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Autore: Ananke_ildestino    20/07/2021    0 recensioni
[Fugou Keiji Balance: Unlimited]
Una raccolta di extra ispirati alla long-fic So Close So Far. Sebbene collegate alla storia principale ci saranno anche one-shot leggibili come stand alone. HaruDai (Kato x Kambe).
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le storie di questa raccolta sono tutte collegate alla long-fic So Close So Far (che potete leggere qui), ma questa one-shot è leggibile anche come stand-alone.


LA RICETTA PERFETTA


Kato ricordava chiaramente il momento in cui Kambe gli aveva fatto quell'assurda richiesta: erano in un momento di pausa dal lavoro, Haru si era appena riaccomodato sui divanetti dell'area relax portando un caffè per sé e per il collega. Kambe era seduto di fronte a lui e sembrava studiare con grande attenzione un tablet di ultima generazione che non gli aveva mai visto prima. Il poliziotto l'aveva osservato incuriosito mentre portava la tazza alla bocca. La sua curiosità venne immediatamente soddisfatta quando con uno scatto Daisuke alzò gli occhi dallo schermo.
- Haru, voglio fare una torta per il tuo compleanno. - gli disse guardandolo con un’intensità che non trapelava dal suo tono.
Kato rimase basito e solo dopo qualche secondo riuscì a proferire un banale - Eh?! -
Kambe non fece una piega - Voglio preparare una torta fatta in casa per il tuo compleanno. Cos'è che non capisci? -
Haru continuò a fissarlo sbalordito. Che il suo ragazzo fosse molto lontano dalla normalità l’aveva capito da tempo, eccentrico era un aggettivo che spesso lo descriveva bene; sapeva inoltre che Daisuke non aveva la minima idea di come accendere un fornello, figurarsi un forno, e ora voleva preparare una torta?!
Vide un sopracciglio del suo partner inarcarsi irritato. Cercò un modo carino di dirgli che forse non era il caso, o che se voleva imparare a cucinare forse era il caso di iniziare con una frittatina.
- Daisuke, perché una torta? Insomma non sei particolarmente abile in cucina... senza offesa... ma forse non sarebbe meglio comprarla come l'anno scorso? -
- No, voglio preparare la torta per il tuo compleanno. -
Quando si fissava era impossibile fargli cambiare idea, ma nel caso specifico doveva tentare il tutto per tutto, oppure Kambe avrebbe potuto far saltare in aria l'intera cucina con lui dentro!
- Daisuke... seriamente, non sai nemmeno da dove iniziare... - provò con tono supplichevole. Non voleva perdere l'uomo che amava in modo tanto stupido.
- Infatti voglio che mi aiuti. - ribatté calmo.
Per la seconda volta rimase bloccato dallo shock. Voleva prendere lezioni di cucina da lui? E su qualcosa che non era nemmeno tra le sue specialità? Per chi l'aveva preso, per il re dei fornelli?
Il miliardario continuò per nulla toccato dalla sua espressione: - So che è inappropriato chiedere aiuto proprio al festeggiato. Ho pensato a eventuali alternative, ma sono giunto alla conclusione che tu sia l'unica e la migliore scelta. -
Al momento poco gli importava per chi fosse quel dolce, era tutta il resto a spaventarlo.
- Ma Daisuke... - tentò un’ennesima protesta, bloccata sul nascere dall'intromissione di Kamei, che voltandosi dalla sua postazione gli aveva quasi urlato: - Eddai Kato, il lavoro di coppia fortifica le relazioni! -
- Ah! Kamei, fatti gli affari tuoi! - gli aveva gridato rabbiosamente di rimando - Se non te ne fossi accorto io e Kambe lavoriamo sempre in coppia! -
Avevano deciso, per mantenere un certo distacco tra la vita privata e quella lavorativa, di continuare a chiamarsi per cognome in servizio. Al solito per il miliardario sembrava una regola facilissima da rispettare, Kato invece faceva spesso confusione. Non era importante comunque, in ufficio tutti sapevano del loro rapporto.
Haru tornò a dare la sua attenzione all'amante, che ora lo fissava lievemente indispettito.
- Dicevamo... - provò a ricominciare, ma si bloccò all'instante quando Daisuke gli piazzò il tablet davanti al viso.
- Voglio fare questa. -
Maledetto testardo! Aveva già dato per scontato che avrebbe accettato!
Sospirò, non voleva litigare con Kambe, men che meno lì davanti a tutti. Lo avrebbe accontentato, si sarebbe reso conto da solo che stava facendo il passo più lungo della gamba. Svogliato guardò la ricetta visualizzata sullo schermo, già il nome della torta in una lingua a lui incomprensibile lo mise in allarme.
Man mano che leggeva iniziò a immaginare diversi scenari disastrosi. Cercò dentro di sé la forza per mantenersi tranquillo: - Daisuke, è troppo difficile, scegline un’altra. -
Lui continuò con quel suo piglio deciso: - Perché no? -
- Te l'ho detto è difficile! - scattò ormai al limite Haru - Avrei difficoltà io! Non sono un gran pasticciere! -
- La torta del mio compleanno era buona. - commentò atono il miliardario, facendo però ricordare momenti che fecero arrossire leggermente le gote del poliziotto.
- La torta del tuo compleanno era più semplice. - borbottò distogliendo lo sguardo. - Comunque ci vogliono o amarene o ciliegie per quella che hai scelto e non è stagione. -
- Posso comprarle, da qualche parte ci saranno. -
Maledetto riccastro, pensava sempre di poter comprare tutto!
- Non vale la pena comprare ciliege fuori stagione! Non sono buone Daisuke! Scegli qualcos'altro! Di più facile possibilmente. - A volte lo faceva veramente esaurire! Come aveva fatto a innamorarsi di un uomo del genere?! Eppure lo guardò riprendere a sfogliare con grazia il tablet e non poté non ammirare l'eleganza di ogni piccolo e misurato gesto.

La pausa non bastò per trovare una ricetta che soddisfacesse il miliardario e il suo partner in egual maniera, anzi, ci vollero altri due giorni di ricerche. Alla fine però, prima del sabato del compleanno, riuscirono a giungere a un compromesso, leggermente più a favore di Kato, probabilmente perché era lui il cuoco esperto. Decisero di fare l'esperimento culinario a casa di Haru, che anche Daisuke avesse messo in conto che sarebbe potuto esplodere qualcosa? All'amante sicuramente non sarebbe dispiaciuto più di tanto se avessero reso inagibile l'appartamento. Dopotutto erano settimane che tentava di convincerlo a trasferirsi alla villa. Non che gli facesse schifo l'idea di poter vivere con il suo ragazzo, ma era troppo presto, non erano passati nemmeno sei mesi da quando era iniziata la loro relazione! Inoltre tutto quello sfarzo ogni tanto gli dava il voltastomaco, anche se alcune comodità erano innegabili. Non per nulla passava spesso e volentieri i suoi weekend da Kambe, e non solo quelli.

Il venerdì pomeriggio, conclusa la giornata lavorativa, andarono insieme a fare compere. Haru si era fatto sfuggire stupidamente che avrebbe avuto bisogno di alcune cose per la realizzazione e da quel momento convincere Daisuke che la sua presenza non era indispensabile era diventato impossibile. Aveva sospirato molto e recitato parecchi mantra per riuscire a star calmo e sopportare l'idea che sarebbero andati nei negozi più cari di Tokyo. Ovviamente avrebbe pagato tutto il miliardario, come sempre, nonostante le proteste del poliziotto che sosteneva di potersi permettere un pacco di farina. Ma quando usciva con il suo ragazzo era sempre la stessa storia. Per quanto ne avessero parlato, spesso litigando, non c'era verso di far capire a Daisuke che si sentiva un mantenuto.
Questa volta però era riuscito a trattenere le lamentele al minimo, dopotutto stavano facendo acquisti per il suo compleanno e Kambe aveva tutto il diritto di non farlo spendere.
Durante il loro shopping aveva acquistato quasi tutti gli ingredienti e gli accessori che Kato non possedeva. Mentre ricontrollava la lista che si era fatto su un foglietto si era ritrovato a pensare ancora una volta che sarebbe stato sicuramente meglio acquistarla la torta. Chissà perché Daisuke era così fissato con questa idea!
