hai fallito di nuovo!” Lo rimproverò Azog furioso.

“È la figlia del signore degli elfi Thranduil!” Bolg finse di non sentire il rimprovero, lasciando come sempre che fosse il padre a decidere del destino della loro preda.

“Se è quello che dici, lui apprezzerà un tale dono!” Riflettè Azog “Con lei distruggeremo il regno e gli elfi sarebbero impotenti!” Affermò godendo immensamente all’idea di aver una tale arma da poter usare. 

Una volta nelle sue mani. Ma lo sarebbe stata presto!

“Un elfo femmina l’ha presa....” Bolg esitò nel dare quest’ulteriore informazione “....sono fuggiti, urlando come codardi!” Li prese in giro.

“Sciocco! Ritorneranno!” Si infuriò il padre “Con un esercito!” Azog si fermò lasciando che la furia lo dominasse. Non poteva far sembrare che avesse paura degli elfi!

Non che l’avesse. Presto sarebbe stato quello spocchioso e vanesio elfo a temerlo!

“Un esercito! Un esercito di elfi si muove verso la montagna!” Un orchetto corse verso di loro spingendo il mannaro al limite pur di fare in fretta “Li abbiamo attaccati come ordinato!” Disse chinando la testa una volta arrestata la corsa “Ma sono troppo forti. Eravamo pochi contro la feccia elfica! Siamo riusciti a rallentarli!” Balbettò timoroso sotto lo sguardo di fuoco che ricevette da parte di Azog.

“Volevo del tempo per prendere la bambina!” Rispose Bolg alla muta domanda del padre.

“Eppure sei tornato a mani vuote!” Azog si chiese se non dovesse farlo di persona, per non perdere una tale occasione.

“Cavalca verso Gundabad...” Ordinò “Fai avanzare le legioni!”.

Ma prima che Bolg potesse muoversi, gli si avvicinò con un espressione feroce “La voglio!” Un verso profondo di oscuro piacere precedette il suo oscuro desiderio “Portamela viva!” Sibilò Azog.

L’orco pallido si voltò verso il suo impressionante esercito urlando a gran voce “Elfi, uomini, nani, la montagna sarà la loro tomba!”.

 

*

 

Kalos si nascose appena sentì dei rumori, solo per tranquillizzarsi appena riconobbe lo strusciare della slitta.

Radagast frenò i grossi conigli, osservando stupito l’amico che si alzava con rinvigorita energia.

“Mi serve quel cavallo!” Disse Gandalf rivolgendo lo sguardo ad un grosso cavallo marrone.

“Cosa?” Chiese smarrito il mago, per confondersi ulteriormente quando vide il giovane ragazzo uscire di corsa dalla sua capanna.

“Tu che ci fai qui? Gandalf, dove vai?” Domandò il mago non capendo a chi rivolgersi per primo.

“Chi sarebbe questo giovane?” Chiese Gandalf frenando la sua corsa.

“Le mie istruzioni erano chiare. Dovevi tornare a palazzo!” Lo rimproverò subito Radagast temendo di dimenticarsene.

“Voi avevate avvertito le ragazze di andarsene!” Kalos sapeva bene chi fosse lo stregone che non conosceva, ma aveva bisogno di risposte, per questo era tornato alla capanna nella speranza che il mago tornasse presto.

“Si ma fintanto che saranno sotto la protezione del Re non potrò fare niente!” Rispose Radagast sollevato di vederlo incolume, rimproverandosi di essere partito avvisandolo solo dopo, con un biglietto.

“È un mio apprendista!” Spiegò di fronte all’urgenza di Gandalf.

“Una pazzia del genere non me la sarei aspetta nemmeno da te!” Disse il mago grigio rifilandogli uno sguardo pieno di disapprovazione.

“Aranel è stata presa dalla compagnia di Thorin scudodiquercia!” Kalos, inconsciamente, interruppe una litigata che avrebbe fatto perdere a tutti del tempo prezioso.

“Stanno combattendo fra loro. È il momento che il nemico attendeva!” Si rese conto Gandalf sempre più agitato.

“Dove vai?” Domandò nuovamente Radagast.

“Ad avvertire Erebor! Non sanno cosa sta per arrivare!” Rispose Gandalf afferrando le redini del cavallo.

“Cosa sta arrivando?” La domanda venne dal ragazzo, ma il viso di Radagast rifletteva un quesito identico.

“Le ho viste con i miei occhi! Schiere su schiere di orchi di Moria! Convoca i nostri amici. Uccelli e bestie. La battaglia per la montagna, sta per iniziare!” Affermò Gandalf con concitazione.

“Aspetta! Prendi questo! Se quello che dici è vero, ne avrai più bisogno di me!” Disse Radagast porgendogli a malincuore il proprio bastone.

“Grazie!” Sospirò Gandalf sapendo quanto sforzo stesse facendo l’amico.

“Ti devo avvertire può....fare cilecca qualche volta, devi soltanto giostrare con la sommità! Bhe immagino te la caverai!” Tentò di rasserenarsi Radagast.

“Gandalf....” lo fermò un’ultima volta “...prendi il ragazzo con te!”.

“Per quale ragione?” Chiese il mago che era già in groppa all’animale.

“Già perché?” Gli si accodò Kalos che aveva altri piani in mente invece di seguire quello stregone, prima a Erebor e poi forse in qualche roccaforte nemica, come avevano appena fatto.

“I Valar parlano attraverso modi misteriosi....” disse Radagast avvicinandosi all’amico “....lui è stato il primo a incontrare l’antico Re....” Gandalf sgranò gli occhi “.....ed inoltre ha salvato Aranel!”.

“È stato un caso!” Commentò Kalos non capendo cosa ci trovassero di speciale nel sapere che era caduto in una trappola come un povero ingenuo.

“Mi hai convinto!” Disse Gandalf capendo che il cammino di Re Thranduil doveva aver incrociato il percorso di quell’apprendista, per un motivo a lui ancora oscuro.

 

*

 

I quattro nani raggiunsero la compagnia quel pomeriggio. Kili era abbattuto, ma non per la stanchezza dovuta alla sua veloce ripresa, ma perché sperava che l’elfa sarebbe rimasta con loro, ora che non aveva nessun posto dove andare.

È vero che la sua natura avrebbe portato tutti a diffidare di lei, ma forse, se l’avessero conosciuta meglio avrebbero potuto apprezzarla, come faceva lui.

Ed invece ora era diretta a Gundabad. Gli orchi che li inseguivano portavano il marchio di quella roccaforte che si pensava fosse abbandonata.....

Erano stati accolti con gioia, specialmente lui, in fase di ripresa.

Solo un componente della compagnia non riusciva a sorridere ed essere allegro. Troppa l’angoscia che gli cresceva dentro!

Bilbo camminava avanti e indietro lungo uno stretto corridoio.

Balin sospirò amareggiato nel vederlo così angosciato.

“Vorrei anch’io poter fare qualcosa! Mi fa male vederlo così!” Sussurrò tristemente “Ma so che nel profondo non è cambiato! È più forte di suo nonno!” Tentò di convincerlo.

Bilbo si grattò la testa nervoso “L’amore per lui ti acceca!” Disse scontento.

“Mi stai accusando!” Balin parve molto offeso nel sentire ciò.

