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Autore: Queen FalseHearth    23/07/2021    1 recensioni
Dopo la morte del padre, Emma è costretta a vivere insieme alla sua crudele matrigna e alle sue figlie che non le renderanno la vita facile. Per il bene della sorellina Kitty, affronta ogni maltrattamento fino a quando una pubblicità cambierà il suo presente [one shot - 4238 parole]
P.S.: sono tornata con la mia seconda parodia delle favole Disney (la prima è “La perfettina e il ranocchio" del 2017), questa volta ho voluto rendere moderna e seria la vicenda.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anne Maria, Emma, Kitty, Noah, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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CinderEmma

Come sempre, i meteorologici avevano sbagliato le previsioni del tempo. Piccole gocce d’acqua s’intromisero nel suo cammino, l’improvviso cambiamento climatico la fece innervosire. La strada tempestata da pozzanghere aveva rovinato le sue zeppe nuove e il suo umore.
Ultimamente il sentimento della frustrazione visitava spesso il suo stato d’animo, Emma Smith preferì non concentrarsi sulla causa del suo principale malessere e continuò a camminare testa alta mantenendo l’autocontrollo. Urlare in mezzo al quartiere non era segno di un futuro talentuoso avvocato.
I suoi lunghi capelli neri e luminosi erano inzuppati d’acqua e la loro sorte colpì anche i suoi libri che aveva cercato invano di proteggere sotto la maglietta. Era quasi arrivata a casa, per la prima volta voleva raggiungerla al più presto.
 