In quel momento il pezzo di carta gli venne sfilato dalle dita.
- Perché ti sei fatto un foglietto che potresti perdere da un momento all'altro invece che chiedere a HEUSC di memorizzare il tutto per te? Tra l'altro è scritto in aramaico! -
Riprese con stizza le note e rabbiosamente se le ficcò in tasca. - Non è in aramaico! So leggere la mia scrittura! -
Spesso si era domandato se un rapporto come il loro fosse normale. Erano amanti, ma litigavano di continuo per ogni piccola cosa. Nei film gli innamorati erano sempre tutti coccole e cuori, e se discutevano era solo per scusarsi e ritornare a essere ancor più romanticamente uniti. Loro invece non facevano altro che battibeccare senza sosta. Haru avrebbe voluto avere meno scatti di rabbia con il suo ragazzo, essere più rilassato e dolce con lui, ma non ci riusciva proprio. Forse Kamei non aveva tutti i torti, avevano ancora bisogno di lavorare sul loro rapporto e quella poteva essere un'occasione, anche se stramba.

Il pomeriggio del giorno dopo, quando suonò il campanello, Kato non ebbe dubbi su chi avrebbe trovato all'ingresso. Kambe era raramente in anticipo, piuttosto la sua puntualità spaccava il secondo. Andò ad aprirgli con il sorriso in volto: quella mattina si era svegliato impaziente di scoprire quanto il suo ragazzo facesse sul serio.
Sulla soglia trovò il miliardario accompagnato da due fattorini. Non riuscì nemmeno a stupirsi quando Daisuke si fece strada nel suo appartamento, indicando ai suoi accompagnatori di lasciare quanto portavano proprio davanti alla cucina. Haru rimase paralizzato dallo shock fino a che, con un ossequioso inchino i due presero la loro cospicua mancia e uscirono chiudendo la porta.
- Ah! Daisuke!! Che diavolo hai portato!?! - urlò come liberato da un incantesimo al suono del chiavistello che si serrava.
Il miliardario si voltò verso di lui con il viso di chi non capisce quale sia il problema.
- Ti ho comprato un tavolo d'appoggio aggiuntivo con le ruote. Altrimenti questa cucina è troppo piccola per lavorare in due. - commentò placido.
Il poliziotto continuò a sbraitare: - Non te l'ho mai chiesto! -
Kambe incrociò le braccia trattenendo visibilmente il disappunto: - Ma era indispensabile. Consideralo un regalo di compleanno anticipato. -
Perché doveva sempre pensare a compare cose costose per lui! Come faceva a non capire che lo metteva a disagio!
- E quanti regali vorresti farmi!? - gli domandò con rabbia. Questa volta la reazione stizzita di Daisuke fu più che evidente: una leggera smorfia gli increspò le labbra, gli si inarcarono le sopracciglia e distolse lo sguardo.
- Quanti mi pare. E ora vado a cambiarmi, approfittane per calmarti. - gli rispose come sempre misurato nel tono, ma con un evidente retrogusto acido. Senza nemmeno attendere una risposta entrò nel piccolo bagno prendendo con sé una borsa che i fattorini avevano lasciato all'ingresso.
Con ancora la rabbia che montava Haru l'aveva seguito con lo sguardo, fino a che con un colpo secco la porta si era chiusa alle spalle del suo ragazzo. Aveva continuato a guardare torvo in quella direzione per un po', rimuginando sul fastidio che provava, sulle spese folli che quell'uomo continuava a fare per lui, su tutte le cose che aveva ricevuto. Si girò poi, intenzionato a iniziare a preparare la cucina, ma si trovò nel mezzo il nuovo tavolo. Non era particolarmente grande, ma dell'altezza perfetta per lavorare in piedi comodamente; aveva un paio di utili cassetti e dei ripiani sotto; il legno era massiccio e la superficie superiore era ricoperta di pietra, quarzo o marmo forse; le due rotelle lo rendevano facile da spostare, mentre i due piedi lo mantenevano fermo quando serviva; non c'erano dubbi, era un ottimo prodotto e gli sarebbe stato estremamente utile anche in altre situazioni, non solo quel giorno. Anche il colore si intonava con la sua cucina di terza categoria. Sospirò mentre carezzava il piano liscissimo, Daisuke aveva fatto una scelta oculata e anche se non gli aveva chiesto il permesso c'era poco da lamentarsi. Si era ripromesso di usare quella occasione per imparare ad arrabbiarsi meno con il suo ragazzo e l'aveva accolto urlandogli contro. Era proprio pessimo!
Doveva scusarsi, appena fosse tornato si sarebbe inchinato chiedendo perdono. Non era facile, perché sapeva che una parte di colpa l'aveva anche il miliardario che non ascoltava mai le sue lamentele e rimostranze; avrebbe però ignorato la sua irritazione e avrebbe teso per primo una mano verso un compromesso. Ci voleva tempo per imparare a vivere in sintonia, ma qualcuno doveva pur fare un primo passo.
Appena sentì la maniglia alle sue spalle muoversi si voltò pronto a fare la sua mossa, ma quando vide Daisuke si bloccò.
- Come ti sei conciato?! - si lasciò sfuggire dalle labbra.
Per tutta risposta l'altro si guardò, sistemando al contempo il polsino: - È una divisa da pasticcere. Piuttosto aiutami con il grembiule, per favore. -
Non sembrava per nulla toccato dalla bocca spalancata del padrone di casa che ancora guardava con occhi sgranati l'uniforme nera da chef di pasticceria.
Era ancora interdetto quando Kambe lo richiamò: - Allora Haru? Me lo allacci? - gli domandò girandosi di spalle proprio davanti a lui. La voce del collega così vicina lo riportò alla realtà, scosse la testa rassegnato: era proprio un tipo assurdo!
Lo prese sui fianchi, con delicatezza, e lo fece girare verso di sé.
- Si allaccia sul davanti, Daisuke. Non vedi quanto è lungo il nastro? - gli disse dolcemente, mentre gli prendeva i capi dalle mani e glieli allacciava in vita. Così vicino poteva sentire distintamente il suo odore, sempre così buono.
- Grazie. - gli rispose leggermente intimidito, forse dall’eccessiva vicinanza.
Haru alzò una mano a sfiorare il fazzoletto che teneva perfettamente legato al collo: - E questo? A cosa servirebbe? -
- A completamento. - gli rispose mantenendo lo sguardo fisso e sicuro sui suoi occhi, come a sottolineare che quello di poco prima era stato solo un lieve sbandamento.
Kato rise alla prontezza della risposta e alla sua insensatezza: - Insomma non serve a niente! -
In quel momento una mano lo prese sulla nuca e venne trascinato verso il basso, le loro labbra si unirono.
- E questo per cos'era? - gli domandò guardando incuriosito in quegli occhi blu profondo.
Daisuke lo lasciò andare con una smorfia: - Non posso nemmeno baciarti? -
Il poliziotto si rese conto d'aver dato l'impressione sbagliata con la sua domanda e sorridendo gli mise una mano sulla testa: - Certo che puoi. Eccome se puoi. -
A sottolineare il suo consenso gli lasciò un tenero bacio sulla tempia. Gli piaceva così tanto coccolarlo. Potevano urlare e litigare, ma era pur sempre la persona che amava, nulla era più piacevole che stare con lui e dimostragli i suoi sentimenti.
Il miliardario si staccò ancora leggermente infastidito, forse si sentiva trattato come un ragazzino o forse si era accorto ancora una volta che senza le scarpe la differenza d'altezza tra loro era evidente. Haru sorrise tra sé, conoscendolo probabilmente era proprio per quello, trovava quel suo complesso adorabile.
- Iniziamo Haru? - lo incalzò dirigendosi convinto verso i fornelli. Il poliziotto alzò gli occhi sospirando: era ora d'iniziare pregando che non succedesse qualche disastro irrimediabile.

Alla fine avevano raggiunto un compromesso e deciso di fare una Cream Tart: grazie al miliardario il giorno prima erano riusciti a recuperare anche tutti gli ingredienti di difficile reperibilità. Kato aveva studiato la ricetta un paio di volte prima di accettare, a parte i tempi lunghi, il procedimento gli era parso piuttosto semplice. Non si sentiva comunque tranquillissimo, erano entrambi dei principianti, Daisuke ancor più di lui.
