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Autore: Chiccaxoxo    20/07/2021    1 recensioni
Ester, diciannove anni appena diplomata, figlia di uno scienziato di fama mondiale. Sia lei che i suoi amici sono irresistibilmente attratti dal lavoro di suo padre e dalle sue spettacolari invenzioni, nell'arco di un'estate, in un piccolo paesino, non potranno resistere alla tentazione di provarne alcune. Ho cercato di immaginare come potrebbe essere il mondo nel 3007.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era la metà di settembre, ormai era passato quasi un mese dall’incidente storico che aveva portato Ester ed Andrea a compiere le loro peripezie attraverso i secoli. Tra pochi giorni i ragazzi avrebbero iniziato l'università in città diverse e avevano organizzato una grande festa al Gigawatt per la settimana successiva in cui si sarebbero salutati tutti. Ester e Cris erano non solo per questo, ma per una cosa molto più importante, Freccia Solare sarebbe stata sperimentata tra tre giorni, altra cosa da festeggiare al Gigawatt insieme a tutto il resto. Damiano aveva promesso alla figlia di farla partecipare all’esperimento per ripagarla del suo coraggio, sarebbe stata sulla macchina con lui. La ragazza non poteva credere alla sue orecchie, comunicò la notizia ad Andrea abbracciandolo e dandogli un bacio sfiorandogli appena le labbra. Il ragazzo credette di svenire, non aveva mai sentito il tocco di velluto della bocca di Ester, si rammaricò non poco di essere rimasto lì con quell'espressione inebetita quasi sul punto di svenire, tutte le parole che avrebbe voluto dirle si limitarono a turbinargli nella mente in un gran caos senza tuttavia trovare la strada per uscire dalla bocca. Ester era talmente entusiasta sia della festa che sanciva l'inizio della loro nuova vita, sia dell'esperimento a cui avrebbe partecipato di persona che non ebbe il tempo di fare caso a tutto questo. Naturalmente amici e parenti erano stati invitati per assistere all’evento, avrebbero atteso la macchina più veloce della luce nell’apposita base approntata per farla atterrare, in mezzo all’Oceano. Freccia Solare sarebbe giunta lì un secondo dopo essere partita dal Centro di Ricerca Koller, a trecentocinquantamila chilometri di distanza. L’esperimento era stato fissato per il giorno tredici, due giorni prima della festa al Gigawatt, la ragazza e il fratello chiesero al padre di spiegare loro come si sarebbe svolto il lavoro.

“Immaginate di fare una gara con un raggio di luce” iniziò Damiano cercando di semplificare il più possibile “Sembra una cosa impossibile, vero? Eppure è proprio quello che faremo, la macchina partirà nel momento preciso in cui verrà acceso un proiettore, il nostro scopo sarà quello di ritrovare l’inizio del raggio, il viaggio durerà soltanto un secondo ma per i passeggeri della macchina sembrerà più lungo.”

“Allora la gara sarà vinta dalla macchina, non dalla luce” osservò Cris.

“In teoria sarebbe possibile” affermò Damiano “Ma noi la supereremo di poco, non possiamo distaccarla molto perché se lo facessimo il tempo per i nostri corpi tornerebbe troppo indietro.”

“In pratica tu torneresti giovane e io bambina” osservò Ester aggrottando la fronte.

“Esatto, arrivando in una situazione di parità per noi il tempo si fermerebbe per un secondo, se invece dovesse vincere la luce, il tempo per noi passerebbe ugualmente, anche se rallentato.”

“Ma vincerete voi” affermò Cris “Quindi quando uscirete da quella macchina sarete più giovani.”

“Come ti ho già detto supereremo di pochissimo il raggio di luce” rispose Damiano ammirando in silenzio la perspicacia dei figli “Torneremo indietro di un giorno al massimo, non vedrai nessuna differenza.

“È incredibile, papà” esclamò Ester “Hai trovato il segreto dell’eterna giovinezza!”

“Le applicazioni non dovrebbero essere queste” le spiegò Damiano con u sorriso “In realtà vorremmo usare questa tecnologia per i viaggi nello spazio, per noi l’inversione del corso del tempo non è altro che un inconveniente, bisognerà trovare il modo di evitarlo.”

