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Autore: vanessie    23/07/2021    0 recensioni
Katelyn e Matthew sono due amici nati e cresciuti insieme fino ai loro 19 e 18 anni. Le loro mamme sono grandi amiche, tra un nascondino e una partita ai videogames hanno condiviso il passaggio dall’infanzia alla prima adolescenza. Le confidenze, le risate e gli sguardi imbarazzati hanno preceduto dei baci veri nati per gioco. Lui aveva sempre avuto il coraggio di dirle che l’amava, lei lo aveva compreso solo più tardi, quando guardandolo nei suoi occhi color del cielo aveva avvertito delle emozioni indescrivibili. Adesso che Matt frequentava il college in America, a Kate restavano solo bei ricordi…almeno fino a quando, sette anni dopo, ormai ventiseienne e con una relazione, lo rivide, partecipando con i suoi genitori ad una grigliata a casa dei loro cari amici di famiglia. Lì in giardino i loro sguardi si incrociarono, Katelyn capì che quelle emozioni sopite si erano risvegliate. In quel cielo azzurro c’erano ancora tutte le cose belle che amava di lui…
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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INSIDE YOUR SKYBLUE EYES

Capitolo 53

“Mi fido”

 

 

POV Kate     

Ero nel letto di Matthew Black, nella sua camera. Avevo gli occhi chiusi, ma lo sentivo al mio fianco. Mi ero addormentata sul suo petto e lì ero ancora. Sollevai le palpebre, trovandolo sveglio. Mi sorrise “Buongiorno” disse “Giorno” sussurrai. Dio quanto era bello! Strano che non si fosse alzato dal letto, solitamente non lo trovavo mai al mio fianco, oppure ero io a lasciarlo dormire alzandomi. “Pensavo che fossi già in cucina” affermai “Era il primo risveglio insieme e questa è una relazione, giusto?” “Giusto” “Pensavo ti piacesse l’idea” precisò, gli sorrisi “Mi piace infatti” ammisi. Gli accarezzai il torace e poi il viso, navigando in quel mare dei suoi fantastici occhi. Caspita quanto ero innamorata, non mi era mai capitato con nessuno e quella cosa un pochino mi spaventava. Avevo letteralmente perso la testa per lui, soprattutto adesso che avevamo ricominciato a fare l’amore. Mi era pesato aspettare, ma dovevo ammettere che la sera prima era stato ancor più bello, dato che lo avevo desiderato dal precedente mese di gennaio, ben sette mesi prima. Aveva il viso rilassato e sereno, mi scrutava e chissà a cosa pensava. Mi tirai su a sedere sul letto, notai una sua canotta bianca poggiata lì vicino, la presi e la infilai, non perché avessi imbarazzo a restare nuda, quanto perché l’idea di mettere qualcosa di suo, mi faceva percepire che quello non fosse più il mio migliore amico, ma il mio ragazzo. Oddio era così, mi batteva il cuore come un tamburo a pensarci. Mi uscì spontaneo un sorriso. Lui allungò la mano per farmi una carezza.

 

giphy

 

“Sei bellissimo” affermai “No, tu sei bellissima” “Sei ancora sicuro di volere che venga a New York?” domandai “Certo, perché non dovrei? Io ti amo e voglio solo averti vicina” “Te lo sto chiedendo perché…lo faccio volentieri, ma questo significa rendere le cose davvero serie e direi ufficiali” puntualizzai. “È quello che voglio, sempre se tu sei d’accordo Kate” “Sì, magari pensavo che solitamente per un ragazzo è più difficile volerlo” “Non con te. Ti avverto non ho mai avuto una storia così impegnativa, per cui potrò sbagliare un sacco di cose, ma lo farò ingenuamente, dovrai aver pazienza!” esclamò facendomi sorridere. “La cosa è reciproca, anche per me sarà la prima volta e mi sa che di errori ne faremo molti a questo punto” precisai “Vorrà dire che impareremo strada facendo” rispose.

