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Autore: LadyPalma    14/07/2021    3 recensioni
"I libri non raccontano di come il Barone avesse avuto l’occasione di lasciare l’Inghilterra già qualche anno prima della tragedia. A differenza di Corinna, che aveva ordinato e implorato, Salazar gli aveva semplicemente esposto la sua teoria – una separazione totale dagli impuri, la magia studiata ed esercitata in tutte le sue potenzialità più recondite, un mondo fatto dai migliori per i migliori – e aveva sollevato i palmi in alto come a dire: Venite al lato oscuro, amico mio, quello dove non esistono debolezze, né compromessi, né nessun limite, mai più. Gli aveva soltanto mostrato la via, indicato la porta aperta, limitandosi a invitarlo.
E Walfred a quella porta ci si era affacciato bevendo avidamente ogni parola, restando in bilico sulla soglia per svariati minuti di silenzio, ma poi era indietreggiato e aveva scosso la testa con una risposta ovvia per entrambi, anche se mai pronunciata. Devo restare per Lady Helena."
// Storia incentrata sul Barone Sanguinario e la sua discesa verso il male e l'omicidio.
[Questa storia partecipa al contest Come to the dark side? Ehm… indetto da Severa Crouch sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Barone Sanguinario, Helena Corvonero, Salazar Serpeverde
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Questa storia partecipa al contest Come to the dark side? Ehm… indetto da Severa Crouch sul forum di EFP.





Indietro e avanti
 
 


 
 
I libri non raccontano di come il Barone avesse avuto l’occasione di lasciare l’Inghilterra già qualche anno prima della tragedia. A differenza di Corinna, che aveva ordinato e implorato, Salazar gli aveva semplicemente esposto la sua teoria – una separazione totale dagli impuri, la magia studiata ed esercitata in tutte le sue potenzialità più recondite, un mondo fatto dai migliori per i migliori – e aveva sollevato i palmi in alto come a dire: Venite al lato oscuro, amico mio, quello dove non esistono debolezze, né compromessi, né nessun limite, mai più. Gli aveva soltanto mostrato la via, indicato la porta aperta, limitandosi a invitarlo.
E Walfred a quella porta ci si era affacciato bevendo avidamente ogni parola, restando in bilico sulla soglia per svariati minuti di silenzio, ma poi era indietreggiato e aveva scosso la testa con una risposta ovvia per entrambi, anche se mai pronunciata. Devo restare per Lady Helena.
Salazar era sembrato deluso ma non aveva commentato. Lo salutò, invece, porgendogli un pugnale dalla parte del manico – foderato d’argento e intarsiato di smeraldi, simbolo della forza a cui stava rinunciando.
“Un’arma Babbana?”
Il Fondatore aveva emesso una risata sprezzante. “Non un’arma, Walfred, pensatelo come un ricordo”.
 
Avrebbe dovuto capirlo lì, vedendo la figura del maestro sparire senza più fare ritorno.
È quello il fascino segreto del male: che da quella strada non si torna indietro. Mai.
 

 
 
 