Mancava oramai una settimana all’esperimento e Ester fu invitata a partecipare al suo allestimento al Centro di Ricerca Koller. Suo padre, che avrebbe dovuto pilotare la macchina, si preparava servendosi di un simulatore, spiegò alla figlia che durante il viaggio davanti a loro ci sarebbe stato solo il buio, questo perché si sarebbero lasciati la luce alle spalle, la rotta della macchina sarebbe stata programmata su un computer di bordo. La pista dalla quale Freccia Solare sarebbe decollata era lunga circa un chilometro, lastricata di lucidi magneti, la macchina, un piccolo aereo bianco, era già pronta al punto di partenza. Essa, al termine della pista, al momento di staccarsi da terra, avrebbe già dovuto avere una velocità pari a quella della luce. Un proiettore era stato posto al termine della pista, nel preciso momento in cui Freccia Solare sarebbe decollata, esso sarebbe stato acceso, la macchina avrebbe dovuto rincorrere l’inizio di quel raggio di luce e, prima di atterrare, superarlo di poco. Sarebbe stata una vera e propria gara. Ester si informò sugli eventuali rischi che avrebbe corso partecipando all’esperimento, non c’era nulla da temere, tutto quello che doveva fare era allacciarsi la cintura e guardare dal finestrino il raggio di luce che avrebbero dovuto sfidare.

La ragazza e i suoi genitori furono invitati a diverse trasmissioni per la radio e il proiettore tridimensionale. Ester notò che nel corso delle interviste venivano ribaditi due concetti principali, il primo consisteva nel precisare per quale motivo la figlia di Damiano Lanfranchi partecipava ad un esperimento come quello, il secondo era chiedere a lei se aveva paura di quello a cui sarebbe andata incontro.

La ragazza rispondeva sempre nello stesso modo: “Naturalmente no, credo che sia spettacolare viaggiare su una macchina come quella la quale, tra l’altro, non comporta alcun rischio.”

Tutti i suoi amici non facevano che congratularsi con lei, Giovanni e Jessica ormai si erano riappacificati completamente, Cris era un po’ invidioso per ciò che sarebbe toccato alla sorella, comunque le riconosceva il diritto ad una ricompensa per quello che aveva fatto con la macchina del tempo. Il giorno precedente a quello dell’esperimento per la ragazza fu un giorno terribile, non avrebbe mai immaginato di provare simili sentimenti, tutti i suoi amici e parenti, prima di partire per la base in mezzo all’Oceano, venivano a salutare lei e il padre, Ester pensava che forse quella era l’ultima volta che li vedeva, lo sapeva benissimo che era un pensiero stupido ma a volte si faceva prendere dai pensieri strani senza motivo. Amici e parenti, compreso Cris, avrebbero pernottato sulla base galleggiante in attesa del grande momento, la ragazza rimase sola con i genitori. La notte precedente il giorno dell’esperimento Ester non riusciva a darsi pace, camminava febbrilmente per la casa, non era così che aveva immaginato quel giorno, più di una volta fu tentata di andare dal padre e dirgli che lei rinunciava a partecipare. Questi pensieri scomparvero soltanto la mattina dopo nel momento in cui, lei e i suoi genitori, furono accolti trionfalmente al Centro di Ricerca Koller. Il piazzale era brulicante di giornalisti. Ester sapeva che sulla base marina ce ne sarebbero stati altrettanti. Sua madre non ci sarebbe stata nel momento di gloria in mezzo al mare, lei era addetta all’esperimento stesso e quindi doveva rimanere a controllare gli strumenti a terra.

Un capannello di scienziati circondava Freccia Solare per gli ultimi accertamenti, Damiano ricevette le ultime istruzioni sulla macchina e Ester le congratulazioni dei ricercatori. La partenza della macchina era programmata per le dieci della mattina, e così fu. Ester guardava quel piccolo aereo bianco imbambolata, i due sportelli aperti erano simili a bocche pronte ad inghiottire lei e suo padre, a sua volta, quella lunga pista di calamita avrebbe ingoiato la macchina con loro due dentro. La ragazza si accorse che le gambe le tremavano, C la possibilità che qualcosa non funzioni? Ma no, devo fidarmi di papà e pensare al viso sorridente di Andrea quando mi vedrà atterrare e scendere.

Furono le parole del padre a riportarla alla realtà: “Vieni, Ester, è il momento.”

Lei lo guardò senza muovere un muscolo, sembrava esitare in quella bella giornata di sole.

“Se non te la senti puoi anche restare a terra” disse Damiano passando un braccio intorno alle spalle della ragazza.

“Invece lo farò” affermò Ester decisa guardando il padre negli occhi.