 

giphy

 

Andammo a fare colazione, mangiai poco, ero piena di emozioni quella mattina, piena del ricordo dei suoi baci, delle sue carezze, delle sensazioni che mi faceva provare stando dentro di me. Ed ero piena anche delle parole scambiate poco prima, nonché di quella bellissima immagine di lui che faceva colazione con un’espressione assorta e persa nel vuoto. “Rimani anche stanotte?” mi domandò “I miei tornano domani sera” aggiunse. Ovvio che volessi restare, era difficile staccarmi da lui, annuii “Però devo andare a casa a prendere qualche vestito” risposi. Tornai in camera sua a rimettere l’abito della sera precedente. Mi prestò la bici di sua madre per far prima, mentre lui si occupò di togliere le stoviglie della colazione. Arrivata a casa andai in camera e presi abiti puliti e comodi da mettere subito, poi infilai in uno zaino un cambio. Mamma era in giardino, la vidi passando “Ciao” la salutai affacciandomi “Hey tesoro” “Sto uscendo di nuovo. Resto…a dormire da Matt” riuscii a dire. Era vero che fin da bambini lo facevamo, ma ora che tutti sapevano che stavamo insieme dire che restavo da lui aveva un significato diverso, era logico, e mamma non era scema. Mi guardò con la faccia di chi la sa lunga ma non vuole dirtelo “Va bene, salutalo” rispose, probabilmente arrossii “Ok, ciao” mi congedai. Tornai a casa Black lasciando la bici di Evelyn in garage. Bussai alla porta, lui aprì ed io entrai. “Dove vuoi andare?” mi chiese “Uhm…” tamburellai con il dito incerta se dirglielo o meno. Non è che avessi tutta quella voglia di uscire se lui se ne stava davanti a me in canottiera con quei muscoli in bella vista. Tra l’altro portava sempre al polso il braccialetto che gli avevo regalato a Natale con le nostre iniziali, con le braccia scoperte si notava proprio. Non volevo passare da pervertita ma sette mesi di astinenza non li avevo proprio del tutto appagati con la sera prima. “Per me va bene qui” ammisi “In casa? Non vuoi uscire?” “No” risposi “Avevo visto una cosa carina in centro, andiamo?” insistè. Beh non è che volevo seriamente apparirgli come una maniaca sessuale, visto che stavamo insieme da 15 giorni, dunque accettai, del resto la giornata era lunga! Andò a cambiarsi i pantaloni, sostituendo i pantaloncini con un paio di jeans fini estivi e indossando le scarpe. Non sapevo esattamente che tipo di cosa carina in centro avesse visto, ma il mio abbigliamento poteva andar bene, seppur semplice: shorts, maglietta con collo a barca quindi con spalle nude e piccole maniche ricalate sulle braccia, sandali con la zeppa. Andai in bagno per mettere giusto la matita per gli occhi e il mascara, poi un lucidalabbra ed ero pronta. Andammo in metropolitana. Non ero una persona gelosa, ma già il Natale precedente avevo sperimentato che Matt avesse la particolare capacità di farmi sentire un pizzico di fastidio quando notavo altre ragazze interessate. Quel gruppetto di ragazze della metropolitana che bisbigliavano e spesso ci buttavano un occhio, infatti, mi irritavano. Dovevo imparare a smetterla, se mi trasferivo in America altro che irritazione che mi sarebbe presa tutti i giorni…era un bel ragazzo, era normale che lo guardassero ed io non dovevo esserne gelosa. Dovevo restare la Katelyn di sempre, insomma lui mi aveva scelta potendo avere chiunque altra, perché ingelosirmi quindi? Scendemmo e camminammo fino ad un negozio di dischi. Arrivati lì capii che l’evento fosse l’uscita del nuovo album di una band internazionale. C’erano tantissime persone, non me lo aspettavo. Venne proiettano sul maxischermo il video del singolo che lanciava l’album e successivamente c’era una band cittadina che suonava e cantava i pezzi più famosi degli artisti in questione. Fu carino, le persone si misero a cantare e altrettanto facemmo noi. Il negozio di dischi aveva allestito uno spazio esterno dedicato e lì aveva radunato le persone. Qualcuno si mise anche a ballare, per me era complicatissimo perché ero abbastanza imbranata, per cui mi limitai a cantare le canzoni che conoscevo, guardando Matt che si era lasciato coinvolgere. No però…andiamo…lui riusciva a essere naturalmente carino e sexy con delle semplici mosse a ritmo di musica e a me non restava che asciugare la bava alla bocca.

