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Autore: Lamy_    25/07/2021    0 recensioni
In un mondo devastato dai Vaganti, dal virus e anche dagli umani superstiti, si è accesa una luce di speranza: esiste una cura.
Astrid e Daryl si recano ad Atlanta per verificare gli indizi disseminati da una fonte sconosciuta in un misterioso diario.
La città, però, è un covo di morti viventi e di persone vendicative.
Durante i sopralluoghi vengono a galla informazioni cruciali: chi è Frankenstein? Chi ha scritto il diario? Dov’è il resto della formula per produrre la cura?
A complicare la situazione è il ritorno di Logan e Iris, questo causa forti tensioni nel gruppo.
E mentre i sopravvissuti combattono una guerra all’ultimo sangue, Astrid dovrà cercare di capire i sentimenti che prova per Daryl e dovrà fare i conti con gli oscuri segreti della sua famiglia perché chiunque può tradire chiunque.
E come scrisse Vegezio: “Securum iter agitur quod agendum hostes minime suspicantur”
(trad. “La via più sicura da percorrere è quella che i nemici non sospettano nemmeno che la percorrerai”)
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7. LA VERITA’ BUGIARDA

Il giorno dopo
Astrid sorseggiava il caffè mentre scarabocchiava su un foglio alcune idee per il memoriale. Entro due settimane si sarebbe tenuta la celebrazione per onorare i caduti. Lei, Rosita e Ezekiel si erano già organizzati per il banchetto e per il falò.
“Ah, la pecorella è tornata all’ovile.” Disse Remy.
“Buongiorno, splendore.”
Remy si bloccò davanti al frigorifero e si voltò verso la sorella con sguardo indagatore.
“Perché sorridi in maniera esagerata? Ieri sera sei rientrata tardi.”
Astrid sorrise ancora facendole l’occhiolino, a sua sorella maggiore non sfuggiva mai nulla.
“Ieri ho passato tutta la giornata con Daryl. E’ stato bello.”
“Quindi avete fatto sesso.” Disse Remy.
“Così rendi tutto meno romantico.” Si lagnò Astrid.
“Sei andata in infermeria? La dottoressa Morgan distribuisce la pillola del giorno dopo. Dovresti anche fare dei controlli.”
Astrid ingoiò la frittella dolce e corrugò la fronte.
“Controlli di che tipo?”
“Sulle malattie sessualmente trasmissibili. Ce ne sono davvero tante, dunque è sempre meglio anticipare la diagnosi.”
“Sei seria, Remy? Malattie sessualmente trasmissibili?”
Remy fece spallucce, poi si sfregò il mento nell’atto di pensare.
“Hai ragione, sai. Nel caso di Daryl è quasi impossibile che abbia una malattia del genere perché non gli girano intorno molte donne, anzi direi nessuna.”
“Preferisco non risponderti.” Disse Astrid, accigliata.
“Fa come ti pare. Io ti do solo utili consigli.”
“Sì, sì, sei proprio gentilissima.”
Remy si versò una tazza di latte e immerse due biscotti. Un pezzo le andò di traverso quando vide il libro di poesie che Judith aveva consegnato qualche giorno prima.
“Cos’è quello?”
“E’ il libro di poesie che uso per scrivere un discorso per il memoriale. Ti interessa la poesia?”
Remy osservò il libro con attenzione chirurgica, addirittura lo annusò come se potesse carpire chissà quali indizi.
“Devo andare.”
“Remy, aspetta! Che succede?”
Astrid sussultò quando la sorella andò via sbattendo la porta per la fretta.
 
Negan scattò in piedi quando vide Remy correre verso di lui. Le gomme della carrozzina sfrecciavano sull’asfalto. Il viso della donna era rosso per lo sforzo.
“Abbiamo un problema!”
“Buongiorno anche a te. Anche io sto bene, grazie. Mi fa piacere.” Scimmiottò Negan.
Remy non gli diede retta, era troppo stravolta da quanto scoperto per assecondarlo.
“Hai presente le poesie che i ricognitori hanno trovato?”
“Sì, quelle su cui sto lavorando.” Rispose Negan.
