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Autore: EclipseOfHeart    19/07/2021    0 recensioni
È tornato in quel posto.
Ci resterà per sempre, intrappolato nella sua coscienza e nel suo destino segnato dal dolore e dall’oscurità. Sente rumori che lo fanno scattare, che gli fanno venire la pelle d’oca e vorrebbe solo morire ancora una volta per non sentire più – finalmente – alcun dolore e godersi un’eternità di oblio. [...]
Di colpo, il pensiero corre a Torchwood, a Jack, a Ianto, a Gwen, a Tosh. Si ferma su di lei, cercando di ricordare quanti più dettagli possibili del suo viso e rammaricandosi di essere stato così stupido. Neanche ritornare in vita – se tale poteva definirsi - gli aveva fatto realizzare cosa stava perdendo e quanta felicità avrebbe potuto dargli Toshiko. Ci aveva provato, ci stava per riuscire e il destino beffardo aveva deciso nuovamente di allontanarli.

One-shot ambientata alla fine della seconda stagione. [Toshiko x Owen]
Buona lettura.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Owen Harper, Toshiko Sato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We sort of missed each other

 

 

Riapre gli occhi e l’oscurità che lo circonda è così profonda e nera da essere quasi tangibile, rendendo difficile da capire se sia in grado di vedere o meno.

Ha la sensazione di essere sdraiato per terra e prova a rialzarsi, ma la consistenza del suo corpo è confusa e la sua mente galleggia scomposta all’interno della sua coscienza.

Un silenzio assordante lo avvolge insieme a un freddo così intenso da farlo tremare fin dentro l’anima.

Vorrebbe piangere, vorrebbe gridare ma non una lacrima scende dai suoi occhi e le sue urla vengono inghiottite da quel silenzio incessante, muto di fronte a ogni grido.

Gli sembra di iniziare a correre – verso dove non è in grado di dirlo -, ma il buio che lo inghiotte sembra essere senza fine.

I ricordi riaffiorano lentamente e, improvvisamente, sa dove si trova e rammenta di essere nuovamente morto in quella centrale nucleare.

Il dolore lo sommerge a ondate, facendolo crollare a terra di nuovo.

È tornato in quel posto.

Ci resterà per sempre, intrappolato nella sua coscienza e nel suo destino segnato dal dolore e dall’oscurità. Sente rumori che lo fanno scattare, che gli fanno venire la pelle d’oca e vorrebbe solo morire ancora una volta per non sentire più – finalmente – alcun dolore e godersi un’eternità di oblio.

Ma sa che non potrà avere nulla di tutto questo e ciò che lo attende è solo quel buio sconfinato con la paura e la sensazione perenne che qualcosa si muova nell’oscurità, pronto a ghermirlo e inghiottirlo.

Di colpo, il pensiero corre a Torchwood, a Jack, a Ianto, a Gwen, a Tosh. Si ferma su di lei, cercando di ricordare quanti più dettagli possibili del suo viso e rammaricandosi di essere stato così stupido. Neanche ritornare in vita – se tale poteva definirsi - gli aveva fatto realizzare cosa stava perdendo e quanta felicità avrebbe potuto dargli Toshiko. Ci aveva provato, ci stava per riuscire e il destino beffardo aveva deciso nuovamente di allontanarli.

Sa che Tosh non stava bene, nel momento in cui lui stava morendo. Spera di no, ma dalle sue parole aveva capito benissimo che qualcosa di grave le stesse succedendo.

Ricomincia ad urlare, portandosi le mani sulle orecchie come se quel suono muto lo stesse frastornando e pregando di impazzire per perdere ogni consapevolezza.

«Smettila, altrimenti mi spezzi il cuore

La frase di Toshiko gli torna in mente come un fulmine, insieme al ricordo delle sue lacrime e della sofferenza che aveva sentito nella sua voce. Se potesse sentirlo adesso, gli direbbe esattamente la stessa cosa.

Aveva cercato di far finta che tutto andasse bene per lei, per non farla soffrire ancora e per poter morire con la sua voce che lo accompagnava. Tutti gli uomini muoiono soli, questo lui lo sa fin troppo bene, ma pochi possono andarsene con il suono della voce della persona che più li ha amati in vita.

Vorrebbe concentrarsi così tanto su di lei da poterla raggiungere, come nei film, ma l’oscurità è l’unica cosa che lo circonda e che sempre lo accompagnerà.