 

giphy

 

Tornò a sedersi con me, condividemmo le nostre impressioni sul video e sulla canzone visti poco prima, parlando poi di musica in generale, di concerti ai quali avevamo assistito negli anni del distacco, di quelli che ci sarebbe piaciuto vedere insieme. Era molto carino poter parlare di qualsiasi cosa, non preoccuparci per le pause, per i silenzi, non sentirci a disagio se nessuno dei due trovava argomenti allettanti. Si era spostato dietro di me, ero appoggiata a lui e mi sentivo rilassata e felice, percepivo il calore del suo corpo, avevo le narici colme del suo profumo, mi persi nelle riflessioni, in uno stato di pacatezza e serenità che non provavo più da anni. Si scambiammo un sorriso e mi lasciai abbracciare…ero così felice… 

 

cap-53

 

Quando l’evento finì a tardo pomeriggio ci fermammo a prendere la cena da asporto scegliendo la cucina cinese. Armati dei nostri sacchettini tornammo a casa sua in metropolitana. “Ti è piaciuto oggi l’evento al negozio di dischi?” mi chiese “Sì, tanto, è stato molto carino” “Anche a me, non credevo ci fosse tutta quella gente” rispose. Apparecchiammo la tavola e disponemmo i cibi cinesi sulla tavola. Usammo le bacchette, ricordavo ancora che la scorsa estate avevo scoperto che lui non sapeva usarle, anche quella sera non si smentì. A me veniva abbastanza naturale, forse perché ero andata spesso al giapponese negli ultimi anni, per cui non potevo evitare di ridere quando le cose gli cadevano sul piatto, o quando riusciva a portarsele vicine alla bocca ma d’improvviso l’apriva e tutto crollava giù. Era buffissimo e sinceramente mi suscitava una tenerezza pazzesca “Sei ufficialmente una stronza, ma cosa ridi?” mi chiese “Imbranato!” “Senti ora prendo la forchetta” “È bello ogni tanto vedere che non sai fare qualcosa, sembri più umano” risposi “Oh se è per quello non so fare un sacco di cose” “Tipo?” domandai “Speri che te lo dica? Lo scoprirai” affermò bevendo un sorso d’acqua. “Uhmmm interessante, è una sfida?” chiesi ammiccante “Non voglio dirtelo in anticipo, avrai modo di vedere da sola” “Sono cose importanti?” insistei “Dipende dai punti di vista” “Beh comunque le cose più importanti che mi interessano le sai fare” giocai “Sarebbero? Che ti interessano? Che vuol dire?” “Secondo te?” lo provocai, facendo lo sguardo che Liv simpaticamente definiva da gattina in calore. Gli uscì un sorriso sulle labbra “Sì lo so che ti interessa il torneo di videogiochi, quello lo so fare” rispose per prendermi per il culo, ma sapevo che aveva colto la mia allusione, capendo anche che stavo solo scherzando “Per fortuna” risposi. Avvicinò il viso per baciarmi, glielo lasciai fare e ci lasciammo prendere da tutto quel contatto. “Posso chiederti di aspettare qui un momento mentre vado a fare una cosa?” propose “Ok, nel frattempo sparecchio” acconsentii. Tolsi tutto dalla tavola, riposi i piatti e i bicchieri in lavastoviglie e lo aspettai armeggiando al telefono. Vidi che aveva pubblicato sullo stato di Whatsapp una nostra foto scattata nel pomeriggio, all’evento del negozio di dischi. Cliccai sul rispondi.