“Ecco, quelle poesie sono le stesse contenute in un libro che si trova qui in città.”
“Come è possibile?”
“Non ne ho idea. Dobbiamo riferirlo al Consiglio. E’ una coincidenza troppo eccessiva e Gabriel dovrà far ripartire le ricerche.”
“Ci serve Astrid.”
 
Due giorni dopo
Daryl guardava i cancelli di Alexandria con una fitta al cuore. Da due giorni si accampava nei boschi per stare da solo insieme a Dog. Aveva detto a Gabriel che andava a cacciare, ma in verità era rimasto tutto il tempo seduto nella sua tenda a riflettere. Remy e Negan gli avevano riferito che a quel punto avevano bisogno di Astrid, ciò significava dirle la verità e pagarne le conseguenze. Daryl toccò la coperta nel suo zaino, quella stoffa consunta aveva avvolto il corpo di Astrid solo due giorni prima. La verità avrebbe ferito la donna, e lui non poteva sopportare di averla fatta soffrire.
Gli vennero in mente le parole di Beth. Facevano male come mille coltelli nella carne.
Voglio che tu la smetta di comportarti come se non te ne importasse un cazzo.
Perché tu hai paura.
Non provi niente? Puoi passare la vita fissando un falò e mangiando serpenti?
Non aveva chiuso occhio per quelle maledette parole. Gli veniva da ridere. Se Beth fosse stata lì, lo avrebbe riempito di insulti con quella sua grinta da ragazzina.
“Ti muovi? Abbiamo da fare.” Lo chiamò Negan.
I cancelli ora erano aperti, Negan e Carol lo attendevano all’ingresso. Mise piede ad Alexandria con la voce di Beth nelle orecchie.
“Dov’è lei?”
“In piazza. Sta preparano il memoriale con Rosita.” Lo informò Carol.
Daryl andò dritto in piazza, a stento salutò chi incontrava sulla via. Vide Clara che giocava con i figli di Jerry a nascondino, e con loro c’erano Yana e Lydia che chiacchieravano e ridevano.
“Secondo me le panche dovrebbero stare sulla destra.” Diceva Astrid.
Daryl sentì una morsa allo stomaco. La donna stava mostrando a Rosita come disporre i posti a sedere. Aveva i capelli sciolti e il sole illuminava alcune ciocche rendendole color bronzo. Gesticolava e annuiva, ogni tanto sorrideva.
“Ciao, Daryl.” Disse Rosita.
Daryl sbatté le palpebre per tornare alla realtà e salutò l’amica con un cenno del capo.
“Chi non muore si rivede!” esclamò Astrid sorridendo.
“Astrid, possiamo parlare in privato?”
Il sorriso della donna si spense per lasciare spazio all’incertezza. L’arciere era troppo serio e questo era preoccupante.
“Vai pure. Qui finisco io.” disse Rosita.
Astrid la ringraziò e seguì Daryl in un luogo appartato. Faceva freddo, perciò si strinse nella giacca di jeans in cerca di calore e conforto.
“Astr-“
Daryl rimase impietrito quando Astrid lo abbracciò. La loro differenza di altezza faceva sì che lei poggiasse l’orecchio proprio sul cuore dell’arciere.
“Mi sei mancato. Sei sparito per due giorni e ho creduto che ti fosse capitato qualcosa.”
“Sto bene. Stavo solo pattugliando le zone esterne.”
Astrid si issò sulle punte e gli circondò il collo con le mani. Gli diede un bacio lungo e ricco di passione, uno di quelli da farti girare la testa. Daryl era fermo, non la toccava, si limitava a ricambiare il bacio.
“Va tutto bene? Sembri distante.” Disse Astrid.
“Tutto okay.”
Lei si morse le labbra e abbassò lo sguardo, sentiva che c’era qualcosa di brutto nell’aria.
“Ti sei pentito dell’altra notte? Mi dispiace se ti sei sent-…”
Daryl le mise un dito sulle labbra per farla tacere. Faceva male sapere che lei aveva addirittura creduto in un pentimento da parte sua.
“Non mi sono pentito. Non lo farò mai.”
