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Autore: heliodor    21/07/2021    0 recensioni
Nata con grandi poteri magici, Bryce è stata addestrata fin da bambina per diventare la strega suprema, la più forte della sua generazione. Lo scopo della sua stessa esistenza è guidare l’esercito dell’Alleanza nella guerra contro l’Orda.
Quando Malag il rinnegato esce allo scoperto e attacca Valonde, la vittoria sembra allontanarsi sempre di più e molti iniziano a dubitare delle sue capacità.
Per diventare la guida che tutti si aspettano che sia e vincere la guerra, Bryce dovrà rinunciare all’amore, all’amicizia e a tutto ciò che la vita potrebbe offrirle se smettesse di combattere.
Ma sarà davvero in grado di compiere un sacrificio così grande?
Da oggi con il 100% di Mappa in più!
La trovate in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Smetti di essere ciò che sei

 
Il primo a notarla fu Divash. Lo stregone sedeva in disparte, una scodella di zuppa nella mano destra e un cucchiaio in quella sinistra.
Le fece un cenno con la mano come a volerle dire di avvicinarsi.
Bryce si guardò attorno e puntò verso di lui con andatura incerta. I giorni passati seduta nella tenda le avevano intorpidito le gambe, nonostante avesse eseguito gli esercizi che suo padre le aveva insegnato.
Divash la soppesò con lo sguardo. “Ti vedo bene, principessa.”
Bryce si accigliò. “Sono libera?” gli chiese.
Lui si strinse nelle spalle. “Non lo so. Tu che ne dici?”
Bryce si guardò attorno. “Non c’erano guardie vicino alla tenda. Nessuno mi ha detto di rientrarci.”
“Allora bentornata tra di noi.”
“Pensavo che mi avrebbero avvertita” disse delusa. “Mi sento strana.”
“Strana?”
“Presa in giro sarebbe il termine più adatto.”
“Io credo che la faccenda in cui ti eri cacciata fosse molto seria. Artesia ha avuto il suo da fare per risparmiarvi una punizione peggiore.”
“È stata lei a metterci in una tenda” protestò.
“Gli altri comandanti volevano farvi di peggio. Soprattutto alla strega della notte. I mantelli di Londolin volevano appenderla a un palo.”
“Sarebbe stato ingiusto” disse Bryce.
Divash inarcò un sopracciglio.
“Non sei d’accordo?”
Lo stregone si accigliò. “Lo penso anche io, è vero, ma tu lo dici come se non ti importasse niente di lei.”
“Dovrebbe?”
“Credevo foste amiche voi due.”
Bryce rise.
Lui la fissò in silenzio finché non ebbe smesso. “Dico sul serio.”
Bryce scosse la testa. “Amiche. Elvana e io. Assurdo, non trovi?”
“Perché?”
“Qualche giorno fa ci siamo scontrate proprio in mezzo a questo campo. Eri presente anche tu, giusto?”
“Giusto” ammise.
“Questo dovrebbe dimostrarti che non siamo affatto amiche.”
Divash scrollò le spalle. “A volte gli amici litigano.”
“Non è il nostro caso.”
“Può darsi, ma ti ha salvato la vita. La strega della notte si è presa qualche botta ma tu hai evitato di disertare.”
“Non volevo disertare” disse Bryce sulla difensiva.
“Dovresti almeno ringraziarla.”
“Per cosa? Per avermi fatta punire?”
Divash ghignò. “Sei tu che hai confessato davanti ad Artesia. Così almeno mi hanno raccontato.”
“Non ho confessato” rispose stizzita. “Ho solo detto la verità, come era mio dovere.”
“Il tuo dovere sarebbe anche quello di obbedire agli ordini che ti vengono dati, non solo di ammettere di averli violati.”
Bryce fece per rispondergli piccata ma ci ripensò. Non le andava di parlare ancora di quella faccenda. “Il gruppo di Yan non è ancora rientrato?” chiese per cambiare argomento.
Divash scosse la testa. “No e non sperare che si facciano rivedere presto. Devono trovare acqua per diecimila persone e mille cavalli. Non sarà facile.”
“Yan ci riuscirà.”
