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Autore: harrypotter_vita    25/07/2021    1 recensioni
Solitamente, ci vuole molto poco per distruggere la vita di qualcuno. Basta sposare la persona sbagliata, oppure dimenticarsi di utilizzare le protezioni quando servono e ritrovarsi con una bocca in più da sfamare in piena crisi economica. Ma non è questo il caso. In effetti, nessuno avrebbe mai pensato che una una pozione non completata in grado di ridurre un essere umano alle dimensioni di una Barbie sarebbe bastata per mandare all'aria i piani di due intere famiglie.
E così, uno Scorpius Malfoy alto neanche dieci centimetri e una Rose Weasley visibilmente irritata si ritrovarono a dover convivere per cercare di risolvere quell'enorme casino che si era venuto a creare, cercando di nascondere tutto il fattaccio agli occhi dell'intera Hogwarts.
Si prospettava essere un settimo anno molto interessante, terribile, sì, ma molto interessante.
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Dal testo:
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" Rose cadde pesantemente in ginocchio, la rabbia sparì completamente dal suo volto, lasciando un'espressione vuota e disperata al suo posto. Era incredibile. Non riusciva ancora a metabolizzare che Scorpius Hyperion Malfoy le aveva appena rovinato la vita. "
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Storia pubblicata anche su wattpad con lo stesso titolo
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CAPITOLO 13

Scorpius è una principessa


 

Rose si guardò bene intorno, prima di sgattaiolare tra i corridoi notturni facendo sbatacchiare la borsa qua e là. Certo, avrebbe potuto fare un po’ più attenzione per Scorpius, che era nascosto lì dentro, ma non sarebbe stato male fregarsene almeno una volta. E infatti fu quello che fece.

– Fai più piano –. Mugugnò il ragazzo, ovviamente.

Rose lo ignorò platealmente, mentre tirava fuori il mantello dell’invisibilità dalla borsa e lo indossava.

Scorpius uscì dalla tasca arrampicandosi attraverso una caletta che suo padre, quel maledetto, gli aveva costruito apposta per uscire a sorpresa dalla borsa e fare commenti non richiesti. – Siamo sotto al mantello dell’invisibilità?

– Sì –. Rispose secca lei.

– Ma non dovrebbe avercelo Albus?

– Me lo ha prestato.

Scorpius annuì mentre si arrampicava sulla sua manica per sedersi sulla sua spalla come un gufetto fastidioso. Rose aveva fatto notevoli respiri per reprimere la tentazione di tirargli una stecca con le dita e farlo cadere a terra.

– Aspetta –. La ragazza si bloccò, dopo aver sentito Scorpius parlare del mantello. – Come fai a sapere della sua esistenza?

Lui ridacchiò. – Non siamo in molti a saperlo, ed ad averlo usato, ma quando eravamo al terzo anno l’abbiamo utilizzato per spiare lo spogliatoio delle ragazze.

Nel giro di due secondi Scorpius si ritrovò abbandonato su un muretto.

– Non parlarmi mai più.

– Dai Weasley, era per scherzare! – Si sbracciò nella sua direzione. – Ti giuro che non ho fatto niente! – Urlò. – Okay forse una sbirciatina sì, ma dai!

Rose stava per svoltare per entrare in un altro corridoio quando la voce del ragazzo interruppe il suo tentativo di disfarsi di lui: – Weasley vienimi a prendere che c’è un brutto gatto che mi sta guardando. Mi vuole mangiare.

La ragazza alzò gli occhi al cielo e fece una corsa contro al tempo verso la gatta immortale dell’ex guardiano Gazza, maledetta l’anima sua, che era morto pochi anni prima. La sua cattiveria si era probabilmente impossessata della gatta, che era diventata una sorta di missionaria del diavolo stipendiata con croccantini di qualità e faceva la ronda notturna praticamente tutta da sola.

Recuperò Scorpius e lo fece sparire, intimandogli di non far rumore con il suo respiro pesante, altrimenti l’avrebbe soffocato a dovere. Era sicura che la McGranitt non avesse voluto che lei sgattaiolasse nei corridoi di notte. Aveva l’accesso alla parte proibita della biblioteca e doveva risolvere quel suo casino, ma non aveva più privilegi degli altri. Perciò dovevano stare attenti.

