Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: partyponies    21/07/2021    3 recensioni
AU INTERATTIVA (iscrizioni fino al 15 Maggio)
Insomma, non avrebbe mai immaginato che Ecate sarebbe scomparsa e, insieme a lei, la Foschia che aveva sempre permesso ai semidei di nascondersi dagli uomini.
Tutto era cambiato: gli uomini avevano paura dei semidei, al punto da considerarli una sorta di terroristi, come estranei, come un vero e proprio rischio.
Ciò era dimostrato dalla pira ardente di Sadie, una figlia di Demetra, uccisa il giorno prima non da creature mitologiche ma da uomini.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Semidei Fanfiction Interattive
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2

Appena Dennis uscì dal Portale si sentì strano. Effettivamente non ne aveva mai preso uno e si era sempre chiesto quale fosse la sensazione. Era strana da spiegare ma poteva essere paragonata a nuotare nell'acqua alta: non si sentiva nulla sotto i piedi, gli sembrava di volare quasi. La parte scomoda era l'"atterraggio" : improvvisamente tutto tornava alla normalità e, se non si stava attenti, si poteva cadere facilmente. 

Esattamente quello che successe a Dennis quel giorno. Alys gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi, offrendogli anche un sorriso. Dennis ricambiò, prese la mano della ragazza e la ringraziò. La figlia di Tacita Muta si era legata i capelli in due trecce che le cadevano sulla spalle, esattamente come l'aveva vista Dennis il giorno precedente. Intuì che quella fosse la sua acconciatura preferita. 

Il ragazzo si guardò intorno. Il clima era completamente diverso: dal freddo di New York si erano ritrovati su un'isola bellissima, dai cieli azzurri limpidi. A Dennis sembrava che ci fosse un costante canto di sottofondo, anche se non era fastidioso. -Dove siamo? - chiese. 

-Eea- rispose Xavier. A vederlo, non si sarebbe mai detto che fosse figlio di Ecate; alto e relativamente allenato, il volto pieno di efelidi, capelli biondi scuro ricci e occhi azzurri. Se non l'avesse saputo, Dennis avrebbe scommesso casa che fosse figlio di Apollo. 

-La dimora di Circe - fece Emily. 

Dennis notò che nel giardino vi erano molti maialini e si chiese se anche loro quel giorno avrebbero fatto la stessa fine. 

-Beh, vogliamo muoverci? - disse Marcus con un tono spazientito. 

Dennis non era mai riuscito ad avere una conversazione decente con il ragazzo, poiché gli sembrava sempre che lo stesse innervosendo. - Sì, forse è il caso - disse, sentendosi improvvisamente fuoriluogo. 

***

Coraline si sentiva osservata. C'era quel figlio di Dioniso dai capelli rossi che non la smetteva di guardare e ciò la innervosiva molto. Si chiamava Aloysius, se non sbagliava. 

Si scambiò un'occhiata con Kamala, in quanto era la ragazza che conosceva meglio tra tutte. Lei sembrò capire il suo disagio ma non disse nulla. 

La figlia di Venere deglutì e si guardò intorno. - Dove siamo? - si azzardò a chiedere. 

Sol sorrise. - Mi sembra il New Mexico. 

-É il New Mexico - disse Jane.  - Ma non capisco perché si trovi qui Medea. Non era della Colchide? - chiese, rivolgendosi a Charlotte. 

La figlia di Atena annuì. - Magari voleva cambiare aria? - azzardò, alzando le spalle. 

Coraline sospirò, ringraziando mentalmente Alys per averla convinta a indossare delle scarpe comode. Non avrebbe retto un secondo con gli stivaletti dal tacco basso. - Come fai a essere sicura che sia il New Mexico? - chiese, rivolta a Jane.

La ragazza si girò verso di lei e le sorrise. A Coraline sembrava una persona molto sicura di sé in tutto ciò che faceva: come parlare, cosa fare, come vestirsi-anche se non avevano lo stesso stile. - Ci sono nata. 

Coraline annuì. Effettivamente non sapeva nulla degli altri, non le era mai successo di dover partire per una missione senza conoscere i punti deboli o la storia dei suoi compagni. Avrebbe dovuto rimediare. 

-Cosa è quel fumo lì? - chiese Kamala, indicando l'area con un dito. 

-Cibo? - suggerí Aloysius. 

Coraline alzò gli occhi al cielo. - Secondo me conviene andare. Potrebbe essere Medea. Non aveva il pallino di bruciare cose e bollire animali e persone vive? 

-Tra le tante cose, sì, anche queste- rispose Jane. - Dai, andiamo. 

***

Avvicinandosi alla dimora di Circe, Xavier si sentiva sempre più potente, come se si stesse caricando in quel luogo. Tutto gli sapeva di magico: dalle suppellettili agli odori, dai cuscini ai tappeti per la stanza. 