“Affatto! Non è una colpa!” Si corresse lo Hobbit alzando le mani.

“E tu invece Mastro scassinatore hai un cuore troppo tenero!” Disse Balin sospirando, capendo dove volesse arrivare con quel discorso.

“Non sembra una cosa tanto brutta!” Bilbo era confuso. Da quando le sue buone maniere e i suoi principi morali erano diventati un problema.

“In guerra non va bene essere gentili d’animo!” Lo riprese il vecchio nano, guardandolo come avrebbe fatto un padre con suo figlio.

“È una bambina!” Quasi gridò Bilbo, ricordandosi all’ultimo dello spiacevole eco che caratterizzava quel posto “Non posso restare fermo a guardare! Anzi, l’ho fatto, ma ora non resisto più!” Confessò con concitazione.

“Credi forse che suo padre ti accoglierà a braccia aperte? Che ti ricompenserà?” Tentò di farlo desistere Balin, conoscendo bene l’antico Re.

“Non lo faccio per questo!” Gli rispose lo Hobbit facendolo sentire impotente. Come poteva fargli cambiare idea?

“È una garanzia. Non credere che sia la prima Principessa che viene rapita!” Tentò di illuminarlo.

“Lo so. Ma prima non è successo sotto al mio naso!” Bilbo ostinato, non voleva trovare scuse per fare ciò che andava fatto.

Thorin era peggiorato in quelle ultime ore e lo scassinatore non si sentiva nemmeno lui al sicuro in quella montagna, avendo assistito di persona alla malata paranoia dell’amico che lo aveva portato a sospettare e guardare con odio la propria gente.

“Se vai li fuori, la morte sarà ciò che riceverai in cambio di tanta gentilezza!” Disse Balin con amarezza.

“Preferisco morire trafitto dalle frecce elfiche piuttosto che mostrarmi cieco e sordo dinanzi a tutto questo!” Ammise Bilbo prima di avviarsi, contento che l’amico avesse provato a fermarlo solo con le parole.

 

*

 

Bard scese i gradini in automatico. La sua mente era divisa fra l'emozione di incontrare colui di cui aveva solo sentito storie ed il dovere di provvedere alla sua gente.

Non avevano fatto in tempo ad entrare in città che un esercito di elfi era giunto in contemporanea fra le rovine.

Le vedette elfiche erano andate loro incontro, annunciando l’arrivo del loro signore e Bard non aveva perso tempo a mettersi in prima linea per parlare a nome di tutti.

Un'enorme megacero trottò attraverso un arco del piazzale e l'arciere non ebbe dubbi su chi fosse l'elfo sulla sua groppa.

"Mio signore Thranduil, non pensavamo di vederti qui!" Bard decise di optare per apprezzamento misto a sorpresa, nel tentativo di celare il proprio interesse.

"Ho sentito che avevate bisogno d'aiuto!" Rispose il signore elfico voltando lo sguardo.

Bard percepì un grande peso scivolargli dal cuore appena scorse le scorte che gli elfi portavano con loro.

Avevano portato la speranza e questo lo avrebbe fatto essere grato loro per sempre. 

"Ci avete salvati! Non so come ringraziarvi!" Disse sinceramente.

"La tua gratitudine è mal riposta!" Lo contraddisse gelidamente il sovrano elfico "Non sono venuto nel tuo interesse. Sono venuto a rivendicare qualcosa che mi appartiene!" Thranduil ebbe la conferma che l’umano avesse incontrato la figlia vedendo il panico nei suoi occhi.

"Mi è stato sottratto il più prezioso dei tesori e non me ne andrò senza!" Disse il Re incitando il grosso animale a muoversi.

"Aspetta..." urlò Bard correndogli dietro "Ti prego, aspetta!" Nonostante l’urgenza, l’arciere sapeva di dover ponderare attentamente le prossime parole.

"Si tratta della strana bambina che ho visto?” Domandò detestando anche il minimo dubbio.

“Cosa sai di lei?” Chiese l’elfo rifilandogli un’occhiata tagliente.

“Che i nani l’hanno portata all’interno della montagna!.......non sono riuscito a fermarli!” Tentò di scusarsi.

"Non hai voluto fermarli. Sappi che non rinuncio con legerezza!" Disse il sovrano perentorio.

"Siamo alleati in questo...." Bard tornò alle priorità, doveva pensare al suo popolo.

"Se è come dici...." l’elfo lo interruppe dimostrandosi ancora più diffidente "..perché non hai liberato mia figlia dalla stretta dei nani?".

L’arciere rimase senza parole, non sapendo come rispondere.

Aprì la bocca per parlare, ma la voce fredda del sovrano lo precedette "Elfi e nani si combattono da ere, qualunque storia avessero preparato tu ci hai creduto!" Thranduil sapeva bene che quell’umano non era lo sprovveduto che voleva sembrare.

Forse avrebbe guidato bene i suoi simili ma non era certo potesse mantenere buoni rapporti tra i due regni se lo offendeva a quel modo, credendolo tanto ingenuo.

"Non posso cambiare il passato, ma siamo alleati contro i nani. Anche la mia gente ha dei diritti sulle ricchezze di quelle montagne! Fammi parlare con Thorin!” Bard decise di ammettere e prendersi a pieno la responsabilità dei suoi errori, sapendo bene che qualunque storia gli avesse raccontato sarebbe potuta apparire come un modo per mostrarsi migliore ai suoi occhi.

Aveva fallito nell’intento di proteggere la Principessa, ora non era più un suo compito.

Doveva pensare al futuro della sua gente e inimicarsi il Re elfico non era il miglior inizio!

“Vuoi provare a ragionare con un nano?” Chiese il sovrano voltandosi a guardarlo come se gli avesse appena proposto di fare qualcosa di orrendo.

“Per evitare una guerra?! Si.....” insistette ricordando che nonostante tutto, alcuni nani avevano protetto i suoi figli in sua assenza.

 

*

 

Tauriel aumentò l’andatura del cavallo appena si rese conto di essere seguita.

Non credeva che il Re le avrebbe dato la ciaccia, almeno ci sperava.

Voltandosi più volte per controllare la posizione dell’inseguitore, si ritrovò a fermare il cavallo appena notò che non era altro che il suo Principe.

“Tauriel!” La salutò lui, apparendo divertito dalla corsa appena fatta.

“Temevo non ti saresti fermata!” Confessò Legolas non sapendo cosa dire nel vederla dopo tanti mesi.

Nella vita di un elfo erano irrisori, ma per lui erano stati i più lunghi della propria esistenza.

“Perché non avrei dovuto?” Chiese lei impassibile “Non sei tu il nemico!” Affermò con decisione.

“Dove stai andando?” Domandò Legolas, scioccato nel vederla allontanarsi dal loro Bosco “Avevi detto che avresti protetto mio padre, il tuo Re!” Le ricordò.

Sul viso di Tauriel si dipinse un’espressione di paura “Cosa gli è successo? Cos’hanno fatto?!” Chiese mentre il timore veniva sostituito dalla cieca furia.

“Lui sta bene. Ma i nani hanno rapito Aranel!” La aggiornò Legolas “La stanno portando o l’hanno già portata alla montagna solitaria!” Tauriel fissò stranita il comportamento nervoso dell’amico.

Era preoccupato? In sua assenza si era affezionato ai bambini?

