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Autore: pokas    11/07/2021    6 recensioni
Una storia di amicizia, di amore, di dolci sogni e di crudeli realtà. Due destini pronti ad incrociarsi per raggiungere le stelle. Una ragazza cocciuta e un maialino ribelle, chissà quanto in alto arriveranno con un pizzico di fortuna.
Dal testo
"io andrò lassù, sarò il primo maialino a mettere zampa su quella grossa forma di formaggio"
"costruiremo una casetta sulla Luna e acchiapperemo le stelle come lucciole"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia inizia in una piccola fattoria ad est di una grande città. Il nostro protagonista è Lazy, un tenero maialino nero con due chiazze chiare sulla schiena, due occhietti vispi e un nasino schiacciato che si muove sgraziatamente. Lazy prese il nome da una sua abitudine peculiare, a differenza dei suoi simili, il maialino preferiva restarsene con le zampe all'aria a fissare il cielo. "Come sono belle quelle luci lassù, se solo potessi toccarle" si ripeteva ogni sera mentre guardava oltre le nuvole. 
Essendo lontani dalla città, le stelle erano l'intrattenimento più bello che Lazy e Rebecca, figlia del fattore, si potevano permettere. Rebecca, la nostra seconda protagonista, è una ragazza vivace e cocciuta, o più che altro lo era, ora è una donna vivace e cocciuta. Nonostante sembrassero diversi, la ragazza e il maialino erano legati dalla medesima passione: il cielo notturno. Spesso Rebecca scappava dalla camera per rifugiarsi tra gli alberi ed ammirare le stelle, non importa che stagione fosse, se le stelle erano visibili, Rebecca era con lo sguardo fisso a guardarle.
 
Chiunque avesse incontrato Rebecca, in quel periodo, si sarebbe reso conto di quanto fosse ignorante; non per sua scelta, lei avrebbe volentieri frequentato la scuola, ma non volendo pesare sulle spalle del padre si limitava a sfoggiare le sue conoscenze astronomiche, in quello nessuno l'avrebbe battuta.
In una situazione di simile disagio viveva anche Lazy, forse se la cavava anche peggio perché non era forte come la ragazza, era il più piccolo della sua cucciolata e una volta scomparsa la madre, Lazy si isolò dal gruppo. Preferiva starsene in disparte, mangiare i germogli d'erba o le mele che Rebecca gli portava, non impazziva per il fango né tanto meno per il cibo che gli altri mangiavano.
"Non preoccuparti Lazy, ti porterò sempre una mela, non patirai la fame" diceva sempre Rebecca mentre si sedeva nel recinto accanto a lui, Lazy la fissava con i suoi occhioni e senza emettere un solo suono le saliva sulle gambe per prendersi le coccole.
Il maialino sapeva di non poter parlare con la ragazza, se ne era accorto presto, ma non gli importava, le dolci carezze di Rebecca lo facevano sentire bene. Il suo sorriso lo rassicurava quindi per lui andava bene tutto, finchè fosse stato con la sua amica, Lazy avrebbe affrontato ogni ostacolo, a partire da quei brutti musi dei suoi fratelli.

"Hey scricciolo, perchè non ti fai un bel bagno?" gli dicevano tuffandosi nel fango per sporcarlo, Lazy ogni volta rimaneva immobile, bagnato con la codina bassa.
"Siete solo invidiosi perché non potete essere come me!" esplose un giorno
"Come te? Un piccolo maialino che non fa altro che starsene immobile? Non diventerai mai grande come Jerry che ha vinto tanti concorsi" gli rispose il fratello maggiore
"Io andrò lassù, sarò il primo maialino a mettere zampa su quella grossa forma di formaggio" diceva indicando col muso la Luna.
Tutti scoppiarono a ridere, ridevano di gusto dell'ingenuità del maialino, dei suoi sogni. Tutti tranne Rebecca che invece gli raccontava ogni sera storie sulla Luna e sulle stelle, per farlo addormentare.
 