-Chi va là? - all'improvviso si presentò sulla porta una donna affascinante, vestita alla greca, con dei riccioli lunghi e scuri che le incorniciavano il volto. 

-Circe- disse Jesse, per correggersi subito dopo. - Salve dea. Abbiamo bisogno del Suo aiuto.

Circe non sembrò rassicurata dalle parole del ragazzo, tanto che mantenne una posizione di difesa. Xavier prese in mano la situazione, avvicinandosi con fare rispettoso. 

-Buongiorno, Circe- disse. - Siamo venuti fin qui perché… 

-Come faccio a essere sicura che siete semidei e che non state mentendo? 

-Quale vantaggio avremo a dirle il contrario? - chiese Emily. 

-Sapete quante volte mi sono dovuta fingere una contadina in questo ultimo periodo? E tutto perché ho qualche maialino in mezzo al giardino. 

-Sa della Foschia? - disse Xavier. Che domanda stupida, disse tra sé e sé. 

-Ovviamente, con chi pensate di parlare? - fece Circe, tranquillizzandosi un po'. - Prego, entrare. Ne parliamo dentro con più calma. 

La dea li condusse all'interno. La piccola casa era adornata da diversi oggetti; c'erano delle sedie intorno a un tavolo e un grande scaffale con diversi libri su di esso. La casa non aveva porte ma solo tende che dividevano una stanza dall'altra. 

-Prego - disse. - Gradite qualcosa da bere?

Marcus fu il primo a rispondere. - No grazie! - e poi sussurrò, a bassa voce :- Rischiamo di diventare altri maialini nel giardino. 

-Farò finta di non aver sentito- rispose Circe guardandolo con un'aria di sfida, che Marcus sostenne. Circe spostò lo sguardo sugli altri ragazzi. - Allora, c'è qualche figlio di Ecate tra i presenti? 

-Io- rispose Xavier. 

Circe non sembrò compiaciuta della risposta. - Un ragazzo, quindi- disse. -Hai ricevuto qualche messaggio da tua madre? Qualcosa che ti faceva pensare a una situazione del genere?

-Non ho mai avuto un grande rapporto con lei- spiegò. - Le sono molto grato per i poteri che mi ha dato e la rispetto, ma l'ho vista solo una volta in sogno. 

Circe lo scrutò. - E che poteri avresti? 

Xavier sentì tutti gli occhi puntati addosso a lui. Forse dire una cosa del genere di fronte a una della più importanti maghe della storia non era stato molto intelligente. 

-So capire se ci sono incantesimi e se la Foschia è stata manipolata- disse - Oltre a saper usare la magia. 

-Sembri essere abbastanza potente- pronunciò la Dea. Poi lo fissò, come se stesse analizzando la sua natura. - Sei molto ordinato, sai tenere sotto controllo i tuoi poteri. Per questa missione forse devi lasciarti andare. 

La Dea si girò, prese qualche boccetta di vetro e la diede a Xavier. - Alcune trasformano gli avversari, altre le rallentano, altre fanno perdere momentaneamente l'udito… Insomma è scritto tutto lì sopra. 

-Lei ha qualche informazione in più? - chiese Marcus, con un tono abbastanza sfacciato, per cui si procuró uno schiaffo sulla spalla da parte di Emily. Xavier immaginò che i due si conoscessero da molto tempo, altrimenti Marcus non gli avrebbe mai lasciato fare una cosa del genere. 

Circe sembrò cambiare espressione. - Purtroppo non tanto- disse. - Non penso potrò esservi troppo di aiuto- si aggiustò i capelli dietro le orecchie e si inginocchiò al centro della stanza. - Ho ricevuto una sorta di messaggio, però. Provo a farvelo vedere. 

Detto ciò, alzò le mani con i palmi rivolti verso l'alto e aggrottò le sopracciglia. La sua figura cominciò a circondarsi di una luce azzurrina e nell'area sopra le sue mani iniziò a comparire un'immagine. Sembrava un giardino con delle donne, forse ninfe; era un'immagine piacevole, niente di spaventoso o minaccioso. Xavier cercò di pensare a qualche cosa ma non gli venne in mente nulla. Poi, come d'improvviso, l'immagine cambiò: c'era qualcosa, difficile da definire, che piano piano cresceva a dismisura, la terra tremava e c'era fuoco ovunque. Circe cominciò a tremare e l'immagine si bloccò. 

Dopo dei minuti di silenzio, Dennis parlò. - Cosa pensa che sia? 

Xavier incrociò lo sguardo dei suoi compagni. Erano tutti terrorizzati, soprattutto Alys che, forse, proprio per il suo mutismo, aveva delle espressioni molto più accentuate. 

-Non ne ho idea- disse. - Sta a voi scoprirlo. 

***

Jane stava cominciando a rimpiangere di non essere capitata con Circe; il massimo che le poteva succedere, lì, era di essere trasformata in un maiale. Con Medea? Sarebbe potuta diventare la sua cena. 

