Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: JAPAN_LOVER    21/07/2021    0 recensioni
Gregor Startseva è il giovane allenatore di 34 anni della nazionale maschile di pallavolo, con una lunga serie di successi alle spalle.
Proprio mentre è intenzionato a godersi le meritate vacanze estive, all'indomani di un trionfo che è valso ai suoi ragazzi la medaglia d'argento, viene convocato dalla Federazione sportiva per un nuovo incarico: guidare ai mondiali 12 ragazze a una settimana dagli esordi.
Tra numerosi punti oscuri e mille difficoltà, deve imparare a gestire una squadra di ragazze che non conosce. A suo modo, ognuna gli darà del filo da torcere e, in particolare una, Lucia, la capitana, rivelerà nutrire un'inspiegabile avversione nei suoi riguardi.
La medaglia è fuori dalla portata di mano, ma riuscirà Gregor a domare le sue 12 leonesse e a tornare a casa, senza rovinare molto la sua luminosa carriera?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
UN UOMO
(Seconda parte)

 
LUCIA
“Vado alla riunuone, ho deciso…” sussurra Cris, sulla soglia della porta della nostra camera.
Sapevo che alla fine sarebbe andata all’incontro online con Pandolfi. Distesa a pancia in su sul mio letto, agito un pugno e le regalo un candido sorriso di incoraggiamento.
Non è facile nemmeno per lei, ma in questo tipo di situazioni Cris è molto più equilibrata di me, sa gestire bene le proprie emozioni e soprattutto dissimularle.
Io non riuscirei a guardare la faccia quel mostro senza provare ribrezzo e comunicarglielo con ogni fibra del mio essere.
“Forza, Cris! Fai bene a comportarti come ti senti – ci tengo a dirle con tutta sincerità – hai fatto la scelta giusta”
“Anche tu, Luci – mi rassicura lei, conoscendomi nel profondo – cercherò in tutti i modi di coprirti con Startseva”
Le strizzo un occhio grata, prima che la mia amica richiuda la porta alle sue spalle e mi lasci sola a tormentarmi con i miei sentimenti contrastanti.
Sono consapevole di deludere ancora una volta Gregor e tornare indietro a qualche mese fa, quando tra noi i silenzi e le incomprensioni gravavano come macigni.  Non mi pento di aver disertato l’incontro, ma mi riempie di rabbia l’idea che sia proprio quell’individuo a minacciare ciò che sta nascendo tra me e Gregor.
Cosa penserà di me, adesso? Cosa penserà senza conoscere questo segreto di cui io e Cris siamo le uniche sole testimoni?

