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Autore: Lamy_    16/07/2021    0 recensioni
In un mondo devastato dai Vaganti, dal virus e anche dagli umani superstiti, si è accesa una luce di speranza: esiste una cura.
Astrid e Daryl si recano ad Atlanta per verificare gli indizi disseminati da una fonte sconosciuta in un misterioso diario.
La città, però, è un covo di morti viventi e di persone vendicative.
Durante i sopralluoghi vengono a galla informazioni cruciali: chi è Frankenstein? Chi ha scritto il diario? Dov’è il resto della formula per produrre la cura?
A complicare la situazione è il ritorno di Logan e Iris, questo causa forti tensioni nel gruppo.
E mentre i sopravvissuti combattono una guerra all’ultimo sangue, Astrid dovrà cercare di capire i sentimenti che prova per Daryl e dovrà fare i conti con gli oscuri segreti della sua famiglia perché chiunque può tradire chiunque.
E come scrisse Vegezio: “Securum iter agitur quod agendum hostes minime suspicantur”
(trad. “La via più sicura da percorrere è quella che i nemici non sospettano nemmeno che la percorrerai”)
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. NULLA E’ PERDUTO

Astrid si svegliò che era ancora buio. Dovevano essere all’incirca le cinque del mattino. Voleva fare una doccia veloce prima che gli altri si svegliassero. Carol accanto a lei dormiva ancora beata, per sua fortuna riusciva ad adattarsi a qualsiasi situazione. Anche Negan russava bellamente con la faccia affondata nel cuscino. Le scappò un sorriso quando vide che Daryl dormiva a pancia in giù con il gilet ancora addosso. Era calmo e tenero, due qualità che l’arciere da sveglio nascondeva sempre. Era bello vedere che ogni tanto anche il rigido Daryl Dixon si prendeva una pausa. A passo felpato raggiunse il bagno, chiuse la porta e si spogliò in fretta. L’acqua era fredda ma era pur sempre piacevole. Non aveva bagnoschiuma e shampoo a disposizione, quindi pulì lo sporco e il sudore sfregandosi la pelle con forza.
“Astrid?”
Astrid rischiò di scivolare in doccia per lo spavento. Interruppe l’erogazione dell’acqua e si avvolse in uno striminzito asciugamano che aveva portato da Alexandria. Strizzò i capelli prima di affacciarsi fuori.
“Ciao, Daryl. Scusami se ti ho svegliato.”
Daryl con lo sguardo seguì una goccia d’acqua che dai capelli le scivolava sulla spalla e lungo il braccio. Deglutì e abbassò gli occhi sul pavimento.
“Credevo fosse successo qualcosa. E non mi hai svegliato, ero sveglio da un pezzo.”
“Volevo lavarmi prima di lasciare l’hotel.”
Astrid sarebbe voluta sprofondare per la vergogna. Era lì davanti a Daryl mezza nuda che grondava acqua come un pulcino bagnato.
“Ti lascio continuare.” Disse Daryl.
Astrid si vestì alla velocità della luce, si lavò i denti e si asciugò i capelli meglio che poté grazie ad un phon trovato nel bagno dell’hotel. Quando venti minuti tornò in camera, tutti erano svegli e Carol stava preparando il caffè.
“Caffè solubile, una schifezza.” Esordì Carol.
“Mi mancano da morire le pasticcerie.” Disse Astrid.
Daryl intanto stava controllando le punte delle frecce. Con la coda dell’occhio vide Astrid che versava il caffè mentre ridacchiava con Carol.
“Sembri uno stalker.” Disse Negan.
“Vai al diavolo.” Replicò Daryl.
Quando l’arciere guardò verso la cucina, Astrid lo stava guardando e gli sorrise. Era fottuto. Se un solo sorriso bastava a fargli venire i brividi allora la situazione stava precipitando.
“Fatti avanti con lei prima che lo faccia qualcun altro.” Disse Negan.
“Qualcuno chi? Tu?”
“Forse sì, forse no. Una come Astrid devi tenertela stretta.”
Daryl incenerì Negan con lo sguardo. Passava tutto il tempo a flirtare con Astrid ma non pensava che fosse davvero interessato a lei.