“Invidio la tua sicurezza, principessa” disse Divash. “Ma l’esploratore non è abile come credi. Anche lui commette degli errori.”
Bryce si accigliò.
“Doveva rimandarti da Erix, tanto per cominciare. O non accoglierti affatto nel suo gruppo. Invece, con questa bella idea, ha coinvolto anche noi che non avevamo alcuna responsabilità.”
“Potevi farlo presente a Erix che non eri felice di andare con questo gruppo.”
Divash si strinse nelle spalle. “Il mio rango è alto, ma non abbastanza da potermi permettere di rifiutare un ordine della mia comandante. Di Erix, poi. E se iniziassi a rifiutare certi ordini, qualcuno inizierebbe a dire in giro che Jakot Divash è una testa dura, che non ubbidisce agli ordini e fa sempre come gli pare. Un irresponsabile a cui è meglio non affidare alcun compito di responsabilità e che magari nemmeno si è meritato fino in fondo il rango che ha. Come vedi, anche il rango ha i suoi problemi. Non ci sono soltanto privilegi.”
“Io vedo soltanto uno che ha paura di perderli quei privilegi” disse con tono provocatorio. “Non certo di guadagnarteli.”
Divash ghignò. “Neanche quando qualcuno tenta di darti un saggio consiglio smetti di essere la principessa Bryce.”
“Sono quello che sono.”
“Allora è meglio che smetti in fretta e impari a essere Bryce la strega dell’armata di Artesia o la prossima volta non troverai qualcuno disposto a sopportare i tuoi capricci.”
Avrebbe voluto rispondergli in maniera adeguata ma ci ripensò.
Devo tenere a freno la lingua, si disse, o Artesia penserà che voglia litigare con tutti nella sua armata e perderò quel poco di fiducia che ho ancora presso di lei.
“Forse hai ragione” disse con tono prudente. Si alzò di scatto e marciò decisa verso la sua tenda, quella dove aveva passato gli ultimi giorni.
Elvana era accanto a quella al suo fianco. La benda attorno al viso era sparita ma il naso era ancora gonfio e arrossato. Aveva anche un occhio nero e un labbro tumefatto.
“Questo è sleale” disse vedendola arrivare. “Ed è tutta colpa tua.”
Bryce si bloccò all’istante.
Che problema ha stavolta? Si chiese. Vuole la rivincita? O cerca solo di provocarmi per vendicarsi?
“Guarda la mia faccia” disse Elvana. “Sono a pezzi e tu invece hai solo qualche graffio. Non è affatto giusto. Pensavo di averti colpito più forte.”
“Avevo concentrato il potere nei muscoli” disse accigliata. “Dovevi farlo anche tu.”
“Ne stavo usando già tre di incantesimi. Di più non sono capace.”
“Peggio per te” disse Bryce. “La prossima volta starai più attenta.”
Lei sgranò gli occhi. “La prossima volta? Vuol dire che lo farai di nuovo? Per favore, se proprio devi prenditela con Divash o Fraska stavolta, capito? Non venire da me.”
“Non ci verrò affatto” disse seccata.
Elvana annuì. “Ce ne hai messo del tempo per uscire da quella tenda.”
Il cambio di argomento la lasciò spiazzata per qualche istante. “Io” disse cercando le parole. “Non pensavo potessimo uscire.”
“Neanche io” disse lei divertita. “Ma il secondo giorno ho messo la testa fuori e ho scoperto che non c’era nessuno di guardia. Per questo me ne sono andata in giro per il campo e ho scoperto che Artesia aveva tolto la sorveglianza dopo che Yan e il suo gruppo avevano lasciato la valle. Non c’era più motivo di tenerti prigioniera.”
Bryce avvampò. “Potevi venirmelo a dire” disse indignata. “Ho passato lì dentro tre giorni per niente.”
Elvana scrollò le spalle. “In ogni caso ti sei persa poco. In questo campo non succede niente, a parte qualche rissa ogni tanto.”
Bryce scosse la testa ed entrò nella sua tenda. Adocchiò la coperta di lana e la piegò infilandola nella sacca. Non voleva vederla per almeno un giorno e non era disposta a restare lì dentro più del necessario.