Chiunque, passando vicino alla villa bianca più incantevole della città, potrebbe pensare che fosse un posto da favola, perfetto come i castelli nelle favole.
Si sbagliavano.
L’apparenza ingannava tutte le dannate volte.
La giovane entrò nell'abitazione infreddolita. Il fango che aveva rovinato le sue zeppe raggiunse la superficie del pavimento, molto probabilmente verrà sgridata…magari se eliminava le tracce di sporcizia nessuno si sarebbe accorto di niente. Troppo tardi: il suono dei tacchi e risate stridule la raggiunse.
-È ritornata la puttana!- era sempre accolta dagli insulti di Anne Maria e Doris da quando la madre di quest’ultime sposò il padre di Emma e di sua sorella Kitty.
Non era un segreto che il matrimonio aveva scopo economico: il signor Smith gestiva un’importante azienda nel settore edilizio, non aveva un solo problema al mondo fino a quando fu tempestato di improvvisi debiti che lo avrebbero tormentato fino alla sua prematura morte in un incidente stradale.
La matrigna, per sua fortuna, aveva conservato in casa dei risparmi del secondo marito, invece per Emma e Kitty il padre non aveva lasciato niente.
L’asiatica non avrebbe mai pensato che avrebbe odiato così tanto una persona dopo la sua morte, specialmente suo padre. Non c’era nessun fondo per l’università, Emma era costretta a lavorare in un piccolo panificio per pagarsi gli studi, la sua matrigna rifiutava di prestarle anche un dollaro.
Se avesse avuto una grande somma di denaro, la giovane sarebbe fuggita da quella casa maledetta insieme alla sorella senza pensarci due volte; Emma aveva considerato più volte l’idea di lasciare l’università e trovare più lavori, ma non poteva abbandonare il suo sogno di diventare avvocato.
-Ti sei incantata?- -Che maleducata non ci saluta!- le cantilene delle due sorellastre (molto simili nell’aspetto) riportarono Emma alla realtà, avrebbe voluto tanto che se ne andassero.
-Ciao anche a voi ragazze- si limitò a dire.
-Oggi ci hai impiegato molto meno per dire una frase, il tuo cervello stupido migliora ogni giorno!- gli insulti di Anne Maria e Doris all’inizio non la sfioravano, ma adesso l’irritazione aggravata alla stanchezza le provocò fastidio.
La ragazza dai capelli neri gettò i suoi libri bagnati sul tavolo del soggiorno e iniziò a dirigersi in cucina per prendere uno straccio per pulire il pavimento, il suo intento fu fermato dall'arrivo della matrigna.
-Emma, sei in ritardo-
La signora Blanchett (o come voleva farsi chiamare Lady Blanchett) era una donna snella di mezz'età che non conosceva il significato della mediocrità e della benevolenza. Aveva la pelle abbronzata e ogni settimana andava dal parrucchiere per mantenere perfetti i suoi capelli neri eliminando ogni traccia della vecchiaia. Indossava abiti pregiati ed eleganti persino in casa e teneva in mano un bicchiere di vino nonostante fossero le cinque di pomeriggio.
Se la perfidia avesse una forma, avrebbe avuto il volto di quella strega.
-Vedo che hai sporcato il pavimento con le tue luride scarpe, meriti una punizione. Dovrai pulire anche tutte le altre stanze- ordinò la matrigna senza salutarla. La ventenne era stufa.
-Non siamo nel Settecento e non posso fare tutto io! Non puoi chiamare una serva o hai già sperperato il patrimonio di papà?! È l’unica cosa che hai dimostrato di fare da quando ti conosco: spendere soldi in gioielli e pellicce inutili-
Il bicchiere si frantumò in mille piccoli pezzi sul braccio di Emma. Le aveva appena scagliato l’oggetto di vetro. Si era sempre aspettata un atto simile, ma non avrebbe immaginato che la sua matrigna avrebbe perso il controllo per così poco.
Il suo sangue era accesso come l’inchiostro della sua penna e il dolore era insopportabile, provò ribrezzo verso quella donna. Non doveva urlare, non poteva permettersi di darle anche quella soddisfazione.
-Ti offro un tetto sopra la testa, cibi caldi… e questo è il tuo ringraziamento?-
“Questa casa dovrebbe essere mia, stronza"
Stava per esplodere. Di rabbia. Quella donna doveva finire sottoterra, non riusciva a contenere l’ira che la stava divorando.
-Ora, se non vuoi che riservi a tua sorella lo stesso trattamento, ti consiglio di sciacquarti la bocca prima di parlare con me-
No.
La sua Kitty no.
Lei non c’entrava niente.
Tutt’a un tratto mostrò uno sguardo di puro odio ma inoffensivo. Lady Blanchett fece un piccolo ghigno e se ne andò dal salone con le sue due irritanti figlie come se nulla fosse successo.
Doveva sopportare la cattiveria di quella donna per il bene di Kitty: nessuno poteva ospitarle e la casa di loro padre era l’unico luogo sicuro che conoscevano.
Ma il desiderio di scappare rimaneva l’unica speranza a cui poteva aggrapparsi.
 