La ragazza salì a bordo dopo aver guardato un momento la madre, questa sorrise facendole l’occhiolino, Ester si allacciò la cintura e chiuse lo sportello, continuava a guardare il mondo esterno attraverso il finestrino, i colleghi del padre esultavano mentre lui li salutava per poi salire sulla macchina accanto alla figlia. Non appena tutti gli sportelli furono chiusi il chiasso esterno fu annullato completamente. Damiano si allacciò la cintura, poi cominciò a parlare con una voce che proveniva da un altoparlante posto nel quadro comando di Freccia Solare, l’uomo dall'altro capo chiedeva allo scienziato di controllare vari strumenti.

“Affermativo” ripeteva lui ogni volta.

Dopo circa cinque minuti la voce disse “Allora possiamo iniziare il conto alla rovescia, buon viaggio, Damiano, ti aspettiamo tra un secondo in mezzo al mare.”

“Coraggio, si parte” disse lo scienziato alla figlia stringendole una mano.

Ester respirò profondamente e trattenne il fiato, suo padre intanto aveva acceso i motori della macchina che prendevano sempre più potenza. La ragazza notò un quadrante che avrebbe segnato loro la velocità in chilometri al secondo, si era portata un cronometro da polso che era in grado di segnare anche i centesimi di secondo, lo avrebbe tenuto d’occhio per vedere come si sarebbe comportato il tempo durate il viaggio.

Tre…due…uno…go!

Il momento della partenza, la macchina si mosse con uno strattone, la velocità era già molto elevata, non erano ancora decollati e già sfioravano quella della luce, Ester vide le figure davanti a sé, gli alberi e la pista, piegarsi e contorcersi, guardò il suo cronometro, i centesimi di secondo procedevano molto lentamente, dovevano passare all’incirca due secondi perché ne scattasse uno, subito la ragazza si rese conto che per loro il tempo non passava come per coloro che erano all’esterno, dentro la macchina si era enormemente dilatato. Ad un certo punto il cronometro si fermò, Ester notò che la velocità adesso era precisamente trecentomila chilometri al secondo, esattamente quella della luce, davanti a loro si scorgeva soltanto il buio, segno che ormai la luce era alle loro spalle. Nonostante tutto la fine della pista si avvicinava ad una velocità relativamente bassa, la ragazza ne chiese il perché al padre.

“Per noi il tempo non è come all’esterno, per gli altri il nostro viaggio durerà un secondo, per noi molto di più, stai molto attenta adesso, nel momento in cui decolleremo verrà acceso il proiettore, vedrai il raggio di luce contro cui dovremo gareggiare apparire nel finestrino accanto a me.”

Ester guardava sia la fine della pista che il finestrino che le aveva indicato il padre, le sensazioni che provava erano di assoluta beatitudine, si sentiva leggera e le sembrava che la macchina stesse scivolando su uno strato d’olio, inoltre si rese conto che sia lei che suo padre, in quel momento non stavano invecchiando di un solo secondo. Era arrivato il momento del decollo, quando la macchina si staccò da terra Ester non sentì nessuna variazione, davanti a loro adesso cerano solo le tenebre ma nel finestrino di sinistra era apparso qualcosa.

“Eccolo, Ester, lo vedi? Il nostro sfidante!”

La ragazza lo vide perfettamente il raggio di luce che correva accanto a loro, una striscia gialla il cui inizio era poco lontano da loro, si trovava all’altezza del muso affusolato della macchina.

“Adesso inizia la vera sfida, Ester” le spiegò il padre “Fino ad ora siano andati alla stessa velocità, ma ora farò accelerare la macchina fino a far retrocedere l’inizio del raggio fino a metà finestrino, raggiungeremo la velocità di trecentocinquantamila chilometri al secondo.”

Mentre il padre aumentava i giri dei motori, Ester tornò a guardare il suo cronometro, non appena si accorse che i numeri iniziarono a scorrere all’indietro, guardò nuovamente il finestrino con un sorriso trionfante dipinto in viso.

“Guarda, Ester” disse il padre quasi esultando.

L’inizio della striscia gialla iniziò a retrocedere lentamente.

“Lo stiamo superando!” esclamò la ragazza.

Stavano viaggiando più veloci della luce, il raggio che era accanto a loro andava decisamente più lento. La ragazza pensò al fatto che in quel preciso momento lei e il padre stavano ringiovanendo, sia pur di poco, si concentrò per vedere se riusciva a percepire qualche cambiamento all’interno del suo corpo, ma si sentiva come sempre. Quando ebbero superato il raggio di luce tanto da far risultare il suo inizio a metà finestrino, Damiano disse: “Bene, missione compiuta, adesso rallenteremo e ci prepareremo all’atterraggio.”