Arrivò alla biblioteca e la aprì facendo silenzio, dopo essersi assicurata che la gatta se ne fosse andata. Sgattaiolò dentro, chiuse la porta a chiave e si tirò via il mantello.

– Okay, questa sarà la nostra prima notte in bianco.

Scorpius scivolò sulla prima scrivania che trovò e si mise a sospirare. Non aveva proprio nessuna voglia di aiutarla a svolgere le sue faccende. Ma doveva. Aveva una missione da compiere. Si riscosse un attimo e mascherò quella sua espressione annoiata con un ghigno sfacciato. Poteva affrontare quella ragazza solo facendola ridere, comportandosi un pochino da sbruffone.

– Ho qui la lista di tutti i libri che ho studiato per fare la pozione –. Rose aprì una gigantesca pergamena arrotolata che aveva estratto dalla borsa. La carta cominciò a cadere e srotolarsi, facendo tutto il pavimento per il lungo e andandosi ad accartocciare alla fine del corridoio. Perché, ovviamente, quelle decine metri di spazio non bastavano per dispiegare tutta la pergamena. – Bene, cominciamo!

Scorpius cercò il più possibile di mantenere la sua compostezza, mentre la Weasley lo aveva munito di carta e penna della sua misura e lo aveva obbligato a scriversi su una lista personale l’elenco di tutti i libri. Percorreva quei pochi metri del pavimento come se fossero chilometri, mentre cercava di farsi luce con una lanterna in miniatura e si segnava tutti i nomi dei tomi. C’erano centinaia di titoli, Scorpius non sapeva nemmeno che esistessero così tanti libri in quella biblioteca, e lui era una di quelle persone che in biblioteca aveva passato davvero tanto tempo.

Finì di annotarsi tutti i titoli due ore dopo, e si sentiva stanco come se avesse camminato per chilometri. E doveva affrontare il viaggio di ritorno.

Dopo minuti interi arrivò ai piedi della Weasley. Storse un attimo il naso, vedendo quanto le suole delle scarpe fossero rovinate e sporche, (non volle restare a studiare la suola per più tempo. Aveva paura di quello che poteva vedere). Fece notare la sua presenza e venne portato sul tavolo.

La ragazza stava leggendo da ore sempre lo stesso tomo. Era un libro particolarmente difficile, Scorpius se lo ricordava perché lo aveva letto. Era una raccolta di tutti gli antichi riti celtici sugli effetti benefici dei loro infusi, antenati delle pozioni, e sull’effetto sugli esseri umani. Ovviamente tutto scritto in rune antiche. – Almeno fissiamoci un momento in cui chiudiamo i libri e andiamo a dormire –. Sbadigliò Scorpius.

– Già stanco, Malfoy? –. Sghignazzò la rossa, ricordandogli la promessa della sera prima.

La serpe non si perse d’animo. – Come vuoi, Weasley, ma fai conto che è praticamente dimostrato che un giusto ritmo di sonno porta ad una maggiore produttività ed efficienza –. Si sedette a gambe incrociate. – Non sono io che sono stanco, sei te che sei stupida.

La rossa lo guardò alzando un sopracciglio. – Potremmo dimezzare il tempo di permanenza qui se tu mi dessi una mano –. Sentenziò. – Ed è anche dimostrato che con i M.A.G.O. incombenti è praticamente impossibile studiare argomenti aggiuntivi durante il giorno se voglio tenere la mia media attuale.

Scorpius sbuffò, si fece rimpicciolire un libro a caso e si mise a leggerlo. Certo che non sapere nemmeno che cosa dovesse cercare faceva risultare particolarmente difficile la sua ricerca. Non sapeva nemmeno da dove cominciare. – Qualche consiglio? – Chiese. Rose lo guardò dubbiosa. – Qualche dritta su cosa devo cercare in particolare?

Lei scosse la testa. – Non mi ricordo niente.

– Eh? – Sgranò gli occhi. – Sei te che hai preparato questa pozione.

– Malfoy, ho preparato quasi un centinaio di queste pozioni. E sono tutte completamente diverse tra loro.