“Daryl, il caffè è pronto.” Lo richiamò Carol.
Astrid gli passò il bicchiere e gli regalò l’ennesimo sorriso radioso.
“Buongiorno di nuovo.”
“Buongiorno a te.”
Daryl sorrise mentre sorseggiava quell’acqua che sapeva di caffè poco e niente.
 
“Questa è la mappa di Atlanta. Noi siamo… qui!” disse Astrid.
Daryl srotolò la cartina sul cofano della macchina e si chinò per guardare il punto indicato dalla donna.
“L’unico modo per arrivare al Centro è attraverso la periferia. Il centro della città è completamente distrutto.”
“E chi ci dice che la periferia sia agibile?” chiese Negan.
“Nessuno. Dobbiamo comunque tentare, a meno che tu non abbia idee intelligenti.”
“E se attraversassimo il ponte?” propose Astrid.
“Il ponte è distrutto. Lo so perché io e Daryl siamo caduti da lassù.” Disse Carol.
“Attraversare la città è pericoloso. Incontreremmo troppi vaganti.” Proseguì Daryl.
“Vada per la periferia.” Si rassegnò Negan.
Daryl annuì e ripiegò la cartina, poi la infilò nello zaino di Astrid e la aiutò a metterselo in spalla.
“Andremo tutti al Centro Controllo delle Malattie e da lì ci separeremo per controllare i primi due depositi. Remy vi ha dato la copia della mappa?”
“Sì.” Confermò Astrid.
“Allora siamo pronti.”
 
“Come hai convinto il tuo fidanzato a lasciarmi venire con te?” chiese Negan.
Astrid chiuse lo sportello e accese il motore, ingranò la seconda e si avviò tenendo la mappa sulle gambe.
“Daryl non è il mio fidanzato. E poi non sta a lui decidere con chi devo stare. Sono in grado di fare le mie scelte.”
“Ma lui ti piace e non vuoi deluderlo.” Disse Negan.
“Non fare lo psicologo, Negan. Con me non funziona. Ora taci e fammi concentrare.”
Negan appoggiò la testa contro il finestrino e si appisolò. Astrid fu lieta di poter guidare senza le chiacchiere infinite del suo terribile compagno di viaggio. La moto di Daryl a un certo punto l’aveva superata per dirigersi dalla parte opposta, e per un breve istante Carol l’aveva salutata e Astrid aveva fatto un cenno della testa. Da lì tutto era filato liscio, a parte auto accartocciate e cadaveri spalmati sull’asfalto.
“Negan, muoviti. Siamo arrivati.”
Negan si trascinò fuori dall’auto con gli occhi ancora assonnati. Era stanco e affamato, però non osò lagnarsi visto che Astrid era attiva e pimpante.
“Questo è il deposito? Tutto qui?”
Il deposito in questione era un piccolo edificio con i mattoncini a vista, un cancello blindato e finestre sbarrate. Quanto ne restava erano vetri rotti, catenaccio divelto e mattoni crollati.
“Dista quindici minuti dal Centro ed è proprio dove indica la mappa. E’ questo il posto.”
“Troveremo la cura sotto l’albero di natale?”
“Se devi parlare per sputare veleno, meglio che stai zitto.” Disse Astrid, stizzita.
“Sei nervosa?”
“Certo che sono nervosa! Potremmo scoprire la cura tra pochi minuti.”
Negan fece spallucce, era scettico in merito alla cura. Riteneva che fosse uno scherzo, che quel diario fosse stato scritto da qualche folle prima che il virus lo consumasse del tutto.
“Non ci resta che entrare. Prima le signore, prego.”
“La galanteria funziona solo in caso di vaganti, eh.” Lo riprese Astrid.
L’interno era illuminato solo dalla luce solare che penetrava dalle finestre rotte e dalle porte distrutte. Ogni area era ricoperta da calcinacci, lampade e mobili spaccati. La segretaria, quella che un tempo lo era stata, si trovava schiacciata sotto la scrivania. Alcuni dipendenti del laboratorio erano disseminati lungo il corridoio principale. Il tanfo dei cadaveri era rivoltante.
“Almeno nessuno ci interromperà.” Disse Negan.