Il punto di svolta, per entrambi i sognatori, arrivò quando un ragazzo, un amico di Rebecca, fece una foto a Lazzy e la mostrò al padre. Il padre di Tom era un giornalista locale, gli piacevano le storie simpatiche e il racconto di Lazzy lo colpì subito.
"Dobbiamo assolutamente scriverci un articolo Tom… Ti va di aiutare il tuo vecchio?- gli propose la sera stessa in cui il ragazzo gli mostrò i primi scatti
"Certo papà, tutto ciò che ti può servire" rispose il figlio.
Per Tom era l'occasione giusta per frequentare la fattoria di Rebecca e giocare con lei, doveva fare giusto qualche scatto al maialino e poi si godeva le giornate calde con l'amica. Era talmente preso da lei e da Lazy che, per imitare il padre, si mise ad intervistare la ragazza e il maialino; si divertivano tanto.
 
Quando a fine estate il padre di Tom trovò gli appunti del figlio non potè non notare il talento del ragazzo, riorganizzò i discorsi e ne fece un articolo firmandolo con il nome di Tom. Quando vide quell'articolo gli si illuminò il volto, una parte di lui sentiva che quella era la strada giusta per seguire le orme del padre.
A scuola divenne popolare e con l'uso dei social non ci volle molto a fare di Lazy un fenomeno mediatico, la sua anima tranquilla e sognatrice, conquistò il pubblico che iniziò a farci meme, video carini, fino a creare una petizione per far volare il piccolo Lazy.
 
Nessuno ci avrebbe creduto, ma un po' per scherzo, un po' per seguire la massa, le firme arrivarono in tante, tanto da attirare l'attenzione di un piccolo gruppo di ingegneri che lavoravano anche per la NASA.
"Avete visto che popolarità? E pensare che è solo un maialino" diceva uno di loro guardando un video, la sua risata rispecchiava la sua grassoccia forma fisica
"Ci sono tante cose strane che le persone trovano fantastiche… ma ho un'idea" il volto dell'uomo si illuminò, ancora di più della sua pelle già pallida
"Spara"
"Abbiamo bisogno di una cavia per la nuova capsula sperimentale, perché non usare questo maialino? Immaginate quanta visibilità per il nuovo progetto, se siamo fortunati anche dei soldi da investire in nuovi componenti"
"Non è una brutta idea, vediamo che ne pensa il capo" rispose un ingegnere biondo, alto un metro e ottanta circa mentre si aggiustava i suoi spessi occhiali sul naso.
 
Così per caso o per destino il progetto venne approvato, una squadra andò alla fattoria a ritirare il maialino.
Il padre di Rebecca non disse mezza parola in contrario, i soldi che gli avevano dato erano più di quelli che avrebbe guadagnato mandando quel piccolo maialino al macello, ma non credeva di dover salutare, anche se per breve tempo, pure la figlia.
Rebecca era l'unica figura di riferimento di Lazy, il piccolo non si sarebbe mai mosso senza la ragazza, non gli piacevano quegli uomini che gli si avvicinavano con la gabbia in mano e i guanti bianchi, somigliavano tanto a quel medico che aveva portato via la sua mamma.
Lazy si agitò come non mai, scalciava, urlava, correva via, nessuno avrebbe pensato che quel animaletto così forte e veloce potesse chiamarsi Lazy.

 
Rebecca fermò la sua fuga, si accovacciò vicino a lui e accarezzandogli il muso setoso iniziò a parlargli "Lazy, loro sono qui per portarti lassù, dove tanto vorremmo vivere noi, sulla Luna. Vieni con me, non ti succederà nulla di male, fidati di me" gli sorrise e il piccolo si calmò. Non ci fu nemmeno bisogno di metterlo in gabbia, Lazy si mise sulle gambe di Rebecca e si addormentò.
"Non si preoccupi signor Smith, sua figlia è in ottime mani, terminato l'evento la riporteremo da lei. Sicuro di non voler venire?" chiese l'autista
"Se non rimango qui, chi penserà al mio bestiame? Non posso, qui è il mio posto… Spero solo di non restarci da solo dopo tutto questo. So che ti entusiasma questa avventura Rebecca, ma io ho bisogno di te… questa è anche casa tua, lo sai" le disse il padre, Rebecca si limitò a dargli un bacio in fronte, non sapeva cosa dirgli, forse sapeva che finita la missione di Lazy, nulla sarebbe stato lo stesso.
 