La donna aveva occhi nerissimi, capelli ugualmente scuri tutti in disordine e stava immergendo un capretto morto in un pentolone. Questa era la scena che i sei semidei si erano trovati di fronte appena arrivati. 

-Mia signora Medea - iniziò Kamala , credendo che fosse il modo migliore per approcciare. La donna, però, non la prese bene e, impaurita, lanciò verso loro una pozione che si ruppe in mille pezzi. Senza pensarci due volte, Jane si lanciò a terra, creando una sorta di scudo per lei e i suoi compagni. 

Medea la fissò. - Figlia di Ecate - disse. Jane vedeva ancora una piccola aurea violacea intorno alle mani. 

-Principessa- disse Jane, cercando di suonare il più rispettosa possibile. 

-Dov'è la Dea? - tuonò Medea. - Questa situazione è insostenibile! - il terreno intorno a lei sembrava che stesse per prendere fuoco. 

-Siamo giunti fino a qui proprio per chiederglielo - fece Coraline. - Speravamo in un suo aiuto. 

Jane si rese conto che stava usando la lingua ammaliatrice; forse avrebbe dovuto avvertirla prima che anche Medea era in grado di usarla e, sicuramente, anche in modo migliore. 

La donna non sembrò esserne infastidita. 

-Voglio parlare solo con lei - disse, indicando Jane. La ragazza sentì battere più velocemente il cuore ;Medea non era proprio quel tipo di persona con cui sarebbe uscita a cena fuori. 

Jane si avvicinò lentamente. Sentiva che Sol la stava guardando, con fare preoccupato. 

-Tu sei come me- le disse Medea, una volta che erano vicine. - Puro caos. 

Ed era vero. Jane sapeva che Medea aveva ragione, sapeva che era molto potente. Aveva imparato a tenerlo sotto controllo, anche se non era per niente semplice. Medea la guardava con occhi strani:disperati ma felici allo stesso tempo. 

Le mise i palmi delle mani sugli occhi. - Devi trovare tua madre, altrimenti ciò che avverrà è questo. 

Cominciò a borbottare qualcosa in greco antixo a bassa voce, così bassa da rendere incomprensibile quanto diceva. All'improvviso, Jane vide scene orribili: palazzi distrutti, città devastate, i due Campi fatti a pezzi, altre pire funerarie. Una di queste aveva il sigillo di Mercurio e subito si spaventò, credendo potesse essere quella di Jesse. 

Medea tolse le mani e cominciò a ridacchiare.

-Cosa era quello? - disse Jane. 

-Il futuro - rispose l'altra - se non vi muovete e fate qualcosa. 

Jane stava cominciando a innervosirsi. I piani non erano quelli. Se fosse stata qualsiasi altra persona, le avrebbe tolto il naso o le avrebbe lanciato qualche incantesimo momentaneo. Tuttavia, stava parlando con Medea. Doveva mantenere la calma. 

-Siamo venuti proprio per capire cosa fare. 

-Il disordine - ripeté Medea. - Il caos. 

Jane era confusa e sempre più irritata. 

-Prevalgono su tutto! 

Jane non stava capendo assolutamente ciò che Medea stesse cercando di dirle. La donna la prese per le spalle e la costrinse a fissarla direttamente negli occhi. - Seguite le torce. 

Concluse la donna, sparendo in una nuvola magenta. Jane rimase immobile, sentendo una scarica di adrenalina su per la schiena. Si sentiva contemporaneamente stordita e più potente allo stesso tempo. Non sapeva come fosse possibile. 

Raggiunse il resto del gruppo che era rimasto qualche metro dietro lei. 

-Cosa ti ha detto? - disse Kamala. 

-In realtà niente di che - disse. - Ha detto che dobbiamo sbrigarci e continuava a ripetere "disordine, caos, seguire le torce" . 

Preferì non parlare di ciò che le aveva fatto vedere, voleva tenerlo ancora un po' per lei. 

-Che cosa hai in tasca? - chiese Sol. Effettivamente Jane non si era accorta di un oggetto che spuntava fuori dalla tasca del suo giubbotto di pelle. Lì vi era una collana d'oro con su inciso il simbolo di Hecate, ossia due torce. Jane girò il pendolo con tale disegno tra le mani, notando che dietro stava comparendo una scritta. Χάος, Caos.  Jane sentì risuonare nella sua mente le parole di Medea: "Tu sei come me".  Jane sospirò e, molto titubante, la mise al collo. 

***

La prima cosa che lo colpì appena tornato al Campo Mezzosangue fu il rumore e il caos. Moltissimi semidei correvano da una parte all'altra con fare preoccupato, indossando le armature e urlando qualche ordine in greco.

Marcus e gli altri erano confusi e spaventati allo stesso tempo. 

-Cosa sta succedendo? - continuava a chiedere Dennis. Marcus cercò di mantenere la calma; queste domande inutili lo infastidivano solo di più. Come poteva rispondere a questa domanda se anche lui era appena arrivato? 