Non c’è neanche la remota speranza che Toshiko possa raggiungerlo quando – il più tardi possibile – morirà anche lei, perché sicuramente non finirà in quell’inferno con lui.

Chiude gli occhi, provando ad addormentarsi, come se fosse possibile. Il tempo non ha più alcun senso, per cui non sa dire se sia passato un minuto o un anno da quando sente un leggero rumore di passi attorno a sé.

Si tira su, agitato e spaventato, per quella presenza che avverte sempre più vicina, incapace di distinguere qualsiasi cosa. Gira attorno a se stesso, confuso e disorientato, finché una debolissima luce gli si fa incontro diventando sempre più intensa.

Avvicinandosi, Owen riesce a scorgere i lineamenti di una lanterna e della piccola fiamma che divampa in essa e cerca di andargli incontro a sua volta.

Nel buio e con il cuore che sembra scoppiargli nel petto, ammesso che sia possibile, Owen riconosce il volto sorridente e apprensivo di Toshiko, illuminato dal debole riverbero della fiammella.

Resta fermo, di fronte a lei, piegandosi sulle ginocchia e giungendo alla più ovvia conclusione.

Toshiko è morta, altrimenti non potrebbe trovarsi lì. Non ha potuto proteggerla e ora anche lei, per un inspiegabile motivo, è imprigionata in quel buio senza tempo e senza confini.

Tosh si abbassa, tenendo la lanterna che adesso illumina i due visi uno contro l’altro e, in un gesto che ha sempre desiderato, allunga la mano libera verso la guancia di Owen, accarezzandolo leggermente.

Sobbalzano entrambi a quel contatto così flebile, mentre la fiamma della lanterna sembra farsi più forte.

«Non dovresti essere qui.» pensa Owen, incapace di comunicare con la voce, ma consapevole che lei lo sentirà comunque.

«Lo so.» gli risponde lei, con grande calma.

«E allora perché sei qui?» quasi gli grida lui, con l’impazienza che lo ha sempre contraddistinto.

«Sono venuta a prenderti. Non è troppo tardi, per questo.»

Tosh lascia scivolare la mano e la tiene aperta contro di lui, in un invito a stringergliela.

Owen sgrana gli occhi, confuso: «Ma non posso seguirti. Io appartengo a questo posto.»

«E se ti chiedessi di fidarti di me? Potremmo provarci?»

Owen le stringe la mano, sentendo irradiarsi da quel contatto un calore che, credeva, non avrebbe provato mai più. Piange senza rendersene conto, consapevole che Tosh lo abbia salvato anche in quell’occasione.

«Mi sono sempre fidato ciecamente di te. Sono stato così stupido.»

«Non ha più importanza, ormai. Siamo insieme.»

La fiamma nella lanterna divampa sempre di più, illuminando le figure di Toshiko e Owen, inginocchiate una di fronte all’altra con lei che sorride e lui che piange, travolto dalle sue emozioni.

«Andiamo?» chiede Tosh, allungando la testa verso Owen che segue il suo movimento e fa collimare le loro fronti.

«Grazie per non avermi lasciato da solo.»

«Non avrei mai potuto.»

E in quell’oscurità senza fine, una luce bianca divampa quasi con ferocia avvolgendo i corpi di Toshiko ed Owen, portandoli via da quel buio sconfinato, uniti in un abbraccio che non avrà mai fine.

 

 

 

 

Fine!

Buonasera a tutti. Ho da pochi giorni finito la seconda stagione di Torchwood e non potevo esimermi dallo scrivere un piccolo tributo per questa coppia che ha fatto battere il mio cuoricino.

Mi è dispiaciuto moltissimo per la loro fine e per il fatto che si siano incrociati tante volte, senza mai riuscire a incontrarsi davvero. Sono sicura che Owen l’ha amata nel suo modo e credo che l’avesse capito, come l’aveva capito Toshiko.

In un modo un po’ favolistico (ma, del resto, in Doctor Who succedono cose ben più strane e miracoli altrettanto felici) ho immaginato che Owen fosse finito nel suo inferno, incapace di uscirne da solo, e che Toshiko l’abbia raggiunto per salvarlo, come solo lei ha sempre saputo fare.

Il titolo è ripreso dalla frase che Owen dice a Tosh poco prima di morire, nella puntata 2x13.

Spero che la fic vi sia piaciuta, spero vogliate lasciarmi un commentino.

Baci.

 

 

 

 

EclipseOfHeart

 

   
 
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