Astrid roteò con gli occhi per l’esasperazione, anche se doveva ammettere che l’attitudine di Negan poteva essere d’aiuto.
“Cerchiamo documenti, fiale, qualsiasi cosa che possa darci indizi sulla cura.”
“Dividiamoci, anche se sentirai la mia mancanza.” Disse Negan.
“Non posso vivere lontana da te.” Replicò Astrid con tono piatto.
Negan le fece l’occhiolino e imboccò un corridoio secondario. Astrid pescò il diario misterioso e rilesse alcuni passi nella speranza di essere guidata.
Trascorsero all’incirca un’ora a gironzolare nel deposito senza risultati. I fogli erano strappati, bruciati e ingialliti. Molti di essi erano inutili, altri erano disegni e altri ancora giacevano sotto i corpi dei morti.
“Astrid, vieni! Forse ho trovato qualcosa!” gridò Negan.
Astrid raggiunse la sala di controllo, c’erano apparecchi e pannelli dappertutto ma i tasti erano spenti poiché fuori uso. Si abbassò per evitare una ragnatela.
“Che cosa hai trovato?”
Negan le fece cenno di avvicinarsi ad una specie di libreria in metallo. Erano impilati un centinaio di raccoglitori che riportavano date, nomi e esiti degli esperimenti.
“Remy nel diario ha trovato un riferimento a Frankenstein, giusto?”
“Sì. Chi ha scritto il diario aveva paura che Frankenstein lo scoprisse e uccidesse.”
Negan prese uno dei raccoglitori e lo aprì su un esperimento sui topi. Col dito indicò un nome sul bordo dei ricercatori.
“Vedi? Tra i nomi dei ricercatori spunta questo dottor Frank Stein.”
“Frankenstein. Frank Stein.” Rifletté Astrid.
“Non credo sia una coincidenza. E’ troppo palese.”
Astrid tornò di corsa all’ingresso e si fermò davanti ad un cartello che sfoggiava una serie di nomi. Era la lista degli impiegati del Centro Controllo Malattie. Fece scorre la mano fino alla lettera ‘S’.
“Eccolo! Dottor Frank Stein, Capo del settore ricerche del Centro Controllo Malattie.”
“Quindi questo Stein voleva uccidere qualcuno?” chiese Negan, perplesso.
“Ma perché? L’unica spiegazione è che Stein voleva nascondere qualcosa.” Disse Astrid.
Un rumore stroncò la conversazione. Si udì un forte boato e un rumore di passi. Una serie di gorgoglii riecheggiò fra le pareti.
“Vaganti. Dobbiamo andare.” Disse Negan.
Astrid infilò il raccoglitore nello zaino e seguì Negan verso l’uscita. I vaganti zoppicavano dietro di loro, ma per fortuna erano in vantaggio e uscirono prima di essere raggiunti.
“Non possiamo bloccare il cancello. Sali in macchina!” ordinò Astrid.
In pochi secondi presero le distanze da quel piccolo esercito di morti con le bocche affamate.
 
Daryl insaccò i fogli nello zaino e recuperò la balestra. Lui e Carol abbandonarono il deposito dopo aver preso alcuni fascicoli che sembravano degni di nota.
“Speriamo che Astrid abbia avuto più fortuna.”
“Astrid, eh? Ieri sera vi ho visti mano nella mano.” Disse Carol sorridendo.
“Piantala, Carol.”
“Non c’è niente di male se ti piace.”
Daryl grugnì come un animale. Odiava parlare dei suoi sentimenti, odiava mostrare quella parte di sé che cercava di nascondere in tutti i modi.
“Smettila. Astrid e io siamo solo amici.”
“E tu sbavi dietro a tutte le tue amiche? Stamattina l’hai fissata per tutto il tempo, eri davvero patetico!”
Daryl buttò lo zaino sul sellino della moto con un gesto rabbioso. Si rivolse a Carol come una furia.
“Ti ho detto che devi piantarla.”
“E tu piantala di mentire a te stesso! Perché hai paura di provarci con lei?”