Kitty tornò a casa non appena finì di fasciare la ferita; sentendo gli inconfondibili passi di sua sorella nel corridoio, Emma uscì velocemente dal bagno mostrando un debole e falso sorriso.
-Ciao, com’è andata a scuola?- chiese Emma nascondendo il braccio sinistro dietro la schiena, non aveva tempo di andare all’ospedale.
-Tutto bene, oggi la prof. che odio si è sentita male e ho saltato l'interrogazione!- rispose di buon umore, ma il suo stato d’animo cambiò notando meglio la faccia inquieta della sorella.
-Le stupide vipere sono nelle loro stanze?- domandò cambiando tono di voce.
-Si, stanno facendo il loro “importante" sogno di bellezza, evita di accendere la radio ad alto volume-
-È successo solo una volta!- sospirò. Anche Kitty odiava il modo in cui era cambiata la sua vita, dei limiti e delle regole che soffocavano il suo carattere estroverso; la presenza della sorella rendeva la situazione meno spiacevole. Lo stesso provava Emma.
-Senti Emma tutto ok? Che ti hanno fatto questa volta?-
-Nulla…come sempre ti preoccupi per niente- Kitty le afferrò le spalle e la guardò dritto negli occhi, per fortuna di Emma la sorella non aveva il potere della telepatia o una macchina della verità installata nel cervello.
-Tu mi nascondi qualcosa…- la ventenne per un attimo ebbe paura, ma Kitty mollò subito la presa.
-Emma sei forte, praticamente una roccia, ma quando hai bisogno di un momento per sfogarti sai che ci sono sempre… Cooomunque ho bisogno di soldi- da qualche mese la ragazza con i codini chiedeva in modo frequente dei prestiti che non avrebbe restituito.
Ogni volta la minore si sentiva in colpa nel chiedere denaro alla sorella sapendo di quanto faticasse quest’ultima per ottenerli in quel noioso panificio, ma la matrigna si rifiutava di dare soldi anche a lei.
-Altri? A cosa ti servono?- Kitty si guardò attorno, aveva lo stesso sguardo intimidito della sorella di poco fa.
-Non posso dirtelo, mi servono per comprare una cosa in caso d’emergenza- detestava il fatto che ci fossero segreti tra lei e la persona a cui teneva di più, ma Emma si fidava cecamente.
-E va bene- non vedeva l'ora che quella giornata finisse. -Ma non prenderli molti, ricordati che li conservo per andarcene da questo posto-
Dopo che la sorellina ritornò nella sua camera al piano di sotto, Emma si mise una maglia a maniche lunghe d’acquamarina chiara per nascondere la fasciatura.
 
Alcuni giorni dopo
Emma da mesi riviveva la stessa situazione ogni dannato giorno: giornata grigia, servizi in casa, tante ore studio, lavoro al panificio, servizi in casa, insulti di Anne Maria e Doris, ordini di Lady Blanchett e servizi in casa.
 Il suo unico momento di pausa era guardare la tv dopo aver preparato la cena; verso quell’ora era sempre molto stanca, a testimoniarlo erano le sue evidenti occhiaie.
Emma si diresse verso il soggiorno con sua sorella, non vedeva l’ora di mettersi sul divano e…
-Oh Emma a quanto pare hai tempo da perdere- Lady Blanchett comparì con un pessimo tempismo.
-Vediamo un po', dunque... c'è quel grande tappeto nell'ingresso... sbattilo! E le finestre al piano di sopra... lavale! Poi c'è da fare la tappezzeria e le tende...-
-Ma ho appena finito di...-
-Falle di nuovo! Poi rastrellerai il giardino, laverai il terrazzo, scoperai le stanze e le scale. Pulirai il caminetto, e naturalmente c'è il bucato...-
Emma, per il momento, si arrese alla volontà della matrigna: lei e la sorella erano prigioniere nella loro casa d'infanzia.
Lady Blanchett, in realtà, non aveva riservato quell’acido comportamento nemmeno ad una serva. Emma rispecchiava tutto ciò che la donna non sarebbe mai stata: intelligenza, tenacia, forza, indipendenza, giovinezza…lei, invece, destinata ad appassire troppo in fretta.
-Ti aiuterò io col tappeto- la voce dell’altra figliastra che portava i capelli legati con quegli stupidi fiocchetti rossi distrasse la donna dai suoi pensieri, si pentì di aver dato ascolto alla parte più debole del suo animo.
Anche con la morte prematura del suo secondo marito, rimaneva una donna rispettabile con una vita agiata. Si ripeteva ciò quasi ogni giorno.
Vide le sue due figlie Anne Marie e Doris occupare rumorosamente il divano, litigarono per cinque minuti per il telecomando. Lady Blanchett si sedette vicino a loro e pose fine al litigio.
 