“Legolas....” Lo chiamò attirando la sua attenzione “....per quanto crudele possa apparire, la loro morte allontanerà il pericolo!” Gli disse.

“No!” Si riscosse Legolas inorridito nel sentire ciò “Proteggeremo mio padre. Ma non così!” Decretò.

“Deduco che il Re non sia più nel regno!” Si rese conto Tauriel irrigidendosi.

“È andato a riprenderla!” Le rispose lui.

“C’è un nuovo pericolo!” Decise di informarlo.

“Sai, comincio a dubitare delle tue parole!” Si confidò Legolas “Parli di pericoli, eppure non ho trovato legami fra le ragazze e altri regni. Ho indagato a fondo e temo che mio padre avesse ragione. È solo l’odio a farci vedere pericoli dove non ce ne sono!” Realizzò il Principe amareggiato.

La amava e odiava doversi mettere contro di lei.

“Gli orchi che hanno attaccato Aranel portavano il marchio di Gundabad!” Svelò Tauriel facendo tentennare il Principe.

“La roccaforte degli orchi. Ti stai dirigendo lì?” Chiese lui non capendo.

“Ti conviene tornare indietro e ignorare me e il mio odio che aumentiamo solo futili preoccupazioni ed inutili paure!” Gli disse Tauriel facendo muovere il cavallo.

“Ti chiedo scusa!” Legolas si parò sul suo cammino apparendo pentito.

“Cosa fai?” Domandò Tauriel quando lo vide mettersi in marcia verso la sua meta.

“Vengo con te! Non puoi inseguire un esercito di orchi da sola!” La rassicurò.

“Ma io non sono sola!” Gli sorrise lei, non volendo ammettere quanto gli fosse mancato e che era felice che lui non l’avesse abbandonata.

 

*

 

Thorin camminava sull’ampia distesa d’oro ammirandone lo splendore come se lo vedesse per la prima volta, ma sentendo già di essere legato ad ogni singolo pezzo di esso.

La sua eredità, ciò che gli era sempre spettato.

“Un tesoro come questo.....deve essere protetto!” Sussurrò fra sé e sé con un sorriso avido in volto “Si, non condividerò niente. Non è loro! È MIO!” Urlò colmo d’ira.

Riprese a camminare, sentendo l’urgente desiderio di scoprire quali meraviglie, la montagna avesse celato al mondo esterno, custodendole solo per lui.

Una luce, un bagliore splendente, lo fece entrare in una delle sale che si stagliavano alla sua destra e i suoi occhi vennero catturati da qualcosa che fece riaffiorare vecchi ricordi “Le  bianche gemme di Lasgalen!” Sussurrò, facendo volteggiare la propria mano su di esse, preoccupato che il minimo tocco potesse rovinarle anche di poco.

Un’illuminazione lo fece ridere di avido piacere.

“Conosco un signore elfico che pagherà un buon prezzo per queste!” Disse con malvagia soddisfazione.

Thorin prese in mano la lucente collana, e parlò come se quel monile fosse l’odiato elfo che desiderava stringere fra le mani fino a quando la vita non avesse abbandonato il suo corpo.

Augurava una morte lenta e dolorosa a colui che l’aveva tenuto lontano da ciò che gli aveva restituito la vita ed un titolo persi anni addietro.

“Quanto vale la vita di tua figlia?” Chiese mentre un sorriso minaccioso gli fece incurvare le labbra.

“E cosa mi darai in cambio?” Domandò cercando di immaginarsi il piacere che avrebbe provato nel costringere quel pomposo damerino elfico che si credeva superiore a tutto e tutti, a implorarlo in ginocchio, se desideravano veramente ciò che chiedevano.

“Dov’è l’arkengemma?” Chiese avendo sentito qualcuno avvicinarsi, ma avendogli dato importanza solo quando era abbastanza vicino da portargli quelle notizie che urgeva di ricevere.

“Potrebbero volerci giorni per trovarla!” Disse Bofur, rimpiangendo di aver scelto quella strada, non avendo la minima voglia di parlare con lui.

“È troppo tempo! Mettetecene di meno!” Disse Thorin secco.

“Ma...siamo solo in tre! Gli altri si stanno occupando del muro come hai....” “Io sono il tuo Re! Come osi andare contro i miei ordini!” Bofur suo malgrado sobbalzò non aspettandosi quella sfuriata.

“Ce la stiamo mettendo tutta.....” Tentò di difendersi.

“La prossima volta che mi rivolgerai la parola, sarà per dirmi che avete trovato l’arkengemma. E ricorda...” Thorin gli si avvicinò lentamente, uno sguardo malato impresso in volto “Se qualcuno la tiene per sé, lo ucciderò con le mie stesse mani!”

Bofur tornò sui suoi passi, sconsolato e afflitto. Era impegnato a rimuginare sugli ultimi eventi, quando un rumore lo fece bloccare.

Era un passo veloce e furtivo, lo conosceva bene!

Si affacciò ad un corridoio scorgendo Bilbo che lo fissava parzialmente nascosto dietro una colonna.

“Hai trovato un modo per passare il tempo?” Chiese divertito dal comportamento dell’amico che sembrava un fanciullo che si nascondeva da una spiacevole ramanzina.

“Mi hai spaventato a morte!” Confessò Bilbo, abbassando le spalle mentre rilasciava un grosso sospiro che aveva trattenuto.

“Perché ti nascondi Mastro scassinatore?” Domandò Bofur non capendo per quale motivo stesse agendo furtivamente. 

Non certo per dare credibilità al suo nomignolo.

“Avete trovato l’arkengemma?” Bilbo fu abile ad intercettare la scomoda domanda.

“So che non stavi giocando! Perché ti nascondevi?” Non si fece raggirare l’altro.

“Devo portarla fuori!” Lo Hobbit decise che con lui, che l’aveva sempre sostenuto, doveva essere sincero.

“Chi?” Non che fosse facile.

“La bambina!” Lo illuminò alzando gli occhi al cielo.

“Oh!” Comprese Bofur.

“Non è più tempo di aspettare! Ma l’unica uscita è bloccata!” Disse Bilbo cominciando a camminare nervosamente in tondo.

“E l’entrata usata da noi?” Domandò Bofur sapendo bene cosa avesse in mente l’amico.

“È troppo impervia!” Si giustificò lo hobbit “Che cos’hai in mente!?” Chiese notando l’espressione corrucciata dell’altro.

“Ho deciso che ti darò una mano!” Affermò Bofur con un enorme sorriso.

“Cosa? No! Non mi piace l’idea di metterti contro i tuoi fratelli per...me!” Bilbo frenò l’entusiasmo.

“Troppo tardi, ormai ho deciso!” O almeno ci stava provando. Senza successo purtroppo!

“Ma non sono un nano! E Thorin è il tuo Re!” Disse Bilbo come se non fosse evidente.

“Thorin al momento è pazzo come un cavallo. Re o no, io non devo niente a questo nano!” Si confidò Bofur incrociando le braccia al petto.

“Va bene....” Bilbo non era del tutto convinto, ma dovette riconoscere che doveva accettare tutto l’aiuto possibile per riuscire nell’impresa “Come procediamo?!”.

 

*

 

Sara una volta finito di distribuire le coperte si era messa a distribuire i pasti.

Sentiva che doveva distrarsi, e per farlo, tenersi impegnata era la migliore opzione.

