Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: PerseoeAndromeda    24/07/2021    1 recensioni
Uno dei tanti esperimenti e tentativi per prendere il controllo del titano dai quali Eren esce malconcio. Hurt/comfort e Hanji che prova a sdrammatizzare.
Ho selezionato il rating arancione perché la descrizione della fusione tra umano e gigante magari fa impressione a qualcuno, ma credo non ci sia niente di così turbante
Genere: Generale, Guerra, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Hanji Zoe, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Fanfic partecipante alla challenge ComesAsYouAreNot del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO
 
Autrice: Perseo e Andromeda – Heatherchan
Fandom: Attack on Titan
Personaggi estratti: Zoe Hanji – Eren Jeager. Presenti anche Armin e Mikasa
Titolo: PRENDERE IL CONTROLLO
Genere: drammatico, hurt/comfort
Rating: Arancione
Avvertimenti: contenuti grafici non eccessivi relativi alla fusione di esseri umani e titani :P Non sono certa di come è venuta fuori Hanji. Purtroppo, per quanto io ami sia cadetti che veterani, con i cadetti mi sento più a mio agio e sento di averli fatti più miei e si prestano di più al mio stile di scrittura e resa dei personaggi
 
 
PRENDERE IL CONTROLLO
 
«Spostatevi, lasciatemi passare!».
All’ordine perentorio di Hanji, il capannello di gente si aprì, lasciando via libera alla caposquadra che, così, poté focalizzare la propria visuale sul ragazzo malconcio.
Si era trascinato a fatica fuori dalla corazza del titano ed era già un miracolo che, per una volta, fosse riuscito ad uscirne da solo.
Armin e Mikasa sorreggevano l’amico, le espressioni preoccupate e gli occhi lucidi.
Hanji si inginocchiò, per poter controllare il giovane mutaforma più da vicino.
«Eren» gli posò una mano sul viso, percependone il calore sotto i polpastrelli.
Il ragazzo sembrò udirla ma, troppo debole per rispondere, schiuse un poco gli occhi opachi e spenti ed emise un piccolo gemito.
Poi la testa ricadde in avanti e i sensi vennero meno.
A Mikasa sfuggì un sospiro colmo di ansia, mentre Armin sostenne l’amico, accogliendo la sua testa contro il proprio petto.
Anche Hanji sospirò, ma la sua era più frustrazione.
Si rialzò, senza perdere di vista i tre giovani così avvinti gli uni agli altri.
«Portatelo da me. Vediamo se riesco a farlo stare un po’ meglio in tempi brevi».
Mikasa le lanciò un’occhiata piena di sospetto: era lei che sottoponeva Eren a quelle costanti torture e le sue cure la spaventavano almeno quanto gli esperimenti che compiva su di lui.
Armin invece la guardò con molto più rispetto e fiducia e, con un cenno di gratitudine verso la caposquadra, lasciò che fosse Mikasa a prendere Eren tra le braccia, per portarlo dove avrebbe potuto ricevere le cure necessarie.
La ragazza lo sollevò senza alcuna fatica, la testa del ragazzo si posò mollemente contro la sua spalla e lei si diresse, con passo spedito, verso gli alloggi.
Hanji non provò neanche a chiederle di prendere il suo posto, quella ragazzina dava l’idea di una madre disposta a tirare fuori gli artigli, se sospettava anche una minima minaccia verso la propria cucciolata.
Lasciò così che Mikasa la precedesse tenendo stretto Eren e seguì i suoi passi affiancandosi ad Armin, decisamente più malleabile: lui era legato ad Eren almeno con la medesima intensità, ma sapeva mantenersi più razionale e lucido.
Hanji ne era maggiormente rassicurata.
Quando giunsero agli alloggi e lo posò sul letto, Mikasa si inginocchiò e non sembrava decidersi a spostare il braccio che teneva avvolto intorno alle spalle del ragazzo.
«Eren» lo chiamò, «ti prego, svegliati».
«Mikasa» Hanji le mise una mano sulla spalla, «lascia che ci pensi io».
La ragazza si irrigidì, la tensione delle sue labbra e il lampo nei suoi occhi furono evidenti.
«Dai, Mikasa» la mano di Armin si posò sulla sua. «La signorina Hanji sa cosa fare».
L’ascendente del ragazzino sembrò sortire l’effetto sperato, la mano di Mikasa si abbandonò nella sua e si lasciò trascinare lontano dal letto, permettendo così ad Hanji di avvicinarsi e prendere il posto che lei aveva occupato fino a un attimo prima.
«Possiamo restare?».
La timida richiesta di Armin le strappò un sorriso, non visto, in quanto dava loro le spalle: almeno quello non se la sentì di negarglielo.
«D’accordo, potreste essermi utili, ma fate tutto quel che vi dico senza protestare e, soprattutto, non statemi tra i piedi e non intralciatemi».
Posò una mano sulla fronte di Eren: il calore era ancora intenso, probabilmente la temperatura corporea era a livelli tali che un organismo umano qualunque non avrebbe potuto sopportare.
Ma Eren aveva già dimostrato che il potere dei mutaforma garantiva una resistenza fisica fuori del comune e capacità rigenerative miracolose. Ciò non impediva di provare preoccupazione ogni volta che usciva dagli esperimenti in quelle condizioni e capiva le ansie dei suoi amici ma, al tempo stesso, aveva fiducia in Eren, nella sua resistenza e nella sua tenacia.
Sotto il suo tocco, il ragazzino ebbe una reazione, mosse il capo da una parte all’altra, poi schiuse le palpebre, quel poco che la debolezza e i residui dei fasci fibrosi lasciati dalla sua fusione con il gigante gli permettevano.
Sul suo volto e sul corpo intero erano visibili le tracce della connessione e Hanji poteva solo immaginare quanto dovesse essere doloroso e traumatico, ogni volta, per Eren, quella condivisione del proprio corpo umano con la creatura di cui aveva il controllo. Ciò nonostante non lo risparmiava, il suo ruolo era troppo importante ed era fondamentale scoprire i segreti di quelle trasformazioni quanto prima.
«Ha… Hanji…».
«Bentornato tra noi, Eren».
«Come… come è andata?».
In realtà non era andata benissimo, ma la caposquadra credette di non dover infierire ulteriormente su quel fisico e quella mente spossati:
«Non c’è male. La volta in cui uscirai dal gigante senza che ti si debba rimettere insieme i pezzi, potremo dire che saremo sulla strada giusta».
 
 
   
 
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