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Autore: Corydona    20/07/2021    0 recensioni
Sequel di "Selenia - Trono rovesciato"
Le Ombre della Notte tengono Selenia sotto scacco. Uomini e donne scelti tra le corti di Selenia tramano di nascosto per sovvertire l'equilibrio che per secoli aveva resistito. Quell'equilibrio però si è incrinato con l'uccisione di Guglielmo Lotnevi. A cosa mirano le Ombre? Da chi sono comandate?
Nulla è come sembra, e presto anche coloro che credevano di avere la situazione in pugno dovranno fare i conti con la realtà.
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Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Selenia '
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Melissa avanzò nel buio, avvolta nel silenzio della notte. Erano mesi, se non anni, che non metteva piede a Castelfango e ne aveva intuito la ragione: piuttosto che saperla lì, Raissa l'avrebbe obbligata ad agire alla luce del sole. Violante aveva scritto nei suoi diari di avere delle stanze segrete nella reggia del regno d’Autunno, stanze in cui potevano essere custoditi manufatti magici oppure istruzioni preziose per migliorare le proprie abilità. La maggiore delle nipoti non bramava il potere, ma la conoscenza: se avesse saputo come aumentare il flusso che sentiva scorrere dentro di sé come un torrente impetuoso, avrebbe posseduto un’arma preziosa per fronteggiare Raissa.

Deianira era rimasta nel continente, più precisamente nel Ruxuna, insieme al loro padre. Forse lo stesso Ruggero aveva cercato le tracce di magia disseminata da sua madre nel tentativo di distruggerla; tentativo fallito, visto che Melissa ricordava con chiarezza di aver origliato una conversazione al riguardo tra lui e Amelia. Il re di Ruxuna temeva che l’uso della magia avrebbe ostacolato la loro reputazione presso gli alleati. Si era ricreduto presto quando la contessa Diomira Nori aveva raccontato di aver percepito della magia viva in Alcina Primavera. Che la regina di Defi godesse di un universale rispetto era innegabile; grazie a lei e a quella vetusta donna del Lancobe, Melissa aveva ottenuto il permesso di dedicarsi alle arti per cui le sorelle Autunno erano tanto temute.

Giunse a passo felpato nell’ala di Castelfango destinata alla nonna Violante, in cui nessuno entrava più da anni, almeno stando a quanto le era stato riferito. Sarebbe stata una stolta a credere che Raissa se ne fosse tenuta lontana. Erano trascorsi solo pochi mesi da quando aveva preso la nave dei De Ghiacci per recarsi nell’isola, di certo ne avrebbe approfittato anche per una visita lì.

Melissa si richiuse la porta alle spalle con cautela, già solo che non fosse sigillata l’aveva messa in allarme. Non aveva emesso alcun suono, non aveva incontrato nessuno lungo il tragitto, neanche un servitore nottambulo. Eppure ancora non era il momento di abbassare la guardia. Non percepiva anima viva; e neanche chi, a quanto ne sapesse l’intera Selenia, doveva essere morto. C’era soltanto lei.

Si concesse un profondo sospiro, prima di procedere a tentoni nel semibuio. Le tende non erano state richiuse a dovere, chissà se da Raissa o da Violante stessa, ma quello che più importava era che aguzzando la vista la maggiore delle Autunno distingueva gli spigoli del mobilio. Poteva muoversi senza inciampare in qualche tappeto o sbattere contro il una poltrona: se sua sorella aveva dato ordine perché qualcuno vegliasse non doveva commettere alcun errore. Le sue abilità di illusione le davano sicurezza con gli altri, ma Raissa non era da sottovalutare.