 
13 maggio
 
Come ogni sera, dopo gli allenamenti, mi ritrovo davanti all’uscita del Palasport insieme a Cristina e Camilla. Per quanto possiamo sbrigarci, correre per prime nelle docce, all’imbrunire ci ritroviamo sempre qui davanti ad attendere Anna, la nostra compagna ritardataria, con la quale dirigerci insieme alla fermata della metro, per prendere il treno che passa per la stessa direzione.
“Che stanchezza, ragazze belle! Ci vediamo domani per un'altra giornata di fuoco!” saluta per ultima Rossella, battendo a ciascuna il cinque prima di procedere dritta nel parcheggio dov’è posteggiata la sua auto.
“A domani!” ricambio, con il solito sorriso deciso.
Lascio cadere a terra il borsone pesante che porto sulle spalle e osservo con curiosità Camilla, che stasera sembra più impaziente del solito. Non smette un solo attimo di controllare l’orologio.
“Che ti prende? Stasera sei più irrequieta del solito – nota Cris, divertita – metti quasi ansia!”
È vero – ridacchio – sembra tu stia soffriggendo in una padella piena di olio bollente!”
“Ah-ah-ah-spiritose! Stasera esco a cena con Marco per il nostro primo anniversario – brontola la nostra amica – …se Annina si muove!!”
“Congratulazioni!” sussulta Cris.
“Allora vai, coraggio! – la esorto – ci pensiamo noi ad aspettare Anna”
“Sicure…?” la domanda di Cami suona più come una supplica.
“Corri, prima che ci ripensiamo!” taglia corto Cris.
Camilla ci abbraccia forte, prima di darsela letteralmente a gambe.
“Ma domani pretendiamo i dettagli!” le urlo per far sì che possa sentirmi forte e chiaro.
“CEEEERTO!” la sento rispondermi felice, ormai da fuori dal cancello.
Cris ridacchia sotto i baffi, Camilla è sempre molto buffa.
Rimaniamo soltanto io e la mia amica davanti all’atrio, in attesa soltanto che Annina finisca di prepararsi e ci raggiunga per tornare finalmente a casa. Man mano che si avvicinano i mondiali, gli allenamenti stanno diventando sempre più intensi e il nostro allenatore sempre più esigente.
Sto cercando di concentrare le mie energie soltanto sulla gara, soprattutto ora che la mia storia con Mirko si è disastrosamente conclusa. Neanche a Cris le cose vanno meglio, la mia amica sembra imprigionata in una storia che ormai si trascina da tanto, che non ha né più la forza di andare avanti, né di finire. Ci guardiamo negli occhi ormai stanche, lei con le braccia incrociate sul petto e io con le spalle appoggiate pigramente contro la parete.
“Lo hai più sentito?” mi domanda infine Cris, senza menzionare quel nome.
“Ho perso il conto delle chiamate e dei messaggi a cui non ho risposto – le dico, tradendo un certo orgoglio per la mia forza di volontà – il fatto è che non abbiamo più niente di sensato da dirci, nulla di valido da recuperare.”
“Bravissima!”
Cristina mi strizza l’occhio, fiera di come abbia reagito a testa alta davanti al tradimento di Mirko e agli immancabili pettegolezzi che si sono sparsi in tutto l’ambiente.
“Con il tuo, invece, come va?” le domando.
“Solite cose… – alza gli occhi al cielo, disarmata – …quando va bene, ci vediamo una volta a settimana!”
Ho consigliato più volte alla mia amica di prendersi una pausa per comprendere e fare il punto della situazione. Nove anni di fidanzamento alla nostra età sono davvero tanti, quasi un matrimonio. Ci stanno gli alti e i bassi, ma in questi casi bisogna più che mai prendersi cura del rapporto se lo si desidera davvero portare avanti.
“Stasera Annina ci sta davvero mettendo troppo” esclamo, vedendo che il display del cellulare segna già le 8,30.
“Fra poco ci chiudono dentro, a quest’ora se ne saranno andati tutti! – osserva Cris, preoccupata – andiamo a chiamarla? Magari non si è sentita bene!”
“Ma sì! Non ha mai tardato così tanto!” le rispondo, abbandonando il borsone sulla porta blindata accanto al suo.
Con un po' di apprensione, rientriamo nel palazzetto dello sport e imbocchiamo a passo svelto il lungo corridoio che porta verso gli spogliatoi.
Man mano che ci avviciniamo, sentiamo provenire dall’interno dei rumori insoliti. Apro la porta e lo scenario che ci si presenta davanti è qualcosa di terribilmente sbagliato.
Troviamo il locale letteralmente devastato rispetto a pochi minuti prima: asciugamani finiti a terra come stracci, la panca completamente ribaltata, il rumore scrosciante della doccia in sottofondo.
Il nostro sguardo cade sulla scena aberrante che si consuma proprio davanti ai nostri occhi. La  nostra amica sul pavimento terrorizzata, nuda, esposta, vulnerabile, mentre chino su di lei, con cerniera dei pantaloni sbottonata, intento a bloccarle le mani sopra la testa, ci sta l’uomo che più di chiunque altro qui dentro dovrebbe proteggerla, tutelarla.
Lanciamo un urlo disgustate e Pandolfi sgrana gli occhi, nel voltarsi e accorgersi della nostra presenza.
“Voi… – sibila l’uomo, con la fronte corrugata – eravate ancora qui?”
Le mani viscide di Pandolfi sono ancora serrate intorno ai polsi di Anna, mentre il suo volto è contratto in un’espressione di puro sgomento. Questa non è la reazione di un uomo assalito dai rimorsi per aver messo le mani addosso a una delle sue atlete, ma quella di chi comprende di essere stato appena scoperto.
Avanziamo furiose mentre lui cerca in tutti i modi di alzarsi e… ricomporsi.
“NOI COSA? SCHIFOSO!” lo rimbecca con odio Cristina.
Mi affretto a recuperare un asciugamano per Anna, la quale ci si avvolge tutta fino a coprirsi il capo, mentre Cris prende una sedia e la scaraventa con forza sulle spalle rudi e massicce di Pandolfi.
Il grido lacerante che ne segue ci fa rabbrividire tutte e temere il peggio.
“Cris, così lo ammazzi!” la mia preoccupazione è rivolta ovviamente alla mia amica, che non avevo mai visto così fuori di sé.
Quando pensavo che potesse essere accaduto il peggio, il nostro allenatore si rialza con gli occhi venati di dolore, paura…e rabbia.
“Sentite…dimentichiamo quanto è successo….”
Questa volta sono io che perdo completamente il lume della ragione. Pandolfi non fa in tempo a formulare la sua proposta che mi alzo, lo raggiungo ad ampie falcate e gli stampo un calcio in pieno stomaco.
Lui annaspa, cerca di aggrapparsi a un appiglio che non c’è.
“Fuori! – urlo senza mezzi termini, spingendolo via con odio e con rabbia fuori dallo spogliatoio – sparisci dalla mia vista, stronzo!”
Richiudo la porta con un boato e torno con le lacrime agli occhi dalle mie amiche. Annina non smette un attimo di piangere, raggomitolata nel suo telo da doccia.
“…dobbiamo portarti in ospedale”
“Noo…!” sussulta Anna, terrorizzata.
“Ma devi farti visitare!” le intima Cris.
“E quel maledetto la deve pagare!” soggiungo, con rabbia.
“No, per favore…no…ho paura” supplica Anna, stringendosi ancora di più nelle spalle.
Mi si stringe il cuore nel petto e un nodo alla bocca dello stomaco al vederla così, come se quel delitto lo avesse compiuto lei.
“Non po' farla franca!” il mio è quasi un urlo.
Tutto questo è profondamente sbagliato.
“Voglio solo… stare in pace – la voce ancora mal ferma per il pianto – voglio solo… non rivederlo mai più!”
Aiutiamo la nostra amica a rialzarsi e, pian piano, a rivestirsi.
“Annina, pensaci!” non voglio arrendermi, non voglio che finisca così. Non è giusto!
I suoi occhi verdi e languidi ci scrutano con paura inamovibile, mentre termina di allacciarsi anche le scarpe da ginnastica.
“Promettetemi che non lo direte mai a nessuno! – esala – promettetemi che tutto questo rimarrà qui dentro!”
Tutto questo è profondamente sbagliato.