Ecco. Ecco di nuovo quel tono saccente arrogante che diceva tanto “so tutto io e tu non capisci un cazzo”. Anche se, effettivamente, di quella situazione, Scorpius non ci capiva davvero nulla, ma non era necessario dirlo ad alta voce.

– Posso dirti solo di concentrarti maggiormente sulle pozioni che hanno un effetto sugli esseri umani o su specie di scimmie o apes. Non di più.

Era un altro modo di digli di leggere praticamente tutto. E così sia.


 



I giorni scorrevano lenti. Lenti, fastidiosi, inesorabilmente irritanti.

E passavano le notti praticamente in bianco, con le parole che si incrociavano sotto i loro occhi stanchi e cominciavano a danzare il valzer. Ormai le loro occhiaie erano più profonde di un pozzo petrolifero appena scavato da una perforatrice modello deluxe.

Ogni mattina si risvegliavano con un frastuono celtico che faceva tremare il letto. Scorpius si metteva ad urlare e imprecare contro tutti i santi maghi, e Rose gli lanciava un cuscino perché faceva più casino della sveglia stessa. E con questo clima iniziava ogni loro giornata.

Alla fine avevano trovato una bacchetta per Scorpius, ma era stato tremendo, e ancora peggio era stato il periodo in cui lui era stato senza bacchetta. Per due settimane non aveva potuto esercitarsi, praticare la magia o dare dimostrazioni pratiche. Quindi era indietro con il programma e stressava Rose ogni sera fingendo una lagna per non andare in biblioteca con lei, anche se alla fine la seguiva sempre e svolgeva un ottimo lavoro.

Si lagnava sempre, in continuazione, sembrava una maledetta principessa. Si lamentava quando non riusciva a farsi un bagno decente, faceva l’esaurito quando non faceva le sue giuste ore di sonno, urlava a squarciagola quanto quella situazione fosse ingiusta, che suo padre sarebbe venuto a saperlo, e per finire continuava a borbottare perché la squadra dei serpeverde stava praticamente perdendo tutto a quidditch senza di lui.

Quando non si lagnava si chiudeva in un silenzio inquietante. Leggeva dei libri, tanti libri. Ma non aveva mai detto a Rose di cosa si trattasse. Si chiudeva per ore nella sua stanzina all’interno della casa delle bambole rosa shocking che era stata ristrutturata, e usciva solo quando aveva fame, o sete, o quando semplicemente era annoiato e quindi doveva dare fastidio a Rose. Il suo passatempo preferito praticamente.

Un giorno la ragazza non ne poteva più di tutto quel suo silenzio misterioso, aveva girato a forza la casetta verso di lei e aveva strappato dalle mani di Scorpius un libricino.

– Che cazzo fai, Weasley?! – Aveva urlato lui mettendosi sdraiato sui gomiti, con uno sguardo interrogativo stampato in faccia.

Rose aveva osservato bene il suo aspetto. Ogni traccia della sua sbruffonaggine aveva abbandonato il volto, che sembrava decisamente teso e contrariato. – Che cosa leggi?

Scorpius aveva sbuffato, passandosi la mano tra i capelli spettinati. – Ridammi il mio libro.

– Le fiabe dei fratelli Grimm?! – Aveva esclamato lei stupita dopo aver letto il titolo.

Il ragazzo d’altro canto non era sembrato particolarmente contento. Si era chiuso nel suo mutismo assoluto e la guardava con uno sguardo perforante. Se solo non fosse stato così piccolo, Rose l’avrebbe trovato molto autoritario.

– Hai degli ottimi gusti, Malfoy, ma non mi aspettavo leggessi cose così babbane –. Aveva continuato Rose, con una voce particolarmente stupita. – Da dove l’hai preso?

– Dalla biblioteca di casa mia –. Si era morso il labbro subito dopo aver risposto, come se si fosse pentito di averle rivelato quel piccolo dettaglio. – E poi non sono babbani, lo sanno tutti che alla fine erano dei maghi. Semplicemente non lo hanno mai rivelato.

Rose aveva alzato un sopracciglio. – Non è vero. Questa informazione è stata smentita decenni fa. Erano solo dei babbani a cui non è stato cancellato il ricordo di un duello magico a cui aveva assistito e quindi si sono fatti di acidi credendo che in questo modo sarebbero diventati dei maghi pure loro.