 

Wow, usi Photoshop? O ti scatti foto con il filtro bellezza? Dal vivo non sei così carino!

 

Adoravo prenderlo in giro, dopo poco visualizzò e vidi che stava rispondendo.

 

Quanto sei simpatica! Perché non mi raggiungi in bagno?

 

Mi alzai, lasciando il telefono in soggiorno, diretta in bagno. La porta era chiusa, afferrai la maniglia ed aprii, trovandomi davanti qualcosa che non immaginavo. La stanza era illuminata da cinque candele, la vasca era piena di schiuma e lui se ne stava seduto sul piccolo sgabello che Evelyn usava per sedersi mentre si truccava. “Accipicchia, ti sei impegnato” dissi “Vieni qua” mi invitò allungando le mani dopo essersi alzato in piedi. Intrecciai le dita alle sue e mi lasciai baciare, abbandonandomi al desiderio che sentivo di averlo. Gli tolsi la canotta e restai a osservare i suoi perfetti addominali scolpiti, mentre mi toglieva la maglietta e gli shorts. Sfilò i jeans e tornò in piedi, volevo avere un bacio, mi avvicinai e sentii che mi sganciò il reggiseno, poi mi concesse quel che volevo.

 

giphy

 

Rimasti nudi entrammo nella vasca. Era super romantico fare l’amore coperti dalla schiuma e illuminati dalle candele, non mi era mai capitato prima, ma era quasi da scena da film. La vasca era grande e poteva tranquillamente accogliere due persone. Mi sistemai a sedere su di lui, prima ci sbaciucchiammo un po’, poi le sue mani sul mio seno, sui fianchi, sul fondoschiena mi resero desiderosa di avere di più. Entrò dentro di me e mi aiutai tenendo tra le mani il bordo della vasca, perché ero talmente colma di ardore e smania di appartenerci, che iniziai a muovermi senza smettere di guardarlo negli occhi. Solitamente nella vita avevo sempre fatto l’amore quasi totalmente ad occhi chiusi, ma con lui avevo l’esigenza folle di guardarlo perdere il controllo e di immergermi in quei due occhi azzurri chiari, che mi facevano impazzire.

Provavo un casino di cose belle, avevo il respiro affannato e spesso la bocca impegnata con la sua. Muovermi come più mi piaceva era favoloso, sentirlo così tanto mio era meraviglioso e più mi muovevo più mi riempivo la bocca di sospiri. Spostai una mano tra i suoi capelli, glieli bagnai ma non mi interessava. Volevo averlo vicino mentre mi sentivo trascinare da una sensazione di assoluta pienezza, alla quale mi stavo lentamente arrendendo. Capii che provava le stesse cose, le sue espressioni me lo comunicavano, sebbene fossi molto confusa. Lasciai i suoi capelli e mi spostai sulla spalla sinistra, poggiando la testa sulla destra, poiché stavo proprio abbandonandomi del tutto a quei movimenti ravvicinati e intensi. Un gemito mi uscì dalle labbra, forse a cena aveva detto la verità confessando di non saper fare molte cose, di sicuro fare l’amore era una delle cose che gli riusciva meglio. Era capace di farmi provare ogni volta la sensazione più appagante del mondo e non era comune che accadesse ad una donna, soprattutto ad una come me, che difficilmente si lasciava andare di testa. Ma con lui mi riusciva così bene…un attimo di lucidità mi fece capire che stavo continuando a gemere da un po’ tra la sua spalla e il suo collo, per fortuna la casa era deserta. Mi fece alzare il capo e lo vidi sconvolto quanto me, ci baciammo e quando le sue mani finirono sui miei fianchi per aiutarmi nell’atto finale di quel rapporto d’amore, riuscii a malapena a respirare. Le scosse di piacere mi pervasero ovunque, ancora qualche spinta e gli diedi tutta me stessa.