La televisione non mostrò nulla d’interessante da distrarre Emma e Kitty dalla monotonia dei servizi di casa, tranne una pubblicità. Le due sorelle si scambiarono uno sguardo d’intesa quando sentirono che era stato annunciato lo spin-off del loro reality preferito.
Adoravano A tutto Reality, lo guardavano spesso con loro padre. La ventenne avrebbe voluto conservare anche dei ricordi della madre, morta quando Kitty era appena nata.
-Cercano nuovi concorrenti per una nuova stagione??- esclamò Doris spalancando i suoi occhi ricoperti dall’abbondante mascara. Il nuovo reality prevedeva che i concorrenti gareggiassero a coppie e un giro intorno al mondo come nel Tour.
-Non sarebbe male ritornare in mezzo alle telecamere! I produttori sentiranno la mia mancanza- pensò ad alta voce Anne Maria, la ragazza con i codini cercò di trattenere una sonora risata.
Emma, nelle rare volte che interveniva nei discorsi delle sorellastre, non si faceva problemi ad esprimere giudizi sarcastici sugli argomenti che sentiva, ma questa volta cercò di dare un consiglio.
-Non credo che ti accettino, hai già partecipato ad una nota stagione del reality. È uno spin-off, cercano nuovi elementi-
Appena vide Geoff sullo schermo della televisione con la scritta “concorrente confermato”, rimase sorpresa. Lui, il ragazzo per cui aveva una cotta in A Tutto Reality l’Isola (prima che si mettesse con Bridgette), l’aveva appena contradetta e non poteva saperlo. Non aveva motivi per sentirsi tradita, ma è quello che provò.
-La sua è solo invidia, lasciala stare- commentò Lady Blanchett -tanto non le accettano vacche, è un reality no una fattoria- continuò l’altra figlia.
Emma non aveva intenzione di partecipare al reality, se Anne Maria aveva così tanta voglia di essere umiliata di nuovo allora non avrebbe fatto nulla per impedirlo.
-E poi Emma ti vieto di inviare l’iscrizione altrimenti ti butto fuori di casa- la ventenne non fece un dramma la decisione della matrigna, invece Kitty si rattristì.
-Io e le mie figlie ce ne andiamo, questa sera vedremo uno spettacolo teatrale all’aperto. Non uscite in nostra assenza-
 
 
Erano le 23:30 ed Emma non aveva ancora finito di pulire il camino, il penultimo servizio della lista.
-Dopo cento volte che te lo chiedo, vuoi ancora una mano?- la voce di Kitty era sempre riuscita a tirarle su il morale, ma adesso solo il silenzio poteva consolarla.
-Non voglio che tu ti sporchi, Kitty. Vai a dormire- rispose fredda anche se il braccio le faceva ancora male: cercava di mantenere l’autocontrollo in ogni momento, ma anche le rocce possono rompersi.
La diciottenne non sapeva cosa fare per aiutarla, detestava vedere la sorella in quello stato.
