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Autore: Sadele    23/07/2021    1 recensioni
L’amicizia è la cosa più difficile al mondo da spiegare. Non è qualcosa che si impara a scuola. Se non hai imparato il significato dell’amicizia, non hai davvero imparato niente.
(Muhammad Ali).
Emma e Yhassin, due bambini che non potevano essere più diversi, il giorno e la notte, destinati a diventare grandi amici.
la vita però si sa a volte è spietata, li porterà a perdersi per poi ritrovarsi a distanza di anni e scombussolare completamente i loro equilibri.
Eccomi qui con una storia originale, frutto della mia fantasia.
spero che vi piaccia!!
buona lettura.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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UN TUFFO NEL PASSATO

 

Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei!

Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un’opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca priva di applausi.”
(Charlie Chaplin)

 

Yhassin si chiuse la porta alle spalle, era turbato dall'incontro con Emma. Quando aveva letto il nome dalla giornalista che sarebbe venuta ad intervistarlo non riusciva a credere che fosse proprio lei.

Sicuramente doveva trattarsi di un'omonima, in Italia era un nome abbastanza comune. Aveva cercato su internet ed erano apparse un sacco di “Emma Masini” sparpagliate ovunque e poi la sua Emma non era di Milano.

Non faceva che ripensare all'abbraccio che gli aveva dato, carico di sentimenti, sensazioni, affetti lasciati nell'oblio per quasi 15 anni.

Yhassin aveva sofferto la partenza almeno quanto Emma, forse di più.

Lei e la sua famiglia sono stati gli unici ad accettarlo per quello che era, non gli hanno mai fatto pesare il fatto che fosse straniero e che fosse di un altra religione. Lo avevano sempre rispettato e trattato con affetto.

Ricordava come se fosse ieri il giorno in cui aveva salutato Emma, quando le aveva detto che se ne sarebbe andato.

“Ma perchè Yhassin? Manca solo un anno alla fine della scuola, non puoi andartene ora...”.

“non lo decido io, mio nonno non sta bene e dobbiamo tornare ad aiutarlo”

“Ok, ma tu puoi rimanere da me, prendi il diploma di licenza media e poi torni...”

“...Emma, non è possibile e lo sai”. Yhassin stava dicendo addio per sempre a quella ragazzina dai capelli rossi, la sua amica dalle lentiggini e le trecce, a quella che, con il tempo, era diventata la persona più cara che avesse.

Aveva iniziato a provare qualcosa di diverso dall'amicizia già da un po, ma lei non era pronta, lo vedeva come un amico e lui non voleva rovinare nulla, ora però se ne sarebbe andato e non avrebbe mai più rivisto quel faccino di porcellana.

Sapeva che tornare in Egitto significava dire addio per sempre alla speranza di diventare qualcosa di diverso da suo padre, e da suo nonno prima di lui: la fattoria di famiglia lo aspettava, un buco polveroso in mezzo al nulla.

“Bicchiere di latte... mi mancherai come l'aria” e così dicendo la baciò sulla bocca, a metà, tra il labbro superiore e il naso.

Un bacio casto ma carico di significati, durò un istante, durante il quale Emma non disse nulla, rimase stupita e lo guardò come a non capire, Yhassin le sorrise, si voltò e Iniziò a correre lontano da lei. Le lacrime gli rigarono il viso, aveva pianto, molto e per la prima volta da quando aveva lasciato il suo paese, quando era partito con il cuore gonfio di dolore e speranza.

Lo squillo del cellulare lo destò da quei ricordi. Era suo cugino che gli rammentava di essere puntuale, e in effetti doveva tornare a casa, quella ormai non era più casa sua ma solo un punto di appoggio per il sito.

Con i soldi della vendita aveva comprato un appartamento in città, in un quartiere centrale.

Uscì, inforcò la sua moto e partì.

Dopo una doccia ristoratrice Yhassin si preparò psicologicamente per la serata, Habuk aveva scelto un locale sicuramente d'effetto e molto tipico, ma dove lui non aveva voglia di andare.

Aveva lavorato in quel posto e aveva combinato una serie di casini fino a quello conclusivo, quello che fece soffrire a tal punto suo padre da procurargli l'infarto.

Forse non era davvero colpa sua, ma era sicuro che se lui avesse accettato il suo destino e si fosse sposato come voleva il padre tutto questo non sarebbe successo.

Scrollò la testa, per scacciare via quei pensieri.

Avrebbe rivisto Emma ed era questa la cosa più importante, aveva una voglia matta di parlare con lei, sapere qualcosa della sua vita. Le era mancata così tanto.

 

-_-_-_-_-

 

Il viaggio di ritorno all'albergo fu veloce come all'andata ma questa volta Emma non se ne accorse nemmeno, era totalmente persa nei suoi ricordi e in quel senso di attorcigliamento delle viscere che nulla aveva a che fare con le scarse doti dell'autista.