“Allora che c’è? Te lo leggo negli occhi che c’è qualcosa che non va. Anche Remy è molto strana negli ultimi tempi.”
Daryl si allontanò come se si fosse appena scottato. La sensazione era quella: stare vicino ad Astrid accendeva un fuoco in lui che lo bruciava costantemente.
“Ciò che sto per dirti non ti piacerà.”
 
Astrid sedeva in disparte nella sala del Consiglio. Si era appollaiata sulla sedia e non aveva dato retta a nessuno. Si era chiusa a riccio per riflettere su quanto Daryl le aveva detto.
In poche parole Daryl e gli altri, inclusa Remy, avevano sospettato di Logan e Iris sin dall’inizio. Secondo loro potevano far parte del gruppo di James e Caroline. Astrid era stata tenuta all’oscuro di tutto perché reputavano che fosse facile per Logan manipolarla.
“Ehi, amica.” La salutò Carol.
Astrid non la guardò, era troppo amareggiata per fingersi cordiale.
“Amica? Bel concetto di amicizia avete qui.”
“Io non ero d’accordo a tenerti da parte. Sapevo che potevamo fidarci di te.”
“Ma mia sorella e Daryl non la pensavano come te.”
Astrid era così ferita da Remy e Daryl, era un doppio tradimento che avrebbe lasciato un segno dentro di lei.
“Perché sono una pessima sorella.” Esordì Remy alle sue spalle.
“Adesso pensiamo solo a Dorothy. Non perdiamo tempo.” Disse Astrid.
Le voci si acquietarono quando Gabriel entrò nella sala insieme a Daryl e Aaron. Il prete si sedette al lungo tavolo al centro fra i membri del Consiglio.
Negan, che fino ad allora aveva parlottato con Eugene, si andò a sedere accanto ad Astrid.
“Come va? So che ti hanno fatta incazzare.”
“Sono incazzata anche con te. Credevo fossimo amici, invece anche tu sei rimasto zitto.”
“Lo abbiamo fatto solo per proteggere Dorothy.”
Astrid non replicò, non voleva sprecare inutili parole con lui. Si sistemò sulla sedia per ascoltare Gabriel.
“Siamo qui per un ragguaglio sulle ultime scoperte. Senza indugi, lascio le spiegazioni a Remy.”
Remy spinse le rotelle fino a trovarsi davanti a tutti, schiena dritta e mento alto per affrontare la folla.
“Come sapete io e Eugene abbiamo decifrato un pacco di lettere che Astrid e Daryl hanno trovato ad Atlanta. Le lettere contenevano delle coordinate. I ricognitori sono andati nei luoghi indicati e hanno riportato dieci fogli di poesie. Stamattina, però, ho capito che non si tratta di dieci poesie diverse. Si tratta di una sola poesia divisa in dieci fogli.”
“A cosa ci serve adesso una poesia?” domandò Gabriel.
Eugene trascinò una lavagna in mezzo alla sala e si attaccò un grande foglio.
“Questa è la poesia intera. E’ stata scritta da Charles Baudelaire e si intitola ‘Io non ho dimenticato’. Riteniamo che i versi nascondano un indizio.”
“Ancora indizi. Sembra un gioco stupido ormai.” Disse Aaron.
“Quella poesia si trova anche nel libro che mi ha dato Judith.” Intervenne Astrid.
Daryl sollevò lo sguardo su di lei, era arrabbiata e delusa. Le sue sopracciglia erano increspate in un cipiglio, la postura era rigida e la bocca era una linea dura.
“Coincidenza surreale.” Commentò Carol.
Remy spostò la lavagna di lato per tornare al centro della sala.
“Infatti non è una coincidenza. Gabriel, dove hai trovato il libro di poesie?”
“L’ho trovato nella biblioteca. A dire il vero non lo avevo mai visto prima. Era in cima ad una pila di altri libri.”
“Questo significa che qualcuno ha messo lì il libro apposta.” Disse Eugene.
Il silenzio e lo stupore piombarono sui presenti come selvaggi corvi neri. Astrid si strinse nelle spalle a mo’ di conforto.