-Che ne dici di partecipare a quel reality?- la sorellina era sempre stata imprevedibile, ma quella domanda riuscì a stupirla particolarmente.
-Non dirai sul serio…-
-Vincere quel milione di dollari ci farebbe comodo. Non dovrai più restare in questo postaccio e io avrei una casa tutta per me da decorare!- Emma si lasciò trasportare da quelle dolci fantasie, sarebbe davvero bello se quella visione diventasse il loro futuro.
-Quelle non lo scopriranno mai! Cioè lo sapranno solo se ci prendono, fare un tentativo non costa nulla!- la ventenne sapeva di quanto fosse improbabile la possibilità di essere scelti, ma era la sua unica occasione per scappare subito da quell’inferno.
Si lasciò convincere da una piccola speranza, sperò non si riveli un errore.
-…come si partecipa?-
-Mi sono documentata: innanzitutto bisogna andare sul sito ufficiale!- Kitty non si aspettò che la sorella avrebbe dato subito una risposta positiva, era felicissima che credesse nella sua idea!
Si recarono nella camera Emma e accesero il computer, quest’ultima aveva gli abiti un po’ sporchi di cenere ma non le importava. Andarono sul sito e compilarono i moduli online: la procedura d’iscrizione sembrava abbastanza semplice, tuttavia dopo aver inviato la richiesta comparì una schermata bianca e una scritta rossa. Emma la lesse.
-Per allenare già i concorrenti con il viaggio intorno al mondo e le sfide, il completamento della richiesta di iscrizione prevede di dirigersi fisicamente all’edicola dell’indirizzo segnato qui sotto entro le ore 23:45…COSA!?-
Se Kitty era entusiasta per quell’originale iniziativa, Emma la considerò solo l’ennesimo fastidioso ostacolo per raggiungere il suo obiettivo. Vide l’orologio: aveva a disposizione solo dieci minuti.
-Conosco l’edicola e se corriamo ce la facciamo, prendi un giubbotto!- disse mentre prese dall’armadio una giacca celeste, Kitty prima di rispondere spostò lo sguardo in basso e cambiò espressione, sembrava preoccupata.
-Cosa c’è?-
-No…niente…io rimango qui perché devo occuparmi di una cosa importante-
Con fatica Kitty ritrovò il suo abituale sorriso, Emma non capì quell’improvvisa inquietudine.
-Ho fiducia in te! Puoi ancora andare al ballo…osp ho sbagliato copione…ad iscriverci!- la parola “ballo” lasciò Emma molto perplessa.
-Perché hai detto ballo? Cosa intendevi?- Kitty alzò gli occhi al cielo di fronte all’ingenuità della sorella di non aver colto subito la citazione.
-Mi sto riferendo a Cinderella! E torna prima della mezzanotte Cinderemma!-
-Solo perché ho un po’ di cener…-
-Vai!-
Emma non se lo fece ripetere due volte, ma prima l’abbracciò dolcemente ringraziando il cielo di averle rese una famiglia.
-…e tu sei la mia fata madrina-
 