Cercò di ignorare gli sguardi curiosi e sorpresi di tutte le persone che incontrava, ma i suoi abiti erano vistosamente elfici e riccamente ricamati, quindi era normale che la guardassero a quel modo.

Prima di continuare si sedette a rimirare il cielo pregando perché la piccola tornasse a casa.

“Ero certo di trovarti qui!” Disse Audial facendole prendere un colpo.

E lui cosa ci faceva lì?!

Sara lanciò un’occhiata mortale al viso divertito dell’elfo “Avrai capito che ho bisogno di stare sola!” Si lamentò.

“Estraniarsi dai problemi non vuol dire che smettano di esistere!” Le rispose l’elfo pacato.

Non richiesta ed inopportuna saggezza elfica!

“Perché indossi l’armatura, non sei un guaritore?” L’intento di Sara non era cambiare discorso, anche se voleva farlo, ma il notare la sua presenza unita all’abbigliamento, la mandò nella più completa confusione.

“Apprendista. Mi sono offerto io di combattere. L’onta recataci dai nani non deve rimanere impunita!” La ragazza non era sorpresa. Sapeva bene che gli elfi erano furiosi. Per non parlare del loro Re!

Un ricordo improvviso la fece scattare “Non puoi andare a combattere!”.

“Per quale motivo? Siamo numericamente superiori ed ho qualche secolo in più di esperienza!” Chiese l’elfo sedendosi sul muretto, accanto a lei.

Sara si diede della cretina, conscia di non poter dar voce ai suoi sospetti, così si limitò ad attaccarlo “Sbruffone!”.

“È bello vedere che apprezzi anche i miei lati negativi!” Disse Audial facendola sorridere.

“Ora fai dell’umorismo? Che hai, sei ubriaco?” Lo prese in giro lei.

“Lo sai che noi elfi abbiamo un eccellente resistenza al vino!” Le ricordò lui.

“Certo! Come so che anche voi potete ubriacarvi come noi comuni mortali!” Fece notare Sara, memore dei pochi elfi ubriachi che aveva scorto durante qualche festa.

Sempre guardie o servi, i nobili, a quanto pare, erano più controllati e riservati in questo!

“Sara....” la ragazza si sorprese di quanto impacciato appariva Audial. E per un elfo c’era da preoccuparsi dato l’estremo controllo di cui erano solitamente dotati.

“Qualunque cosa tu voglia dire parla, tanto non ho niente da fare!” Tentò di alleggerire la tensione creatasi.

“Ti amo!” Audial decise di buttarsi. Non era mai stato impulsivo, ma con quell’umana stava scoprendo un lato di se stesso che non conosceva.

Sara tremò visibilmente, sentendo ogni singolo muscolo del corpo irrigidirsi.

Non poteva aver sentito quello che credeva di aver sentito! Incredibile come l’avesse desiderato ed ora che era accaduto, sperava non fosse mai successo......

“Tutto bene?” Il panico nella voce di Audial era frenetico “Se ti ho offeso chiedo scusa!” Disse distrutto.

Sara non riuscì a rispondergli. Cosa doveva dire? Cosa doveva fare? Si conoscevano da così poco! E se dopo qualche anno l’amore fosse cessato?

Sapeva che gli elfi da creature immortali che erano, provavano sentimenti nettamente più profondi che lei, una comune mortale, non avrebbe mai potuto neanche lontanamente comprendere!

“N-no, si, cioè.....devo andare!” Scappare fu l’unica cosa che riuscì a fare.

Sa Hanna sbatteva di faccia contro i problemi, lei era abituata ad evitarli con saggezza.

“Così come con Proximo Sara! Non saprai mai se sarebbe potuto nascere qualcosa!” La rimproverò la sua coscienza, o quel che ne rimaneva, distrutta dall’istinto.

Sara corse a perdifiato per le rovine della città.

Cosa doveva fare? Le aveva confidato qualcosa di meraviglioso, ma lo conosceva troppo poco. Non poteva accettare! 

Hanna e Thranduil ci avevano messo anni per dichiararsi! Vabbè che poteva benissimo dipendere dal loro carattere.......

Ma era pronta per una cosa del genere? Non si era mai impegnata con nessuno perché ciò che la maggior parte degli uomini cercavano era uno svago, non una relazione stabile.

E cosa più importante, nessun umano l’aveva mai corteggiata a causa della sua posizione! Infatti Proximo doveva essere proprio cotto da rischiare così apertamente....

Sara si sedette sulla branda della tenda mettendosi la testa fra le mani.

Si era sempre sentita attratta da Audial, ma non era certa di essere pronta per cominciare qualcosa di più serio!

 

*

 

Gandalf era furioso. 

Il ragazzo era scomparso appena avevano messo piede in città e ora aveva scoperto che la situazione era peggio di quanto si fosse aspettato.

“Accantonate i vostri irrisori rancori contro i nani. La guerra è in arrivo! Le fogne di Dol Guldur sono state svuotate!” Urlò agitando le mani per la frustrazione.

“La vostra rabbia è più che giustificata, ma è in arrivo qualcosa di molto più spaventoso!” Lo stregone tentò di calmarsi per far ragionare il Re.

“Quando arriverà me ne premunirò, ora ho altre priorità!” Rispose lui testardo.

“Lord Elrond mi ha informato! So quanto lei sia importante e del ruolo che svolgerà nella storia....” “Sono indifferente alle vostre teorie e complotti che ordite già ora. Mia figlia è importante per me e la proteggerò anche da voi che state decidendo del suo futuro persino quando la sua vita è in pericolo!” Sibilò Thranduil mal sopportando la presenza del mago. 

“Correte tutti un pericolo mortale!” Tuonò ancora Gandalf.

“Ma di che stai parlando?” Chiese Bard che saggiamente, non si era intromesso nella discussione.

L’elfo si alzò camminando lentamente nella tenda “Vedo che non sai nulla degli stregoni. Sono come i tuoni d’inverno con un vento tempestoso, rimbombano da distanza, ingigantendo l’allarme!” Versò del vino in un calice, offrendone un secondo all’umano, ignorando volutamente il mago “Ma talvolta, una tempesta è solo una tempesta!”.

“Non questa volta!” Si oppose lo stregone, ignorando l’intimidazione presente persino nei gesti del sovrano “Armate di orchi sono in movimento. Questi sono combattenti sono preparati alla guerra! Il nostro nemico ha raccolto tutta la sua forza!” Disse cercando di essere convincente.

“Perché mostra le sue carte ora?” Chiese Thranduil voltandosi per guardarlo contrariato.

“Perché lo abbiamo obbligato!” Rispose Gandalf prontamente “Quando la compagnia di Thorin Scudodiquercia è partita per reclamare la loro terra natia!” Disse rimproverandosi solo in quel momento, per aver appoggiato una simile impresa.

“I nani non sarebbero mai dovuti arrivare a Erebor. Azog, il profanatore, fu mandato a ucciderli!” Raccontò.

“Il suo padrone, vuole il controllo della montagna. Non solo per il tesoro all’interno, ma per dove è situata. Per la sua posizione strategica. Quella è la porta per reclamare le terre di Angamar, al nord, se quel regno malvagio dovesse risorgere.....Gran Burrone, Lorien, la contea, perfino Gondor stessa cadrebbero!” Li mise in guardia pregando affinché non si fingessero sordi davanti ai suoi avvertimenti.