Si mise il suo grembiule blu, mentre il suo ragazzo faceva comparire sullo schermo del tablet la ricetta. Prese la bilancia e dei contenitori e iniziò a pesare la farina di mandorle.
- Haru, devo farlo io. Tu devi solo guidarmi. - lo ammonì a braccia incrociate Kambe, che evidentemente non voleva semplicemente leggere ad alta voce i passaggi, come invece sperava il padrone di casa.
Lo guardò titubante, ma poi gli lasciò spazio davanti alla pesa: - Va bene, continua pesando 25 grammi di zucchero. -
Daisuke senza esitazione posizionò una terrina sulla bilancia e versò lo zucchero.
- Ah! Fermo Daisuke! La tara! -
L'amante alzò gli occhi confuso, mentre Haru si portava una mano sul volto. Non aveva la minima idea di come usare una bilancia, figurarsi il resto. Il disastro era dietro l'angolo! Era solo questione di tempo!
Si impose di calmarsi. Dopotutto lui era lì proprio per evitare il peggio. Con molta pazienza spiegò al miliardario come doveva pesare e ricominciarono la preparazione degli ingredienti. Come da istruzioni misero il tutto in una ciotola abbastanza grande.
- ...e ora impastare il tutto con le mani. - lesse Kato.
Kambe alzò gli occhi poco convinto: - Dovrei mettere le mani là dentro? -
Haru trattenne malamente un sorriso, pensava che almeno a questo si fosse preparato: - E come altro vorresti fare? -
- Usare un’impastatrice, per esempio. -
- Non la ho, e comunque è specificato "impastare a mano". Vuoi che faccia io? - Era divertente vederlo in difficoltà per una tale banalità, allo stesso tempo non voleva infierire troppo.
L'amante tornò a fissare la ciotola con sguardo torvo: - No, faccio io. -
Aveva preso proprio seriamente questa cosa della torta. Il poliziotto s'intenerì.
- Va bene. Ma prima infarinati le mani, o ti si attaccherà tutto. -
Prese il sacchetto di farina per versarla sulle sue dita affusolate. Aveva proprio delle belle mani, decisamente inadatte per quello che s'apprestava a fare, ma perfette per suonare il piano.
Con una espressione disgustata Daisuke infilò le mani nella terrina. Sembrava un bambino costretto a fare qualcosa di sgradito. Lentamente iniziò a mescolare l'impasto. Un po' troppo lentamente, tanto che a un certo punto il padrone di casa fu costretto a incitarlo a metterci più energia. Quando finalmente il composto sembrò amalgamato a dovere venne il momento d'aggiungere l'uovo. Haru rilesse per sicurezza la ricetta: "impastare molto rapidamente", era il caso di sostituire il suo ragazzo, o la già scarsa percentuale di successo sarebbe ulteriormente calata.
Si avvicinò all'uomo ancora intento a pasticciare con le dita nella ciotola: - Ehi Daisuke! Ti do il cambio per quest'ultimo passaggio. Tu lavati le mani e prendimi la pellicola che è nello scaffale sopra il lavandino. -
L'altro fece solo un segno d'assenso con la testa mentre ritirava le mani evidentemente grato. Ovviamente la pasta era rimasta incollata alla pelle, nonostante la farina. Si fissò le dita rabbuiato, cercando di pulirle senza successo sfregandole tra loro. Haru si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito, a cui rispose un'occhiataccia del miliardario.
- Prima lavati le mani. - gli disse ancora con un sorriso evidente, mentre rompeva l'uovo e con maggior manualità impastava tutti gli ingredienti.
Kambe si prese tutto il tempo per fare una puntigliosa pulizia di mani e unghie, al punto che Kato dovette richiamare la sua attenzione per convincerlo a smetterla con acqua e sapone. Riuscirono in fine a fare il panetto di pasta da mettere in frigorifero.
- HEUSC, informaci quando saranno passate due ore da questo esatto momento. - disse il miliardario portandosi caratteristicamente la mano all'orecchio sinistro.
Il padrone di casa lo guardò sconsolato scuotendo il capo: - C'è scritto "un paio d'ore" Daisuke, non due ore precise al secondo! Non essere troppo preciso. -
- Meglio essere precisi. -
Quindi il suo precisissimo ragazzo era ancora più rigoroso quando era insicuro? Era una scoperta molto interessante e ne avrebbe fatto tesoro, le occasioni in cui Kambe era in difficoltà non erano molte, ma quando si presentavano andavano colte al volo, essere un ragazzo su cui poter contare era uno dei suoi obiettivi, se non si faceva trovare pronto in quei momenti non lo sarebbe mai diventato. A tal proposito era il momento di un po' di coccole confortanti! Si lavò rapidamente le mani e s'avvicinò da dietro a Daisuke che stava studiando il resto della ricetta sul tablet. Gli mise le braccia attorno alle spalle e lo trascinò su di sé.
- E ora concentriamoci sulle nostre due ore di relax. - Gli sussurrò all'orecchio.
Inaspettatamente si ritrovò con la mano del miliardario sul volto che lo spingeva via.
- No. Prima dobbiamo preparare la sagoma che ci servirà più tardi. - gli disse serio.
Haru si staccò e lo guardò storto: - Lo puoi fare dopo! -
Ma il suo amante aveva già recuperato cartoncino e forbici: - No, voglio essere certo di non sbagliare i tempi. -
Era proprio testardo, e anche estremamente concentrato su quella torta! Perché era così importante?! Addirittura più che scambiare effusioni amorose con lui! Stava per arrabbiarsi di nuovo, quando notò con la coda dell'occhio il foglio che già Kambe stava tagliando. Al centro e in grande formato era stampato l’unico carattere del suo nome. Era palese che l'aveva fatto stampare in anticipo, calcolando anche le misure ridotte del suo forno elettrico.
Gli si sedette accanto, nell'altra stanza, osservandolo mentre con perizia, questa volta, seguiva le linee tracciate dalla stampante.
- Il mio nome? - domandò, cercando di spezzare il silenzio che si era creato.
Senza alzare lo sguardo l'altro rispose con prontezza: - È il tuo compleanno, ovviamente il tuo nome. -
S'appoggiò su un gomito al tavolino, il lavoro era già a buon punto.
- Pensavo solo che avremmo potuto iniziare da qualche forma più semplice. -
Gli occhi blu del collega gli si piantarono addosso: - Avevi detto che la forma non era importante. -
A quanto pare lo aveva fatto irritare di nuovo. Quella giornata stava diventando un disastro e non certo a causa della torta.
Cercò di salvarsi in extremis: - Appunto, va benissimo anche il mio nome, solo non me l'aspettavo, tutto qui. - Concluse con un sorriso tirato, che non si riflesse sul volto dell'amante, che tornò invece ad abbassare lo sguardo sul suo lavoro. Il padrone di casa si lasciò andare a una smorfia senza però interromperlo nuovamente. Forse era lui a essere dalla parte del torto. Daisuke gli aveva chiesto di aiutarlo con la torta, non aveva accampato una scusa qualunque per andare a casa sua ad amoreggiare. Non ne aveva bisogno dopotutto, e non era nemmeno il tipo che si faceva problemi a dire chiaramente quando aveva intenzioni romantiche o passionali. No, lui quel pomeriggio era lì per fare una torta e si stava giustamente impegnando per quello. Sicuramente era conscio dei suoi limiti e ce la stava mettendo tutta mentre, fino a quel momento, Haru aveva sottovalutato un po' la questione. Si morse il labbro colpevole. Aveva il dovere, come ragazzo di Kambe, di supportarlo con più convinzione nella sua piccola impresa. Il suo proposito vacillò rapidamente mentre il suo sguardo veniva rapito dal volto concentrato del suo amante. Era bello, tanto bello. Desiderava veramente essergli d'aiuto e farlo felice, ma anche baciarlo e coccolarlo fino allo sfinimento: perché le due cose non potevano andare di pari passo?
Era tanto ammaliato da quella visione che quando Daisuke riprese a parlare sussultò leggermente: - Non ti ho nemmeno fatto gli auguri... -
Non aveva alzato lo sguardo mentre terminava di tagliare il cartone, il tono dimesso così inusuale per lui.
