Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Red Saintia    22/07/2021    9 recensioni
Anche se è difficile immaginarlo, impossibile sapere come sarà, imprevedibile capirne i vari percorsi... il futuro arriva per tutti. Anche quando il presente incombe come un macigno pronto a schiacciarci a terra, ci sarà sempre un domani nuovo, diverso, migliore. Perché il dolore anestetizza cuore e sentimenti, inaridisce l'anima e spegne le speranze. Ma come tutte le cose di questo mondo pian piano passa, e resta solo un silenzioso compagno con il quale si riesce pacificamente a convivere.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Armin Arlart, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno seguente partirono per Mitras all'alba. Si erano trovati tutti d'accordo con la necessità di non dare troppo nell'occhio per evitare possibili scontri con gruppi di jeageristi che militavano ancora nella città. 
La Gendarmeria Centrale e i divieti di Historia li avevano solo costretti a rintanarsi maggiormente nella loro ristretta cerchia, senza però estirpare il problema alla radice.

La regina aveva mantenuto stretti contatti con tutti loro attraverso lettere e missive inviate anche da parte dei loro alleati. Rivederli di persona però era qualcosa che sperava di fare da molto tempo.

Mikasa non metteva piede a Mitras da anni, così come anche gli altri. Probabilmente se non fosse stato per la loro presenza non avrebbe mai preso nemmeno l'iniziativa. Le comunicazioni scritte per lei erano più che sufficienti, e adesso capiva il perché. 
Ogni luogo, strada o palazzo che intravedeva le ricordavano il passato. Anche se l'aspetto era cambiato sentiva su di sé un'aria pesante, carica di tensione. Quei luoghi non le appartenevano più, lei si era rintanata altrove, lì... dove politica, guerra e affari di stato non potevano raggiungerla. Nonostante questo ebbe la certezza che prima o poi quel momento sarebbe giunto. E adesso era finalmente arrivato.

"Va tutto bene Mikasa?" le chiese Armin

"Si... tranquillo sto bene."

Il nitrito dei cavalli anticipò il rallentamento del carro sul quale viaggiavano facendoli voltare. "Ragazzi siamo arrivati a palazzo." disse loro Jean.

Non appena furono avvistati dalle guardie vennero tutti gentilmente condotti alla presenza della regina, la quale era già stata avvisata del loro arrivo giorni addietro da una lettera di Armin. 
Historia non li attendeva nella consueta sala del trono, bensì in una stanza privata e informale dove avrebbero potuto essere maggiormente a loro agio.

Una delle guardie bussò appena alla porta una volta giunti a destinazione.

"Avanti, prego."

"Maestà gli ospiti che attendevate sono arrivati."

"Ottimo, falli entrare." gli occhi azzurri le si illuminarono e un fremito la percosse interamente quando li vide entrare.

"Non sapete che gioia è per me rivedervi. Mi siete mancati ragazzi!"

Quelle parole fecero spuntare un sorriso distensivo a tutti loro. In fondo nonostante fosse la loro regina, dopo tutti gli anni trascorsi e quello che avevano passato, lei era rimasta la stessa Historia gioviale di sempre.

"Come state vostra maestà."

"Oh... per favore Armin smettila. Non voglio che mi chiamiate così quando siamo in privato."

"Scusa... dovrò farci l'abitudine."

"Fatevi guardare, ne è passato di tempo. Vi trovo bene, un po' dimagriti forse. Ma raccontatemi di voi, come sono andati i vostri viaggi, siete stati trattati adeguatamente? Kiyomi Azumabito mi ha tenuta costantemente informata."

Persa nell'entusiasmo per averli finalmente rivisti di persona non si era accorta di una presenza della quale non si aspettava. "Mikasa... sei proprio tu, sei venuta finalmente." le gettò le braccia al collo abbracciandola con uno slancio inaspettato. La ragazza ricambiò quel gesto con sincero affetto, perché sapeva che quell'abbraccio era la somma di tutto ciò che le parole non avrebbero mai potuto esprimere.

"Sono contenta di rivederti Historia." ed era la verità, ne ebbe la certezza nel momento stesso in cui se la ritrovò di fronte.

La giovane regina li fece accomodare inondandoli di domande su tutto ciò che avevano fatto in quegli anni. Non nascose il fatto di non essersi ancora abituata a risiedere stabilmente a palazzo, preferendo di gran lunga la vita nella fattoria che aveva condotto nei primi anni dalla nascita di sua figlia.

"Credevamo ci fosse anche lei con te... avremmo voluto conoscerla. Dov'è tua figlia Historia?" le domandò Armin

"Ho preferito che non fosse presente. Credetemi... il mio più grande desiderio è che Freya conosca tutti voi, ma dopo tanto tempo l'egoismo di avervi qui solo per me ha prevalso. Adesso è con suo padre."