Marcus bloccò il braccio di uno dei suoi fratelli, Damian, un ragazzo alto, muscoloso, dai capelli lunghi fino alle spalle e che aveva tinto di bianco. Era molto affascinante e, se non fosse stato suo fratello, ci avrebbe fatto un pensierino. - Che succede? - chiese. 

Marcus percepiva che Damian era nervoso; aveva, infatti, la capacità di leggere e influenzare le anime delle persone, dando più sicurezza agli amici o gettando nello sconforto i nemici. 

-Degli umani si sono avvicinati troppo al Campo. Stanno cercando di entrare, dobbiamo fermarli. 

Marcus cominciava a non capire più nulla. Tutta questa situazione gli sembrava sempre più assurda. A farlo tornare con i piedi per terra fu Sol, appena tornata, che in preda al panico cominciò a chiedere in continuazione cosa stesse succedendo. Marcus non ne poteva più di sentire le stesse domande, perciò prese la sua falce a due mani, di nome Dottor Morte, e seguì Damian nella mischia. 

***

Sol era spaesata. Appena le venne spiegato ciò che stava succedendo, si sentì mancare la terra sotto i piedi. Xavier la spingeva a muoversi, a non rimanere lì impalata. Presto, però, venne allontanato da qualcuno che Sol non riconobbe. 

Era così persa nei suoi pensieri che non si stava rendendo conto di ciò che stava succedendo. Come ci erano arrivati fin qui? 

Vide qualcosa, o meglio qualcuno che le veniva incontro. Da come era vestito e dal coltello che impugnava, non poteva essere nient'altro che un umano. Si svegliò improvvisamente dal suo stato di trance, cercando di reagire, quando quando la anticipò dando un calcio al tipo e facendolo cadere a terra. Sol la riconobbe come una figlia di Ares: aveva i capelli castano corti poco sopra le spalle, occhi verdi e lentiggini su tutto il viso. Se la memoria non la ingannava, si chiamava Ellie. 

-Grazie - borbottò Sol. 

-Di niente- fece l'altra, prima di allontanarsi. Tutto ciò bastò per far risvegliare Sol. Tirò fuori dalle tasche Alba e Tramonto, i suoi pugnali, e si preparò alla battaglia. 

***

L'unico vantaggio che Alys aveva dall'essere figlia di Tacita Muta era il fatto di essere così tanto silenziosa che gli avversari non si accorgevano neanche di lei. Sebbene tenesse a portata di mano i suoi coltelli, cercava di non usarli e di mettere a terra gli umani  calci e pugni. Ucciderli non avrebbe avuto senso, anzi, avrebbe solo peggiorato la situazione. Da come poteva vedere, anche i suoi compagni la pensavano come lei. Nessuno stava cercando di fare del male agli umani, anche se le intenzioni di questi ultimi erano di gran lunga diverse.

I semidei erano in difficoltà: non voler uccidere gli umani significava anche dimezzare i poteri, non dare la migliore prestazione. Alys cominciò ad avere paura per davvero. 

Vicino lei comparve Aloysius, il figlio di Dioniso. Oltre ad avere i nomi simili, i due condividevano anche lo stesso colore dei capelli. La ragazza gli rivolse uno sguardo che l'altro ricambiò, per poi fissare intensamente il terreno. Poco dopo cominciarono a spuntare delle piante che andarono a bloccare i piedi di quasi tutti gli umani; subito dopo, altri figli di Dioniso cominciarono a fare lo stesso, immobilizzando tutti quelli che adesso si potevano definire nemici. 

Per un attimo regnò il silenzio, poi un uomo cominciò a urlare contro i semidei. 

-Esseri schifosi! - disse. - State rovinando la nostra vita! 

-Oh, amico, vacci piano con le parole- disse Jesse, avvicinandosi a quest'ultimo. 

-Siamo esistiti per millenni, salvandovi da creature che vi potete solo immaginare! - continuó un altro semidio di cui Alys non conosceva il nome. 

-E adesso la situazione è cambiata! - continuò l'uomo. - Non vi vogliamo! Andatevene via! 

-Non abbiamo scelto noi di nascere così - rispose Jesse, che si era avvicinato sempre più all'uomo. Alys osservava tutta la scena da lontano.  - Siete voi che avete ucciso una di noi! Siete voi che avete invaso il nostro campo cercando di farci male! 

Il volto dell'uomo cambiò espressione, diventando sempre più feroce. Mise velocemente la mano in tasca e, in men che non si dica, conficcò il pugnale nel petto di Jesse. 

O meglio, l'intenzione era quella. Alys sentì un urlo dall'alto: Jane era sulla vetta di una collina, i capelli neri le incorniciavano il volto in maniera inquietante. Tutto intorno a lei vi era una luce viola e magenta . La cosa che dava più all'occhio era, però, la luce che emanava il ciondolo di una collana. Puntò le mani verso l'uomo che, proprio mentre stava per pugnalare Jesse, si mise le mani al collo, come il cerca di aria. Alys guardò nella direzione di Jane, il cui volto era bianchissimo e gli occhi viola quasi del tutto neri. Tutti fissavano la scena ma la figlia di Ecate sembrava trovarsi in un mondo diverso. 

