Uno, due, tre




 

Uno, due, tre.
È al terzo calice: forse è per questo che alla fine, nonostante le buone intenzioni, neanche stavolta riesce a starsene zitto. Gli applausi travolgenti per i suoi genitori, le domande dei giornalisti e quelle ugualmente seccanti degli amici di famiglia, il modo perfetto in cui i suoi fratelli riescono a stare al passo con l’immagine di famiglia perfetta: Albus ha il voltastomaco e non è solo perché non ha toccato niente di commestibile dal buffet. Ciò che vomita, però, è soltanto un effluvio di parole dall’aspro sapore di accusa e risentimento.
“Come fai a essere sempre così perfetto, hm? Grifondoro, vita da malandrino, battitore della Squadra di Quidditch, una fila di ragazze dietro… Il perfetto figlio di un eroe, la perfetta immagine da copertina sulla Gazzetta del Profeta!”
James si volta di scatto con la mascella serrata, ma scuote in fretta il capo simulando un sorriso. “Smettila di bere, Al. Diventi più insopportabile del solito”.
Albus si alza teatralmente – una decina di paia di occhi lo seguono, almeno una macchinetta fotografica lo immortala – mentre sbatte il calice sul tavolino prima di lasciare la festa.
“Sì, continua pure così, Jay. Tanto i miei sono solo vaneggiamenti da champagne, no? E, per inciso, il Whisky Incendiario è decisamente più buono di questa merda”.


 

Uno, due, tre.
È solo al terzo minuto di conversazione (controlla il tempo dando casuali occhiate all’orologio al polso) che si sente libero di eclissarsi dall’ennesima conversazione e battere finalmente in ritirata. Un goccio di Whisky Incendiario (Fa schifo lo champagne, Al, hai ragione) prima di una nuova recita.
“Per un momento ho pensato ti avessero fatto un petrificus totalus”.
Ci mette un secondo per riconoscere la voce, anche meno per scoppiare a ridere. Ovviamente non poteva mancare Eileen Piton a una celebrazione degli eroi della guerra: non è così che, da piccolini, si erano incontrati la prima volta?
“Ah, ma allora sei capace di sorridere per davvero, Potter”.
“Per davvero? Che intendi dire?”
Lo scruta con i suoi luminosissimi occhi neri e solleva leggermente gli angoli delle labbra in un sorriso.
“Che fare il ragazzo perfetto ti annoia da morire. Vedi, quando sorridi davvero, la pelle attorno ai tuoi occhi si increspa tipo la carta tenuta vicino a una fiamma. Non te ne sei mai accorto?”
James abbassa lo sguardo e, non sa perché, gli viene da ridere di nuovo anche se con amarezza stavolta. Nessuno se n’è mai accorto di come rido per davvero, forse perché, in fondo, non lo faccio mai.


 

Uno, due, tre.
Più di tre balli di fila non può permetterseli con quei tacchi che le fanno male da morire, ma Lily è quasi tentata di sfilarseli del tutto e ballare scalza tutta la sera. Con suo cugino Hugo, con suo fratello James, con chiunque – ma con uno (o tutti e due) dei gemelli Scamander di più, preferibilmente. È una festa e a una festa bisogna divertirsi, no? Lei lo fa, non si nasconde brontolando come fa Albus, né sorride per finta come James; Lily sorride e tiene discorsi e balla ed è felice. È pura luce – così la definisce spesso suo nonno, così una volta hanno scritto di lei sulla Gazzetta e a sedici anni ha ancora modo di credere di essere davvero così.
“Datti una calmata, ballerina” la punzecchia sua cugina con un sospiro esasperato. “Non ti sei ancora stufata?”
Lily solleva le spalle leggermente, svuota un bicchiere di succo di zucca e torna in pista. Non capisce perché tutti gli altri abbiano così tanto la voglia di fare i ribelli: Rose con il suo look da rockettara, Albus mostrandosi mano nella mano con Scorpius Malfoy. Lei non si è stufata, non come James che diventa sempre meno bravo a camuffarlo: a lei essere la figlia di Harry Potter non dispiace affatto.
Dove c’è più luce, l’ombra è più nera – le ha detto una volta Rose citando un vecchio romanzo Babbano –, ma per Lily vale piuttosto il contrario. Dove ci sono tante ombre, doveva per forza esserci una pura luce.


 

Uno, due, tre.
Sono tre le occhiate che Harry è abituato meccanicamente a lanciare in situazioni del genere – una a sua figlia (non è che quello Scamander ti si sta avvicinando troppo?), una a Albus (resisti solo per un altro po’, ti prego, Al) e l’ultima a James (so che stai resistendo anche tu, più di tutti, ormai l’ho capito) – perlomeno quando sua moglie è al suo fianco e non deve aggiungere anche una quarta occhiata.
“Un galeone per i tuoi pensieri” sussurra Ginny al suo orecchio, prima di piantargli un bacio sulla guancia. E poi la vede fare con gli occhi il suo stesso rapido controllo: uno, due, tre. “Dobbiamo solo avere pazienza, Harry. Vedrai che troveranno la loro strada”.
L’uomo fa una breve risata. “Ah, dici che non l’hanno ancora trovata? Non basta un ragazzo Malfoy in famiglia e James che vuole fare domanda di apprendistato da pozionista con Piton?”
“Shh, non devi dire a Jay che te l’ho detto” lo zittisce la donna ma sorridendo. “Sono solo piccole cose e lo sai bene. Dopo tutto quello che abbiamo passato, l’amore è più forte di ogni cosa, dovresti saperlo”.
Harry non trova niente da obiettare e, mentre sorseggia lo champagne, le tre occhiate che lancia – ad Albus che bacia Scorpius in un angolo, a Lily che balla sfrenata insieme a Rose, a James che ride genuinamente insieme alla giovane Piton – da preoccupate si fanno orgogliose.
“Hai ragione, Gin. L’amore è più forte di tutto, tranne forse di questo champagne”.
 













 

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NDA: 
Citazioni usate come prompt in ordine: "You won't remember my champagne problems" (Taylor Swift) / "Quando sorrideva, la pelle attorno ai suoi occhi si increspava come carta tenuta vicino a una fiamma" (La canzone di Achille) / "Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera" (Goethe) / "Ci sono tante belle cose che ignori, la fede che abbatte le montagne, la fonte bianca nella tua anima, pensaci quando ti addormenti, l'amore è più forte di ogni cosa" (Alice).
Segnalo che Eileen Piton è un mio OC  usato anche altrove (figlia di Charity Burbage e Severus Piton).