Daryl alzò le braccia in alto come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Hai visto bene Astrid? Lei è perfetta. E’ buona, intelligente, spiritosa e premurosa. Secondo te una donna così vorrebbe mai stare con un rifiuto come me? Io sono soltanto uno stronzo ex alcolizzato che è stato in prigione innumerevoli volte. Astrid non dovrebbe mai avvicinarsi ad uno scarto della società come me.”
Carol gli diede un pugno sulla spalla e poi lo spintonò per dispetto.
“Tu non sei un rifiuto. Astrid sarebbe fortunata a stare con te. Non puoi restare da solo per sempre, Daryl. E’ il momento di provarci.”
Il loro bisticciò fu interrotto dal motore di una macchina che andava verso di loro. Astrid inchiodò e parcheggiò in mezzo alla strada.
“Abbiamo beccato un covo di vaganti.” Spiegò Negan.
Daryl distolse lo sguardo quando Astrid scese dall’auto e si avvicinò a loro.
“Io e Negan abbiamo scoperto qualcosa di interessante. Voi?”
“Abbiamo preso dei fascicoli che riguardano il virus.” Rispose Carol.
Astrid fece un passo verso Daryl ma lui si ritrasse e lei rimase ferma. A volte aveva l’impressione che l’arciere la odiasse e che cercasse di evitarla in tutti i modi.
“Negan ha scoperto il nome di un certo Frank Stein, il capo delle ricerche svolte dal Centro Controllo Malattie. Nel diario viene menzionato un certo Frankenstein che sembra pericoloso.”
“Dobbiamo immaginare che siano la stessa persona?” domandò Carol.
“Credo di sì. In fondo, se ci pensiamo bene, tutto riporta agli esperimenti condotti dal Centro.”
“Dovremmo chiederlo a Remy, ne sa più di noi.” Disse Negan.
“Però ora non abbiamo tempo. Dobbiamo perlustrare gli altri due depositi.” Dichiarò Astrid.
“Io vado con Negan. Tu vuoi andare con Daryl questa volta?” chiese Carol.
“Okay.” Si limitò a dire Astrid.
 
Astrid non era mai andata in moto prima dell’apocalisse. Si era sempre spostata o in bici oppure con il suo maggiolino. Adesso che il vento le accarezzava il viso mentre Daryl sfrecciava ebbe la sensazione quasi di volare. Non stringeva le braccia intorno a lui, non voleva farlo irritare più del solito. Teneva le mani inchiodate sotto il sellino in modo da reggersi. Quando giunsero a destinazione, Astrid smontò senza chiedere aiuto. Rischiò di inciampare ma si rimise in equilibrio da sola.
“Pronta?” chiese Daryl.
“Sì.”
Astrid andò avanti senza di lui. Sfoderò le daghe e tese le braccia in avanti per qualsiasi evenienza. Anche qui il cancello era devastato, pertanto entrare fu una passeggiata. Il deposito era identico all’altro, stessi mobili e stesso cartellone con i nomi dei lavoratori.
“Astrid, aspettami.”
“Io controllo le stanze sulla destra, tu quelle sulla sinistra.” Disse Astrid.
Daryl sospirò mentre lei si svaniva oltre una porta. Non gli restava che mettersi al lavoro. Entrò in una piccola stanza e incominciò a spulciare i faldoni di documenti. Uno dei faldoni era incastrato fra la parete e gli scaffali, perciò dovette spostare il mobile per tirarlo fuori. Fu allora che Daryl vide una sorta di botola incassata nella parete. Sulla porticina c’era scritta una combinazione di lettere e numeri.
“Astrid, vieni a vedere!”
“Di là non c’è mol… che diavolo è quella?”
“Un ottimo nascondiglio.”
Astrid si piegò sulle ginocchia per arrivare all’altezza della botola. Era stata realizzata di fretta, i bordi frastagliati ne erano una prova. Prese la radio dallo zaino e premette il tasto per avviare la comunicazione.
“Qui parla Astrid. Qualcuno è in ascolto?”
“Qui parla Remy. Ciao, sorellina! Ti ascolto.”
“Remy, qui c’è una specie di formula matematica. Ci sono una ‘X’ maiuscola, una ‘t’ minuscola con un ‘1’, poi una ‘k’ e una parentesi.”
“E’ la Teoria del Caos! Robert May l’ha scoperta nel…”
“Vai al sodo, Remy.” Disse Daryl, spazientito.