Appena fuori dalla tenda un soldato la stava attendendo. “La comandante ti vuole vedere” disse. “Ora.”
Bryce andò alla tenda di Artesia con la mente in tumulto. Era chiaro che la comandante doveva aver saputo da qualcuno che era uscita.
Ma da chi? Si chiese. Gli unici con cui ho parlato sono Divash ed Elvana. O forse sono stata riconosciuta da qualche altro soldato o stregone che lo ha riferito ad Artesia.
La comandante l’attendeva in piedi, l’espressione impassibile dipinta sul volto.
“Ti sei riposata abbastanza, Bryce di Valonde?”
“Stavo per venire da te.”
Artesia fece scattare un sopracciglio verso l’alto. “Per dirmi cosa?”
“Volevo chiederti scusa” disse senza cercare parole più complicate. “Sono dispiaciuta per quello che è accaduto l’altra sera. Ti do la mia parola di strega che non avverrà mai più.”
Artesia annuì grave. “Hai fatto bene a dire la verità quando ti ho fatta condurre qui” disse con espressione più rilassata. “Se non lo avessi fatto, avrei pensato di te che sei una bugiarda e questo è anche peggio.”
“Ti ringrazio.”
“Ringrazia solo te stessa e tuo padre che ti ha cresciuta in questo modo, anche se sospetto che dietro il tuo rispetto per certe regole ci sia più tua madre.” Sospirò. “Lei sì che era degna di farsi chiamare strega suprema della sua generazione, per quanto…”
Bryce si accigliò.
“Cosa c’è? Pensi che questo titolo non sia mai stato contestato?”
“Credevo che fosse evidente a tutti.”
“Forse perché così ti hanno voluta far credere” disse Artesia. “Ma ricordo bene che ai tempi della guerra contro Vulkath, c’erano almeno altre due streghe che contendevano a tua madre quel titolo. Ed erano entrambe molto forti.”
“In effetti non ne so molto.”
“Tua madre non te ne ha parlato mai?”
Scosse la testa.
“Posso comprenderla, con quello che ha passato. Quando combattemmo quella guerra, tutti ci augurammo che fosse l’ultima per molte generazioni a venire. Lo speravamo così tanto che facemmo finta di dimenticare che le ingiustizie che l’avevano scatenata non fossero mai esistite, se non nella mente folle di Vulkath e dei suoi seguaci.” Scosse la testa affranta. “E invece eccoci qui, venti anni dopo, a dover combattere un’altra guerra contro Malag, un nemico che pensavamo di aver eliminato per sempre cento anni fa. Stavolta non possiamo permetterci errori o esitazioni, principessa Bryce. Stavolta dobbiamo spezzare la catena di odio e vendetta che ci lega tutti quanti, da qui al continente antico passando per Krikor e le Isole del Sole Morente.”
“È quello che voglio fare” disse Bryce. “Non mentivo quando dicevo che voglio trovare Malag e sfidarlo a duello.”
“Ammiro il tuo coraggio” disse Artesia. “Ma non la tua ingenuità. Per quella posso solo essere indulgente perché sei giovane. Venti anni fa anche io sognavo, come tutte le streghe della mia generazione, di trovare Vulkath e ucciderlo in un duello di incantesimi.” Sorrise triste. “Ero proprio stupida all’epoca.”
Il lamento di un corno squarciò l’aria facendola sussultare. Bryce si voltò verso l’uscita della tenda. “Ci attaccano?” chiese.
Il corno suonò di nuovo.
“Arriva qualcuno” disse Artesia.
Uscirono dalla tenda una dietro l’altra, il corno che lanciava un terzo richiamo.
“Esploratori che rientrano” disse Bryce lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso.
È il gruppo di Yan, si disse. Non possono che essere loro.
Artesia guardò verso il lato opposto del campo, dove c’era l’ingresso con l’inizio della strada che portava a valle. Bryce notò la preoccupazione nel suo sguardo.
“Non sembri sollevata” disse.
Artesia serrò la mascella. “È troppo presto. Non dovevano tornare prima di altri sei o sette giorni. Deve essere accaduto qualcosa durante il viaggio.”

 
  
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