"Tranquilla ti capiamo benissimo." intervenne Connie con un sorriso.

"Piuttosto, com'è la situazione qui a Mitras." le parole di Jean anticiparono il pensiero di tutti. Lo sguardo di Historia cambiò radicalmente, segno che ciò che stava per dire non era rincuorante.

"Cerchiamo di tenere tutto sotto controllo e di sedare possibili rivolte da parte di quelli più ribelli, ma non è semplice. Gli jeageristi tendono a cercare proseliti provando a corrompere anche coloro che appartengono alla gendarmeria o ad altri corpi. So per certo che sì sono formati anche piccoli nuclei al di fuori di Paradis."

"Purtroppo è così. Ne abbiamo incontrati anche noi. Per adesso le persone non prestano troppa attenzione alla loro propaganda su una possibile rivolta. Ciò non toglie che a lungo andare potrebbero credere alle loro parole." aggiunse Reiner

"È pura follia! La gente ha visto la morte e la distruzione dell'intero pianeta con i propri occhi, come può anche solo pensare di ripiombare nello stesso incubo."

"Non lo permetteremo Jean, puoi starne certo." le parole risolute di Armin placarono gli animi e anche Historia rimase colpita da come il giovane ragazzo adesso sapesse imporre il proprio pensiero.

"La gente deve conoscere fino in fondo ciò che è successo. Non possiamo permettere che tutto venga liquidato come fosse stato solo un brutto sogno." intervenne Annie

"Per questo l'aiuto di quelli di Marley è fondamentale."

"Quello lo avrete senz'altro Connie, e anche Hizuru nelle vesti della sua rappresentante vi darà il massimo appoggio. A tal proposito... Mikasa più volte Kiyomi mi ha chiesto di intercedere affinché ti convincessi a trascorrere un periodo lì. Magari adesso potresti farlo, saresti un'ambasciatrice di estrema rilevanza se avessero modo di conoscerti meglio."

Mikasa aveva ascoltato i loro discorsi senza dire nulla, defilata e silenziosa come sempre, non aveva voluto intromettersi. Il suo pensiero non era mutato nel corso degli anni. Lei aveva fatto ciò che riteneva giusto e necessario, se gli uomini nonostante tutto volevano continuare a farsi la guerra a vicenda non era più un problema suo. Il prezzo che aveva pagato la metteva in pari con qualsiasi altro debito avesse verso l'umanità.

"Mi lusinga molto la proposta della signora Kiyomi, ma il ruolo che volete darmi non fa per me. Devo ancora capire se tutto ciò che abbiamo fatto sia stato utile a qualcosa. Devo comprendere a cosa sia servito relegare Eren al ruolo di mostro genocidia in tutta questa storia se gli uomini ancora ci guardano con sospetto e diffidenza. Non posso farmi portavoce di una pace nella quale non credo fino in fondo. E voi non potete chiedermi di raccontare come tutti noi li abbiamo salvati dalla furia del Gigante d'Attacco gettando ulteriore fango su di lui. No... non potrei mi dispiace."

Solo dopo aver terminato si accorse che tutti erano rimasti a dir poco sorpresi dal suo fiume di parole. Era la prima volta che parlava apertamente davanti a tutti loro di ciò che provava e di come si sentiva. Fino a quel momento avevano solo potuto immaginare il suo stato d'animo, ma adesso l'inflessione dolorosa della sua voce fece capire l'esatta entità di ciò che serbava dentro. "Perdonatemi... io non volevo creare problemi. Adesso se volete scusarmi avrei bisogno di un po' d'aria." non attese risposta, camminando a passo svelto verso l'uscita.

"Aspetta Mikasa..."

"Armin, lasciala andare. Ciò che ha detto è giusto. Non possiamo chiederle di indossare una maschera e parlare di ciò di cui non è convinta. Sarebbe come farle una violenza gratuita e ingiustificata. Mikasa deve agire come meglio crede." ma il tono di Historia non poté nascondere la preoccupazione che agitava il suo animo.

 

Non sarebbe dovuta venire lo sapeva. Lei non c'entrava più niente con loro. Si era deliberatamente tagliata fuori perché sapeva che quel mondo, quel modo di ragionare non le apparteneva più. Pensava di trovare chiarezza e invece non aveva fatto altro che alimentare i suoi dubbi e le sue insicurezze. Era davvero la scelta giusta quella di rintanarsi a Paradis senza conoscere ciò che c'era al di fuori? No... era stata una scelta da vigliacca e lei lo sapeva, solo che lo aveva sempre negato a sé stessa. Semplicemente non voleva sentire parlar male di lui.