Astrid rise per l’entusiasmo che la matematica e i numeri suscitavano nella sorella. Remy fece un versetto di disappunto prima di riprendere il discorso.
“Nel diario spesso si fa riferimento al Caos, quindi dovreste essere nel posto giusto. Aprite la botola per scoprire cosa si cela all’interno.”
“D’accordo. Ci sentiamo dopo. Saluta i ragazzi da parte mia.” Disse Astrid.
“Lo farò. Buona fortuna. Passo e chiudo.” Replicò Remy.
“Perché proprio la Teoria del Caos?” domandò Daryl.
Astrid si era messa da parte e lui con una tenaglia cercava di manomettere il lucchetto della botola.
“Secondo questa Teoria non esiste nessun vero processo che sia determinabile con precisione, ciò vuol dire che un processo è in continua evoluzione attraverso il tempo.”
“Credevo fossi un’assistente sociale e non una scienziata.” Scherzò Daryl.
“Quando passi molto tempo con Remy e ascolti le sue farneticazioni impari qualcosa di utile.”
Daryl diede una spallata alla porta della botola e questa si aprì con uno scatto. Lo spazio era piccolo e custodiva un pacco di lettere annodate da un nastro nero.
“Non ti sembra troppo facile?”
“Dobbiamo comunque tentare.” Disse Astrid.
Allungò il braccio dentro la botola e chiuse la mano intorno alle lettere. Mentre estraeva il pacco qualcosa l’afferrò per il polso. Il braccio di un vagante era sbucato dall’interno della botola e la stava strattonando per morderla. La sua lingua nera stava per sfiorarle il polso quando Daryl gli conficcò la tenaglia nel cervello.
“Stai bene?”
Astrid si strinse il braccio al petto e si accarezzò la mano, respirava con affanno.
“Sto bene. Grazie.”
Daryl raccattò le lettere e le mise al sicuro nel proprio zaino. Prese la tenaglia e diede un’occhiata al corridoio.
“Dobbiamo andare. E’ troppo pericoloso.”
Astrid scrollò le spalle come a voler scacciare la sensazione viscida della mano del vagante.
“Mentre usciamo dobbiamo segnarci i nomi dei dipendenti. Potrebbero tornare utili.”
“Sbrighiamoci, si sta facendo tardi.”
 
Alle sette di sera rientrarono all’Hotel sani e salvi. Astrid si era diretta in bagno per lavare via il liquido nero che il vagante le aveva appiccicato sulla pelle. Era così stanca che a stento riusciva a stare in piedi. Quando Daryl si affacciò, la trovò seduta sul water che si passava un panno umido sull’avambraccio.
“Non strofinare tanto forte, oppure si arrosserà la pelle. Dai a me.”
Astrid gli diede il panno e Daryl delicatamente glielo passò sullo sporco. Il polso di lei era esile nella sua mano, le vene erano evidenti sotto la pelle tesa. Daryl d’istinto le sfiorò col pollice la vena che pulsava. Astrid rabbrividì.
“Quando partiamo per Alexandria?”
“Domattina presto. Entrò sera saremo di nuovo a casa.” Rispose Daryl.
Rimosse con cura tutta la sostanza nerastra dal polso fino al gomito, dopodiché getto il panno nel lavandino.
“Grazie.” Sussurrò Astrid.
L’arciere le lasciò andare la mano e annuì, l’imbarazzo era troppo per restare ancora in quella stanza.
“Ti aspetto in cucina.”
Astrid sospirò quando rimase sola. Avrebbe voluto baciarlo, abbracciarlo, avrebbe voluto sentirlo vicino. Ma Daryl era lontano, sempre più lontano da lei.
 
Negan si fiondò sul letto subito dopo cena. Anche quella sera avevano mangiato carne in scatola, e ormai era diventata una prelibatezza. Carol e Daryl erano seduti in terrazza a fumare e a chiacchierare.
“Il tuo fidanzatino ti ha mollata?”
Astrid, che stava leggendo alcuni documenti, gli scoccò uno sguardo truce.
“Credevo dormissi, invece dai ancora aria alla bocca.”
“Sei nervosetta, chiaro sintomo di problemi d’amore.”