Ester sorrise felice, aveva appena vissuto una magnifica esperienza ed era contenta che si fosse conclusa nel migliore dei modi. Fissò lo sguardo nel buio davanti a sé aspettando di veder comparire il mare dove avrebbe trovato un’esplosione di gioia per sé e per suo padre. Il sorriso di Andrea.

“Dannazione!” esclamò Damiano, il sorriso era scomparso dal suo viso.

Ester lo guardò con gli occhi colmi di preoccupazione: “Che succede, papà?”

“Non rallenta, la macchina non rallenta”

La ragazza fu presa dal panico, guardò il suo cronometro che continuava inesorabilmente a correre all’indietro, guardò il raggio di luce al finestrino, ormai era dietro di loro, molto distante. Ester sentì solleticarsi la fronte e i gomiti, allungò una mano per sentire che cos’era e rimase di stucco.

“Papà!” urlò terrorizzata “Mi stanno crescendo i capelli, io li avevo così lunghi e la frangia due anni fa”

Non era l’unico cambiamento che si stava verificando, Ester notò che progressivamente stava diventando più bassa, il seno le era scomparso, i vestiti e le scarpe erano sempre più larghi, sembrava che le si stessero dilatando addosso, o era lei che si restringeva.

“Papà!” la sua voce atterrita suonò incredibilmente infantile. Guardò suo padre notando che era più giovane di almeno dieci anni.

“Papà, ferma la macchina!” gridò la voce di una bimba di cinque anni.

Damiano, poco più che un ragazzo, armeggiava febbrilmente con gli strumenti senza trovare il modo di far rallentare Freccia Solare.

“Deve essersi guastato qualcosa, stai tranquilla, Ester, ce la caveremo.”

Per tutta risposta sentì il pianto di un neonato, una bimba di appena pochi mesi si agitava tra i vestiti della Ester diciannovenne che si erano afflosciati sul sedile.

 

Intanto sulla piattaforma marina tutti aspettavano, con gli occhi rivolti al cielo, l’arrivo dei vincitori in quella gara di velocità. Per i parenti e gli amici erano state approntate delle gradinate, Cris sedeva in prima fila insieme ai suoi nonni paterni, i genitori della madre erano scomparsi ormai da parecchi anni.

“Oh, se potessero essere qui anche i genitori di Enrichetta” esclamò la madre di Damiano senza staccare gli occhi dal cielo sereno. Gli amici di Ester, Andrea e Giovanni con i loro genitori, Jessica, e Alessio erano seduti nella fila subito dietro. Cris sorrise pregustando l’arrivo di Freccia Solare, pensava che mentre era in azione doveva assomigliare veramente ad una freccia. Improvvisamente un boato somigliante ad un tuono fece sobbalzare la folla, qualcosa di molto veloce produsse un sibilo simile ad una bomba che sta per schiantarsi al suolo. Dai presenti si levò un grido di stupore mentre Freccia Solare atterrava sulla piattaforma ad una velocità impressionante, fu visibile solo dopo che ebbe toccato il suolo in quanto l’attrito l’aveva frenata notevolmente. La macchina rallentò malamente producendo scintille e facendo due testacoda, inoltre per poco non cadde in acqua. Tutti tremarono dal terrore, come mai Damiano non era riuscito a far rallentare la macchina? Per quanto riguardava la rotta essa era stata seguita dal computer di bordo, ma era lo scienziato che avrebbe dovuto impostare la velocità della macchina, come mai non lo aveva fatto? Alcuni ricercatori accorsero in direzione del piccolo aereo bianco, nessuno aveva aperto gli sportelli per uscire. Cris, i suoi parenti e gli amici si alzarono in piedi con il cuore in gola, Ester e suo padre, che avrebbero dovuto scendere trionfanti e sorridenti dalla macchina, non si vedevano. Poi accadde qualcosa di eclatante, la testa di un bambino biondo si affacciò da uno dei finestrini della macchina, qualcuno aprì il portello facendolo scendere, il ragazzino indossava gli abiti di Damiano che naturalmente gli stavano larghissimi, doveva vere all’incirca otto o nove anni e assomigliava in modo sorprendente a Cris. Erano rimasti tutti senza parole, osservavano il bambino che si dirigeva verso gli spalti del pubblico.

“Mamma, papà!” grido improvvisamente quel bimbo dirigendosi verso i nonni di Cris ed Ester.