“Chi ha scritto il diario è vivo e si trova ad Alexandria.”
“Questa è la nostra ipotesi.” Disse Remy.
“Come si inseriscono Iris e Logan? Sono i buoni o i cattivi?” chiese Negan.
Daryl con la coda dell’occhio notò che Astrid si era agitata sulla sedia. Avrebbe voluto allungare la mano e stringere la sua, ma indossò una maschera di freddezza e si accese una sigaretta.
Remy non si fece addolcire dal ricordo di Iris. Se c’erano delle vite in ballo, era compito suo restare lucida anche dinnanzi all’amore per sua moglie.
“E’ questo il punto cruciale. Sappiamo che il nemico è il Dottor Frank Stein, all’epoca era un luminare della genetica. Ogni ricerca doveva essere approvata da lui prima di partire. Era il capo indiscusso del Centro Controllo Malattie. Iris lavorava al Centro.”
“Chi ha scritto il diario conosceva una cura. Perché aveva paura di Stein?” fece Aaron.
“Una delle ipotesi è che il virus abbia avuto origine in laboratorio.” Disse Eugene.
“Dobbiamo pensare che questo Frank Stein abbia creato il virus?” domandò Carol.
Remy e Eugene si scambiarono un’occhiata eloquente che fu la conferma dell’ipotesi.
“Stein probabilmente vuole accaparrarsi la cura.”
“Per creare una cura devi avere le competenze.” Disse Gabriel.
“Appunto. Suppongo che sia stato qualcuno del team di Stein.” Disse Remy.
Astrid ripensò alla lista di nomi posti all’ingresso di ciascuno deposito perlustrato.
“Io ho segnato tutti i nomi degli addetti che lavoravano nei depositi. Forse conosci qualcuno di loro.”
“Ottima idea. Magari ne viene fuori qualcosa.” disse Daryl.
Astrid fulminò Daryl con lo sguardo, non aveva bisogno della sua inutile approvazione. L’arciere non riuscì a sopportare quell’astio, dunque tornò a concentrarsi sulla sigaretta.
Gabriel si alzò in piedi per dare gli ordini da eseguire.
“Logan è con Ezekiel e Iris lavora ai campi con Jerry. Per ora sono sotto controllo, ma cerchiamo comunque di tenerli d’occhio.”
“Ci penso io.” disse Aaron.
“Astrid, ti occupi tu della poesia? Forse riuscirai a ricavare informazioni utili. Fatti aiutare da Carol”
“Certo.” Accettò Astrid.
“Io rileggerò tutti i documenti da capo.” Disse Eugene.
“Io leggerò i nomi per vedere se riconosco qualcuno.” Disse Remy.
“Daryl e Negan, voi due fate un giro in città e in biblioteca alla ricerca di tracce.”
 
Astrid lasciò la sala prima degli altri. Non aveva voglia di intrattenere conversazioni di circostanza. Con il libro stretto al petto si avviò in direzione dell’altalena. Aveva bisogno di un posto solitario e tranquillo.
“Astrid, aspetta!” gridò Daryl.
“Ho da fare. Lasciami in pace.”
L’arciere le sbarrò la strada e mise le mani avanti per bloccarla. Lei sbuffò.
“Che vuoi?”
“Mi dispiace. Non dubitavo di te. Avevo il timore che il tuo legame con Logan potesse offuscare il tuo giudizio.”
“Venire a letto con me faceva parte del tuo piano per ottenere la mia lealtà?”
Daryl fece un passo indietro, si passò la mano fra i capelli con un gesto nervoso.
“Non c’entra niente.”
“Ah, no? Forse hai pensato che il sesso fosse un ottimo strumento per convincermi a stare dalla tua parte.”
“Non è stato solo sesso per me. Lo sai.”
“No, non lo so. Non so più niente, Daryl. Mi avete nascosto tutte le nuove scoperte perché mi reputate una stupida che si abbindolare.”
“So quanto Logan sia importante per te. Dovevano capire quanto tu fossi disposta a fare per lui.”
Astrid aveva gli occhi lucidi, ma non avrebbe pianto per non dargli quella soddisfazione.