“Queste armate di cui parli Mithrandir.....dove sono?!” Chiese il Re, ancora scettico.

 

*

 

Legolas e Tauriel si appostarono su di un’altura, sufficientemente nascosta, ma adatta per permettere loro di osservare l’area circostante.

Il silenzio teso venne interrotto dalla voce di Tauriel “Temevo avresti ceduto senza di me!” Disse con una nota delusa nella voce.

“Allora perché te ne sei andata?” Domandò Legolas cercando di contenere l’emozione nel tono, mantenendo una facciata di calma piatta.

“Volevo accertarmi di una cosa e questo mi ha portato ad offendere il sovrano!” Gli rispose lei.

“Che cosa? Sappiamo entrambi che sono ottime guerriere, solo non ancora alla nostra altezza!” Legolas la osservò, guardò quel viso che gli era tanto mancato.

“Contano esclusivamente sulla sua protezione. Questo rende il Re vulnerabile persino in battaglia!” Disse Tauriel muovendosi tesa sul posto.

“Stai insinuando...” Legolas non poteva, non voleva crederci “....che lo distrarranno appositamente?” Chiese sgranando gli occhi.

“Non ne ho idea. Spero di sbagliarmi!” Lo calmò lei senza guardarlo.

“Perché agire in maniera tanto avventata, facendoti guidare dall’orgoglio?” Esplose Legolas vedendo che lo teneva distante, quando poco tempo prima erano stati una cosa sola “Ora potresti essere al suo fianco per proteggerlo!”.

“Potrei dire la stessa cosa di te!” Gli rispose a tono lei.

Tra loro tornò un silenzio teso interrotto solo dagli ululati del vento.

“Dovevo trovarti!” Sussurrò Legolas più a sé stesso.

Tauriel girò appena la testa, curiosa “Non potevo permettere che il sovrano mi rinchiudesse impedendomi di proteggerlo!” Si giustificò sapendo bene che l’aveva già fatto soffrire e nessuna scusa avrebbe cancellato quella sofferenza.

“Dandolo na nin! E gohenatha!”(Torna indietro con me! Ti perdonerà!) le suggerì lui lanciandole uno sguardo comprensivo e pieno d’affetto.

“Ú-’ohenathon. Cí dadwenithon, ú-’ohenathon im!”(Io non perdonerò. Se ritornerò indietro, non mi perdonerò!) Tauriel tornò a guardare la roccaforte.

“Ho perso la sua fiducia. Se torno rischio che quelle viscide e avide umane sfruttino questo vantaggio!” Confidò sentendo la rabbia aumentare.

Rimasero nascosti per un po’, fino a quando l’elfa non decise che avevano aspettato abbastanza “Se vogliamo entrare, dobbiamo muoverci!” Disse.

Dei versi terrificanti precedettero l’apparizione di numerosi grandi pipistrelli che uscivano proprio da quella roccaforte che si pensava abbandonata da tempo.

“Stanno sciamando!” Osservò Tauriel cercando di controllare la propria paura.

“Quei pipistrelli sono allevati per un solo scopo!” Disse Legolas guardandoli con più calma.

“Per quale scopo?” Chiese Tauriel osservandolo spaventata.

“La guerra!” Le rispose lui nervoso.

Il suono di un corno avvenne in contemporanea con l’apertura di un grosso portone, da cui cominciarono a fuoriuscire legioni di orchi.

Bolg, davanti all’imponente esercito, diede un segnale, urlando nella disgustosa lingua nera.

Legolas sentì l’urgenza di muoversi diventare disperata “Dobbiamo avvertire gli altri!” Disse Tauriel seguendolo, cominciando a scendere.

“Forse è troppo tardi!” Si preoccupò lui “Andiamo!” La chiamò, più per abitudine dato che lei gli era venuta dietro appena si era mosso.

 

*

 

Hanna camminava nervosamente nella tenda reale.

La preoccupazione non faceva che aumentare, nonostante il sollievo provato nel vedere che sua figlia non era tra i feriti di pontelagolungo.

Il fruscio delle tende la fece voltare per notare Thranduil che era appena entrato.

Fu sufficiente uno sguardo, per vedere lo scudo di ghiaccio spesso e duro che rendeva il viso del sovrano impassibile e i suoi occhi freddi più dell’aria che li circondava.

Hanna gli corse incontro, sentendosi meglio quando lui la accolse in un caloroso abbraccio.

“Legolas non è tornato!” Sussurrò Thranduil accarezzandole dolcemente i capelli.

“Continuo ad essere convinta che sia andato a cercare Tauriel!” Rispose lei senza particolare interesse.

Non sapeva se i due avrebbero intercettato l’esercito di Bolg, ma al momento l’unica cosa di cui veramente le importava si trovava all’interno della montagna e tutto perdeva importanza di fronte ad essa.

“Tauriel ha sempre visto solo il peggio della tua specie!” Disse Thranduil “Avidi commercianti, falsi e ingannevoli. Per questo non ho reagito di fronte al suo odio nei tuoi confronti!” Le spiegò, aggiungendo alla fine “Ma ha superato il limite!”.

“Perché mi dici questo?” Chiese Hanna non volendo parlare di quel l’elfa che non stimava affatto. 

“Volevo che la comprendessi prima di appoggiarmi nella scelta di bandirla!” Rispose lui tranquillo.

“I suoi genitori sono stati uccisi dagli orchi. Diventa chiaro perché sia così motivata a combattere il male, perché sia diventata una macchina da guerra!” Raccontò ricordando quei giorni oscuri.

“Vuoi bandirla?” Domandò Hanna cercando di apparire sorpresa “Perché eri certo che ti avrei appoggiato?” Chiese lanciandogli uno sguardo sospettoso.

“Non sei ancora brava nel mascherare le emozioni e celare i tuoi pensieri!” Rispose lui riferendosi alla finta sorpresa, ma rispettando lo stesso la sua scelta di non dare ulteriori spiegazioni.

“Ti ho promesso di non nasconderti niente. E sapevo che mi avresti appoggiato dopo aver saputo che Bard ha incontrato nostra figlia a Pontelagolungo!” Le confidò Thranduil facendola congelare “Vuoi dire che....” “Si!” Confermò lui.

“È stata lei a salvarla?” Domandò incerta Hanna percependo una miriade di sentimenti stordirla.

“L’ha consegnata ai nani!” Ringhiò il sovrano facendo intendere alla ragazza che l’ultimo gesto aveva distrutto il perdono che senz’altro si sarebbe guadagnata nell’aver portato a riva la Principessa sana e salva.

Per questo comprese la scelta dell’esilio.

“Hai fatto bene a dirmi qualcosa di lei. Cercare di mettermi nei suoi panni dovrebbe evitare che la uccida con le mie mani la prossima volta che la vedrò......sempre sperando che sia fra qualche secolo!” Disse Hanna staccandosi leggermente per guardarlo negli occhi.

“È per lei che Legolas non è qui!” Sospirò lui affranto “Entrambi condividono la voglia di spensieratezza e l'impulsività. Credevo che mio figlio fosse maturato, ma devo riconoscere che il cuore può offuscare i pensieri!” Disse Thranduil alzando nuovamente i muri ma facendole cenno di andare con lui.