Negan si sdraiò ai piedi del letto in modo da guardare Astrid seduta sul divano.
“E tu sei un esperto in amore, dico bene?”
“Un tempo, prima di questi fottuti vaganti, avevo una moglie. Lei era incredibile, bella e forte, ma io me ne sono accorto troppo tardi.”
Astrid rimase stupita da quella confidenza. Mise da parte i fascicoli e rivolse tutta l’attenzione a Negan.
“Hai perso tua moglie?”
“Purtroppo sì. Sono stato punito per i miei peccati.”
“Per questo sei diventato un mostro che ha terrorizzato la gente per anni?”
Negan abbozzò un sorriso sconsolato, quell’accusa era tanto vera quanto dolorosa.
“Ero solo con me stesso. La solitudine mi ha portato alla cattiveria. Sono diventato un mostro perché non avevo più nessuno.”
“E perché adesso stai rigando dritto?” domandò Astrid.
“Perché magari, se mi comporto bene, qualcuno vorrà stare con me. Sono stanco di essere solo.”
Astrid guardò la terrazza con un tuffo al cuore. Daryl stava ridendo per una battuta di Carol, e lei pensò che avesse una bella risata. Di colpo si sentì terribilmente sola. Remy aveva la sua passione per la biochimica. Daryl aveva Carol. Hunter aveva la musica. Yana aveva la religione. Clara aveva i suoi nuovi amici con cui giocare. Ma lei? Lei cosa aveva?
“Anche io mi sento sola.”
“Potremmo essere due solitari che ogni tanto parlano da amici.” Disse Negan.
“Se continui a rigare dritto, forse ogni tanto potremo parlare da amici.” Ribatté Astrid.
Negan per la prima volta dopo tanto tempo andò a dormire senza la solita tristezza nel petto.
 
Daryl aveva abbandonato la speranza di addormentarsi quasi subito. Si era girato e rigirato sul materasso senza ottenere risultati. Si mise seduto e si passò una mano fra i capelli. Negan russava come sempre e Carol dormiva sul fianco destro. Astrid non c’era. Sbirciando fuori, la vide seduta a terra con carta e penna. Chiuse piano la porta della terrazza per non svegliare gli altri.
“Trovato qualcosa?”
Astrid sobbalzò e si rilassò solo quando lo vide sedersi di fronte a lei. Aveva gli occhi arrossati dalla stanchezza ma sembrava vigile come sempre.
“Niente di interessante. Ci sono mezze frasi, numeri, formule incomprensibili. Toccherà a Remy e a Eugene decifrare questa roba. Io non ne capisco molto.”
“Ti sottovaluti troppo. Sei in gamba.” Disse Daryl.
Astrid si mise a giocare con la penna, un po’ di inchiostro le aveva sporcato le nocche a destra.
“Faccio del meglio come gli altri. Non sono tosta come Carol o super intelligente come Remy. Io faccio la babysitter e ogni tanto do qualche pessimo consiglio.”
“Parli così solo perché non ti guardi con gli occhi degli altri.”
“In che senso?”
Daryl sentì un nodo in gola, era lì che si stavano aggrovigliando tutte le parole. Voleva dirle tutto ciò che pensava di lei ma c’era la paura a bloccargli la lingua.
“Sei troppo critica nei tuoi confronti. Sei tosta e sei intelligente.”
Astrid arrossì e distolse lo sguardo, era come se una freccia l’avesse colpita in pieno petto.
“La verità è che questo nuovo mondo è difficile e io a volte a stento riesco a stare a galla. Alcuni giorni è davvero dura, soprattutto se penso che Clara, Yana e Hunter dipendono da me.”
“Avere paura è normale. E’ quella che ci fa andare avanti. Se smettiamo di lottare è finita.”
“Che saggezza.” Commentò Astrid ridendo.
“Arriva con l’età.” Disse Daryl.
La ragazza distese le gambe e si massaggiò le ginocchia, era così che faceva sua madre quando cadeva dalla bici e si sbucciava.
“Ti offrirei la mia spalla come tu hai fatto per me e ti direi che in qualche modo le cose andranno meglio.”
“Citazione di qualche poeta?” domandò Daryl.