“Io ho scacciato il mio migliore amico per te. Ecco cosa sono disposta a fare per chi amo.”
“Non dire così.” La pregò Daryl.
“Invece lo dico affinché tu capisca come mi sento. Mi reputate una sciocca romantica che fantastica sempre, pensate che io sia debole, che io sia facile da manipolare. Avete messo in dubbio la mia persona senza alcun motivo. Io avevo capito subito che c’era qualcosa di strano in Iris e Logan. Se voi mi aveste confidato i vostri dubbi, io vi avrei confidato i miei.”
“Mi dispiace.”
Astrid si asciugò una lacrima e fece un respiro per calmarsi.
“Non ti dispiace abbastanza.”
 
Carol passò in rassegna tutte le parole che aveva scritto sul foglio per tentare di dare loro un senso. Assottigliò gli occhi nella speranza di scorgere chissà quale novità. Astrid, seduta di fronte a lei, leggeva e rileggeva la poesia da due ore senza riposare gli occhi.
“Quindi tu e…”
“Se stai per nominare il tuo amico, ti consiglio di non farlo.”
“E’ un peccato che questo intoppo abbia rovinato le cose fra di voi.” Disse Carol.
Astrid chiuse il libro di poesie con un sospiro frustato. Era stanca e arrabbiata, ma più di tutto era delusa da se stessa per non aver scoperto ancora niente.
“Ho sbagliato io a credere che la vita potesse essere uguale a prima. Insomma, il mondo è esploso e niente sarà come prima. I sentimenti e i rapporti interpersonali sono cambiati. Affetto? Amicizia? Amore? Non valgono niente. L’unica cosa che conta è la sopravvivenza.”
“Se smetti di crederci allora è davvero finita.” Disse Carol.
“Crederci mi ha solo portato sofferenza. Ho creduto nella mia famiglia e si è divisa. Ho creduto in Logan e non mi sono accorta subito che non era più lo stesso. Ho creduto in Daryl e lui è andato in direzione opposta.”
“Daryl è sempre stato combattuto. Non voleva spiarti, voleva solo essere sicuro che Logan non ti manipolasse.”
Astrid inarcò il sopracciglio in un chiaro segno di disappunto.
“Io non sono una stupida ragazzina che si fa manipolare. Sono sensibile, emotiva e anche una romanticona, ma so cavarmela da sola. Daryl crede di proteggere tutti e invece spesso allontana le persone.”
“Lui ha avuto una vita difficile, fa fatica a lasciarsi andare.” Disse Carol.
“Daryl non è più quel bambino che viene picchiato dal padre. E’ un uomo adulto e oggi può essere chiunque desideri essere. Sta a lui scegliere, ma tende a ricadere nelle vecchie abitudini.”
“Su questo hai ragione…”
Ad un certo punto la voce di Carol era diventata un’eco lontana. Astrid aveva colto un dettaglio fra i versi della poesia. Due parole erano evidenziate di rosso sia nella lettera sia nel libro.
“Ho capito! Come ho fatto non arrivarci prima?”
“Eh?!” fece Carol, sorpresa.
Astrid le mostrò la sua scoperta spingendole sotto il naso le carte.
“Sui fogli recuperati dai ricognitori e nel libro ci sono due parole scritte in rosso: ‘bianca’ e ‘casa’. L’indizio è una casa bianca.”
“Come quella del presidente? Andare a Washington mi sembra eccessivo.” Disse Carol.
“Non penso che quella sia l’unica casa bianca. Chi ha scritto il diario non può essere arrivato fino a Washington e poi tornato indietro.”
“Eugene!” strillò Carol.
La faccia paffuta e rubiconda di Eugene fece capolino dall’altra stanza. Aveva gli occhi vivaci come se si stesse divertendo ad un parco giochi.
“Ditemi, mie signore.”
“Conosci qualche casa bianca? Magari ad Atlanta.” Disse Carol.
“Ci sarebbe la White House, una replica della casa del presidente costruita nel 2002 da Fred Milani.”
“Ma certo! Mi è proprio sfuggito!” esclamò Astrid.
“L’ultima volta che siamo stati ad Atlanta l’edificio era ancora intero.” Ricordò Carol.