- Ah, vero. Non me ne ero nemmeno reso conto. - sorrise Kato, cercando di allentare la tensione che invece sembrava crescere di momento in momento.
- Il tuo ragazzo non ti fa gli auguri e non te ne rendi conto? - gli domandò Kambe poggiando le forbici e alzando gli occhi gelidi su di lui.
- Non è quello! - si era incasinato di nuovo! Era tanto impaziente ed eccitato dall'idea di fare qualcosa di completamente nuovo con il suo ragazzo da mettere in secondo piano anche il suo stesso compleanno.
- In ogni caso è tutta colpa tua. Avrei voluto farteli come si deve quando sono arrivato ma tu hai iniziato subito a sbraitare per il regalo e ho perso l'occasione. - Lo disse con il solito tono impassibile, mentre si alzava e andava a poggiare la sagoma finita sul carrello da cucina oggetto della loro prima discussione di giornata.
Haru si morse la lingua, in poche parole aveva fatto un danno dopo l'altro. Irritato con sé stesso si sfregò furioso la nuca, cercando di trovare qualcosa da dire, qualcosa di giusto per una volta! Come solito alla fine s'arrese a fare la prima cosa che l'istinto gli suggeriva. Appena il suo ragazzo tornò vicino al tavolino si inchinò con la fronte a terra.
- Ti chiedo scusa! Lo so che ho rovinato l'atmosfera sin dall'inizio! Il regalo è molto bello e anche utile. Ti ringrazio! -
Ci fu un lungo silenzio, ma Haru non osò alzare gli occhi dal pavimento. Poi uno sbuffo di sufficienza giunse alle sue orecchie. Tirata su la testa vide il suo amante spostarsi verso il letto e sedersi con grazia, per poi accavallare le gambe. Dalla sua espressione non si capiva se avesse o meno accettato le scuse.
Dopo un attimo il miliardario batté una mano accanto a sé: - Vieni qui Haru. -
E lui come un cagnolino si sedette rapidamente vicino a lui. Istintivamente si era messo a pochi millimetri da lui, quella sua pelle candida era così invitante! Essere nell'intimità della sua casa rendeva Kato estremamente debole, ma non aveva il coraggio di muoversi, non sapendo se fosse stato perdonato o meno. D'improvviso gli occhi blu di Daisuke si piantarono nei suoi e una mano s'infilò rapida trai i capelli della sua nuca. Trascinatolo verso di sé gli sussurrò: - Buon Compleanno, Haru. -
Non ebbe tempo di reagire che le labbra dell'amante lo coinvolsero in un bacio intenso.
Quando si staccarono il poliziotto sorrise disteso. Lasciò un altro rapido bacio sulle labbra di Daisuke e poi lo prese per la vita, trascinandolo a carponi sul letto insieme a sé.
- Che diavolo fai Haru?! - reagì immediatamente l'altro che di certo non amava i cambiamenti bruschi. Kato invece adorava vederlo con quell'espressione un po' stupita e un po' irritata, che indicava il fatto di averlo colto di sorpresa. Agganciò con rapidità il fazzoletto che portava al collo, prima che Kambe potesse rialzarsi, e lo trascinò nuovamente in un lungo bacio, più passionale dei precedenti.
- Ora sì che questo affare ha un senso. - mormorò senza lasciare la presa. Il miliardario allora tirò indietro le spalle liberandosi.
- Sei un idiota. - gli disse, sistemandosi meglio sopra di lui. Il padrone di casa sorrise dolcemente, alzando una mano a carezzargli gentilmente la testa.
- Lo so. -
Come un gatto affettuoso Daisuke mosse leggermente il capo a cercare ancora la mano dell'amante.
- Ti amo. - gli sussurrò Haru trasportato.
- Anche io. - gli rispose il miliardario con un soffio prima di baciarlo di nuovo. Poi s'appoggiò appagato alla sua spalla, lasciandosi abbracciare alla vita dal suo ragazzo. Portò lentamente una mano sul viso di Haru, carezzandolo teneramente sul volto: - Anche se a volte fai di tutto per farmi credere il contrario. -
Il poliziotto fece una smorfia amara: - Non è quello che vorrei... - iniziò rapido prima di prendere fiato con un sospiro e ripartire più lentamente - So di scattare spesso per un nonnulla, so che mi irrito facilmente e so che a volte dico cose fraintendibili. E so anche che devo migliorare, perché altrimenti ti stuferai presto di me, - si girò a guardarlo dritto negli occhi - e se tu mi lasciassi non saprei cosa fare. -
Vide il volto di Daisuke arrossire leggermente e lo sguardo vacillare un poco. Aprì la bocca, ma la voce arrivò solo dopo un attimo: - Sei sempre stato così, Haru. Sapevo a cosa andavo incontro. - Ruppe il contatto visivo e cercò di tenere ferma la voce, ma la sua mano s'aggrappò con forza alla spalla del padrone di casa.
- Grazie. - mormorò Haru mentre si spingeva in avanti per baciargli la fronte - Farò comunque del mio meglio per migliorare. -
- In tal caso non mi lamenterò di certo. - ribatté il collega mentre si rialzava per schioccargli un altro bacio sulle labbra.
Quelli erano i momenti migliori, quelli per cui valeva la pena attendere ore e giorni. Haru amava coccolarlo, sentiva la sua anima in pace, anzi in paradiso! Kato lo cinse più forte in vita e una mano scivolò lenta ma inesorabile verso il fondoschiena del miliardario. Di colpo Kambe si drizzò a sedere su di lui: - Fermo lì. Non abbiamo tempo ora. -
Il poliziotto sorrise nervoso, inutile negare l'evidenza: - Ma abbiamo due ore! -
- Non sono più due ore. -
- Una cosa veloce... -
- Gli ormoni ti hanno dato alla testa, Haru? O sei tornato alla pubertà? Non mi piacciono "le cose veloci". -
Certo che anche lui con i suoi commenti sarcastici non aiutava certo una relazione serena. Il padrone di casa si lasciò andare ad una smorfia infastidita. In fondo sapeva benissimo che a Daisuke piaceva prendersi il suo tempo anche a letto, la cosa non lo disturbava, anzi! Era un amante paziente, meticoloso in un certo senso, sapeva come domare anche un animale irruento come lui evitando che consumasse una veloce ma inappagante passione.
Il miliardario non gli lasciò altro tempo per pensare, si sporse nuovamente su di lui sfiorandogli appena le labbra: - Stanotte avremo tutto il tempo che vorrai. -
Vero. Ma a Kato non sarebbe dispiaciuto avere un piccolo antipasto già in quel momento. Si ammonì da solo, forse gli ormoni gli avevano veramente dato alla testa come diceva Daisuke per fare certi pensieri!
- Ok... - mormorò ancora un po' titubante - ma ora che facciamo? -
Kambe si risollevò nuovamente con una smorfia insoddisfatta: - Quindi tutto quello che puoi fare con me è sesso o lavoro? -
- Ah! Non fraintendere volutamente! Sai benissimo che non ho detto quello! - scattò nuovamente incapace di trattenersi, ma questa volta un sorrisino furbo increspò le labbra dell'amante. Lo aveva provocato volutamente ed era caduto nella trappola come sempre. Maledetto riccastro! E maledetta quell'espressione che gli donava tanto!
Mentre la sua rabbia ribolliva, il miliardario si risistemò la divisa da pasticcere. Solo mentre si spostava a sedere più normalmente sul bordo del letto riprese a parlare: - Potremmo rivedere il programma di oggi, per esempio. -
Con uno scatto Haru si rialzò e si mise a sedere alle sue spalle, aprendo le gambe per accogliere Daisuke nel suo abbraccio. Era pronto a riempire di teneri baci il collo del suo amante, ma l'uniforme e il fazzoletto rendevano la cosa poco agevole, si concentrò allora sul lobo di un orecchio. Immediatamente Kambe si ritrasse.
- La vuoi smettere? - gli disse torvo portandosi una mano sul padiglione auricolare.
Kato sorrise leggermente: - Era solo un bacino... -
Lo sguardo glaciale del compagno fu sufficiente per farlo desistere dal suo intento, sospirò quindi sconfitto, senza però sciogliere le braccia che lo tenevano stretto in vita. Ormai aveva imparato piuttosto bene come stimolare il suo ragazzo, non solo dove, ma anche in che modo. Chiaramente però quel pomeriggio Daisuke non ne voleva affatto sapere.