Il viaggio fu lungo, ma per fortuna nessuno dei due soffriva l'auto, arrivarono sani e salvi a destinazione. La sede che ospitava l'evento era decorata e carica di energia positiva, le poche persone che si vedevano in giro sbirciavano tra le braccia di Rebecca per fare un cenno a Lazy, era davvero amato da tutti.
 
I due vennero accompagnati in un tour guidato della sede. Rebecca non si fece perdere l'occasione di prendere appunti, per quanto fosse capace di scrivere correttamente e si mise in mostra per le sue conoscenze, per degli esperti modeste, ma per una ragazza come lei era sorprendente. Rebecca aveva appreso dall'osservazione le leggi che guidavano alcuni fenomeni, senza saperlo aveva conoscenze di fisica e in alcuni casi si dimostrava rapida nella logica, era davvero un talento nascosto. Il suo entusiasmo non passò inosservato e se solo sapeste dov'è arrivata ora, ne sareste sorpresi.
 
L'evento durò un paio di giorni, uno di apertura e introduzione, una lunga presentazione del progetto, qualche sponsor qua e là e la possibilità di coccolare Lazy prima che partisse per lo spazio. Le persone accorse da ogni dove, solo per lui.
Lazy a volte si sentiva perso tra tutte quelle attenzioni, alcune morbose, alcune dolci, a volte aveva paura che qualcuno lo stesse accarezzando per pregustare con il tatto e la vista la sua carne.
Le persone erano davvero insensibili, gli facevano foto, gli davano abbracci che lo facevano sentire a disagio, ma nonostante tutto, Lazy sapeva di poter contare su Rebecca, lei gli sorrideva da lontano e lui si tranquillizzava.
 
Terminate presentazione e tutto il resto giunse il momento di partire per Lazy, Rebecca venne chiamata da parte dal capo del progetto
"Come ti senti? Pronta a dirgli addio?" chiese
"Come addio? Non è un esperimento sicuro?" chiese sconvolta
"È un esperimento signorina Smith, potrebbero esserci dei problemi, è una struttura sperimentale…"
"Tra quanto parte?"
"30 minuti"
"Va bene…".
 
Rebecca si avvicinò al maialino che per l'occasione indossava una piccola tuta da astronauta "andrà tutto bene, lo sai vero?" disse, Lazy si avvicinò contento a lei, muovendo il sederino felice, se solo Rebecca gli avesse potuto spiegare quanto era rischiosa la sua missione, Lazy non sarebbe mai salito sulla navicella sperimentale. Lazy la fissava negli occhi, cercando di confortarla.
"Non preoccuparti, è tutto ciò che posso desiderare, io andrò per primo e poi verrai anche tu. Costruiremo una casetta con il formaggio sulla Luna e acchiapperemo le stelle come lucciole" voleva dirle Lazy, ma i limiti tra di loro non gli permettevano di fare altro che qualche suono col naso. Rebecca lo strinse a sé e lo lasciò andare cercando di sostenere il sorriso rassicurante che si era costruita in volto.
 
Lazy salì sul piccolo ponte di acciaio che portava alla navicella, per lui le urla, gli sguardi di quel morboso pubblico non esistevano, fissava Rebecca, lei sorrideva, cercava di farlo il più a lungo possibile, Lazy salì e dietro di lui si chiuse la porta automatica.
 
Dieci… Nove… Otto… Sette… Sei… Cinque… Quattro… Tre… Due… Uno…
   
 
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