Astrid si alzò, chiuse il libro e se lo infilò nella tasca della giacca.
“Partiamo.”
“Aspetta! Non possiamo partire su due piedi.” Obiettò Carol.
“Fino ad ora avete agito come volevate ed è andata male, adesso si fa a modo mio.”
 
Negan si era acquattato sul pavimento della biblioteca in cerca di tracce. Daryl stava controllando le finestre per verificare se fossero state manomesse.
“La porta e le finestre sono apposto. Come diavolo ha fatto ad entrare?”
“Vieni a vedere qui.” Disse Negan.
Daryl si inginocchiò al suo fianco e seguì con gli occhi il dito di Negan che percorreva una fuga del pavimento. Battè un colpo sulla parete e il vuoto riecheggiò.
“C’è una intercapedine.” Disse Daryl.
Negan battè un paio di colpi e un pannello di legno della parete si aprì. Effettivamente vi era uno spazio vuoto e stretto, ma abbastanza grande per una persona minuta.
“Ha usato questa intercapedine per entrare e lasciare il libro di poesie. Dove arriva?”
“Dietro la biblioteca si trova l’orto, poi c’è un capanno per gli attrezzi e subito dopo c’è la recinzione.”
Quando andarono a ispezionare la recinzione, videro che non era ben conficcata nel terreno. Daryl toccò la terra per tastare la durata delle impronte di scarpe.
“Le impronte sono piuttosto fresche, ciò significa che almeno tre giorni fa qualcuno è passato di qui.”
“Qualcuno usa questo passaggio per entrare e uscire da Alexandria.” Disse Negan.
Daryl guardò oltre la rete nella speranza che il suo sguardo potesse cogliere qualche movimento, ma non c’era nulla di insolito.
“Chi ha scritto il diario ci sta osservando da molto tempo.”
“E’ entrato, ha lasciato il libro di poesie ed è uscito. Nel frattempo poteva anche aggirarsi in città di notte.”
“Dov’è? Insomma, sono settimane che pattugliamo il perimetro esterno e non abbiamo mai trovato nulla. Deve pur accamparsi da qualche parte.”
“Oppure si trova ad Alexandria.” Disse Negan.
Daryl aggrottò la fronte e grugnì. L’ipotesi che qualcuno si aggirasse indisturbato in città lo faceva infuriare.
“Potrebbe essere chiunque a questo punto. Conosco tutti qui, non credo che qualcuno di loro possa essere l’autore del diario.”
“Tutti nascondono dei segreti.”
 
Astrid si gettò lo zaino in spalla e recuperò le chiavi della Gip. Era intenzionata a partire anche da sola. Il Consiglio aveva agito alle sue spalle e aveva fallito, perciò era tempo di mettere in atto una nuova strategia.
“Astrid, fermati! Aspetta!”
Carol la rincorse e l’afferrò per il braccio. Astrid, però, con uno scatto si liberò dalla presa e marciò fino all’auto.
“Se ci muoviamo in gruppo è peggio. Nessuno deve capire dove sto andando. Ci penso io.”
“Non puoi andare da sola in una città infestata dai vaganti. Ragiona!”
“Ehi, che succede?” domandò Daryl.
Lui e Negan erano sbucati dal nulla e Astrid alzò gli occhi al cielo per la disperazione. Non aveva voglia di parlare con l’arciere.
“Astrid vuole andare a caccia di indizi da sola ad Atlanta.” Rivelò Carol.
“Sei impazzita? Tu non ti muovi da qua.” Disse Daryl.
Astrid incrociò le braccia al petto e assunse un’espressione infastidita.
“Siamo ad una svolta e dobbiamo muoverci prima che sia troppo tardi. Abbiamo perso già fin troppo perdo.”
“Non possiamo perdere anche te.” Disse Negan.
“Allora vieni con me!” lo invitò Astrid.
Daryl strinse i pugni lungo i fianchi. Astrid lo stava ignorando e addirittura proponeva a Negan di accompagnarla. Quello era troppo per lui.
“Tu non esci da Alexandria. Se provi a ribellarti ti sbatto in cella. Sono stato chiaro?”