“Damiano?” fece la nonna di Cris sgranando gli occhi e con la bocca che le tremava come se avesse visto un fantasma.

“Come mai siete più vecchi?” chiese ancora il bambino.

“Sei Damiano?” chiese ancora la vecchia signora come in trance.

“Certo, mamma, non mi riconosci?”

A questo punto Andrea, sconvolto, accorse verso il bambino chiedendogli: “Cosa è successo, dov’è Ester?”

“Chi è Ester? “

Esclamazioni di stupore misto a terrore si levarono dalle persone che stavano intorno. Andrea fece qualche passo indietro terrorizzato e con il viso che era diventato cadaverico. Si precipitò di corsa verso la macchina ferma sulla pista, un gruppo di scienziati stava contemplando l’interno, il ragazzo vide gli abiti di Ester abbandonati sul sedile, li prese tra le mani e, stringendoli al petto si mise a piangere.

“Mi dispiace” gli disse uno degli scienziati.

“Che cosa diavolo è successo, che fine ha fatto Ester?” chiese Andrea singhiozzando.

“Vedi” spiegò lo scienziato “Si è guastato qualcosa e Damiano non ha potuto far rallentare la macchina, il tempo per lui ed Ester è tornato indietro, questa è una cosa normale quando si supera la velocità della luce ma per loro è tornato troppo indietro, Damiano è tornato bambino, mentre Ester è…”

“Morta?” Andrea si stupì di se stesso per aver racimolato il coraggio di pronunciare quella parola.

“Morta non è il termine adatto” continuò l’uomo scuotendo la testa disperato “Direi piuttosto che è scomparsa, suo padre ha otto anni e lei è come se non fosse mai nata, mi dispiace, figliolo.”

Andrea si voltò per tornare indietro trovandosi davanti Cris, i suoi nonni e i suoi amici. Non avevano potuto fare a meno di sentire, i nonni di Ester e Cris piangevano incuranti del piccolo Damiano che non capiva quello che stava succedendo, Andrea guardò sconsolato gli amici i quali ancora non riuscivano a rielaborare la disgrazia. E io non ti ho detto nemmeno niente quando mi hai baciato, ho aspettato tutta la vita quel momento per rimanere fermo e zitto come uno stupido. Ora tocca a me rimediare gli errori che ti sei sempre impegnata a fare tu, questo non lo accetto, deve essere rimediato!

 

Circa una mezz’ora più tardi Andrea e Giovanni erano imbarcati, insieme ai loro genitori, su una piccola nave che stava riportando le persone a terra.

Andrea aveva detto a suo fratello che si sarebbero trovati sul ponte per parlare.

“Non potevamo parlare giù?” chiese Giovanni raggiungendo il fratello.

“Non voglio che mamma e papà ci sentano” il biondo aveva il viso pallido e letteralmente sfatto.

“Non mi sento in vena di discutere, Andrea, forse non ti rendi conto che è successa una tragedia senza pari, nonostante tutti insistano a dire che Ester non è morta, è come se lo fosse.”

“È proprio questo il punto” esclamò Andrea “Ester può vivere ancora, se noi vogliamo.”

“Che stupidaggine!” esclamò Giovanni “Non la rivedremo mai più, toglitelo dalla testa, mi sembra che tu stia andando fuori di senno.”

“No, Ester esiste ancora, solo che si trova nel 1914, dobbiamo solo andare a prenderla.”

“Che diavolo stai farneticando, Andrea” Giovanni aveva gli occhi lucidi “Come fa ad essere nel 1914?”

“Lo vedi che non vuoi ragionare” ribatté con foga Andrea “Non ti ricordi che io ed Ester, quando siamo andati a Sarajevo per sistemare l’incidente storico causato da quella tegola, abbiamo incontrato i nostri doppioni? Sono ancora là, Giovanni, gli abbiamo danneggiato la macchina del tempo per impedirgli di tornare, tra loro c’è anche Ester!”

“Ma non sarebbe lei” osservò Giovanni nonostante la sua espressione si fosse leggermente rasserenata.

“Perché no?” disse Andrea “Perché non dovrebbe essere lei, è lei nel passato, è vero, ma è sempre la stessa persona.”

“Hai ragione” concordò Giovanni “Dobbiamo usare ancora . StoriaJou – 01”

“Questo non è un problema, allora, mi aiuterai a riportare la nostra amica a casa?”

“Sei un genio, Andrea” disse Giovanni con gli occhi colmi di speranza “Certo che sì!”

Ti amo. Devo dirtelo.

 

 

 

   
 
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