L'uomo cercava di urlare, senza speranze. Diventò sempre più bianco, finché non cadde a terra. Alys notò che respirava ancora e tirò un sospiro di sollievo quando intuì che aveva omo perso i sensi. 

Tra il campo cadde un silenzio tombale. Gli uomini erano atterriti dalla scena e guardavano tutti in direzione di Jane. La ragazza sembrò tornare alla realtà, come se avesse capito solo in quel momento cosa fosse successo. 

Gli uomini cominciarono a urlare contro lei, dicendo le stesse cose che aveva proferito l'altro ragazzo, poco prima di morire. 

-Via! - tuonò Marcus, rivolto agli umani. - Andate via! 

Alys vide Xavier prendere Jane e andare via, probabilmente diretto verso la Cabina di Ecate. Gli uomini non erano propensi ad andare via ma continuavano a urlare. 

-Via ho detto! - fece Marcus, continuando a urlare. - Andate via! Se non volete fare la fine del vostro compagno!

Nel dire queste ultime parole, Marcus aveva alzato le mani, da cui stava cominciando a spuntare fuoco. 

Questo bastò per scacciare gli uomini dal Campo, non senza qualche protesta. 

***

Kamala stava aiutando a mantenere una fila dritta. Vi erano parecchi ragazzi feriti e molti figli di Apollo che cercavano di curarli al meglio. Tra essi c'era anche Sol; a Kamala sembrava molto stanca. 

Fortunatamente, lei non si era fatta male. Kamala era sempre stata molto abile nel combattimento, anche grazie al fatto che sua madre era Bellona. 

Tra una cosa e l'altra, non aveva avuto modo di ammirare il Campo Mezzosangue; solo in quel momento, dopo una battaglia, si prese un momento per osservarlo. Le era sembrato un ambiente molto accogliente anche se molto diverso da Nuova Roma. Le Cabine erano radunate tutte da una parte, per il resto erano luoghi pubblici come un piccolo teatro, una mensa e così via. C'era anche un boschetto: Kamala voleva assolutamente visitarlo prima di andare via. 

-Ehy - disse una voce alle sue spalle. Era Emily, la figlia di Ares. Kamala non aveva ancora avuto modo di conoscerla bene. 

-Ciao- rispose la figlia di Bellona. Emily aveva legato i capelli castani in una coda alta, un po' disordinata a causa del combattimento. Kamala notò che aveva solo qualche piccolo graffio su un braccio. - Dovresti farlo vedere- le disse. 

Emily sembrò presa alla sprovvista. - Ma questo? Ah no, non è niente di grave. Domani mattina già sarà rimarginato. 

-Quello sicuramente - rispose Kamala. - Ma conviene disinfettarlo. 

La figlia di Ares le sorrise. - Stai tranquilla,mamma- Kamala non sapeva se prenderla come un'offesa o meno, perciò preferì rimanere in silenzio. 

-Stasera ci raduniamo tutti quanti-disse Emily. - Per parlare del prossimo passo da fare. Va bene per te? 

Kamala annuì. Non aveva nulla da fare. Al Campo Giove passava le sere con le sue amiche o con il suo promesso sposo Ali. Lì, al Campo greco, non aveva nessuno per passare il tempo come faceva con i suoi amici. - Sì, certo - disse. 

-Perfetto! - rispose Emily. - Vuoi che ti faccia compagnia? Immagino che ti sia stancata.

In realtà si sentiva ancora abbastanza in forma ma apprezzava l'interesse. Dopotutto, le sembrava una ragazza molto tranquilla e simpatica. Magari sarebbero diventate anche buone amiche. 

 ***

Appena Jesse tornò in sé, si diresse subito verso Jane e Xavier. In realtà non aveva ben capito cosa fosse successo, ma solo che stava rischiando la vita e Jane lo aveva salvato in maniera molto strana. La conosceva da molto e sapeva bene che tipo di poteri aveva e quali no: usare la magia, nascondere le loro tracce, una leggera necromanzia e un moderato controllo delle ombre. Jesse le aveva sempre detto che sembrava essere un mix tra Ecate e Ade, al che la ragazza rispondeva sostenendo che Ecate era soprattutto la dea della magia nera. 

Assolutamente non si sarebbe mai aspettato che, un giorno, sarebbe stata in grado di controllare telematicamente l'aria. Per non parlare poi del colorito che aveva assunto. Jane lo aveva sempre un po' spaventato ma ora si sentiva effettivamente terrorizzato. Sentiva la ragazza che borbottava qualcosa sottovoce ma non riusciva a capire che cosa. Xavier aprì la porta della Cabina venti, permettendo anche a Jesse di entrare. Jane si tolse le scarpe-degli stivaletti neri quel giorno- e si buttò sul letto. I due ragazzi si scambiarono un'occhiata, come per chiedere chi dei due volesse parlare per primo. 

