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Autore: Duchessa712    20/07/2021    1 recensioni
Il dolore si allevia e il freddo inizia a diradarsi e un debole tepore scalda il suo cuore
(Il titolo è un verso del VI libro dell'Eneide)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Te propter eundem exstinctus pudor

Didone è fredda come pietra, un freddo che viene da dentro, che gela il cuore e blocca il respiro.
Sicheo é morto - ucciso, si corregge, perché c'è differenza da morte e uccisione e lei se la porta nel cuore. Se la porterà sempre, un gelo di cui non riuscirà mai a liberarsi, ché Sicheo é il primo amore e Didone promette che sarà anche l'ultimo, che lo renderà eterno con la sua promessa.

Nessuno capisce. Anna, cara, dolce, adorata Anna, che l'ha seguita in questo esilio e non s'è mai lamentata, le carezza la guancia e le dice che non è peccato scegliere un nuovo marito, che nessuno la giudicherà dovesse innamorarsi.
Credono che sia così semplice, non percepiscono il gelo che si propaga dal suo cuore distrutto, non vedono le lacrime che piange la notte, invocando il nome dello sposo perduto. Non capiscono che non è per la promessa che non si sposerà, ma che è perché non potrà mai sposarsi che ha promesso.

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Enea é un anima affine con cui condividere i dolori dell'esilio, che comprende cosa vuol dire vedersi strappare chi si ama.
Conversano spesso e Didone sente le chiacchiere, nota le occhiate maliziose e immagina già i discorsi di Anna.
Non è così, vorrebbe dire. Non è come credete voi. Non lo amo (non ancora), lo comprendo e mi sento compresa.

Di notte, però, piano, piano e con pazienza l'ero si intrufola nei suoi sogni e gradualmente lo fa anche nelle sue giornate: lo pensa spesso, lo vuole spesso vicino, gioca spesso con Iulo. Il dolore si allevia e il freddo inizia a diradarsi e un debole tepore scalda il suo cuore.

Chiede perdono agli dei, chiede perdono a Sicheo, piange tra le braccia di Anna, che le carezza i capelli dorati e le bacia le guance e le asciuga le lacrime e, sorridendo, la spinge ad amare - sorridendo la spinge a tradire.

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Enea diventa fuoco. Si sente viva come non mai, amata come non mai, voluta come non mai. Dimentica Cartagine e Ialba e i nemici che ancora la vogliono, dimentica il suo popolo e le mura della città in costruzione, che gli dei la perdoni o dimentica anche la promessa - una volta infranta non vi pensa più.

Poi un giorno torna prepotente.
Torna quando è ancora innamorata, invasata dalla follia della disperazione.
Torna quando supplica e piange e si inginocchia - inutile, tutto inutile con Enea e il suo cuore di pietra. Si è sbagliata: lui è ghiaccio, non fuoco. Bruciano entrambi, ma il ghiaccio lo nasconde dietro all'apparente trasparenza, colpisce inaspettato e a tradimento.
Torna quando le dice che "non per sua volontà va in cerca dell'Italia", ma non fa nulla per restare.
Torna in quel momento, la promessa che ha infranto, il volto stupendo del suo primo amore, che l'ha amata veramente e fino alla fine.
Torna quando si accorge che non è sufficiente, che vuole Enea e senza di lui non può vivere.

Torna e la scaccia scientemente, crudelmente, mentre brucia, mentre le fiamme d'amore e follia ardono il suo corpo sconvolto da emozioni troppo potenti.
Lo maledice, preannuncia sventura e dolori e guerre infinite. Intimamente gli intima di bruciare come sta bruciando lei, di morire di dolore come sta morendo lei.

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È questo che vorrebbe dirgli, quando se lo trova davanti tra le ombre dell'Ade, vivo e disperato e supplicante - tutto ciò che una volta è stata anche lei. Vorrebbe sputargli addosso il suo dolore, gioisce dei suoi tormenti, si ritrae disgustata alle sue scuse. Non dice nulla, alla fine. Sceglie il silenzio - gelido e bruciante come il ghiaccio. Sceglie Sicheo. Sceglie la morte e la promessa infranta - non importa quanto si allontani, il caldo tepore dell'amore non smette di seguirla ed è per questo, alla fine della storia, che lo odia con tutta sé stessa.
   
 
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