Scorpius aveva sbuffato. – Okay, non lo sapevo, grazie. Ma ora posso riprendere il mio libro?

Rose aveva trovato la sua risposta particolarmente sospetta. Insomma, poteva anche essere probabile che Scorpius non ne sapesse nulla, nonostante la sua immensa cultura, ma i coniugi Malfoy non avevano mai avuto dubbi? A tal punto da accogliere quel libro nella loro personale biblioteca? Gli aveva restituito il suo libro senza farsi altre domande.


I momenti dei pasti erano tremendi. Scorpius pretendeva di mangiare pasti caldi e su misura, e perciò aveva corrotto un elfo domestico a preparargli le migliori cene. Ad ogni pranzo e cena, Rose doveva fare uno scalo nelle cucine per rifornire il piccoletto, pagare l’elfo (da parte di Malfoy non si era ancora visto un soldo), e poi arrivare in Sala Grande rigorosamente in ritardo, visto che Malfoy si lamentava sempre della qualità del cibo e faceva piangere gli elfi con minacce di licenziamento.

Ad una certa nessuno dei due ce la fece più.

Scorpius continuava a lamentarsi con quel suo tono cantilenante da vecchia zitella. Non sopportava i ritmi frenetici e strani di Rose, ancora meno sopportava di essere così alienato da una realtà che conosceva. Gli mancavano i serpeverde. Non lo aveva ancora detto ad alta voce e non l’avrebbe mai fatto, ma la pesantezza della lagna era direttamente proporzionale alla sua nostalgia.

E tra i due non era ancora comparsa nessuna forma di amicizia. Non erano raro (leggi: accadeva ad ogni ora) che si urlassero contro l’uno con l’altro per delle nullità. Se la convivenza forzata era così terribile, entrambi si chiesero come sarebbe stato sposarsi. Un inferno. Giurarono in silenzio che non avrebbero mai sposato nessuno.

Ogni giorno, prima delle lezioni, Rose prendeva le misure del ragazzo. Animava un metro da sarta, che si arrotolava su Scorpius, per controllare se si fosse ingrandito. Ma il risultato era sempre lo stesso. Scorpius era un piccolo, adorabile e debole bambolotto fastidioso. E non cambiava di un millimetro.

Le ricerche in biblioteca non procedevano granché. Forse avevano trovato una pista, l’ennesima dopo altre cinque che non avevano portato a nulla, e stavano indagando su quella. Alla fine Rose era anche uscita con Cedric. Come stava andando? Oh, alla grande.


 




Le lezioni erano appena finite e Rose entrò nella sua camera come un uragano.

Scorpius, come al suo solito, si alzò indispettito dal suo lettino e chiuse il libro senza far vedere alla ragazza cosa stava leggendo. – Che vuoi? – Le chiese. La ragazza sarebbe dovuta essere dall’altra parte della scuola a studiare. Avevano almeno raggiunto l’accordo che al pomeriggio ognuno se ne stava per conto suo.

– Hai visto Lavanda? – Chiese invece con il tono più innocente possibile.

Il ragazzo alzò un sopracciglio. – Certo! È passata qui prima, ci siamo salutati e poi mi ha detto che sarebbe andata in riva al lago, così da comunicartelo nel caso tu ti fossi interessata alla sua presenza in pieno pomeriggio, al posto di studiare come fai di solito.

Rose strizzò gli occhi. – Ti hanno mai detto che sei simpatico come un sottomarino nel culo?

– Sempre al tuo servizio, Weasley. Comunque Lavanda è davvero in riva al lago, si può vedere dalla tua finestra. Idiota.

Rose gli lanciò addosso la prima cosa che aveva trovato (ossia un accendino di sua cugina Dominique che teneva lei per nascondere il fatto che fumasse). Poi chiuse la porta e se ne andò.

Sistemò bene la sua sciarpa sulle spalle. Ormai era quasi la fine di ottobre e il tempo in Scozia stava cominciando a far sentire tutta la sua deprimente magnificenza.

Mentre camminava tra i corridoi freddi e deserti un qualcosa la prese per il fianco, la girò verso di sé e posò le sue labbra sottili sulle sue.