-Lo so che state pensando - li anticipò la ragazza. 

-Adesso leggi pure nel pensiero? - scherzò il figlio di Mercurio. 

-Che simpatico - rispose l'altra, sedendosi sul letto. 

-A parte gli scherzi - disse Xavier, avvicinandosi alla ragazza e prendendole le mani - Che cosa hai fatto? 

Jane sospirò. Tolse le mani da quelle di Xavier e si sciolse una collana che Jesse non aveva mai visto. - Questa me l'ha data Medea- disse la ragazza. - Dietro c'è scritto "Caos" perché lei crede che siamo uguali da questo punto di vista. Non si esattamente cosa sia successo, so solo che ti ho visto in pericolo e non ho più capito nulla- concluse, rivolgendosi a Jesse. 

-Pensi che quello che hai fatto derivi dalla collana? - chiese Xavier.

Jane annuì. - Medea ha diversi poteri, tra cui quello di controllare l'aria. Io non ne ero mai stata in grado. Per questo credo che questa collanina- disse alzandola- sia come un mezzo per le capacità di Medea. 

Xavier sorrise. - A me Circe ha dato delle boccette- disse. - Stai dicendo che potrei diventare come lei anche io? 

Jesse era un po' geloso del rapporto dei due. Si erano conosciuti solo un giorno e sembrava che avessero già instaurato una bella amicizia. Si schiarì la gola. - Come stai, comunque? 

La figlia di Ecate lo guardò con quei bellissimi occhi viola che Jesse adorava. - Bene- disse. - Te? 

-Anche io- rispose. - Grazie. 

All'improvviso, sembrò esserci una sorta di tensione tra i due. Non riuscivano a staccarsi gli occhi di dosso. Jesse la guardava da testa a piedi, ammirando come i jeans blu le avvolgevano le gambe e… 

-Vi lascio un po' soli- la voce di Xavier li riportò alla realtà. Il ragazzo uscì velocemente ma Jesse se ne rese conto solo per il rumore della porta chiusa. Appena uscito, Jesse si avvicinò al letto di Jane con grandi passi, la fissò intensamente e la baciò. 

***

Aloysius si sentiva molto stanco. Era stata una giornata molto lunga ed era ancora primo pomeriggio. Si sedette su una panchina della mensa, dove c'erano poche persone. Aloysius immaginò che la maggior parte dei semidei si trovasse in infermeria, anche se non gli era sembrato di vedere così tanti feriti. 

Il figlio di Dioniso prese una merendina e cominciò a scartarla. Quella era la sua marca preferita, quella che mangiava fin da bambino e che portava con sé anche brutti ricordi. Dopo la morte della zia, della nonna e della madre non aveva potuto fare a meno di ingozzarsi di cibo. Scacciò subito dalla mente quei ricordi, sapendo che non facevano bene a nessuno. 

-Ehy- sentì una voce alle sue spalle e si girò immediatamente. Era Coraline. Aloysius raddrizzò la schiena velocemente. 

-Ciao - disse, sperando di non sembrare troppo imbarazzata. 

-Posso? - chiese la ragazza, indicando il posto vicino lui. 

-Certo, assolutamente - rispose lui. Tra i due cadde un silenzio relativamente imbarazzante. Aloysius non aveva smesso di guardarla per un attimo quel giorno e gli sembrava quasi un sogno che fosse venuta lei a parlargli. 

-Bel lavoro prima - disse Coraline. - Intendo quella cosa con le piante. 

Aloysius sorrise. - Uno dei privilegi di essere un figlio di Dioniso - poi fissò la merendina e la divise in due, pensando che magari potesse volerne una parte. - Vuoi? 

Coraline guardò la carta e i suoi occhi si illuminarono. - O dei, sì grazie! Le adoravo da piccola, pensavo non le producessero più! 

Aloysius sorrise. - Erano anche le mie preferite, sai? 

-Abbiamo qualcosa in comune, allora - disse lei. Aloysius la rimase a guardare, non sapendo esattamente cosa dire. 

-Come stai? - le chiese infine. - Intendo se hai riportato  qualche ferita dal combattimento. 

Coraline scosse la testa. - Niente di grave per fortuna. Qualche graffio e livido, ma finisce lì. Te? 

-Niente per fortuna - rispose il ragazzo. - Ma ho visto che molti si sono fatti male. 

-É stata una brutta battaglia - rispose Coraline. 

-Sì - affermò l'altro. - Anche perché i mostri si uccidono senza pensarci su, ma gli umani? La specie, se così vogliamo chiamarla, di mamma? Mi sembra impossibile. 

-Già - rispose l'altra. - La penso come te. 

Aloysius azzardò un sorriso. - Un'altra cosa in comune quindi? 