Era una serata perfetta per correre: il silenzio regnava nelle strade e c’era un piacevole venticello primaverile. Dopo un po' Emma si pentì di quella impulsiva decisione: correre con le zeppe si rivelò un’impresa più difficile del previsto, ma non si fermò.
Si sarebbe comprata delle scarpe più comode quando avrebbe vinto il milione di dollari. Desiderava vivere quest’esperienza con sua sorella, scappare per un po’ dal suo grigio presente.
Dopo cinque minuti, il piede sinistro iniziò a cedere, la zeppa lo stava torturando. Emma pensò che il suo piede si stesse chiedendo “che cosa ho fatto di male?”. Tolse la zeppa sinistra con il braccio fasciato, non riuscì a trattenere un piccolo grido di dolore.
Riprese a correre come non aveva mai fatto nella sua vita. Finalmente arrivò, l’edicola era ancora aperta.
Si aspettò una persona allegra - magari con qualche strano copricapo - per il casting di Missione Cosmo Ridicola, invece si ritrovò un signore annoiato che preferiva essere in qualsiasi posto tranne che quello.
-Sono …s-sono qui per…per…c-completare l’iscrizione per…per…!- il cuore impazziva nel petto, non riusciva a contenere il fiatone. Inizialmente il giornalaio la guardò senza dire nulla, per un attimo Emma temeva che gli dicesse “sei arrivata tardi”.
-Dimmi il tuo nominativo e quello del tuo compagno di squadra e compila questo- disse con un'espressione indifferente porgendole un foglio.
Ce l’aveva fatta, ora toccava al Destino fare la sua parte.
-Ehi- dietro alle sue spalle, una voce nuova la chiamava. Emma si voltò sospettosa, c’era un ragazzo magrolino dalla carnagione olivastra, aveva l’impressione di averlo già visto.
-È tua questa zeppa? Stavo tornando a casa dopo essere stato in quest’edicola e ti ho visto…e… sì se te lo stai ho rincorso una sconosciuta per portarle una scarpa!!-
Non lo riconobbe subito: era Noah, un ex concorrente di A tutto Reality, forse uno dei meno apprezzati dal pubblico.
-Grazie, wow non so che dire…- non capitava tutti i giorni che ragazzo che aveva partecipato al suo programma preferito avesse corso cinque minuti per portarle la zeppa che aveva gettato prima in mezzo alla strada buia. Si rimise la scarpa, il dolore al piede era quasi passato.
-S-Scusa è che…oddio il tuo braccio sanguina!- Emma sentiva sempre un leggero dolore ma non si era accorta che sulla manica della sua giacca celeste ci fossero delle macchie di sangue, temeva che Kitty se ne fosse accorta prima.
-Non preoccuparti non è niente, allora…con chi ti sei iscritto per il reality?- Emma non sapeva perché volesse parlare con lui, era così presa da quel ragazzo gentile che non aveva notato che era iniziato a piovigginare.
-P-Parteciperò con Owen, sono andato io all’edicola perché sono più veloce di lui…non me l’hai chiesto però…l’ho detto lo stesso eheh. A-Anche tu hai inviato richiesta di partecipazione?- sembrava la prima volta che parlava da solo con una ragazza.
-Beh non ho corso come una matta per comprarmi una rivista di moda!- Noah si rimproverò a sé stesso per quella domanda stupida, ma vedendo sorridere quell’incantevole ragazza era disposto a fare la figura del cretino altre cento volte.
-Spero che ti prendano nel reality, sembri una ragazza in gamba-
-Grazie…spero ci scelgano entrambi- la suoneria del suo telefono interruppe quel magico momento.
-Devo rispondere scusami…- -Certo fa pure!-
Quel Noah era completamente diverso da come si era mostrato in tv, chi l'avrebbe detto che il ragazzo più apatico del reality nascondesse un timido carattere.
La ragazza rispose alla chiamata, sentì subito voce preoccupata della sorella.
-Emma devi tornare sul serio prima della mezzanotte, sei nei guai!- urlò evidenziando la gravità della situazione. La protagonista sentì le risate inconfondibili di Anne Marie e Doris, la paura prese il sopravvento nel suo animo: perché erano già tornate a casa?
Quelle due e la matrigna dovevano rimanere fuori per tutta la notte per quello spettacolo all’aperto!
…ma i meteorologici sbagliano sempre le previsioni.
-Sta iniziando a piovere molto, s-se vuoi poss…- Emma lo interruppe.
-In realtà devo andare- disse Emma agitata, l’idea che la sorella fosse sola a casa la preoccupò a morte. Noah capì che fosse successo qualcosa di molto grave dal suo tono di voce e seppellì la sua piccola delusione di doverla salutare.
-Quindi ci vediamo al reality?-
-Dobbiamo vedere se ci prendono-
-E se veniamo presi? Che ne dici di…conoscerci meglio?- il ragazzo si aggrappò a quella speranza come un bambino che chiedeva ai genitori se Babbo Natale sarebbe passato a lasciarli i regali.
-Beh se parteciperò sarò concentrata solo a vincere, magari dopo il reality ti lascio il mio numero. Ti saluto!- Noah osservò la ragazza fino a quando scomparì dalla sua visuale; nessuna era riuscita a incuriosirlo e risvegliare sentimenti che era da sempre convinto di non riuscire a provare. Si era persino dimenticato di chiederle il nome.
“Sarà veramente difficile non pensare a lei, forse resisterò per sette notti o per sette episodi”
 