Hanna lo guardò uscire addolorata, nel percepire la sua sofferenza.

Per poi seguirlo, con la promessa di trovare un modo per far ragionare quell’irresponsabile del figliastro che faceva soffrire il padre cercando amore altrove, quando era lui a non cogliere quello di Thranduil che mai era venuto meno.

 

*

 

Bilbo sbirciò da dietro una colonna. Kili e Fili stavano chiacchierando con Aranel.

Era il loro turno e forse la sua occasione.

“È questa è un ascia nanica! Un arma molto usata dai nani!” Finì di dire Fili agitando l’arma con maestria.

“Quindi....siete tutti dei taglialegna!” Affermò Aranel con sicurezza, certa di aver capito la lezione.

“Che assurdità vai dicendo?! Questa è un ascia da guerra!” Disse Kili indignato.

“L’ascia si usa per tagliare gli alberi!” Puntualizzò la piccola con un cipiglio molto simile a quello del padre.

“La superbia degli elfi! A quanti pare è una dote innata!” Si lamentò Fili.

“Devi ammettere che è molto dolce!” Rise Kili.

“Vedrai quando tra qualche anno scoccherà delle frecce sul nostro didietro!” Gli ricordò il fratello, uccidendo l’allegria.

“Ragazzi....” i due nani si voltarono verso lo hobbit, mentre Aranel studiava con uno sguardo diffidente l’ascia che era grande quasi quanto lei “Ho delle notizie!” Annunciò il mezzuomo.

“Bilbo!” Lo accolse Kili, con un tono contento “Belle o brutte? Se sono le seconde evita di aggiornarci, grazie!” Gli disse.

“L’arkengemma è stata trovata!” Bilbo si sforzò di sembrare almeno sollevato nel dare una tale attesa notizia.

I due fratelli gioirono, abbracciandosi per condividere la felicità e senza indugi, corsero verso le scale, dove senz’altro, gli altri li stavano aspettando per il lieto evento.

“Un momento!” Si bloccò Fili frenando pure il fratello “Perché non vieni con noi?” Chiese sospettoso.

“Io....mi devo occupare di lei!” Rispose Bilbo, forse con troppa fretta “Già.....ricordate che me ne sono preso la responsabilità?” Tentò di salvarsi.

“Lo sai, voi hobbit siete tanto gentili quanto sinceri!” Fece notare Fili.

“Credi che ce la beviamo?” Chiese Kili incrociando le braccia al petto, offeso.

“Devo riportarla da suo padre!” Bilbo si chiese cosa l’avesse spinto a dire la verità, non il buonsenso, questo era certo!

“Vuoi suicidarti?” Domandò Kili sorpreso e inorridito.

“Proprio ora che siamo riusciti nell’impresa?” Chiese Fili che non poteva credere a ciò che sentiva.

“Voglio fare la cosa giusta!” Li interruppe lo hobbit.

Passò qualche minuto di silenzio, in cui i pensieri correvano veloci nelle menti dei tre amici.

“Va bene!” Decretò alla fine Kili, lanciando un’occhiata al fratello per vedere se aveva fatto la sua stessa scelta.

Fili lo guardò con uno sguardo di rimproverò quando non lo seguì, mentre si allontanava, non volendo mettersi contro lo zio.

“Qual’è il piano?” Chiese Kili non lasciandosi scoraggiare.

“Cosa?” Chiese Bilbo scioccato “Vuoi aiutarmi?” Domandò osservando preoccupato il punto in cui Fili era scomparso. Avrebbe dato l’allarme?

“Mio zio pensa che la giovinezza mi renda sciocco e impulsivo!” Disse Kili mostrandosi infastidito da una tale insinuazione “Dimostrerò che ha ragione!”.

Bilbo lo osservò stranito, aprendo e chiudendo la bocca più volte ripensando a quello che avrebbe potuto dire.

“Bilbo, so bene che con lei qui rischiamo di essere sterminati se il Re decidesse di portare un esercito!” Disse Fili con sincera preoccupazione “Cosa che ha fatto!” Si ricordò in un secondo momento “Ed anche se mio fratello è troppo orgoglioso per ammetterlo, nostro zio non è in sé e dato che lui non vuole agire, lo farò io!”.

“Non sai quanto significa per me.....” si commosse Bilbo.

“Non vorrai mica abbracciarmi?” Chiese Kili divertito ma con uno sguardo schifato “Sarebbe imbarazzante!”.

“No, io...uhm. C’è Bofur che darà un falso allarme sulla pietra permettendomi di dileguarmi!” Decise di svelare lo hobbit.

“Quella viscida canaglia! È meno stupido del previsto!” Disse Kili divertito.

“Bhe questo cambia a seconda del punto di vista!” Ragionò subito dopo.

“Scusate, mi dispiace interromperti, ma dovremmo......” Bilbo si interruppe guardandosi attorno, per accertarsi di non essere ne osservato o ascoltato “.....attuare un piano!” Disse agitando le mani nervoso.

“Sempre gentile e cordiale....” sussurrò Kili “...anche quando si tratta di inganno e tradimento!”.

 

*

 

Bard entrò nella tenda del Re cercando di mascherare il proprio nervosismo.

I numeri erano dalla loro parte, ma questo non cambiava il fatto che molti dei suoi era la prima volta che impugnavano una spada!

Si voltò di scatto percependo una presenza e si inchinò di fronte al sovrano non riuscendo a non sgranare gli occhi quando vide quelle due fanciulle di cui si parlava tanto.

Gli uomini di pontelagolungo non capivano come due umane si fossero ritrovate in un reame elfico. Soprattutto come avessero fatto ad entrarci e restarci.

Era inusuale.

Non avendo delle risposte se le erano inventate. Ad essere nate erano più le ipotesi fantasiose di quelle al limite della credibilità.

L’arciere comprese quanto fossero vicine al Re, potendo presenziare a un incontro del genere, essendo ubbidite dagli elfi e dalla ricchezza dei ricami presenti sugli abiti.

Eppure Bard notò, nei movimenti, nelle espressioni, tutto di loro diceva che non fossero nobili, e questo non faceva altro che aumentare le domande!

“Arciere, loro sono Hanna e Sara, due mie ospiti che ci affiancheranno sul campo di battaglia!” Le presentò il sovrano prima di sedersi sull’alto seggio.

“Mie signore, è un piacere fare la vostra conoscenza.....” tale gentilezza venne rovinata dall’entrata burrascosa di un individuo alquanto singolare.

“Cosa significa tutto questo?” Tuonò il mago “Da quando il mio consiglio conta così poco!? Cosa credi che io cerchi di fare?” Gandalf si scaldò ancora, agitando le braccia in aria.

Bard fu sollevato di notare che le ragazze erano sorprese quanto lui, invece il sovrano rimase calmo, sembrando divertito dallo sfogo.

“Credo che tu cerchi di salvare i tuoi amici nani!” Rispose l’antico Re “E io ammiro la tua lealtà verso di loro.....” il cordiale e poco accennato sorriso scomparve, sostituito da una gelida furia “...ma questo non mi dissuade dal mio percorso!” Disse l’elfo con un tono della voce decisamente più minaccioso.

“Tu hai dato inizio alla cosa Mithrandir...” disse il sovrano alzando lentamente dal suo imponente seggio “....mi perdonerai, se la finisco io!”.