Fu contento nel vedere che Coraline aveva ricambiato il suo stesso sguardo. - Sì, direi proprio di sì. 

***

Charlotte stava aspettando gli altri. Si erano dati appuntamento al piccolo anfiteatro, così che tutti potessero partecipare stando comodi. Certe volte odiava essere così precisa e in orario, visto che poi rimaneva sempre ore ad aspettare gli altri. Kamala sarebbe dovuta venire con lei ma le aveva detto che doveva chiamare il suo promesso sposo Ali, perciò Charlotte aveva pensato fosse il caso di lasciarle un po' di privacy.  Era in casi come quello  che la figlia di Atena si chiedeva cosa si provasse ad avere una persona che si cura di te. 

-Precisa come sempre - disse Jane, avvicinandosi a grandi passi. Le due ragazze si conoscevano abbastanza da scherzare l'una con l'altra ma nessuna delle due sapeva il passato dell'altra. 

-Siete voi che siete sempre ritardatari- disse la figlia di Atena. 

-Sì, va bene, è come dici te- disse l'altra con tono scherzoso, accendendosi una sigaretta. - Vuoi? 

-Nah, non fumo- disse l'altra. 

Jane fece spallucce. - Come vuoi. 

-Quanto tempo dici ci metteranno gli altri? 

La figlia di Ecate indicó un punto con un dito. - Parli del diavolo. 

Ed effettivamente, in lontananza, si vedevano apparire alcune figure. Tra queste c'era anche un piccolo bambino dentro un passeggino.

-Skyler!- escalmó Charlotte. Dennis e suo marito Toby avevano adottato un piccolo bambino figlio di Nike di sei mesi, di cui Charlotte si era presa cura diverse volte. 

-Ehy- disse Jane, salutando Toby. - Sei di passaggio? 

Il marito di Dennis era un figlio di Apollo, era alto, con lunghi capelli biondi legati in una crocchia morbida e grandi occhi azzurri che trasmettevano gentilezza. - Sì, porto il piccolo Sky a fare un giretto.

-Anche io voglio un figlio- disse Jane a Charlotte. - Dici che sarei una buona mamma? 

-Penso che lo metteresti bene in riga- disse l'altra. - Dopo quello che hai fatto oggi, metteresti paura pure a Marcus. 

L'altra rise e le diede un piccolo pugno sulla spalla. - Che stronzetta. 

-Le parole! - disse Dennis, coprendo le orecchie del piccolo Skyler. Charlotte rise finalmente dopo tanto tempo. 

Toby prese il figlio per mano e, dopo aver salutato le due ragazze, si allontanò. Dennis si sedette vicino loro. Poco dopo arrivarono anche tutti gli altri, mettendosi tutti seduti in cerchio. 

-Allora, qual è il prossimo step? - chiese Emily. Charlotte la fissò. Si era sciolta i capelli e messa una tuta ma, nonostante ciò, Charlotte credeva fosse bellissima. 

-Circe ci ha mostrato delle immagini - disse Marcus. - Inizialmente c'era un giardino molto pacifico, con diverse ninfe che passeggiavano.

Alys fece un cenno con la testa, come per confermare quanto detto dal figlio di Thanatos. 

-Esatto - continuó Dennis. - Poi è cambiata improvvisamente, c'era un'immagine che cresceva a dismisura e fuoco ovunque. 

Charlotte abbassò lo sguardo. C'era qualcosa che le sfuggiva. 

-Medea non è stata tanto d'aiuto - disse Jane, facendo un tiro dalla sigaretta. - Continuava a ripetere 'disordine, caos' e 'seguite le torce'! 

-Le torce? - chiese Marcus. 

-Sono il simbolo di Ecate - rispose Coraline. 

-Ah e poi - continuó la figlia di Ecate rivolgendosi a Xavier - Dobbiamo fare delle barriere per proteggere i campi. 

-Giusto - rispose l'altro. - Contatterò i miei fratelli da Nuova Roma, così si metteranno all'opera. 

Charlotte li sentiva parlare ma era come un  rumore di fondo. C'era qualcosa che non le tornava. Stava cercando di ricomporre tutti i pezzi del puzzle, ma come? Sembrava ci fosse qualcosa che… 

-Eris- disse, alla fine. 

-Eris?- chiese Jesse. Alys aveva una faccia altrettanto stupita. 

-Alcuni scrittori la descrivono come una figura che diventa sempre più grande, circondata di fiamme- disse Charlotte. - E le ninfe nel giardino, mi verrebbe da pensare le Esperidi? 

-Il giardino delle Esperidi è quello dove ci sono i pomi d'oro di Era. Forse Eris vuole causare un'altra lotta tra Atena, Afrodite ed Era? - disse Emily. 

-Potrebbe essere - disse Sol. - Ma perché rapire Ecate? 

-Questo non saprei- continuò Charlotte. - Ma dobbiamo fermare Eris, se è lei che sta causando tutto questo. 