– Ciao Ced –. Ridacchiò lei mettendo le mani sul petto del ragazzo.

– Ciao –. Rispose lui innocentemente. – Dove vai?

Lei sorrise. – A parlare con Lavanda. Ho appena scoperto una cosa dalla riunione dei Prefetti perché sono riuscita a corrompere il mio sostituto.

Vista la situazione, la McGranitt aveva ritirato entrambi dalla carica di prefetto finché Scorpius non fosse tornato normale. E anche perché aveva beccato Rose ad andare in biblioteca al posto di svolgere le sue ronde notturne.

– Cosa hai scoperto che io devo sapere?

– Niente che si possa divulgare! – Rose fece il segno di chiudersi la bocca con una finta cerniera. – Lo scoprirai stasera in Sala Grande, come tutti.

– Dai… – Lui sospirò, avvicinandosi a lei e toccandole il fianco. Aveva un’altezza incredibile, che toccava quasi il metro e novanta, ma la sua figura esile lo faceva sembrare un tenero cucciolo troppo cresciuto.

Rose scosse la testa ridacchiando e riuscì a liberarsi dal suo abbraccio. Lo salutò e andò in cortile, non prima di avergli scoccato un bacio sulla guancia. Era ormai quasi un mese che si frequentavano, Cedric si era dimostrato sin da subito un ragazzo tenerissimo. Era veramente molto dolce, molto carino.

Purtroppo, per via del periodo che stavano passando non avevano ancora avuto nessuna possibilità di vedersi per più tempo e far diventare le cose più serie. Non erano ancora usciti insieme ad Hogsmeade perché Rose aveva preferito restare ad Hogwarts a studiare per la pozione, ed era così ogni volta che lui le proponeva di vedersi per pomeriggi interi. Un po’ le dispiaceva. Cedric era davvero un ragazzo a cui ci teneva, le piaceva, ma era capitato proprio nel momento peggiore. Forse con quello che avrebbero comunicato in Sala Grande quella sera le cose sarebbero cambiate un po’. In meglio, si sperava.

Rose raggiunse Lavanda all’ombra di un salice e le comunicò l’allegra notizia.


 




Quella sera la Sala Grande era particolarmente agitata. Tutti gli studenti parlottavano tra loro perché avevano capito che quella notte avrebbero saputo qualcosa di importante.

Rose aveva già interrotto il giro di scommesse dei figli di George e aveva confiscato tutti i galeoni che avevano messo in gioco per consegnarli alla preside. Comunque alla fine se li era tenuti per sé, ma era un dettaglio del tutto trascurabile e privo di significato.

Loro si misero a protestare e a minacciarla di lanciarle di caccabombe che le avrebbero lasciato un terribile odore per una settimana, ma la McGranitt preese la parola, interrompendo le manie di vendetta di quei criminali: – Buonasera, fate attenzione prego!

Il chiacchiericcio si trasformò in bisbiglio e tutti si misero ad osservare la preside che si era alzata in piedi per parlare. Tutti a parte Rose, che si stava scambiando occhiate maliziose con Lavanda. – Ho un annuncio da fare in occasione di quest’anno un po’ speciale.

Albus, al tavolo dei serpeverde, alzò gli occhi al cielo e si mise a sorseggiare il calice. Mandò delle occhiate interrogative a Rose, aveva capito che lei sapeva a cosa la preside di stava riferendo. Lo aveva inteso dalla piccola risata che aveva fatto Lavanda mentre beveva, l’acqua le era andata di traverso e aveva iniziato a stilare a parole il suo testamento temendo la sua precoce morte.

Rose gli fece l’occhiolino, dopo essersi assicurata che l’anima della sua amica non avrebbe lasciato quel mondo terreno, e poi smise di dargli attenzione. Le informazioni le dava solo ai suoi amici privilegiati, quindi Albus cancellò il nome della cugina dalla lista di persone da invitare ai festini più entusiasmanti. Non se lo meritava.

Si mise poi ad ascoltare concentrato il piccolo discorso della preside, mentre ruotava il cucchiaio nella sua zuppa deprimente ormai congelata.