 
GREGOR
Affronto l’incontro con la stampa con la solita tranquillità, senza nascondere la soddisfazione per la qualificazione appena ottenuta e l’orgoglio per le mie straordinarie atlete.
Siamo ufficialmente tra le quattro squadre migliori del mondo, un risultato quasi insperato alla vigilia di questo campionato.
Mi concedo ai giornalisti senza sbottonarmi troppo, senza fornire troppi giudizi personali, ma limitandomi a commentare la partita dal punto di vista strettamente tecnico. Cerco di spiegare in modo conciso e accurato la strategia studiata insieme allo staff tecnico, poi recepita e attuata dalle ragazze alla perfezione. 
 
Coach Starseva, persino Lei che è una persona molta discreta e introversa oggi si è lasciato andare ai festeggiamenti. Cosa ne pensa di Camilla Bigonciari, la palleggiatrice che ci ha regalato il punto decisivo contro la Repubblica Dominicana? Pare che sia davvero in ottimi rapporti con lei…”
Sorrido, era scontato che volessero arrivare lì.
Ho un buon rapporto con ciascuna delle mie atlete – sorrido, cercando di dare il giusto peso all’accaduto – Camilla è stata un’autentica rivelazione in questo campionato, sa meglio di me che nasce come schiacciatrice. Senza togliere nulla alle sue compagne, ritengo che buona parte del successo che stiamo riscontrando sia dovuto al suo talento e al duro lavoro che ha portato avanti nell’ultimo periodo. Camilla è un ottimo elemento sotto tutti i punti di vista, la sua grinta è stato un elemento fondamentale per il morale di squadra così giovane.
 
Evasivo come sempre, coach! Quindi se fosse stato al posto del suo predecessore, probabilmente avrebbe dato la fascia da capitano alla Bigonciari  al posto che alla Capparelli?
No, non ho affatto detto questo e non l’ho mai pensato. Credo che il capitano e la palleggiatrice debbano avere caratteriste simili, ma assolutamente complementari. Il palleggiatore rappresenta la mente di una squadra, mentre il capitano il cuore pulsante: il primo deve avere l’abilità creative, saper variare i colpi, mentre l’altro deve essere un punto di riferimento per le compagne, anche nei momenti più disperati. Credo che Camilla abbia un talento innato come palleggiatrice, lo sta dimostrando partita dopo partita, così come Lucia sta dimostrando di essere una grande trascinatrice per le sue compagne, un vero punto di riferimento. Quindi no, non cambierei nulla rispetto alle scelte del mio predecessore.
 
Quindi smentisce le voci di corridoio che vorrebbero lei e la capitana ancora in cattivi rapporti?
Lo smentisco assolutamente! Con Capparelli è nata un’ottima intesa, come del resto con tutta la squadra. Non nascondo che il nostro inizio sia stato un po' turbolento, ce n’è voluto un po' per creare un clima di fiducia reciproca, ma alla fine siamo riusciti a creare un gruppo molto affiatato. Non posso che sentirmi fiero di ciascuna di loro – do una rapida occhiata all’orologio, tre ore di intervista possono bastare – adesso vi prego di scusarmi, ma ho un impegno con la squadra!
 
Ancora una domanda, la prego, come vede il suo prossimo futuro nella nazionale? Continuerà ad allenare la femminile o rimarrà alla maschile…?
Mi alzo e saluto con un cenno, prima di abbandonare la conferenza.
Mi riserbo di rispondere a questa domanda alla fine del campionato.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: JAPAN_LOVER