Resasi conto di potersi muovere indisturbata, si avvicinò a una libreria vuota. Non c’era traccia di polvere, se lì era stato posto qualche volume di magia era probabile che fosse stata proprio Violante a toglierli di lì prima che Ruggero ne entrasse in possesso. Si soffermò per un istante a contemplare i tendaggi. Non era possibile che la polvere non si fosse depositata sugli scaffali, neanche se la finestra era serrata. Tuttavia il suono della pioggia che scrosciava nel regno le giungeva nitido come se si trovasse all’esterno. Avanzò a passo felino fino alla vetrata chiusa – o meglio, che tale presumeva. Le ante erano spalancate e rivolte all’infuori ma, nonostante il vento che scompigliava le chiome degli alberi verso di lei, l’acquazzone non entrava in quegli appartamenti.

Melissa rimase immobile, nascosta dalla tenda rossastra. Iniziava a comprendere da quali incanti era circondata, iniziava a percepire attorno a sé una forza magica che, lo sentiva, l’avrebbe protetta. Sua nonna aveva gettato degli incantesimi che avrebbero permesso solo ad alcune persone ben precise di varcare quella soglia. Per questo non era necessario che la porta fosse sigillata: se n’era già occupata lei.

E Raissa? A lei era stato concesso lo stesso privilegio?

La pioggia cadeva inarrestabile, suono armonioso che la accompagnò mentre si trovava all’interno. Superò l’anticamera e si ritrovò in un salotto spazioso, in cui a catturare la sua attenzione fu un quadro appeso alla parete di fronte a lei. Raffigurava due donne che a un occhio poco attento sarebbero sembrate coetanee. Eppure Melissa le riconobbe entrambe: la contessa Diomira Nori e Violante Autunno. La nonna reggeva uno scettro sottile, ma con un rubino incastonato in cima, il simbolo della famiglia regnante nel Ruxuna. All’epoca Violante era la regina, ma allora perché appariva così invecchiata, con lo stesso aspetto che Melissa ricordava di quando era una bambina? I capelli erano già ingrigiti, raccolti in un’acconciatura severa in voga alcuni decenni addietro, il vestito era lo stesso con cui era stata ritratta in tutti gli altri dipinti che la nipote aveva visto sia a Castelfango sia nella reggia nel continente.

Dev’esserci una spiegazione

Superò anche quella stanza, e anche le successive, che non presentavano particolari degni di nota, fino a quando non varcò la soglia della camera da letto. Il baldacchino e le sue spesse trapunte giacevano abbandonati da anni. Un vassoio d’argento era stato lasciato sul comodino vicino alla porta, con una teiera da cui usciva un filo di fumo affiancata da una più piccola contenente del latte. Melissa si sporse in avanti per annusare, convinta che fosse andato a male: invece i suoi sensi si sorpresero nello scoprire che quel liquido era dolce come appena munto. E comprese.

Il tempo. Hai fermato il tempo.

Notò solo in quel momento due volumi rilegati posati al centro delle coperte. Si versò una tazza di tè bollente e si sedette sul giaciglio della nonna. Sorrise tra sé e sorseggiò la bevanda con una consapevolezza nuova: la Contessa doveva aver applicato lo stesso incantesimo, per questo era ancora in vita e in salute nonostante dovesse aver varcato la soglia del secolo. Non si teneva lontana dal regno della Luna e di Danào per puro dispetto, come sosteneva Luciana, bensì grazie a delle capacità e a una sapienza magica per lei ancora tutta da scoprire.

Se solo Raissa non mi avesse tenuta lontana dal Pecama per tutti questi anni… Ora sarei una maga più potente di lei. Potrei fronteggiarla sicura di vincere.

Posò la mano al suo fianco, dove si aspettava di sfiorare la morbidezza della stoffa di velluto che copriva il letto, e invece toccò la copertina di pelle di uno dei libri che Violante doveva aver lasciato lì. Lo aprì e vi trovò una busta da lettera con all’interno un foglio di pergamena, senza ceralacca a chiuderla. Un inchiostro nero ricopriva tutto lo spazio, con una grafia decisa e regolare. Non fu difficile riconoscere la mano di sua nonna.