Emma non si era mai precipitata verso quell'abitazione che odiava con così tanta fretta, non poté correre velocemente come prima a causa della pioggia.
Non appena vide la sorella nel soggiorno senza ferite si sentì la ragazza più sollevata dell’universo, quando si accorse della presenza della matrigna e delle sorellastre quella sensazione piacevole sparì.
-Anne Maria, Doris andate in camera vostra, devo parlare con le vostre irrispettose sorellastre- le due ragazze eseguirono subito l’ordine e abbandonarono la stanza, in realtà erano andate in cucina per prendere altri dolci.
-Emma!! Ti avevo detto che non dovevi uscire, la solita maldestra!!- esclamò Kitty con finto entusiasmo; la giovane conosceva molto bene sua sorella, non aveva dubbi sul fatto che stesse recitando.
-Scusa cara matrigna le avevo persino scritto che non poteva uscire un foglietto per ricordarglielo, guardalo Emma forse ti ritorna la memoria!-
Sul fogliettino che le mostrò c’era scritto “So che quella stronza ti ferito il braccio altrimenti me lo avresti detto. Ti prego falla confessare, preferisco vivere per strada piuttosto nella casa di chi ti fa del male”.
Emma le rivolse uno sguardo preoccupato ma Kitty non cambiò il suo.
Il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi era punito della legge, Emma lo sapeva molto bene, ma aveva sopportato ogni maltrattamento per il bene della sorella, tuttavia ora sapeva che Kitty avrebbe fatto qualsiasi cosa per incastrare la crudele matrigna anche a costo di rinunciare alla villa. Ammirava la determinazione e la bontà della sorellina.
-Perché eri fuori a quell’ora, Emma? Ti ricordo che sei la mia figliastra, devo avere il controllo della tua inutile vita- proferì Lady Blanchett: imporle ordini non le bastava più per colmare il vuoto provocato dall’invidia che sentiva, aveva bisogno di umiliare quella giovane ragazza.
-Tu non mi hai mai considerato parte della tua famiglia, vero?- disse Emma fissandola negli occhi, questa volta il suo sguardo era intimidatorio.
-Definire te membro della famiglia? Che divertente battuta, ma finché vivi sotto il mio tetto devi seguire le mie regole, hai bisogno di disciplina-
-Trattarmi come una schiava? Insultandomi dalla mattina alla sera? Questa la chiami disciplina?-
-Certo cara e presto lo stesso trattamento toccherà anche a tua sorella se volete vivere in questa lussuosa casa!- la ragazza con i codini non si spaventò per quella minaccia sapendo che il suo piano era quasi completo.
-Hai intenzione di lanciare bicchieri di vetro anche al braccio di mia sorella come hai fatto con me?- disse Emma mantenendo il suo tono di voce sicuro.
Era il momento decisivo.     
-Devi ringraziare che te ne ho lanciato solo uno- quell’affermazione poteva essere considerata una perfetta confessione del reato commesso: aveva vinto.
-Non hai ancora risposto alla mia domanda, Emma. Cosa diavolo ci facevi fuori casa esigo saperlo- la matrigna, ignara della situazione, stava iniziando a perdere la pazienza.
-Sono andata ad iscrivermi al reality- rispose con tranquillità e un sorriso di sfida. Lady Blanchett, divorata dall’ira difronte tale insolvenza, si apprestò ad alzare la mano per colpire la figliastra ma l’urlo di Kitty la fermò.
-Ho registrato tutto! Se non vuoi che vada dalla polizia devi smetterla di tormentare mia sorella!- per un attimo la matrigna non realizzò le parole di Kitty, l’arrivo improvviso di Anne Marie e Doris la disorientò ancor di più.
-Mamma abbiamo sentito urlare polizia! Hanno scoperto che sei stata tu a far fallire l’azienda del signor Smith?- era la prima volta che Kitty e Emma ascoltarono con attenzione una frase di Anne Maria. Non poteva essere vero.
Lady Blanchett maledisse la stupidità delle sue figlie, difetto che avevano ereditato dal suo primo marito.
-Kitty …andiamocene subito…- prese il braccio della sorella e uscì dalla casa con l’intenzione di denunciare la matrigna, non prima che Kitty recuperò la telecamera nascosta nel vaso.
Lady Blanchett non le fermò. Pensando allo sguardo minaccioso che le aveva rivolto prima, capì che non sarebbe mai riuscita a distruggere l'animo della sua giovane e perfetta figliastra. Gli insulti e i maltrattamenti le avevano dato una soddisfazione temporanea, solo in quel momento se ne rese conto.
Sconfitta dall’evidenza e dalle sue stesse figlie.
 