- Vediamo questo programma. - borbottò mesto Kato, appoggiando il mento sulla spalla del miliardario.
- Lasciami prendere il tablet... - disse Daisuke mentre si sporgeva per raggiungere il dispositivo che giaceva sul tavolino a pochi passi da loro. Haru decise però di prendersi una piccola rivincita e strinse più forte l'abbraccio che bloccava il collega sul letto. Questi si voltò nuovamente infastidito: - Haru… - disse semplicemente.
- Sì? - finse ignoranza il poliziotto.
S'aspettava che Kambe cercasse di liberarsi con la forza, oppure lo insultasse, invece l'espressione dell'amante cambiò: prima si fece seria, quasi concentrata, poi un sorriso suadente gli illuminò il viso. Dolcemente una mano del miliardario sfiorò quelle del padrone di casa e carezzandolo risalì lentamente sino all'incavo del suo gomito. Gli occhi di Haru erano incollati alle iridi blu intenso di Daisuke, pronto a baciarlo da un momento all'altro, quando con uno scatto le dita del suo ragazzo gli pizzicarono dolorosamente la pelle.
- Ahi! - urlò mentre ritirava le braccia. Finalmente libero il collega si sporse giusto quanto bastava per recuperare il tablet, per poi tornare a sedersi nuovamente tra le sue gambe.
- Mi hai fatto male! - protestò con veemenza Kato massaggiandosi il braccio nel punto in cui era stato pizzicato. Nonostante tutto aveva notato come anche Daisuke avesse ridotto al minimo il tempo in cui il loro corpi non si erano toccati. In fondo anche lui aveva piacere nel fare le coccole.
- Se tu la smettessi di fare il ragazzino certi metodi non servirebbero. - aveva ribadito atono l'altro, mentre già sfogliava il tablet.
- Non serviva comunque farmi tanto male! -
Il miliardario lanciò una rapida occhiata al viso imbronciato del collega. Con uno sbuffo prese per il polso il braccio dolorante di Kato. Il segno lasciato dal pizzicotto era ancora rosso, non gli ci volle molto per trovare il punto dolente. A quel punto, lasciando Haru di stucco, si chinò per leccare teneramente la pelle arrossata.
Gli occhi del padrone di casa si sgranarono, poi ritrasse velocemente l'arto che con la stessa velocità riportò alla vita del suo ragazzo.
- Che diavolo fai, Daisuke!?! - urlò imbarazzatissimo. Quella era una provocazione bella e buona! Aveva rifiutato tutte le sue avance e ora si metteva a leccarlo in un punto tanto sensibile? Il sorrisetto soddisfatto di Kambe, mentre tornava a concentrarsi sul tablet, confermò la sua ipotesi.
- Sei tu che mi hai detto che con una leccatina passa tutto. -
Haru non poteva vedere bene la sua espressione da dietro, ma sapeva che il divertimento non era scomparso dal suo volto.
Maledetto! Perché si divertiva tanto a metterlo in difficoltà? Soffiò piano sulla sua nuca, prima di rimettersi con il mento poggiato sulla spalla dell'amante.
- Quel soffio è stato fastidioso. - gli disse piatto Daisuke.
- Siamo pari. - gli rispose piano. Alla fine il loro litigi erano così: subitanei e facili a essere superati. Che fosse in realtà meglio così? No, non doveva auto assolversi. Che fosse meglio, in una coppia, esternare le proprie emozioni, positive o negative che fossero, era certo, ma il loro tira e molla a volte era troppo violento: la corda avrebbe rischiato di spezzarsi.
Chiuse gli occhi e indugiò un attimo nell'assaporare il calore leggero che il corpo del suo amante emanava. Doveva assolutamente evitare che quella corda si spezzasse, Daisuke era ormai una presenza indispensabile nella sua vita.
La voce del miliardario lo riportò alla realtà: - Programma di oggi. Finita la torta tornerò a casa per prepararmi. Alle 18:30 inizieranno ad arrivare gli invitati al tuo compleanno, quindi sarebbe consigliabile che tu venga prima di quell'ora. -
- Pensavo saremmo tornati alla villa assieme. - mormorò Kato.
Kambe alzò un poco gli occhi su di lui: - Se vuoi, per me non c'è problema, ci sono bagni e stanze per prepararsi a sufficienza per entrambi. -
C'erano stanze per loro due e altre venti persone, pensò Haru.
- No, è meglio che mi prepari a casa mia. Approfitto già della tua ospitalità per la festa. -
- Non mi infastidisce affatto, lo sai. -
Istintivamente gli strinse la vita: - Lo so. -
Tra loro aleggiava lo spettro di quell'invito rifiutato a trasferirsi in pianta stabile alla residenza dei Kambe. Il poliziotto ne era stato felice e sapeva anche che prima o poi avrebbe ceduto, ma per il momento voleva mantenersi indipendente almeno formalmente. Poco importava che la sua vita dipendesse ogni giorno di più dal suo ragazzo, che non riuscisse a immaginare un futuro senza di lui.
Daisuke poggiò una mano sulle sue intrecciate, prima di continuare: - Tornando al programma. La cena verrà servita alle 20:00, seguirà un momento conviviale. Ho già fatto portare il biliardo nella sala della musica. -
Nei giorni precedenti Kamei era sembrato più interessato al biliardo che al suo compleanno. Kambe poteva sembrare un tipo freddo, ma non era capace di negare un desiderio tanto banale a un amico. Per punire il biondo collega avrebbe fatto di tutto per vincere ogni singola partita! Soprattutto se fosse stato messo in coppia con il suo amante come al compleanno di Daisuke.
- E quando finisce tutto? -
- Quando avranno voglia d'andare via. - rispose alzando le spalle il ricco detective.
- Ma io voglio fare l'amore con te il giorno del mio compleanno. - piagnucolò il padrone di casa.
Si beccò un’occhiataccia di risposta: - Evita le feste allora, non puoi cacciare via tutti alle 22 perché sei un erotomane. -
- Non sono un erotomane! - protestò senza convinzione. Era tanto sbagliato aver voglia del proprio ragazzo?
Una mano di Daisuke s'alzò a carezzargli dolcemente una guancia: - Non lo sei. E non preoccuparti della data, avremo un sacco di tempo fino a lunedì. -
Le sue dita sottili e affusolate erano così piacevoli e delicate. Avrebbe acconsentito a tutto quando faceva così.
- Cambiando argomento, - riprese il miliardario, continuando però a sfiorargli il viso - Mi pare una buona occasione per vagliare alcune idee per le nostre vacanze estive. Non ho intenzione di restare tutta l'estate in questo forno che è Tokyo come lo scorso anno. -
Kato sorrise, ogni tanto il lato viziato di Kambe faceva capolino. Gli rispose con tenerezza: - Va bene, vediamo cosa possiamo fare. -

Erano ancora seduti nella stessa posizione quando HEUSC annunciò all'orecchio di Daisuke che le due ore erano passate.
- Torniamo al lavoro, Haru. – gli disse sciogliendo il suo abbraccio e rimettendosi in piedi.
Kato, che si stava godendo il momento, accolse la comunicazione con una smorfia infastidita e seguì l'amante in cucina sbuffando. Si rimise il grembiule, osservando Kambe che faceva lo stesso, questa volta allacciandoselo davanti con un elegante fiocco.
Il poliziotto preso il panetto di pasta dal frigorifero, lo scartò e lo mise su un foglio di carta da forno che il suo compagno aveva preparato. Il miliardario aveva già anche il mattarello tra le mani e sembrava più pronto a uno scontro che alla pasticceria. Haru non fece in tempo a prendere la farina che già Daisuke aveva poggiato l'attrezzo e inutilmente aveva cercato di stendere la pasta. Inevitabilmente il preparato si era solo leggermente allargato mentre si attaccava completamente al mattarello avvolgendolo.
L'espressione nervosa dell'amante strappò un nuovo sorriso a Kato. Era proprio ignorante in cucina!