“E’ una citazione da ‘La casa sul lago del tempo’, il mio film preferito. La sera prima di fuggire da Atlanta guardai il film per l’ennesima volta insieme a mia madre.”
“Come mai è il tuo film preferito?”
Daryl si accese una sigaretta per sciogliere la tensione, ma doveva ammettere che quella conversazione spensierata era d’aiuto ai suoi nervi esausti.
“Racconta una storia d’amore che sfida le leggi del tempo e dello spazio. Quando i protagonisti credono che sia finita, è proprio allora che si riuniscono. E vissero tutti felici e contenti!”
“Non tutti hanno il lieto fine.”
Astrid notò un velo di tristezza nella voce dell’arciere. La sua vita tormentata lo aveva reso cinico, e lei dopo l’apocalisse lo poteva ben capire.
E’ una costante nella mia vita, che io tenga a ogni cosa a distanza e ogni persona. E’ questo che la protagonista dice di sé, e credo che si adatti molto a te.”
“Mantenere una certa distanza è una forma di protezione.” Disse Daryl.
“Magari qualcuno vuole spezzare la distanza e avvicinarsi.” Mormorò Astrid.
Daryl alzò lo sguardo su di lei. La guardò come se la vedesse per la prima volta.
“E se ti avvicini e non ti piace quello che c’è?”
Astrid si spinse verso di lui, adesso era in ginocchio e le sue mani si posarono sulle spalle di lui.
“A me già piace quello che c’è.”
“Astrid, io non bravo con queste cose. I sentimenti, le relazioni… non fanno per me.”
“Neanche io sono brava. Sono stata fidanzata solo una volta e ci siamo lasciati pochi mesi che il virus si diffondesse. Non credere che io ne sappia più di te.”
Daryl ridacchiò, era rassicurante sapere di non essere l’unico incapace nelle questioni di cuore.
“Sono una persona difficile. A lungo andare potresti stancarti di me.”
Astrid gli scostò i capelli dagli occhi e gli accarezzò il mento con estrema delicatezza.
“Sono dieci anni che ti aspetto e non mi sono stancata di te.”
“Astrid, non può funzionare. E se poi va tutto male? Non saremmo neanche più amici.”
“Io ti guardo e vedo l’uomo che voglio. Non c’è amicizia da parte mia.”
Daryl abbassò gli occhi, la vergogna se lo mangiava vivo. Per anni suo padre lo aveva additato come un fallito, come uno spreco, e lo aveva riempito di botte fino al sangue. E poi anche Merle gli aveva fatto credere di essere un reietto che poteva aspirare solo ad una vita di stenti. Invece ora con Astrid era diverso. Lei lo voleva. Voleva stare con lui, voleva baciarlo, lo voleva come suo compagno.
“Non lo so. Non credo sia giusto.”
“E’ giusto. E’ giustissimo.”
Daryl si alzò e si allontanò con le mani fra i capelli. Astrid gli andò dietro e lo abbracciò posando la guancia sulla sua schiena. L’arciere sussultò nel sentire la pelle di lei contro una cicatrice.
“Spostati.” Ringhiò lui con rabbia.
“No. Lo so che hai delle cicatrici. Pensi che sia un motivo valido per tenermi lontana? Ti sbagli.”
“Sono orribili. Ti farebbero schifo.”
Astrid gli si parò davanti e gli mise le mani sul petto, il cuore dell’arciere batteva all’impazzata.
“Fidati, in questo momento ti strapperei la camicia per saltarti addosso. Non mi faresti schifo in nessun caso.”
Daryl sorrise per qualche assurda ragione, assurda come le parole di Astrid.
“Tu sei pazza.”
“Pazza di te, signor Dixon.” Rise Astrid.
Daryl le scoccò un’occhiata divertita. La loro differenza di altezza gli permetteva di guardarla dall’alto.
“Potremmo andarci piano, molto piano.”
“Forse.”
Daryl si limitò ad annuire e fece un passo indietro. Si sentiva a disagio al pensiero di avere una specie di ragazza. Insomma, a quarantasette anni non credeva fosse possibile sentirsi come un sedicenne cotto a puntino.
“Dovremmo tornare a dormire, tra poche ore dobbiamo partire.”