“Gli arcieri sono in posizione?” Chiese dando le spalle al mago per rivolgersi ad una guardia.

“Si, mio signore!” Rispose l’elfo.

“Da l’ordine. Se qualcosa si muove su quella montagna, uccidetela!” Disse il Re perentorio, per poi sussurrare “I nani hanno esaurito il tempo!”.

 

*

 

Bilbo si fermò appena fu sufficientemente lontano dalla montagna da sentirsi il sicuro.

Sorrise nel vedere la Principessa inciampare più volte nella mantella decisamente troppo grande per lei. Aveva trovato alcuni accessori tra le macerie della montagna solitaria e con questo freddo, era meglio del non avere niente.

Lo Hobbit era già nervoso di suo, ma una strana sensazione lo portò a nascondersi.

Fortunatamente la prospettiva di rivedere i genitori aveva reso la bambina piuttosto mansueta, dopo un’iniziale esplosione di eccitante gioia.

Qualcuno si stava dirigendo verso di loro.

Non era molto furtivo e il rumore di un bastone che accompagnava i passi l’aveva fatto insospettire che potesse trattarsi del mago, ma affacciandosi da dietro il suo nascondiglio aveva scorto una figura decisamente troppo bassa per poter essere Gandalf.

Bilbo fece cenno alla piccola di restare ferma e in silenzio, anche se l’agitazione data dall’impazienza di rivedere i genitori, gli fece temere che non l’avrebbe ascoltato.

Pregò affinché, una volta tornato indietro, lei non si fosse mossa!

Sfoderò pungolo e avanzò silenziosamente solo come un hobbit era in grado di fare.

Si parò davanti allo sconosciuto puntandogli contro la piccola spada “Fermo” Gridarono in coro bloccandosi un momento per studiarsi a vicenda.

Era un uomo quello in cui si era imbattuto. Un giovane ragazzo che però non aveva l’aria di essere un sopravvissuto di Pontelagolungo...

“Vuoi ricamarmi un vestito con quell’affare?” Lo prese in giro lui.

“T-ti avverto, stai indietro o te ne pentirai!” Disse Bilbo cercando di fare la voce grossa.

“Cos’hai in mente Hobbit? Mi tirerai una pigna?” Continuò l’estraneo senza cambiare la posizione difensiva.

“Una pigna?” Chiese Bilbo non capendo. Temendo che lo sconosciuto volesse solo distrarlo.

“Non è il gioco comune che voi mezzuomini fate per passare il tempo?” A quanto pare l’umano conosceva quelli della sua specie.

“È tira la castagna e non è un passatempo!” Protestò Bilbo facendo un passo avanti “È tradizione!” Gli disse cercando con lo sguardo eventuali ulteriori intrusi che temeva potessero coglierlo alle spalle.

“Fammi passare hobbit!” Gli ordinò l’uomo. 

Bilbo l’avrebbe lasciato fare, ma c’era il serio pericolo che si imbattesse nella bambina, quindi non si spostò.

“Dove siete diretto, se posso chiedere?!” Chiese tentando di non farlo sembrare un ordine.

“Sempre gentili voi hobbit, poi quando uno meno se lo aspetta, lo colpite con una scopa!” Disse Kalos mimando il gesto con il bastone.

“Sei stato tra la mia gente?” Chiese Bilbo con nostalgia.

“E me ne sono pentito! Ora, non lo ripeterò una terza volta, fammi passare!” Disse il mago facendo un passo avanti deciso.

“D-dove...siete diretto?!” Persistette Bilbo.

“Non sono affari tuoi!” Gli rispose l’altro infastidito.

“C’è una guerra alle porte, mi perdonerete se non mi fido!” Lo attaccò ancora lo hobbit.

“Perdonato. Ora spostati!” Kalos fece un passo avanti, riuscendo a schivare il primo attacco di Bilbo.

Notò che il piccolo hobbit aveva coraggio, ma era troppo spaventato per fare degli attacchi decenti.

Uso il bastone per deviare la lama e parare i timidi colpi dell’avversario, fino a quando non riuscì a fargli perdere la presa dell’arma.

Kalos sorrise soddisfatto, puntando a farlo finire per terra con un colpo di bastone.

Ma al suo primo affondo Bilbo afferrò l’altra estremità cogliendolo di sorpresa.

“Che fai! Molla!” Protestò il giovane mago non capendo come l’altro riuscisse a restare saldo sulle gambe solo puntando i piedi se era alto la metà di lui.

“Non posso!” Sibilò Bilbo “Ho una missione da portare a termine!”.

Si mossero con strattoni decisi e il ragazzo non si accorse che lo Hobbit lo stava guidando presso il punto dove giaceva la sua spada.

“Che strano, potrei affermare lo stesso!” Disse Kalos gracchiando a causa dello sforzo.

Bilbo lasciò andare il bastone, ma proprio in quel momento Kalos diede un energica spinta, portandolo a colpire la faccia dello Hobbit che cadde in terra con un verso sorpreso.

“Lasto beth lammen....” (Ascolta la parola nella mia lingua....) cominciò a dire Kalos raccogliendo poco potere, non volendo realmente ferire quello strano Hobbit che sapeva essere un membro della compagnia di Thorin.

Ma il giovane doveva sbrigarsi, la notte avrebbe favorito maggiore copertura, permettendogli di prendere la Principessa ed evitare una guerra che si sarebbe scatenata nel momento meno opportuno in caso le parole di Gandalf si fossero rivelate vere.

Non potè prevedere il colpo di Bilbo con la spada, che chissà quando aveva recuperato, che mandò il suo bastone a colpire il terreno.

Uno spiraglio di magia fuoriuscì da esso e una piccola onda d’urto fece finire i due distesi per terra.

Kalos fu veloce a rialzarsi e evitò per un soffio, una grossa pietra, osservandone i dettagli mentre gli sfiorava il viso.

Il mago si ritrovò a schivare e deviare i sassi che Bilbo gli lanciava contro.

“Ma che....stiamo giocando per caso!” Disse indignato.

“C-cosa credi! Io non lancio le pietre per divertirmi!” Protestò lo Hobbit non sapendo come uscire da quella situazione.

“Ciao Kalos!” Aranel sbucò all’improvviso facendo trasalire entrambi.

Passato l’iniziale momento di sorpresa, Kalos si riprese abbastanza da chiedere “Aranel! Cosa ci fai qui?”.

“Stiamo andando da Ada! Bilbo lo vuole conoscere!” Rispose la Principessa saltando sul posto eccitata.

Kalos lanciò un’occhiata verso lo Hobbit vedendo quanto fosse diventato nervoso all’apparizione della bambina “Sei scappata di nuovo?” Domandò riportando la propria attenzione su di lei.

“No, un nano mi ha preso.....” Raccontò Aranel tremando al pensiero di Thorin “....e il mio amico mi sta aiutando a tornare a casa!” Disse ritrovando la felicità al solo pensiero della promessa di Bilbo.

“Presentarti con la.......bambina dagli elfi è una condanna a morte certa lo sai questo?” Domandò Kalos, correggendosi per un pelo.

Doveva restare all’erta. Non conosceva le reali intenzioni dello Hobbit. Solitamente quelli della sua specie erano pacifici, ma non poteva conoscere gli effetti dati dallo stare in compagnia dei nani.