- Haru, perché fa così? - domandò serio mentre il poliziotto tentava di riacquistare compostezza. Sembrava quasi che la pasta avesse gli avesse fatto uno sgarbo per questioni personali. Il padrone di casa si morse un labbro, era sempre più difficile trattenere le risate.
- Perché non hai infarinato il mattarello. - riuscì a rispondere affiancandolo e staccando con tranquillità l'impasto appiccicato allo strumento. Mentre Daisuke lo osservava con un misto di ammirazione e invidia, infarinò l'attrezzo e con pochi movimenti stese la pasta all'altezza desiderata. Kambe non apprezzò: - Avrei dovuto farlo io. -
- Ma sì, Daisuke, cosa cambia? - gli rispose scrollando le spalle - bucherellalo e taglia la forma piuttosto. -
Gli passò una forchetta e andò a recuperare degli stampini per biscotti che aveva in un armadietto. Quando tornò al carrello il lavoro era ancora in alto mare. Con la sua solita precisione Kambe stava facendo delle ordinatissime file di fori distanziate tra loro.
- Daisuke... - Haru non sapeva come dirgli che tutto quel che stava pazientemente facendo era inutile e lento.
Prima che riuscisse a trovare le parole il miliardario l'anticipò: - Che c'è? Sto facendo come mi hai detto. - evidentemente Kato aveva la perplessità stampata in volto.
- Non puoi essere un po' più veloce? - gli disse diplomaticamente.
Con un grugnito il collega aumentò di un poco la velocità. Cercando di non farsi notare il padrone di casa alzò gli occhi disperato, attendendo che il lavoro finisse.
Senza aspettare altre istruzioni, terminata la foratura, il suo ragazzo prese la forma che aveva ritagliato ore prima e iniziò a sagomare la pasta. Questa volta, nonostante la pignoleria non mancasse, fu molto più rapido e in pochi attimi riuscì a preparare sia il primo che il secondo strato.
Mentre i due kanji cuocevano nel forno, Kato si diede al suo personale esperimento. Prese l'impasto avanzato e con le formine ricavò una decina di biscotti a forma di stella.
- Dove hai preso quegli stampi? - gli domandò Daisuke, guardandolo lavorare incuriosito.
Il poliziotto non si fece distrarre e rispose velocemente: - A una svendita di quest'inverno. Ho pensato che prima o poi avrei anche potuto provare a fare dei biscotti. -
- Capisco. - rispose l'altro, mentre s'appoggiava con le braccia conserte al lavello e osservava attento le sue mani muoversi rapide.
Quando ebbe finito Haru guardò orgoglioso le sue stelline pronte per essere infornate.
- Sei bravo. - gli disse con una leggera nota amara il suo ragazzo. Poteva immaginare il perché di quel lieve dispiacere. Involontariamente aveva mostrato a Daisuke come lui fosse molto più pratico e rapido nel cucinare.
Lo guardò con tenerezza: - Sono solo abituato a cucinare, Daisuke. - poi gli si avvicinò per lavarsi le mani. Nonostante le rassicurazioni l'espressione dell'amante rimase torva. Povero il suo gattino! Con un movimento fluido lo abbracciò e lo baciò dolcemente. Questa volta lo stratagemma sembrò funzionare, perché Kambe si mosse per prendergli il viso tra le mani. Stavano per baciarsi di nuovo quando il timer suonò segnalando la fine della cottura anche del secondo strato di frolla. Con uno sbuffo irritato il padrone di casa si liberò dall’abbraccio e andò a sfornare la torta. La sua reazione stizzita fece ridere divertito il compagno. Daisuke non rideva spesso, quindi più che infastidito fu felice per la sua replica. Aveva un bel viso, ancor di più quando sorrideva disteso.
- Ora che la base è pronta cosa dobbiamo fare? - domandò Kambe mentre gli passava i biscotti a loro volta da infornare.
- La crema, credo. - rispose sovrappensiero.
Il miliardario recuperò il tablet per vedere i passaggi successivi: - Dunque serve una ciotola per la panna... forse è meglio preparare tutti gli ingredienti prima. -
Presa nuovamente la bilancia si mise a pesare quel che gli serviva, sotto lo sguardo attento di Kato che era pronto a lasciargli fare questa volta.
Quando fu la volta di aprire il baccello di vaniglia Daisuke guardò il grumo nero di semini contrariato.
- Siamo sicuri che questi siano commestibili? -
Incapace di trattenersi ancora gli mise una mano a spettinargli i capelli: - Sì che lo sono. Bambino viziato. -
- Cosa c'entra se sono viziato o meno? - domandò rabbuiato mentre raccoglieva con la punta del coltello i semi e li metteva nella panna.
Haru non si diede pena di rispondere, piuttosto gli mise tra le mani lo sbattitore elettrico: - Ora versa piano lo zucchero a velo e monta la panna. -
Chiaramente titubante il miliardario prese l'elettrodomestico e il contenitore. Lentamente fece scivolare un po' di zucchero nella ciotola più grande, poi azionò lo sbattitore quando ancora le fruste erano in aria, appena toccarono la superficie della panna questa schizzò verso l'alto, facendo ritrarre Kambe spaventato. Delle gocce bianche ora gli sporcavano la divisa nera, e una era arrivata anche sulla sua guancia.
Ridendo divertito Kato s'avvicinò e con un movimento rapido gli pulì la pelle, mettendo poi tra le labbra il dito: - Non sei proprio portato eh? Le fruste vanno azionate solo quando sono nel liquido. -
Lo sguardo di Daisuke si rabbuiò nuovamente, Haru lo baciò sulla fronte mentre gli rubava rapido l'attrezzo dalle mani.
- Ci penso io con la crema. - gli disse - Tu prepara l'affare per mettere la crema dopo. -
- Si chiama sac-à-poche, Haru. - gli rispose mesto. Al poliziotto non piaceva vederlo così. Forse avrebbe dovuto dargli una seconda opportunità, si disse, ma per Kambe sarebbe stato anche peggio non riuscire a portare a termine quella torta. Sembrava che fosse una questione di vitale importanza per lui.
Kato ancora non aveva terminato di mescolare a mano gli ultimi ingredienti che l'efficientissimo miliardario aveva già preparato la tasca da pasticciere e il primo strato di frolla su di un vassoio in argento portato per l'occasione dalla sua villa. Ebbe l'istinto di protestare, un vassoio più comune sarebbe andato bene uguale, ma si morse la lingua. Il suo ragazzo era già abbastanza depresso da non aver bisogno di un altro inutile litigio. Che stesse migliorando? Si chiese da solo Haru. Forse sarebbe stato sufficiente pensare qualche secondo in più per migliorare la loro relazione. La parte difficile era riuscirci, istintivo com'era!
- Bene! - esclamò terminato il suo lavoro - Ora la mettiamo nella saku... quell'affare lì. -
- Sac-à-poche. - lo corresse ancora una volta il suo ragazzo, mettendosi al suo fianco pronto a dargli il cambio.
Il padrone di casa lo guardò esitante: - Sicuro di volerlo fare tu? -
- Sì. - gli rispose secco Kambe, mentre con sguardo di sfida fissava la ciotola. Ancora sorpreso dalla sua determinazione, Kato si fece da parte. Dapprima non ci furono particolari problemi, ma durò poco. Poi la crema iniziò a finire ovunque tranne che dentro la tasca. Haru ebbe l'impulso di prendere nuovamente in mano la situazione, ma riuscì a frenarsi. No, doveva lasciarlo fare, ancora per un po'. Perdere della crema per strada non era importante come dare al suo amante la possibilità di fare qualcosa con le sue mani.
Quando finalmente il miliardario dichiarò finita e vinta la sua battaglia c'era crema un po' ovunque, ma la maggior parte, quanto meno, era dentro la sac-à-poche.
Si spostarono nuovamente sul tavolo mobile regalato quel giorno, per decorare la torta. Ovviamente Kambe non volle rinunciare nemmeno a quel passaggio. Sembrava un'attività molto nelle sue corde, quindi Kato lo lasciò fare. Invece si rivelò un altro mezzo disastro. Non che fosse importante, non per Haru, ma i ciuffetti di crema erano in modo evidente uno diverso dall'altro. Daisuke non riusciva a regolarsi né in un senso né nell'altro, un paio di volte uscì anche dalla base; eppure caparbio continuò sino a coprire tutta la frolla.
