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Autore: Deb    19/07/2021    0 recensioni
Raccolta di flashfic dedicate a Peeta depistato.
Dal testo:
Sento un pizzico sul collo, non riesco ad aprire gli occhi e, l'ultima cosa che ricordo, è Katniss urlare il mio nome. [...]
Poi non sento assolutamente più nulla, soltanto il vuoto.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Just a piece in their games
Bombing

Nei giorni successivi, mi hanno fatto assistere alla morte dei senza-voce che lavoravano per me e Katniss al centro di Addestramento.
Tutto ciò soltanto perché sono riuscito a colpire in faccia il dottore e per aver provato a scappare, senza riuscirci. Mi vogliono far capire che sono loro che comandano e che io devo sottomettermi. Non sono nessuno e mai lo sarò.
Fortunatamente, la ragazza è morta subito. Hanno sbagliato il voltaggio e ne hanno utilizzato uno troppo elevato. Darius, invece, ha sofferto parecchio. È morto soltanto dopo due giorni ed io sono sempre rimasto lì ad assistere.
Comincio a perdere la ragione, o più probabilmente la sto ritrovando.
È tutto inutile, lo sono io, lo è la guerra e Katniss Everdeen dovrebbe arrendersi e farsi uccidere, come è giusto che sia.
Le torture sono diventate più frequenti e mi fanno sempre più iniezioni.
Alla fine, li ho lasciati fare. Non ho provato più a scappare, come a dimenarmi. Non mi legavano nemmeno più, anche se delle volte, senza volerlo, mi difendo e loro mi picchiano, sempre più forte, ma mai sul viso. Non che farebbero qualche danno visto che le occhiaie sono più scure dei lividi. Non ho di certo un bell'aspetto.
Stringo i braccioli della sedia con forza, fino a che le mani non mi fanno male e chiudo gli occhi, vorrei riposare, ma credo per oggi non abbiano ancora finito.
È tutta colpa di Katniss.
«Si è addormentato?» Domanda qualcuno, spostandomi il volto che lascio cadere come se fossi davvero svenuto.
«Così sembrerebbe».
«Domani lo riporteranno davanti alle telecamere, sarebbe meglio se non lo picchiassimo più».
«Poi l'hanno deciso?», ascolto la loro discussione con interesse, cercando di non far trasparire il fatto che sono sveglio.
«Cosa?»
«Bombarderanno il Distretto 13?»
Sgrano gli occhi, pensando che mi hanno detto che Katniss si trova lì. No. Non possono ucciderla loro, lo voglio fare io. Non mi possono togliere questa soddisfazione. Chiudo nuovamente gli occhi, sperando che non mi hanno notato, troppi impegnati a parlare tra loro.
«Sì, domani notte».
Se domani mi riportano davvero davanti alle telecamere devo avvertirla. Devo avvertire Katniss. Deve salvarsi. Non può morire così, devo proteggerla. La proteggerò e poi, quando ce l'avrò davanti – perché accadrà – la ucciderò io stesso.
Scatto involontariamente quando il pensiero di Katniss senza vita mi fa mancare l'aria. Perché dovrei stare male pensandola cadavere? È giusto che muoia. È un ibrido. Un dannato ibrido, quindi deve morire. Non può continuare ad essere il mio punto debole.
Io la odio, la voglio morta, eppure non riesco a fare meno di non soffrire pensando solamente ad una sua eventuale morte. Non sono normale. Voglio che mi iniettino quella sostanza. Voglio dimenticare l'ibrido. Voglio che esca dalla mia vita.
Stringo ancora più forte il bracciolo della sedia e, questa volta, perdo davvero i sensi, pensando che salverò Katniss sempre e comunque perché io ho lei e lei ha me e sarà sempre così.



   
 
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