Non voleva guardare e ascoltare gente estranea, che non conosceva niente ma si illudeva di avere tutte le risposte, dipingerlo come un mostro. No, non lo avrebbe sopportato, avrebbe reagito in qualche modo vanificando i sacrifici di tutti i suoi compagni. No, lei non era fatta per il gioco di squadra, non lo era mai stata. Lei agiva in autonomia, per puro istinto, ecco perché tutti la temevano, ecco perché tutti misuravano attentamente le parole con lei.

Tutti... tranne uno. L'unico che l'aveva sempre messa davanti ai suoi limiti e alle sue debolezze. L'unico che aveva avuto la premura di guardarle le spalle salvandole la vita. Che aveva compreso il suo dolore, la sua sofferenza e nonostante tutto l'aveva spronata a non arrendersi. Lui... che come lei in quella guerra aveva perso la sua umanità e parte del suo cuore. 
Si lasciò scivolare lungo una parete stringendo le gambe al petto, si sentiva terribilmente stupida. Illudersi di tagliare fuori dalla sua vita il mondo esterno era pura utopia. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con una realtà spietata, il punto era... se avesse ancora la forza e la voglia di combattere, stavolta senza armi.

"Mikasa... ti ho trovata finalmente." Historia l'aveva raggiunta chiedendo agli altri di non intervenire.

"Scusami, sapevo che sarebbe stato un errore venire qui. Io non dovevo lasciarmi convincere."

"Invece hai fatto benissimo. Credo che in tanti anni che ci conosciamo questa sia la prima volta che finalmente parli a cuore aperto. Hai nuovamente mostrato il tuo coraggio, e credo che questa forza indomabile che tu possiedi debbano conoscerla anche gli altri."

"Ti sbagli Historia... la mia forza è svanita quel giorno di tre anni fa. Adesso io... sono solo un guscio vuoto che non ha niente da offrire, che si sente estranea tra i suoi stessi compagni. L'unica cosa che possiedo sono un mucchio di domande senza risposta."

"Allora cerca le risposte di cui necessiti altrove, da chi può dartele. Fa chiarezza in te stessa e prova a spiccare il volo lontano da qui. Il mondo che abbiamo difeso non è così tremendo come appare. Paradis sarà sempre qui ad accoglierti e anch'io, se un giorno vorrai farmi l'onore di far parte del mio corpo di guardia."

"Cosa? Ma che stai dicendo?"

"Quello che hai sentito Mikasa. Ti sto facendo una proposta e mi piacerebbe che tu la prendessi in considerazione. Mi sentirei più al sicuro avendo al mio fianco, e a quello di mia figlia, il soldato più forte dell'umanità."

Finalmente si sollevò da terra guardandola negli occhi. "Quell'appellativo non mi appartiene lo sai."

Historia sorrise ."Non credo che lui se la prenderebbe se sapesse che l'ho dato a te. E poi se hai dubbi... puoi sempre andare a chiedergli personalmente il permesso di usarlo."

Mikasa si sorprese al quanto della schiettezza acquisita da Historia. La maternità le aveva donato una spiccata sicurezza che prima non aveva. O forse quella sicurezza era data dal fatto che adesso aveva qualcuno d'importante e prezioso da proteggere.

"Forza... torniamo dagli altri prima che ci diano per disperse." le prese la mano e la trascinò con sé.

 

Parlarono ancora a lungo fino a pomeriggio inoltrato. Gli animi sembravano più distesi e anche Mikasa pian piano sembrò trovarsi a suo agio. Non avrebbero voluto salutarsi ma sapevano che quella breve parentesi era destinata a concludersi. Ognuno di loro aveva un compito preciso, magari non per libera scelta ma che comunque avevano imparato ad accettare. La pace esigeva costante cura e obbligava ad accantonare desideri e progetti personali.

"Ragazzi... avrei voluto che rimaneste più a lungo, ma so che non è possibile."

"Ci spiace Historia, ma dobbiamo fermarci anche a Marley per riprendere Pieck. Reiner e gli altri faranno un breve saluto ai loro familiari e poi ci rimetteremo in viaggio."

"Lo so Armin. Spero davvero che tutto questo possa finire presto."

"Faremo in modo che sia così, è una promessa." intervenne Jean con la sua consueta risolutezza.

Historia si sentì sollevata anche se salutarli fu comunque doloroso. Vederli andar via era come separarsi nuovamente da coloro che per tanto tempo avevano rappresentato ciò che più vicino ad una famiglia avesse avuto.

"Mikasa..."

La ragazza si voltò. "Cosa c'è Historia."

"... uno di questi giorni vorrei portare anch'io un saluto a Eren, credi che sia possibile?"

Gli occhi della giovane si velarono di malinconia. "Ma certo, sono sicura che gli farebbe piacere." rispose

"Bene. Mi raccomando... prenditi cura di te." le disse poggiando leggermente la mano all'altezza del cuore.