Astrid, che per guardarlo dove alzare la testa, gli lanciò un’occhiata truce.
“Io non prendo ordini da nessuno.”
“Sto cercando di proteggerti. Non puoi uscire da sola.”
“Togliti di mezzo, Daryl.”
Astrid fece un passo avanti ma Daryl l’agguantò per il polso e la tirò a sé. Erano così vicini che si sarebbero potuti baciare o sbranare.
“Non costringermi a portarti in cella.”
“Se adesso non mi lasci, giuro che non ti perdonerò mai.”
Daryl sentì la rabbia bruciare nelle vene. La collera che un tempo provava – oscura e meschina – si stava facendo largo dentro di lui come una malattia. Ma no, non poteva lasciare che quella oscurità emergesse e ferisse Astrid. Ecco perché mollò la pressa e fece un passo indietro.
“Devi tornare entro domattina.”
Astrid non ebbe modo di replicare perché Daryl le aveva voltato le spalle e si era incamminato verso la sala del Consiglio.
“Ci conviene partire prima che faccia buio.” Suggerì Negan.
“Ci penso io a Daryl.” Disse Carol.
Astrid annuì e salì in macchina con un peso sul petto. Lei e Daryl sarebbero riusciti a fare pace?
 
Erano le otto di sera quando Astrid parcheggiò l’auto davanti alla White House. I lampioni erano rotti e la strada era buia, il vento frusciava simile all’ululato dei lupi.
“Da film horror.” Mormorò Negan.
La White House era la replica identica della casa del presidente a Washington ma le dimensioni erano ridotte. Fred Milani, uno uomo ricco e pieno di risorse, si era fatto costruire quella dimora e poi l’aveva venduta per dieci milioni di dollari.
“Che sfarzo obbrobrioso.” Disse Astrid.
Negan si guardò attorno e notò una serie di piccole case a schiera ormai abbandonate e in uno stato decadente.
“Sicura che sia questo il posto?”
“Nella poesia c’è scritto: La nostra bianca casa, piccola ma tranquilla, la sua Pomona in gesso e la vetusta Venere che in un boschetto stento celavan nudità. Pomona e Venere sono statue, quindi immagino siano in giardino.”
“Ci servirà una pala.”
Astrid ridacchiò, almeno Negan era una compagnia quantomeno discreta. Accese la torcia e la puntò sul cancello per trovare l’ingresso.
“Andiamo.”
Varcato il metallo distrutto del cancello, superarono la grande piazzola di sosta posta davanti alla porta della casa e proseguirono sul retro.
“Perché qualcuno dovrebbe nascondere qualcosa in questo palazzo?” chiese Negan.
“Non lo so. Chi ha scritto il diario ha disseminato indizi dappertutto per una ragione. Credo che voglia tenere la cura lontana da mani estranee.”
Rimasero in silenzio fino al giardino. Era una vasta area bruna, l’erba si era seccata e i fiori erano morti perdendo i petali. Uno scoiattolo rosicchiava un filo d’erba annerito.
“Io e Daryl abbiamo scoperto un passaggio segreto in biblioteca. Qualcuno entra ed esce da Alexandria senza essere visto. Hai qualche idea?”
“Logan e Iris sono appena arrivati e non possono aver creato quel passaggio in poche settimane. Forse è qualcuno che vive in città già da diverso tempo.”
Negan infilò la pala nella terra e cominciò a scavare. Sentiva che gli occhietti gialli e curiosi dei gufi lo stavano fissando.
“Ma perché chi ha scritto il diario si nasconde? Se vive ad Alexandria, sa che noi stiamo cercando la cura. Potrebbe andare davanti al Consiglio e farsi conoscere.”
“Forse ha paura di mostrarsi.” Disse Astrid.
Lei intanto puntava la torcia a destra e a sinistra a caccia di eventuali segnali. Nel profondo sentiva di essere giunta ad una svolta clamorosa.
“Prima o poi troveremo la cura e questa persona sarà costretta a parlare.”