Alzai la testa qualche minuto dopo. Se ne stava a occhi chiusi con la testa sulle piastrelle retrostanti del bagno. Gli lasciai un bacio sulla guancia, mi guardò e mi sorrise. Era spossato ma terribilmente bello ed io ero davvero persa per lui, del tutto, me ne rendevo conto ogni giorno di più. Continuammo a darci qualche bacio, ormai dolci e a fior di labbra. Uscì dalla vasca indossando un asciugamano grande, quando il bagnato andò via dalla sua pelle lo legò intorno ai fianchi, porgendomi il suo accappatoio. Lo indossai anche se per me era grande, ma non importava. Ero riuscita a mantenere i capelli asciutti, tranne qualche punta. Mi prese per mano e mi fece strada verso la sua stanza, dove ci mettemmo a letto, completamente nudi. Eravamo sdraiati su un fianco per poterci guardare. “Quindi se finisci i tuoi esami universitari il 25 settembre ed io vengo ad abitare a New York…possiamo trascorrere tutte giornate simili a questa” dissi “Più o meno, ma non lasciarti ingannare dalla mia versione modalità vacanze estive, purtroppo ho anche molti impegni. Quando verrai non avrò più esami e non dovrò seguire lezioni, ma dovrò comunque scrivere la tesi, andare ogni tanto al college per parlare con il prof che mi seguirà, oltre che lavorare in ospedale. Dopo la laurea poi, comincerò a lavorare a tempo pieno e ti assicuro che il monte ore settimanali in ospedale supera molto le 40 ore classiche” “Questo lo so, a New York hai la tua vita e io non voglio interferire, anche perché spero di trovare in fretta un lavoro anch’io, ma sarà sempre più di quanto ci vediamo adesso che abiti lontano” affermai. Lui annuì “Certo, avremo dei giorni in cui potremo stare insieme sempre e altri in cui trascorreremo qualche ora in compagnia. Non posso ancora credere che hai accettato di venire negli Stati Uniti!” esclamò “L’ho fatto solo per te ed è per questo che ti ho chiesto se sei sicuro…io ho la mia vita anche qui, i miei lavori precari riesco a trovarli, ho mia madre, la mia casa, i miei amici e per me venire in America non è la stessa cosa che è stata per te anni fa. Tu andavi con un preciso obiettivo, quello di studiare al college, per me è differente. Lo faccio perché credo in quello che ci siamo detti e penso di meritarmi questa relazione senza la sofferenza della lontananza, lo faccio perché mi fido di te quando dici di amarmi, ma sei ancora in tempo Matt, non farmi cambiare vita se non sei sicuro di volere questa cosa, se hai delle incertezze” “Non ho nessuna insicurezza, sono totalmente sincero quando dico di amarti e sono serio quando ti chiedo di vivere a Manhattan con me. Non ti farei mai trasferire se non fossi sicuro e se non volessi avere una relazione impegnativa” chiarì. Gli rivolsi un flebile sorriso, accarezzandogli il viso “È questo che volevo sentirmi dire, sarà impegnativa a poco a poco, com’è giusto che sia. Posso avere un bacio?” chiesi, lui si alzò su un gomito, venendomi vicino “Tutti quelli che vuoi” rispose, incollando le labbra alle mie.

 

NOTE:

Eccomi qua, ci eravamo lasciati con Matt e Kate che avevano fatto l'amore per la prima volta in questa relazione che hanno iniziato ed ora...il primo risveglio. Mi piaceva l'idea che fosse diverso dai precedenti, dove a vicenda avevano avuto imbarazzo oppure insicurezze sull'aver trascorso la notte insieme. Entrambi sono coinvolti, ma è anche vero che tra maschi e femmine delle differenze emotive ci sono, per questo Kate chiede una piccola conferma sulle sue intenzioni, per questo lo vorrebbe fare di nuovo ma non glielo dice esplicitamente, per questo non fa altro che osservarlo con occhi innamorati e persi...vi saluto,

Vanessie

 

   
 
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