Lunghi giorni spesi a cercarla per l’intera Albania, ore frenetiche a inseguirla in quel bosco senza fine. Fermatevi, Helena, voglio solo parlare, ma il Barone digrignava i denti mentre correva con la bacchetta stretta in pugno. Lasciatemi stare, urlava la Dama con le mani strette sull’orlo dell’ambito per non inciampare nei sassi e nelle sterpaglie. Eppure si voltò a guardarlo per calcolare le distanze e la conseguente caduta decretò il suo errore fatale, il capolinea della fuga.
“Tornate a casa, da vostra madre… e da me”.
Torreggiava su di lei, stesa a terra e ormai alla sua mercé. Con quelle ossa fragili da donna e i lunghi capelli scompigliati come unica esile barriera, sarebbe stato così semplice afferrarla e piegarla al suo volere, così semplice ucciderla. Fu lì che lo pensò la prima volta? La verità è che per anni le voci di Corinna e di Godric e di Tosca avevano sovrastato il silenzio della grande assenza, ma il sibilo sottile di Salazar non aveva mai cessato di ronzargli nelle orecchie.
Gli occhi di lei continuavano a fissarlo con sfida. Sarebbe stato facile ucciderla, certo, ma fu quello sguardo infine a trasformare la possibilità in un dovere. Battagliera, indomita, intelligente: per questo l’aveva amata fino a quel momento, per questo adesso si scopriva a provare per lei un puro odio feroce.
“Non verrete insieme a me?” domandò con una voce all’improvviso scheggiata. Dalla disperazione del rifiuto, dal vuoto della perdita e, soprattutto, dalla debolezza a cui lei lo stava relegando.
“I Corvi non sono fatti per stare in gabbia” ribatté lei, con voce ferma e con quegli occhi ancora dardeggianti.
Walfred rimase immobile. In un fugace secondo, avvertì l’orgoglio lacerarsi, il cuore spezzarsi, il sangue ribollirgli nelle vene e, più di tutto, il gelo di una lama sfiorarlo sotto il mantello. In una lucida follia, si ritrovò a estrarre il pugnale – arma e non soltanto ricordo  – e puntarlo contro di lei. I Corvi sono fatti per volare, se riescono a librarsi abbastanza in fretta, ma le Serpi per strisciare, per avvelenare, per stringere in una morsa a spirale e non lasciare andare più. Le Serpi sono fatte per passare al lato oscuro, in fondo: era inciso nella natura del suo maestro, dei suoi seguaci, della sua.
Scintille di paura brillarono finalmente degli occhi di Helena. “Walfred…”
“Tornerete con me, adesso”.
“Non lo farò mai, non capite?”
La dama puntò i palmi sul terreno, tentando di rialzarsi, ma non ne ebbe il tempo.
Agitare e colpire: questo era stato il primo insegnamento ricevuto a Hogwarts insieme alla bacchetta; tuttavia, c’era infinitamente più soddisfazione a colpire con un pugnale, ché il male in fondo era più universale della magia e il suo fascino sapeva vibrare in un movimento secco molto più che in un Avada Kedavra. La colpì una, due, tre, quattro volte – fino a farla implorare, fino a farle mutare idea, fino a farle riconoscere di essere debole in confronto a lui, fino a… Maa Helena non fece nessuna di queste cose, smise di respirare e basta.
Il Barone si accasciò  in ginocchio, col sangue rosso della donna che colava sul blu del diadema e sul verde del pugnale, e solo allora pianse. Ché non si può più dominare qualcuno che è morto, ché tutta la forza del mondo era all’improvviso priva di senso senza Helena.
Non poteva tornare indietro da lì, dal male assoluto non si torna indietro più. Non gli rimase altro da fare: afferrò il pugnale grondante di sangue e agitò e colpì un’ultima volta.
 
 

⚔ ⚔ ⚔
 
 

I libri racconteranno ancora e ancora di come il Barone continuerà a vagare eternamente nei corridoi di Hogwarts coperto di sangue argenteo. Non ci sarà via d’uscita da quella prigione, né per lui né per Helena, ché i Corvi non volano e i Serpenti non strisciano se diventano fantasmi.
Migliaia di incalcolabili anni a scuotere catene, a urlare il proprio dolore, ad ammantarsi della malvagità che si è guadagnato. Ma a piangere no, mai: troppo tardi per piangere sul sangue versato. Fino a che un giorno il più malvagio di tutti verrà a morire nel castello, e allora Helena gli andrà incontro dopo mille anni e tornerà a guardarlo dritto in faccia con quei suoi occhi nuovamente fieri e sprezzanti, e allora Pix oserà urlargli in faccia cheVold è mort per poi fluttuare via senza paura.
 
Finalmente il Barone lo capirà, che il male non ha più nessun fascino sacro quando cade.
È quello l’aspetto più tragico del lato oscuro di cui nessuno parla: che percorrendo quella strada non si va avanti. Mai.
 
 
 





 
NDA: Scrivere sul Barone era l’ultima cosa che mi ero aspettata di fare per questo contest, ma l’ispirazione si segue in qualsiasi direzione. Spiegare alcuni headcanon inseriti è doveroso:
  • Il Barone è dello stesso periodo dei Fondatori, dunque trovo plausibile che, anche in virtù della sua posizione sociale, potesse essere amico di Salazar. Allo stesso modo, trovo plausibile che Salazar prima di andarsene abbia cercato di raccogliere più seguaci possibili. Considerato l’amore del Barone per Helena e il fatto che Corinna lo manda a chiamare, ho deciso in questa storia che lui non segue Salazar, non unendosi dunque alla sua causa.
  • Il pugnale. Del pugnale non sappiamo nulla; è quantomeno curioso però che nei libri l’omicidio sia così Babbano, è una cosa che mi ha sempre dato da riflettere. Ho ragionato molto sulla modalità dell’assassinio in rapporto con la magia e per questo ho scelto che a regalarglielo fosse Salazar – di modo da “elevare il pugnale” da semplice arma Babbana. Questo non toglie però niente all’atto che resta Babbano: punto massimo di ira e collera, simbolo di un male che è universale perché oltre Babbani e magia. Insomma, il Barone avrebbe potuto uccidere Helena con la bacchetta ma non lo fa, perché non sarebbe stata la stessa cosa.
  • Rispetto al canon, ho modificato il numero di pugnalate, come forse vi siete accorti. Questo per enfatizzare la modalità: lasciando qui i miei due centesimi di criminologia, sottolineo che quando un uomo uccide con un pugnale il significato simbolico è quello della violenza sessuale, come quindi momento estremo di appropriazione della vittima.
Spero che la lettura vi sia piaciuta. Ora fluttuo via come un fantasma, alla prossima!
   
 
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