Fermatosi, osservò il suo lavoro corrucciato: - È terribile. -
Era la prima volta che Haru sentiva il suo amante giudicare così duramente qualcosa che aveva fatto. A quanto pare non era una persona particolarmente indulgente con sé stessa. Lui però non voleva affossarlo, poteva vedere chiaramente quanto si stesse impegnando: - Ma no, non è così male. Dopotutto non sei un pasticciere. -
- Nemmeno tu lo sei, ma sono certo che faresti di meglio. - ribatté asciutto passandogli la tasca.
Il poliziotto guardò dubbioso la sacca prima di prenderla tra le mani: - Vuoi che faccia io il secondo strato? -
- Sì. - rispose mentre poggiava delicatamente la seconda frolla sulla prima, come a nascondere il più rapidamente possibile il suo lavoro.
Il padrone di casa ponderò un attimo la situazione: mettersi d'impegno e magari fare meglio di Daisuke o fare un lavoro più simile possibile a quello del suo ragazzo per non avvilirlo? Decise che cercare d'imitarlo significava solo compatirlo. Avrebbe fatto del suo meglio!
Con cura iniziò a fare dei ciuffettini partendo dall'alto della sagoma. I primi non avevano una dimensione ben precisa, ma pian piano trovò una certa stabilità. Si concentrò tanto sul lavoro che nemmeno s'accorse dello sguardo attento di Kambe che lo seguiva passo passo.
- Ecco fatto! - disse soddisfatto mentre ritirava velocemente la tasca da pasticciere dall'ultimo ciuffo di crema.
Era evidente come non fosse un lavoro fatto da una mano esperta, ma rispetto a quanto fatto dal miliardario il tutto aveva un aspetto più armonico e piacevole.
Il collega a braccia incrociate stava contemplando il risultato: - Lo sapevo che tu avresti fatto molto meglio. -
- Dai Daisuke, è solo questione di abitudine e propensione! Nessuno può essere perfetto in tutto. -
La smorfia evidente di Daisuke diceva chiaramente che lui si sentiva assai distante dalla perfezione. Kato avrebbe voluto stringerlo in un abbraccio consolatorio, ma il miliardario, messo da parte il disappunto, era tornato a concentrarsi sul da farsi: - Ora dobbiamo solo decorarla, giusto? -
Ogni tanto il suo ragazzo aveva quella tendenza a nascondere i suoi sentimenti negativi anche al suo compagno, e generalmente il lavoro era un’ottima via di fuga. Haru ormai l'aveva capito e sapeva benissimo che quella fretta nel continuare era solo la variazione odierna sul tema. Lo assecondò, era l'ultimo passaggio, poi lo avrebbe coccolato come si deve, anche se sicuramente il collega avrebbe deciso d'andarsene il prima possibile.
- Sì, mancano solo le decorazioni. Con quel genere di cose sei sicuramente più bravo tu di me. - una piccola lusinga per confortare l'orgoglio ferito.
Kambe non rispose, prese soltanto gli ingredienti che avevano deciso di usare: fragole, piccole meringhe e scaglie di cioccolato fondente.
Il padrone di casa gli aggiunse anche la scatola con i biscottini a forma di stella: - Metti anche questi, se non ti rovinano la composizione. -
- No, staranno bene. - aveva commentato asciutto.
Mentre l'amante iniziava a distribuire le meringhe, Kato si era preso l'impegno di tagliare rapidamente le fragole. Lentamente la decorazione stava prendendo forma, Kambe aveva veramente un occhio artistico che il poliziotto non avrebbe mai avuto. Alla fine la torta aveva un aspetto invitante, quasi lussuoso!
Haru l'ammirò soddisfatto a braccia incrociate. Proprio un bel lavoro, i ragazzi sarebbero rimasti stupiti dal risultato del loro esperimento culinario!
Come se avesse letto nei suoi pensieri il suo ragazzo commentò: - Se non ci fossi stato tu sarebbe stato un disastro. Probabilmente non sarei nemmeno mai arrivato in fondo. -
L'attenzione del padrone di casa tornò all'uomo che amava.
- Ma io c'ero. - gli disse con un sorriso, spettinandogli leggermente i capelli. Daisuke però si sottrasse irritato.
- È ridicolo, lo era fin dall'inizio, chiedere aiuto al festeggiato. Avrei dovuto fare da solo. -
Kato lo guardò perplesso, era da tempo che Kambe non era così demoralizzato, e che lo fosse per quel motivo era ancora più stupefacente. Non riuscì a trovare immediatamente una risposta da dare, e nel suo silenzio il miliardario prese il frutto del lavoro di quel pomeriggio e lo mise in frigorifero. Perché Daisuke doveva fare tanta fatica e arrabbiarsi tanto solo per una torta? Dopotutto era la prima volta in assoluto che provava a cucinare, non poteva pretendere di raggiungere da subito alti livelli. Daisuke, in ogni caso, non era mai stato minimamente attratto né dalla cucina né dalla pasticceria, quanto meno non dal loro lato pratico, perché invece ora di colpo la cosa lo interessava tanto?
Attese che l'amante chiudesse lo sportello del frigorifero, quindi gli si parò davanti con uno dei biscottini avanzati all'altezza delle sue labbra.
- Su Daisuke, assaggia se è buono. -
Il miliardario gli lanciò uno sguardo dubbioso: - Avremmo dovuto controllarne la bontà prima, se avevi dei dubbi. -
- Mangialo e basta, Daisuke. - iniziò ad innervosirsi Haru, cercando di non perdere però il controllo.
Lentamente le labbra di Kambe si schiusero, quanto bastava per dare un morso al piccolo biscotto. Inevitabilmente una parte della mente di Kato trovò la scena vagamente erotica, ma venne immediatamente sopita dal desiderio di scoprire cosa stesse pensando il ricco detective.
Daisuke masticò un po', inghiottì e poi decretò: - È buono. -
Il padrone di casa sorrise: - Visto? L'hai fatto tu. Poco importa della forma o di cosa è successo mentre lo preparavi. -
Nuovamente l'unica risposta fu un'occhiataccia del suo ragazzo, che con nervosismo si slacciò il grembiule. Era stato troppo palese nel suo tentativo di consolarlo.
- Vado a casa. - annunciò mentre piegava diligentemente l'indumento. Come previsto. Haru si lasciò andare a un sospiro prima di decidere di usare le maniere forti. Gli si avvicinò e lo abbracciò forte da dietro mentre il suo ragazzo poggiava ordinatamente il grembiule nella borsa.
- No, - gli mormorò all’orecchio - non te ne andrai fino a che non avremo chiarito una cosa. -
La prima reazione del miliardario fu quella di arrossire leggermente e lasciarsi andare, abbandonando la rigidità che aveva mostrato sino a poco prima. A poco a poco riprese il controllo, si girò nel suo abbraccio: - Ok, ma non abbiamo molto tempo. E solo se mi prometti che non ricomincerai a farmi discorsi pietosi. -
Pietosi? Quel maledetto orgoglioso pensava che i suoi, forse maldestri, tentativi di consolarlo fossero in realtà commiserazioni? E anche se fosse? Insomma era il suo ragazzo, aveva tutto il diritto di provare compassione per lui!
Lo prese per le spalle, quasi a scrollarlo, poi si calmò. Haru gli arpionò una mano e lo trascinò a sedere attorno al tavolino dell'altra stanza.
- Ora parliamo. - esordì il poliziotto.
Daisuke semplicemente sbuffò, mostrando il suo solito viso inespressivo se non per una punta di tedio.
- Ah! Non ci provare Daisuke! - lo ammonì istantaneamente il poliziotto, incapace di trattenersi ancora - Sto cercando di capire che passa per la testa del mio ragazzo, per potermi comportare con lui come si deve. -
- Vai bene così, non c'è bisog... - il miliardario non riuscì a finire la frase, poiché Kato era diventato un fiume in piena: - No che non va bene così! Voglio vederti felice, voglio vederti sorridere, maledetto te! Perché devi sempre tenere la gente a distanza? Perché non puoi ammettere almeno a me cosa ti preoccupa? O cosa ti da fastidio? O qualunque cosa! Voglio capire! Ti amo, Daisuke. Non lo dico tanto per farti contento, né come merce di scambio per il tuo corpo! Ti amo veramente. Lo sai benissimo che non lo direi solo per dire, lo sai che... - Fu costretto a fermarsi. Kambe si era alzato di scatto e gli aveva tolto il respiro con un bacio travolgente. Preso completamente alla sprovvista Haru chiuse gli occhi solo dopo un momento, quando si lasciò andare, prendendo il suo amante alla vita, mentre lui gli spettinava i capelli. Le loro lingue danzarono l'una con l'altra per un tempo imprecisato, fino a che con il respiro affannato si staccarono alla ricerca d'aria.