La polizia condusse le indagini: Lady Blanchett era davvero responsabile dei debiti che avevano soffocato il padre delle due ragazze.
Il filmato registrato con la telecamera nascosta di Kitty (comprata con i soldi che aveva chiesto ad Emma) per assicurare a quella donna il carcere non servì più.
-A proposito perché hai dovuto comprare la videocamera, non potevi registrare con il telefono?- le chiese un giorno Emma.
-Metti che dovevo fare una telefonata? La vita è imprevedibile!-
Le due sorelle ottennero la proprietà della casa e parte del patrimonio del padre, era come se la buona sorte si fosse finalmente messa dalla loro parte. Dopo un grande periodo grigio, si sentirono più felici che mai, libere dalla cattiveria delle matrigne e delle sorellastre!
E le belle notizie non erano finite.
 
-Emma siamo state prese come concorrenti di Missione Cosmo Ridicola!!-
Se in passato le avessero detto che avrebbe pianto per essere stata scelta per un reality show, Emma si sarebbe messa a ridere. Eppure, eccola lì, in preda a lacrime di gioia.
La giovane aveva soffocato per mesi le sue emozioni negative ma questa volta non fece nulla per contenere la sua gioia: infondo è più facile nascondere la propria tristezza che la propria felicità.
Nonostante partecipare al reality non fosse più indispensabile per salvare il loro presente, fare quel viaggio era il premio che meritavano. Avrebbe rincontrato quel Noah e non sapeva perché quella notizia le donasse particolare gioia.
-Mentre quelle saranno a fissare il muro della prigione noi ci faremo un bel giretto intorno al mondo, grazie Karma!!- vedere la sorella così felice e trionfante le trasmise ulteriore serenità.
Emma non le disse che avrebbe utilizzato parte del patrimonio del padre per pagarsi l’università e la maggior parte del milione di dollari sarebbe stato destinato per Kitty.
Questa volta toccava ad Emma lottare per il futuro della sorellina, la battaglia più migliore della sua vita.
 
 
 

👑💎Angolo Autrice💎👑
Finalmente sono riuscita a finire una storia iniziata nel 2018, datemi una c*zzo di medaglia.
Ci sono molti riferimenti alla famosa fiaba, per esempio il ballo in cui Cenerentola va contro il volere della matrigna è rappresentato dal reality …avrei voluto che Lady Blanchett, Anne Maria e Doris andassero all’edicola per l’iscrizione   invece di quello spettacolo all’aperto, ma non sono riuscita a strutturare la scena senza scontrarmi in buchi di trama.
E il fatto che Anne Maria e Doris abbiano rivelato il reato della matrigna era per dare a loro un ruolo oltre ad essere fastidiose. E lo so che è principalmente merito di Kitty per la sconfitta della matrigna e dell’iscrizione al reality, ma Emma era un personaggio passivo solo per proteggerla, quando sua sorella ha espresso la sua volontà la protagonista ha fatto altrettanto, non so se mi sono spiegata.
 
Ringrazio davvero per chi ha letto tutta la storia, una recensione anche piccola sarebbe molto apprezzata :D
P.S.: quando la matrigna ordina ad Emma di fare una serie di servizi di casa, ho ripreso le battute del film del 1950.
P.S.n.2: ho “parodizzato” il nome in inglese per mantenere il gioco di parole, cioè cinder (cenere) + ella (nome della protagonista della fiaba e io ho messo Emma).
P.S.n.3: il cognome della matrigna deriva dall'attrice che la interpreta nel live action del 2015 (Cate Blanchett) mentre il nome della sorellastra Doris…offro un milione di euro a chi indovina a quale personaggio ho preso il nome e quale film!
 
   
 
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