“Uhh mamma mia, tu mi vuoi morta, ma sei sicuro di avere la patente...”? Chiese Erika scombussolata.

“Si signorina, qui il traffico è un casino quindi dobbiamo imparare a guidare in modo veloce, di solito non uso mai l'auto... “

“Oh e cosa usi il cammello?” Habuk sorrise le scocco uno sguardo molto eloquente.

“Ti piacerebbe, credimi... farci un giro”!!

“Dove sul cammello?” Chiese Erika sorridendo

“No, sul mio mezzo alternativo!!”

Quel ragazzo stava flirtando con lei e in modo anche molto evidente.

A Erika questo atteggiamento lusingava, aveva notato da subito che era un bel ragazzo, certo era la loro guida ed era molto giovane, ma comunque non faceva nulla di male a godersi quelle battute e quegli apprezzamenti.

“Ei Emma ci sei? Tutto ok?

“S-si, perchè?”

“Non so sei su un altro pianeta da quando siamo salite in macchina, non hai fatto nemmeno un commento sulla guida da cani di Habuk.”

“Si sono solo stupita di aver incontrato Yhassin... non me lo sarei mai aspettato.”

“Me ne sono accorta, sembrava fossi stata posseduta, non è un comportamento che ti si addice. Se non sbaglio quello è il ragazzo della foto che hai a casa tua. Stavate insieme?” “cosa...? No, avevo 13 anni in quella foto, lui era un mio compagno di scuola ci siamo conosciuti in 3 elementare. E' stato il mio migliore amico per un sacco di tempo...”

“E poi che è successo?” chiese la ragazza sinceramente curiosa

“Poi è partito, semplicemente, cosi come è entrato nella mia vita se ne è andato. È un po colpa sua se sono così rigida e pignola, lui mi ha insegnato a lasciarmi andare, sai la frase che mi dici sempre e io odio?”

“Lasciati andare ogni tanto?” le chiese Erika.

“Si esatto, me la diceva sempre lui, quando se ne è andato si è portato via quella parte di me, quella che riusciva ad essere se stessa e lasciarsi coinvolgere, dopo non ci sono più riuscita.

Ho avuto bisogno di costruirmi delle difese per non crollare, o forse per non dare a vedere quanto soffrissi...”

“Mamma mia sembra il racconto di una struggente storia d'amore... sei sicura di non aver avuto una cotta per lui?”

“No, te l'ho detto, io non ci pensavo nemmeno a quelle cose...” “Tu no, ma lui sicuramente, e poi se non ricordo male ti ha fatto una certa battuta quando lo hai abbracciato, per non parlare della sua faccia.”

” Perchè cosa aveva la sua faccia?” chiese Emma.

“Era stupito, poi ha sorriso ed infine ha chiuso gli occhi inspirando profondamente nei tuoi capelli. Quello a me sembrava un atteggiamento molto intimo, scusa ma mi sono quasi spaventata, pensavo fossi impazzita”.

Emma sorrise, nonostante tutto quel tempo lui le faceva ancora quell'effetto, quello di dimenticare per un attimo tutto quanto e lasciarsi andare alle emozioni.

“Dici che ho fatto una figuraccia, e che ha frainteso il mio gesto?”

“Ecco la parte paranoica e razionale.. ora si che ti riconosco, dove sei stata amica mia, ti hanno rapito gli alieni?” Disse Erika in tono ironico.

Per lei era tutto un gioco, e trovava sempre il lato divertente delle situazioni, anche quando di divertente non c'era proprio nulla. Forse era per questo che erano diventate amiche, lei era la versione femminile di Yhassin.

“Tu piuttosto, ti sei accorta che il pilota di formula uno ti fa il filo, si...?”

“Mhh dici...?”

“Ma smettila, si vede lontano un chilometro...!!”

“Ok ok, si me ne sono accorta, ma è così carino e sexy”

“Ma è la nostra guida e poi è un ragazzino... ” Disse Emma.

“E dai Emma, lasciati andare ogni tanto...!”

Il suono del cellulare distolse le ragazze dalla conversazione, Emma avrebbe voluto sicuramente replicare, ma non ne ebbe il tempo.

“Pronto?”

“Emma sono Eugenio, ho appena sentito l'ambasciata, hanno ritrovato le vostre valigie e provvederanno a spedirvele entro lunedì.”

“Cosa? Noi avevamo intenzione di tornare domenica” disse. “Non se ne parla, appena vi arriva l'attrezzatura voglio un reportage degno di questo nome, foto ed interviste con tanto di video. Mi sono spiegato?”

“Ok, come vuoi”.

Replicare non avrebbe avuto senso. Quando il capo si metteva in testa qualcosa non c'era verso di fargli cambiare idea.

   
 
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