Cara e dolce Melissa,
se queste righe ti raggiungono significa che noi siamo lontane da molti anni e che tuo padre mi ha allontanata dalle nostre terre dopo aver scoperto che sto praticando la magia. Spero che le sue stolte convinzioni non abbiano intaccato la tua curiosità. Sei una bambina molto vivace e avida di sapere, e la donna che diverrai sarà saggia grazie alla tua indole e alle tue conoscenze.

Se stai leggendo le mie parole, significa altresì che hai accolto la mia verità: nelle mie stanze private di Castelfango i giorni non scorrono e tutto rimane uguale all’ultima volta in cui vi sono stata per sigillare i segreti che sto per rivelarti.

Ti starai chiedendo se anche le tue sorelle hanno avuto la possibilità di accedere alle mie camere private, se anche loro hanno superato l’incantesimo che impedisce a chiunque di entrare. La risposta è no: questo privilegio è riservato solo a te. Sei sempre stata la mia preferita, non è mai stato un mistero. Deianira è ancora piccola, non so prevedere il suo futuro, Raissa coltiva troppo rancore e risentimento nei confronti del passato e dei nemici: non è predisposta a un buon uso della Conoscenza.

Tuttavia ho lasciato anche a lei delle istruzioni magiche: non doveva sentirsi tagliata fuori, perché non avrei saputo immaginare quali sarebbero state le conseguenze. Non preoccuparti, si trattava dei primi rudimenti di magia che avresti assimilato anche tu: il vostro percorso verso qualcosa di più alto doveva avere un principio e non rimpiango la mia scelta. So di aver preso la decisione giusta.

La contessa Diomira un giorno convincerà tuo padre che la magia non è un male e che non ci potrebbe indebolire, né che diminuirebbe il nostro credito (io mantengo la convinzione che ci conferirebbe un maggior prestigio) e sarà solo allora che voi potrete dedicarvi ai primi studi. Ho già predisposto ogni dettaglio nella vostra formazione (lo avrete trovato nei miei scritti custoditi nella biblioteca reale di Ruxuna). Lì vi ho anche accennato alle capacità magiche di due pietre particolari: le ametiste e gli zaffiri. Confido che tu ne sia entrata in possesso, perché sarà fondamentale per completare il tuo percorso nella conoscenza della magia e di tutte le sue sfaccettature. Ora ti svelo un altro uso: quello dei topazi.

Bada bene, non mi riferisco a tutte le pietre che ne hanno le caratteristiche esterne, ma solo a quelle che i Del Nord possono ricavare da pochissime miniere nei loro territori. Nei secoli scorsi, quando la magia e l’alchimia non erano un tabù sul suolo di Selenia, quelle miniere sono state impoverite e le loro preziose gemme sono state utilizzate dagli alchimisti (questa è una storia affascinante su cui potrei dilungarmi oltre misura, ma non è il momento).

Ora quello che importa è la loro proprietà: possono alterare lo spazio. I due codici rilegati che troverai insieme alla mia lettera hanno delle copertine particolari: al loro interno sono stati nascosti dei topazi provenienti dalle miniere dei Del Nord e, grazie a loro, le parole scritte in uno dei due compariranno anche nell’altro. Scompariranno non appena saranno state lette, quindi fai attenzione a chi consegnerai il volume gemello. Dovrai fidarti ciecamente di quella persona, perché questi oggetti magici sono preziosi e se cadono nelle mani sbagliate possono diventare pericolosi. Il loro nome è décudo. Ti prego di usarli con attenzione, ma so che tu sarai abbastanza scaltra da non permettere a Raissa di entrarne in possesso.

Adesso guarda sotto i cuscini del mio letto. Vi troverai una collana con il ciondolo di topazio: indossala ogni volta che vorrai tornare qui. Ti ci troverai appena la pietra avrà toccato la tua pelle. Sei la sola a cui le mie stanze a Castelfango saranno sempre accessibili. Potrai condurre qualcuno con te, ma soltanto una persona e soltanto per nasconderla. Queste sono le condizioni che i miei incantesimi possono proteggere.