Astrid piantò i piedi a terra e incrociò le braccia al petto.
“Torno a dormire solo se mi dai il bacio della buonanotte.”
“Astrid.” La rimproverò lui.
“Okay, okay! Che precisino!”
Rientrarono in silenzio e Astrid quasi cadde mentre strisciava per tornare al suo posto. Si mise di lato e fece penzolare la mano dal letto.
“Buonanotte, Daryl.”
Daryl le prese la mano e se la portò sul petto, poi la coprì con le proprie mani.
“Notte.”
 
Poche ore erano svegli di nuovi, già pronti a muoversi. Il sole non era neanche spuntato. Non si fermarono neanche a bere il caffè annacquato, era meglio lasciare Atlanta il prima possibile.
“Quei due sembrano andare d’accordo.” Disse Negan.
Carol, che stava piegando i vestiti nello zaino, vide Daryl e Astrid che parlottavano in terrazza mentre impacchettavano le loro cose. Stavano ridendo e l’arciere toccava la spalla di Astrid senza timore.
“Era ora! Non li sopportavo più i loro momenti drammatici.”
Negan provò un senso di fastidio, qualcosa che gli fece digrignare i denti in una smorfia di disgusto.
“Siete pronti?” volle sapere Daryl.
Negan fece scoccare la lingua sul palato prima di esprimere il suo risentimento.
“Io e Carol sì. Tu e la signorina avete finito di flirtare o dobbiamo attendere ancora?”
“Io e Daryl stavamo scegliendo il percorso più sicuro per uscire dalla città.” Disse Astrid.
Daryl e Negan si guardarono in cagnesco, poi l’arciere gli voltò le spalle per recuperare la balestra e lo zaino.
“Negan, aiutami con i faldoni.” Disse Carol.
Astrid aspettò che i due scomparissero oltre la porta prima di dedicarsi a Daryl.
“Negan si diverte a istigarti. Lascialo perdere.”
“Sicura di voler andare in auto con lui? Possiamo ucciderlo e mollarlo qui.”
Astrid scoppiò a ridere mentre indossava la felpa e fissava i pugnali alla cintura.
“Lui ci serve, strano ma vero. Lo bacchetterò sulle mani se farà lo scostumato.”
“Mmh.”
Daryl stava per superarla quando Astrid lo bloccò sulla soglia. Lui aggrottò le sopracciglia.
“Ci vediamo a casa, Dixon.”
L’attimo dopo lo baciò. Daryl fu così sorpreso che gli mancò il respiro per una manciata di secondi, dopodiché si lasciò andare e la baciò a sua volta.
 
A metà strada la moto di Daryl rallentò e Astrid fece lo stesso. Carol e Daryl stavano fissando qualcosa, al che Astrid scese dalla macchina.
“Che c’è?”
“Il motore di quest’auto è acceso. C’è qualcuno nelle vicinanze.” Spiegò Daryl.
Astrid estrasse le daghe e Carol sfoderò l’arco. Anche Negan era con loro e stringeva un coltello nella mano.
“Ci dobbiamo preoccupare?”
“Ehi! Mettete giù le armi! Non vogliamo guai!” gridò una voce maschile.
Tutti e quattro si girarono mentre due figure camminavano verso di loro con le mani in alto. Daryl puntò la balestra su di loro e prese la mira.
“Chi siete? Che ci fate qui?”
“I nostri nomi sono Logan e Iris. Siamo qui solo di passaggio!”
Quando il sole illuminò le due persone, Astrid le riconobbe subito: pelle scura lei e riccioli biondi lui.
“Logan! Iris!”
Logan spalancò la bocca e i suoi occhi si inumidirono all’istante. Iris al suo fianco tremò come una foglia.
“Astrid!”
Astrid gettò via le daghe e corse da loro. Il cuore le esplose di gioia quando Logan e Iris l’abbracciarono.
“La festa è finita.” Disse Negan con un ghigno.
Daryl serrò la mascella. Tutte le promesse della notte precedete erano appena sfumate.
 
Salve a tutti! ^_^
Astrid e Daryl sono ‘mai una gioia’ come sempre.
E adesso che succederà?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
 
 
  
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