-E seguire le torce- continuò Emily. - Qualcuno di voi ha idea di dove cominciare? 

Xavier fece spallucce. - Non avrei proprio idea. 

-La vostra Cabina non ha delle torce? - chiese Dennis, rivolto ai due figli di Ecate. 

-Sì, certo - risorse Jane. - Ma penso siano più qualcosa di estetico. 

Aloysius sbadigliò. - Non possiamo dormirci su? È stata una giornata lunga. 

-Ma non dobbiamo perdere un secondo! - tuonò Marcus. 

-Sono d'accordo con lui- disse Jesse. - Non possiamo permetterci di pensarla così. 

-Eppure ha ragione - disse Coraline. - Non riusciamo a uscirne fuori, tanto vale riposarci e pensarci su.

-Mettiamola ai voti- disse Emily. - Quanti per rivederci domani mattina? 

In sette alzarono la mano. 

- Allora buonanotte amici- disse Sol, infilandosi un giacchetto dai colori sgargiarnti. 

-Non so se riuscirò a dormire dopo aver visto questo giacchetto- fece Marcus ironicamente. 

Sol si voltò verso lui. - Oggi ci sentiamo simpatici, vedo. 

-Come sempre - disse lui, accendendosi una sigaretta e scappando via. 

***

Xavier chiuse il messaggio Iris con i suoi fratelli del campo per dirgli esattamente che tipo di magia fare per mettere al sicuro il Campo. Lo avrebbe fatto lui stesso, ma era urto stanco per arrivare dall'altra parte degli Stati Uniti. 

Jane era lì vicino che lo aspettava. - Hai fatto?

Xavier annuì. - Da dove cominciamo? 

L'altra fece un gesto con la mano, come per dire che non importava. - Anche qui va bene, poi si espanderà. 

-Perfetto - disse il ragazzo. - Sei pronta? 

Jane gli porse la mano. - Cerca di immaginarti qualcosa che vuoi proteggere con tutta la tua vita, poi estendilo per tutto il Campo.  

-Ricevuto- disse lui. 

-Allora proviamoci- disse Jane. - Se ti risulta più facile, chiudi gli occhi. 

Xavier fece quanto detto. Si immaginò suo padre Pablo, la sua matrigna Aurelia e le sue sorelline Jennifer e Vivianne, convincendosi che stesse facendo questo anche per loro. Ripensò a quando era stato attaccato da piccolo e alla successiva decisione di visitarli di tanto in tanto per proteggerli. Alla fine il principio di base era lo stesso. Una volta creato un ipotetico scudo intorno a loro, Xavier immaginò di espanderlo il più possibile. Sentí la mano di Jane stringere più forte, come se avesse capito che stava per esaurire le forze. Jane strinse sempre più, quasi da fargli male. D'improvviso, lasciò la stretta. 

Xavier aprí gli occhi e la ritrovò accasciata a terra. - Ehy- disse - Tutto a posto? 

L'altra annuì, spostandosi la frangetta dagli occhi. - Sì, grazie. È solo stanchezza. 

-Ti capisco - fece Xavier. - Dopo tutte le avventure di oggi… Medea te, Circe io, la battaglia… Jesse- disse, tra un colpo di tosse e l'altro. 

Jane ridacchiò. - Sei geloso forse? 

Xavier le sorrise. - Per niente sorellina- le disse. - Ha funzionato l'incantesimo? 

-Sì - indicó nel cielo. - Se vedi bene c'è una leggera patina viola e rossa. I nostri due colori insieme. 

-Se non fossimo fratelli, direi che è una cosa romantica. 

Dopo qualche minuto di silenzio, Jane fece per alzarsi. Xavier immaginò che stesse proponendo di tornare alla cabina ma la vide fissare un punto indistinto. 

-L'hai visto?- disse. 

-Cosa? - Era buio pesto e lui si sentiva molto stanco, perciò non stava dando molta attenzione a ciò che gli succedeva intorno. 

- Un serpente! - disse Jane. - È il simbolo di nostra madre! Ci sta mandando qualcosa! Dobbiamo seguirlo! 

-Come fai ad essere così attiva a quest'ora? - le disse lui. Non fece neanche in tempo a finire la frase, che lei lo aveva già preso e lo stava trascinando per una mano. Xavier cercava di guardare anche per terra per evitare di inciampare in sassi e rami che sembravano sempre essere tra i suoi piedi quando camminava. Alla fine giunsero davanti una grotta, davanti alla quale c'era una grande torca accesa. 

-Jane- disse Xavier. - L'abbiamo trovata. 



 

Eccomi tornata!Spero che vi piaccia e che lo apprezzerete! Forse sono un po’ lunghi i capitoli, ma preferisco fare così piuttosto che molti capitoli e corti. Dal prossimo capitolo ho in conto di entrare effettivamente in azione quindi, stay tuned!-pp

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: partyponies