Mikasa annuì in silenzio per poi congedarsi in modo definitivo.


Aveva l'impressione di affrontare il viaggio di ritorno con l'animo più leggero. Forse alla fine non era stato uno sbaglio andare nella capitale.

"Allora Mikasa, hai fatto chiarezza. Cosa pensi di fare alla fine?" Annie l'aveva osservata a lungo, scoprendo di avere molte più cose in comune con lei di quante credesse. Sapeva che aveva preso una decisione, glielo lesse negli occhi prima ancora che lei gliene desse conferma.

Respirò a fondo, lasciando che il suo sguardo si perdesse oltre il sole che lentamente andava tramontando.

"Alla fine... penso che questo strano mondo valga comunque la pena di essere visto."

 

                                                                                                                                        ***


Una delle cose che entrambi amavano della propria terra, era la tranquillità. Anche quando erano presenti i giganti c'erano quei rari momenti nei quali potevano sentirsi a stretto contatto con la natura circostante. Sdraiarsi all'ombra di un prato fiorito e guardare il cielo sentendosi felici, incuranti di ciò che accadeva intorno. Anche se poi la terra che tremava sotto i piedi ricordava loro che la realtà era ben diversa.

Quella mattina una brezza leggera costrinse entrambi a stringersi nelle spalle per mitigare qualche brivido di freddo. Si erano dati appuntamento sopra quella collina senza saperlo. Consapevoli che l'unico posto nel quale potevano salutarsi era quello. Le scelte importanti della loro vita le avevano sempre prese insieme, condividendone gioie e dolori. Adesso i loro sguardi erano concentrati su quella nuda pietra ricoperta di fiori selvatici. Le loro mani strette l'una nell'altra per ricordarsi di quel legame che niente e nessuno avrebbe mai potuto spezzare.

"Mi sento una traditrice Armin... sento come se lo stessi abbandonando." lo disse con un filo di voce, vergognandosi di quelle parole.

"Non devi, lui non lo vorrebbe. Per cosa si sarebbe spinto così tanto oltre se non per permetterci di vedere il mondo che lui sognava?"

"Tu credi..."

"Ne sono convinto, e anche tu dovresti esserlo. Questo non è un addio Mikasa, noi ci ritroveremo sempre qui accanto a lui, e saremo ancora tutti e tre... come un tempo."

Si voltò stringendolo forte, avrebbe voluto restare così per sempre. "Una delle cose di cui gli sarò per sempre grata sai qual è Armin.."

"No... non la immagino, dimmi?"

"... lo ringrazierò sempre per averti reso la persona forte e determinata che sei diventato. Credo che tu sia stato l'unica scommessa che sapeva per certo avrebbe vinto."

Quelle parole lo fecero visibilmente arrossire. Una cosa che a Mikasa ricordò molto la loro infanzia, in fondo certe cose non sarebbero mai cambiate, e andava bene così. "Non esagerare, ho detto solo ciò che penso. Adesso però dobbiamo andare, gli altri sono già pronti."

Mikasa annuì asciugandosi gli occhi leggermente umidi.

"Ah... quasi dimenticavo, Reiner mi ha detto di darti questa. Ti servirà sicuramente."

"Grazie"

Si allontanarono di qualche passo e il cuore di Mikasa sembrò volersi spezzare come quel maledetto giorno. Possibile che facesse ancora così tanto male? Se lo chiedeva spesso, ma dubitava di trovare una risposta plausibile.

"Arrivederci Eren, e se puoi... in un modo o nell'altro, restami accanto."

Guardò dritta davanti a sé senza voltarsi indietro, gli occhi di Armin la seguivano attenti e discreti. Non avrebbe mai creduto che un giorno si sarebbe volontariamente allontanata da lui. Eppure sentiva che se non l'avesse fatto adesso non avrebbe mai più avuto il coraggio. Strinse più forte la lettera che aveva tra le mani e proseguì dritta per la sua strada.




Alla fine giunge per tutti il momento dei cambiamenti, delle decisioni, delle scelte. Restare ancorati al passato non si può, e non avrebbe neanche senso. L'incontro con Historia e i compagni finalmente ritrovati danno il coraggio a Mikasa di affrontare quella nuova vita di cui si era preclusa ogni possibilità di conoscenza. L'aspetta un lungo viaggio e probabilmente il destino la metterà di nuovo alla prova.
* Piccola nota: il nome della bimba di Historia è un mio personale omaggio a sua sorella maggiore con la quale era molto legata.
Ci rivediamo tra due settimane, poichè la vostra scribacchina si prende una settimana di ferie sperando di staccare la spina da questi mesi per niente facili. Un abbraccio e buona estate a tutti, dovunque siate diretti.

 

 

 

   
 
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