Ora ti ho detto tutto ciò che devi sapere. O quasi: non ti ho ancora dato un motivo per cui tornare. Se scosti l’arazzo vicino alla finestra (quello che rappresenta il Drago Bianco di Laura Autunno), ti accorgerai di una porta nascosta nella parete. Nel suo legno sono stati incastonati tre topazi e un’altra pietra: ti permetteranno di varcarla e di trovarti nel luogo che desideri. Ricordati di chiuderla, altrimenti apriresti un varco magico attraverso cui altri potrebbero entrare nelle stanze e scoprire il nostro segreto.

Spero di incontrarti presto, mia cara.

Nonna Violante.

Melissa piegò la lettera e la ripose in una delle tasche del mantello, poi sfogliò il codice rilegato: le pagine erano vuote, sembrava che nessuno l’avesse mai aperto… Eppure era certa che anche Violante vi aveva scritto, altrimenti non le avrebbe spiegato come funzionava. L’utilizzo delle pietre rimandava all’alchimia, una branca che la giovane conosceva solo a tratti. Riprese in mano il foglio e rilesse.

Sua sorella si era imbattuta accidentalmente nei volumi che la nonna paterna aveva lasciato in biblioteca, che loro avevano utilizzato per sperimentare la magia. Non era stato affatto accidentale: Violante aveva pianificato tutto, anche i fogli inseriti all’interno tra alcune pagine, in cui aveva annotato le sue conoscenze su ametiste e zaffiri.

Procurarsi le ametiste non era stato difficile, le miniere al confine tra Agloeto e Nutixa non erano sotto il controllo di nessuno dei due regni; quei poveri minatori che lei aveva incontrato erano abbandonati a loro stessi, con un misero guadagno per un lavoro che nessuno aveva intenzione di fare. Ricordò l’incontro con Angelo, e come lui l’avesse aiutata a farsi accettare da quegli uomini scorbutici. Alla fine erano riusciti a convincerli e loro avevano estratto le ametiste che i giovani si erano spartiti equamente. Lui le avrebbe date al capitano della nave di cui era secondo; lei ne avrebbe tratto giovamento per i suoi continui spostamenti.

Aveva creduto che quelle pietre livide influissero sul tempo, che lo rallentassero per chi le possedeva, non che rendessero più veloci i viaggi via terra e via mare. Nulla dava sostegno alla sua tesi e quando aveva letto i primi accenni all’alchimia di sua nonna aveva sperato di saperne qualcosa in più, invano. Tuttavia l’intuito le suggeriva che in quella lettera ci fossero delle omissioni.

È solo un tassello di un progetto più grande. Tu e Raissa non siete così diverse.

Strinse i volumi al petto. Nessuno avrebbe mai sospettato l’alleanza che la legava al marchese Giampiero Tirfusama. Si distese sulle coperte, allungando il braccio libero sotto ai cuscini che non erano stati scalfiti dal tempo: toccò la stoffa sottile di una collana e si ritrasse, scoprendo un nastro nero con il ciondolo di topazio. La infilò nella busta della lettera e poi in una tasca del mantello.

Si alzò in piedi e si accostò alla finestra. Non perse tempo a guardare l’acquazzone che scrosciava: ne aveva avuto abbastanza di quel regno e del suo umore inquieto. Spostò il vecchio arazzo, lanciando un’occhiata disgustata alla figura di Laura Autunno a cavalcioni su un drago con scaglie argentee: se non si fosse comportata da folle spargendo terrore e morte con quelle creature, i territori della loro famiglia non sarebbero stati toccati e Raissa non avrebbe intrapreso la strada per vendicarla.

E forse la mia vita sarebbe diversa.

Varcò la soglia e richiuse la porta dietro di sé. Sorrise scorgendo il cortile dei Gredasu alla periferia di Nilerusa. Menta era la persona giusta per consegnare il décudo al Tirfusama.

   
 
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