- Grazie. - mormorò il miliardario a pochi centimetri dal suo viso, mentre continuava a carezzargli la capigliatura, ora con movimenti più lenti e dolci.
- Maledetto testardo. Non sono i tuoi grazie che voglio. - gli rispose ancora leggermente irritato nel tono, eppure le sue braccia erano salde attorno alla vita dell'amante.
Un sorriso appena accennato increspò le labbra di Daisuke: - Dimmi cosa vuoi. -
Haru non volle perdere l'occasione e fece la prima domanda che gli venne in mente: - Perché tanto disturbo per fare una torta che avresti tranquillamente potuto comprare? -
Improvvisamente intimidito Kambe cercò di ritrarsi, ma l'abbraccio di Kato glielo impedì.
Il miliardario sembrò ponderare la risposta ed infine sospirò: - Perché volevo fare qualcosa per te che ti facesse veramente contento. Odi sempre i miei regali e se non li odi, li accetti comunque con estrema difficoltà. -
- Non certo perché sono regali brutti o perché me li fai tu! - protestò. Ma il dito indice dell'amante lo mise a tacere.
- Quando mi hai regalato la torta al mio compleanno, mi sono sentito così felice! Non solo perché era un regalo da parte tua, ma perché era qualcosa che avevi fatto tu, con le tue mani, solo e soltanto per me. C'era più del semplice oggetto, c'era il tuo impegno in quel regalo. - fece una piccola pausa per carezzare delicatamente una guancia del padrone di casa.
- Volevo provare a fare qualcosa anche io, qualcosa che ti desse anche solo un pizzico di quella felicità che ho provato io. Ma non sono affatto in grado. L'unica idea che ho avuto è stata copiare quello che avevi già fatto tu e per di più mi sono dovuto appoggiare a te, che eri il destinatario del dono. Ho fatto peggio di quanto avrei potuto fare se avessi comprato anche quest'anno una torta d'alta pasticceria e t'avessi inondato di odiosi regali. -
L'espressione di Daisuke si era nuovamente intristita. Haru si sporse leggermente per sfiorargli le labbra. - Non è vero. Non hai assolutamente fatto male. Sono stato contento di fare questa cosa con te: ero così eccitato all'idea di provare a fare una torta con te oggi pomeriggio che mi sono completamente dimenticato che era il giorno del mio compleanno. Non mi sono accorto che non mi avevi fatto gli auguri proprio perché era passato tutto in secondo piano rispetto al nostro esperimento. Non mi interessa che tu mi faccia un regalo fatto a mano, non sei il tipo. Ma l'idea di fare qualcosa con me? Quello è stato un regalo di compleanno bellissimo! Anche se non era voluto! -
Sorrise di fronte all'espressione sempre più sorpresa del miliardario. Non aveva veramente capito di averlo reso così felice quel pomeriggio? Portò una mano sulla sua nuca e lo baciò di nuovo teneramente.
- Ti amo, Daisuke, il tempo passato con te è sempre il migliore. - gli sussurrò.
Finalmente anche sul volto di Kambe tornò un sorriso disteso e felice. - Anche io ti amo. - gli rispose mentre tornavano a baciarsi.

Passarono diversi minuti prima che riuscissero a spezzare quell'infinita catena di baci e parole dolci. Fu il miliardario che li riportò alla realtà: - Haru, ora devo andare sul serio. Faccio venire un addetto a prendere la torta più tardi, d’accordo? -
- Un addetto? - domandò confuso.
Daisuke si stava rialzando e risistemando l'uniforme: - La torta deve restare in frigorifero no? Mando un mezzo con la cella frigorifera. -
Haru scosse la testa incredulo: - Sei sempre esagerato. -
- Vuoi sprecare tutto il lavoro di questo pomeriggio? -
- No, no, assolutamente. - s'affrettò a correggersi. Ora che finalmente avevano ritrovato la giusta sintonia non era il caso di mandare tutto all'aria. Un lieve sorriso soddisfatto comparì sul volto dell'amante mentre si ritirava nel piccolo bagno per cambiarsi. Ne uscì un attimo dopo con il suo ben più usuale completo. Lo preferiva così, si rese conto Kato, la divisa da pasticcere non gli stava male, ma il vero Kambe era quello che indossava completi costosissimi in maniera impeccabile.
Mentre l'altro si allacciava le scarpe gli si avvicinò: - Ehi Daisuke. Non pensi anche tu che dovremmo imparare, entrambi, a parlare un po' di più tra noi? -
- Uh?! - gli rispose il miliardario non capendo bene perché stesse affrontando quell’argomento proprio in quel momento. Eppure per Kato era importante e non poteva attendere un'occasione migliore.
- Intendo per migliorare la nostra relazione: per non litigare inutilmente, per non creare futili malintesi. -
Il miliardario gli rispose dapprima con un’espressione intenerita, evidentemente gli faceva piacere che il poliziotto si preoccupasse per la loro relazione: - Sì, hai ragione. Cercherò di impegnarmi, ma tu vedi d'imparare a contare fino a tre prima di rispondere. -
Tasto dolente! Si grattò la nuca distogliendo lo sguardo, proprio mentre il suo ragazzo si rialzava.
- Lo so, - mugugnò - ci sto provando a mordermi la lingua, ma non è così facile come sembra. -
Inaspettatamente si ritrovò con le mani di Daisuke attorno al collo: - Non ho dubbi che per un istintivo come te sia difficile. Dopotutto ti ho scelto anche perché sei così adorabilmente spontaneo. -
Scoccò un rapido bacio sulle labbra di un attonito Haru: - Ci vediamo più tardi. -
- A più tardi. - rispose meccanicamente. Il miliardario stava uscendo dalla porta, quando si riprese, lo prese per un braccio e lo tirò nuovamente dentro.
- Mi impegnerò! Farò del mio meglio! - gli urlò. Il collega lo fissò evidentemente colpito, prima di ribattere: - Cercherò di migliorare anch'io. - poi si dileguò rapidamente chiudendo l'uscio dietro di sé. Sapevano entrambi che se avesse tentennato ancora sarebbero passati altri preziosi minuti.
Il padrone di casa rimase a fissare la porta per un po', assorto. Daisuke se ne era andato da pochi secondi e già non vedeva l'ora di rivederlo. Forse doveva ripensare seriamente alla proposta d'andare a vivere alla villa!
Sospirò, non aveva molto senso stare a preoccuparsi, si sarebbero rincontrati di lì a poco. Per prima cosa doveva lavarsi e cambiarsi. Si sarebbe messo la camicia nera che aveva comprato con il suo ragazzo qualche settimana prima. Ricordava il sorriso soddisfatto quando gliel'aveva fatta provare. Sì, era una buona scelta, ne sarebbe stato felice.
Prima di dirigersi verso il bagno però volle dare un’ultima occhiata alla loro torta. Aprì il frigorifero e la trovò disposta sul secondo ripiano. Un lieve sorriso gli increspò le labbra mentre l'ammirava. Chi l'avrebbe mai detto che loro due, con tutti i loro difetti e le loro incomprensioni, sarebbero riusciti a creare un dolce così bello e sicuramente anche buono? Era servita la sua abilità in cucina, ma anche la testardaggine e il gusto di Daisuke per raggiungere quel risultato: c'era un po' di entrambi. Alla fine dei piccoli disastri e degli errori non c'era traccia visibile, incidenti di percorso che restavano solo nella loro memoria. Chissà, forse quella torta era la miglior rappresentazione del loro rapporto: tutti gli scogli e i problemi erano solo passaggi intermedi rimediabili che non compromettevano la felicità dello stare insieme. Una relazione dolce, proprio come una torta.

   
 
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