– Sono lieta di annunciarvi, che dopo due anni dall’interruzione di questa forma di festeggiamento, ritornerà finalmente…

Qualche bicchiere si mise a tintinnare grazie ad un incantesimo, facendo sembrare che dei piccoli tamburi di cristallo stessero aumentando l’attesa.

– … Il Ballo in occasione della festività di Halloween!

Un boato esplose nella Sala Grande. Di solito erano sempre gli studenti più piccoli a fare una tale confusione, ma quel giorno invece era solo la borsa di Molly Weasley che era esplosa. La ragazza si guardò intorno spaesata al tavolo dei tassorosso, con gli sguardi di tutti gli studenti puntanti addosso.

La McGranitt si era abbassata gli occhiali sulla punta del naso e la guardava incredula. – Signorina Weasley?

Rose alzò gli occhi al cielo. Conosceva Molly, sicuramente non era quel tipo da nascondere esplosivi che potevano uccidere, o ferire gravemente, nella borsa di scuola. Lanciò un’occhiata alla McGranitt, cercando di farle capire che sicuramente la terrorista da incastrare non era sua cugina. Poi lanciò un’occhiataccia ad alcuni ragazzini serpeverde del terzo anno. Li aveva visti maneggiare dei petardi quando prima si era scambiato quell'occhiataccia con Albus. Evidentemente devono aver avuto una lite con la cugina di Rose.

La preside riprese il suo discorso: – Purtroppo, come la regola vuole, ai ragazzi sotto al quarto anno non sarà permesso rimanere oltre le undici di sera… Dei mormorii arrabbiati percorsero i tavoli, ma si zittirono subito. – Quindi, maghi e streghe… – La McGranitt allargò le braccia. – Le regole sono queste: il ballo si terrà il 30 ottobre nella Sala Grande dalle 20 alle 2 di notte, sarà disponibile un buffet anche all’aperto in una zona severamente controllata del parco. Come dress code si richiede una certa eleganza e un certo stile, quindi se potete evitare di venire vestiti come una zucca di Halloween o pitturati di arancione mi fareste un favore.

Shay strappò il foglio sopra cui aveva disegnato il piano per rubare le zucche del castello e Lavanda bruciò la lettera che stava per spedire ai suoi genitori chiedendo l’abbronzante “Let’s make our skin orange again” by Donald Trump.

Scorpius non poteva desiderare una cosa ancora più deprimente di quella. Per questo motivo si mise a fare le lagne e prendere a calci il fianco di Rose, chiedendo almeno che gli fosse concessa una vacanza se non fosse riuscito ad andare al ballo. Lei risolve il problema rovesciando un bicchiere di succo di zucca sopra la sua testa.

Albus invece si accasciò sulla panchina sorseggiando il suo calice. Diciamo la verità, i balli non erano fatti per lui, non quando al suo ultimo ballo due anni fa aveva dato bidone all’ultimo ad una ragazza perché aveva appena realizzato di essere gay, e quindi si era slinguazzato un tipo proprio davanti ai suoi occhi.

Oltretutto, giusto per precisare, quel ragazzo era anche findanzato con un’altra, la quale aveva iniziato ad uscire con un’altra ragazza a sua volta di nascosto. Quindi non solo Albus, ma letteralmente mezza Hogwarts in quell’anno aveva avuto corna più lunghe di quelle dell’Erumpent.

Il serpeverde fece vagare il suo sguardo per tutta la sala, cercando di capire se solo lui era contrario a quella sciocchezza. Incontrò il volto depresso di Erika, che sicuramente stava pensando al fatto che non avrebbe potuto andarci con Scorpius e che sentiva la sua mancanza.

– Tranquilla Erika, saremmo in due ad annoiarci da soli in Sala Comune quella notte.

– Perché, tu non vai? – Chiese stupita.

Albus fece spallucce. – I balli non fanno per me.

Avrebbe anche potuto andarci, se solo avesse trovato un ragazzo normale a fargli compagnia. E Hogwarts non brillava di certo per avere studenti normali. Per un paio di secondi aveva pensato a quella eventualità, ma quando aveva visto Camron Ness rovesciarsi sui pantaloni il pollo fritto e un altro paio di ragazzi carini fare cose ancora più atroci, ci rinunciò completamente.
   
 
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