Carol stava parlando con Rosita quando vide Daryl camminare verso casa di Ezekiel. Era infuriato, lo si deduceva dai passi pesanti e la mascella contratta.
“Dove stai andando?”
L’arciere non rispose, continuò la sua marcia furiosa come un toro imbestialito.
“Daryl! Daryl!”
Carol corse appresso a lui perché aveva intuito le intenzioni dell’amico. Non era possibile fermare la sua collera, ma poteva mitigarla.
“Daryl, calmati!”
Ezekiel comparve sull’uscio della porta col suo consueto sorriso cordiale. Cambiò espressione quando Daryl gli scoccò un’occhiata furente.
“Che cosa sta succedendo?”
“Cerco Logan.”
“Mi hai trovato!” esclamò Logan.
Aveva ancora l’occhio nero per via della rissa, però sorrideva con la solita strafottenza.
“Esci. Dobbiamo parlare.”
“Io non devo dirti proprio niente. Astrid lo sa che sei venuto qui a minacciarmi?”
Daryl sentì il sangue ribollire alla menzione di Astrid. Logan era uno psicologo, sapeva bene quali tasti toccare per mandarlo in tilt. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
“Il Consiglio vuole interrogarti.”
“Non mi interessa. Io non ho fatto niente.”
“Ezekiel, spostati.” Sibilò Daryl fra i denti.
“Non mi sembra il caso.” Disse Ezekiel.
Carol, che si era avvicinata a loro, notò le mani di Daryl strette a pugno.
“Ezekiel, levati. Adesso.”
Ezekiel captò il nervosismo nella voce di Carol, dunque si fece da parte per evitare di essere travolto da Daryl.
“Sta lontano da me!” tuonò Logan.
L’attimo dopo Daryl gli tirò un cazzotto in faccia che gli spaccò il labbro. Logan tentò si reagire ma l’arciere lo afferrò per il gomito e lo scaraventò fuori dall’appartamento.
“O vieni con me o continuo a farti uscire il sangue.”
Logan era in ginocchio e sollevò le mani in segno di resa. Daryl lo strattonò per le spalle e lo trascinò fino alla cella. Qualche ora in gattabuia avrebbero smussato il suo brutto carattere.
 
Astrid si spazzolò le mani sui jeans ormai sporchi. Lei e Negan erano sudici di terra ed erba. Avevano scavato per ore senza ottenere risultati. Una delle pale si era addirittura spezzata.
“Credevo che fosse il posto giusto.” Sospirò Astrid.
“Credevo fossi brava a leggere.” Disse Negan.
Si misero a ridere per smorzare la stanchezza, ma anche ridere faceva male alle loro ossa martoriate.
Astrid chiuse gli occhi quando l’alba sorse e un raggio la colpì in volto.
“Torniamo a casa, su.”
Negan annuì, raccolse gli attrezzi e insieme tornarono all’auto.
“Astrid.”
“Che c’è?”
“Guarda.”
Astrid sbarrò gli occhi: sul parabrezza della Gip c’era una busta bianca. Sul retro c’era scritto il suo nome.
“E’ per me.”
Negan si guardò attorno ma non c’era nessuno. Chiunque avesse lasciato la lettera li aveva seguiti da Alexandria.
“Dentro che c’è?”
Astrid scartò la busta e tirò fuori una pen drive. Erano dieci anni che non vedeva una. Era un antico cimelio di un mondo che non esisteva più.
“E’ una pen drive. Mi sembra di aver appena visto un unicorno.”
Negan annusò l’aggeggio e arricciò il naso, conosceva bene quella fragranza.
“Viola del pensiero. Cresce nei dintorni di Alexandria.”
Astrid pensò a Daryl, alla loro conversazione sui fiori e avvertì una fitta sorda allo stomaco.
“Eugene e Remy troveranno un modo per leggerla. Andiamo.”
Mentre la macchina sfrecciava verso casa, una figura misteriosa sorrideva da dietro un albero. L’ultima fase della missione era appena iniziata.
 
Salve a tutti! ^_^
Beh, non poteva essere certo tutto rose e fiori! Qualche spina ci sta sempre bene.
Ma chi è che entra ed esce da Alexandria?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

 
  
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