“Tieni alla mia incolumità?” Domandò Bilbo allibito, abbassando finalmente la spada.

“Affatto! Non ti conosco, perché dovrebbe importarmi?!” Gli il ragazzo rispose ostile.

“Kalos!” “Si?” Rispose dolcemente alla Principessa.

“Fai una magia!” Disse Aranel agitando le braccia.

“Aranel, io non faccio magie quando me lo ordinano!” Kalos sentì l’orgoglio bruciare a quella richiesta.

“Per favore, fai una magia ......non te lo sto ordinando!” Specificò lei quando lui le lanciò un cipiglio infastidito. Kalos alzò gli occhi al cielo...

Tale e quale alla madre!

“Tu....” Bilbo sbiancò davanti ad una tale richiesta “...lo conosci?” Chiese ad Aranel stupito da tanta confidenza.

“La conosco da molto più tempo di te e sappi che se deciderai di addentrarti nel campo con lei, morirai prima di rendertene conto!” Rispose Kalos per lei.

“Non mi interessa cosa rischio!” Si puntò Bilbo “C’è troppo in gioco! Devo proporre un accordo! Uno scambio. Per i miei amici!” Disse ancora incerto se fidarsi.

“Allora ti conviene fare a modo mio!” Lo incalzò l’altro.

“Perché dovrei?” Chiese lo hobbit sempre più sospettoso.

“Oh sai, la morte spinge molti a scegliere in fretta!” Scherzò Kalos con soddisfazione.

“Non ho paura!” Disse sicuro Bilbo “E non è me che devi temere!” Gli rispose l’altro.

“Senti, tu entri e fai l’accordo, io ti raggiungo con lei! Se la porti con te, dubito che Re Thranduil ti ascolterà!” Kalos tentò di farlo ragionare.

“C-come faccio a sapere che non sparirai con lei?” Chiese lo hobbit alzando nuovamente pungolo.

“La conosco!” Rispose Kalos come se fosse un ovvietà.

“Non è abbastanza!” Protestò Bilbo.

“Sono un mago!” Tentò di nuovo Kalos chiedendosi solo dopo averla detta, come tale informazione potesse aiutarlo.

“E questo che.....conosci Gandalf?” Una nuova speranza nacque in Bilbo, forse non si trattava di un nemico!

“Sono venuto con lui, ma era troppo impegnato a litigare con il Re per fare caso a me!” Si vantò il ragazzo.

“Non so se posso fidarmi!” Confessò lo hobbit ancora incerto.

“Entriamo insieme, poi attenderò che tu abbia parlato con il Re. Tu non ti fidi, ma il tempo stringe e non esiterò a colpirti per riportarla dai suoi genitori!” Decise Kalos, stufo di quell’interminabile battibecco.

 

*

 

Gandalf raggiunse l’ammazadraghi nella speranza di poter convincere almeno lui.

“Tu arciere!” L’uomo si voltò “Sei d’accordo su questa cosa? L’oro è così importante per te! Lo compreresti con il sangue dei nani?” Gli chiese tentando di appellarsi al senso dell’onore.

“Non si arriverà a questo! È una battaglia che non possono vincere!” Gli ricordò Bard.

“Ma questo non li fermerà! Pensate che i nani si arrenderanno? No, combatteranno fino alla morte per difendere ciò che è loro!” Disse Bilbo sorprendendoli.

“Bilbo Baggins!” Lo accolse Gandalf contento. 

Lo Hobbit sorrise, gli era mancato il vecchio amico.

“Se non vado errato, costui è il mezz’uomo che ha rubato le chiavi delle mie segrete sotto il naso delle mie guardie!” La voce del Re fece sudare freddo il povero Bilbo.

“Si....mi dispiace!” Sussurrò muovendo gli occhi alla ricerca di Kalos, ma trovandosi nella tenda non avrebbe potuto scorgerlo....

“Sono venuto...a darvi questa!” Disse ricordandosi il proprio obbiettivo, mentre poggiava sul tavolo lo straccio che celava un prezioso tesoro.

“Il cuore della montagna!” Sussurrò il sovrano alzandosi lentamente dal proprio seggio “Il gioiello del Re!”.

“E vale il riscatto di un Re!” Anche Bard era ammaliato dallo splendore della pietra “Come mai è tuo diritto donarlo?” Chiese rivolto allo sconosciuto.

Entrambi lo fissarono, ma Bilbo sentì la tensione allentarsi quando rispose con sincerità “È la mia quattordicesima parte del tesoro!”.

Gandalf fece una smorfia compiaciuta. Silenziosamente orgoglioso di quanto fosse cambiato lo hobbit.

“Perché questo gesto? Non ci devi alcuna lealtà!” Chiese Bard sospettoso.

“Non lo so facendo per voi!” Disse Bilbo interrompendo l’uomo “So che i nani possono essere ostinati e capoccioni e...difficili....Sono sospettosi e riservati, hanno le maniere peggiori che si possono immaginare, ma sono anche coraggiosi e gentili.....e leali fin troppo!” Disse Bilbo pregando che l’ira di Thorin non li travolgesse, una volta scoperto cos’aveva fatto.

Gandalf sorrise, percependo il conflitto di Bilbo, dispiaciuto di non poter fare niente per aiutarlo.

“Mi sono affezionato a loro e vorrei salvarli se posso!” Confessò Bilbo nella speranza che questo fosse sufficiente a convincere i due signori.

“Thorin tiene a questa pietra più che ogni altra! In cambio della sua restituzione io credo che vi darà quello che vi spetta! Non ci sarà alcun bisogno di guerra!” Disse Bilbo innervosendosi ad ogni momento che passava senza che l’umano facesse la sua entrata.

Gandalf osservò i due signori, sapendo che per uno, questo pagamento non sarebbe stato abbastanza.

Bard guardò il signore elfico, non sapendo se accettare o no una tale offerta.

Ma prima che qualcuno potesse parlare, una voce ruppe quel silenzio scomodo.

“Ada!” Aranel corse verso il padre, aggrappandosi alla ricca veste mentre calde lacrime le bagnavano le guance.

 

Ok, è uscito un’altro papiro infinito.

Come tutti sapete Smaug è stato ucciso e, stranamente, per quanto assurdo possa essere.....Aranel si è salvata grazie all’aiuto di Tauriel!

Come se non bastasse, Azog ha scoperto della Principessa!

E Kalos non è scomparso né è finito divorato da un ragno. Che ci crediate o no, questo giovane mago giocherà un ruolo fondamentale in ciò che sta per accadere!

Bilbo finalmente decide di fare qualcosa invece di guardare tutto passivamente....

Il primo incontro tra uomini ed elfi non procede come previsto.

Legolas è andato dietro a Tauriel......si, è un classico!

Sara riceve una rivelazione bomba! Come reagirà?! 

Gandalf arriva con un pessimo tempismo, senza essere in grado di farsi ascoltare....

Bard incontra le due misteriose giovani, Kalos e Bilbo si incontrano per la prima volta e Aranel torna da suo padre.

Insomma, si sono succeduti numerosi eventi inaspettati e improvvisi, saranno pronti per la guerra?!

Commenti, osservazioni, suggerimenti e critiche sono attese e benvenute!

A presto,

X-98

   
 
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