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Autore: Sinden    25/07/2021    0 recensioni
Heloise é una giovane studiosa. Il suo sogno é quello di essere ammessa a Orthanc, la Torre di Isengard, in cui vengono istruiti e formati i futuri Stregoni.
Per farlo, dovrà prima superare una difficilissima prova.
🌺🌺🌺
FF tolkeniana, genere avventuroso, basata anche su film Lo Hobbit - La desolazione di Smaug.
Nuovo personaggio.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le ricordó Galadriel.

L'Elfo girato di spalle, perso nella contemplazione del suo sterminato bosco, ad Helli fece tornare in mente l'algida eleganza della dama del Lórien. Anche la straordinaria cascata di capelli biondi che arrivava quasi alla vita, era un tratto in comune con lei.

Legolas e i soldati di Boscoverde avevano condotto le due donne a una lunghissima e ampia terrazza, il posto meno formale per incontrare un Re. Andriel non si era stupita della cosa.

"É perché siamo intruse. Non ci riceve sotto
al suo trono per disprezzo." le aveva sussurrato mentre salivano la scalinata. "Sarà durissima, ora. Lascia parlare me."

"Mi sta già antipatico." aveva commentato Heloise.

"Avrebbe potuto farci incarcerare direttamente. Siamo clandestine nei suoi confini. Ci è andata bene." aveva replicato l'Elfa.

Una volta giunte a pochi metri da Thranduil, i soldati girarono i tacchi e sparirono. Rimase solo il principe.

Helli notó l'altezza del Re, e il tessuto prezioso del caftano che portava. Vide che si poggiava a un lungo scettro, e aveva una mano serrata a pugno dietro la schiena. Vide la brezza muovere in parte la bionda capigliatura, screziata anche da qualche ciocca argentea. Non si era ancora voltato a osservare le due prigioniere.

Legolas disse qualcosa in elfico per introdurre al padre le donne.

"Incontrare un soldato di Elrond qui a Boscoverde è certamente un fatto insolito." disse finalmente Thranduil, ancora voltato verso il panorama. Helli udì per la prima volta la sua voce, e fu come se l'era immaginata: profonda, e solenne, con l'eco dei suoi seimila anni di vita. Un Elfo della Prima Era.

La ragazza, come successo davanti a Elrond, provó soggezione nel realizzare quanta storia avessero sulle spalle quelle creature.

"Sire Thranduil, i miei omaggi. Come detto al principe, vostro figlio, non siamo qui con intenti nocivi. La nostra è solo una visita per trovare Radagast il Bruno. Vive nel vostro territorio. Necessitiamo di confrontarci con lui, e ce ne andremo subito dopo. Chiedo umilmente che ce lo permettiate." esordì allora Andriel.

"Una visita..." ripeté il Re, e si giró a osservarle. "Una visita per la quale non mi risulta abbiate ricevuto invito."

Helli lasció andare un verso di stupore. Legolas, Thranduil e Andriel la guardarono.
Mentre sentiva il viso accendersi e diventare rosso, la ragazza mandó mentalmente al diavolo la sua amica elfica.

Molto .... vecchio?! Molto VECCHIO?! Questa è forse la creatura più bella di questa verde Terra, Andriel, perché non me l'hai detto?! pensó subito.

"Sì, mi dispiace. Siamo entrate nel vostro regno di nascosto, ma abbiamo trovato solo questo modo per fare in fretta. Mandarvi una formale richiesta avrebbe ritardato il nostro procedere. E non abbiamo molto tempo, purtroppo." rispose Andriel, riprendendo il discorso.

"Mi dirai perché avete avuto il privilegio di cavalcare due Grandi Aquile, e perché siete qui. Mi dirai tutto, o non lascerai più questo territorio. Libererò  l'umana, ma tu ed Elrond dovrete rispondere di questa plateale mancanza di rispetto, e mi auguro tu abbia una spiegazione più che esaustiva. Entrare nel mio Regno come fosse accessibile a chiunque...come hai osato." ribatté duramente il Re.

"Ma io non voglio andarmene... per niente!" si intromise Helli. Continuava a guardare Thranduil, rapita. "Vi diró tutto, lo giuro. Se solo potró avere l'onore di rimanere sola con voi."

"Heloise!" sbottó l'Elfa, incredula. La guardava come si guardano i matti.

Legolas giró gli occhi verso il padre e trattenne un sorriso.

"Non è da te che cerco risposte." la geló Thranduil. "Verrai accompagnata subito ai confini del regno, dopo di che... potrai vivere o morire come credi. O cercare Radagast, se riuscirai a trovarlo. Ma l'Elfa di Gran Burrone é mia prigioniera, e se Elrond tiene a riaverla fra le sue fila, dovrà venire a riprendersela. Non ricordo Elrond in visita da noi, da che ho memoria. Pare abbiamo trovato un buon pretesto." aggiunse, con sarcasmo. "Così sia fatto."

"Siete tanto severo quanto affascinante, Sire Thranduil. Non posso credere che un Elfo di tale eleganza abbia un cuore così gelido. Andriel é incaricata di difendermi. Lord Elrond l'ha mandata a cercarmi, tempo fa. Entrambe abbiamo un compito, una missione..." disse Helli.

"...zitta!" esclamó Andriel. "Per carità..."

"...lei non c'entra. Se volete delle risposte, chiedete a me. Solo a me." finì Heloise. "Saró ben felice di darvele in privato."

"Potresti venire incarcerata solo per questa impudenza. Non si parla in questo modo al Re." la rimproveró Legolas.

"Vi degnerete di ascoltare una donna umana?" continuó Helli, incurante, gli occhi fissi in quelli di Thranduil. Sembró che il re abbozzasse un sorriso a quell'evidente dimostrazione di piaggeria.
In quel momento Helli si sentì, forse per la prima volta, davvero la degna sorella di Isadora Foley. Ma la bellezza di quell'Elfo avrebbe schiantato anche una pietra e fece piombare Nohmus dritto in seconda posizione. Non desideró altro che essere sola con quel bellissimo essere, in qualsiasi posto, a parlare di qualsiasi cosa.
"Helli..." disse ancora Andriel, basita. "Ma che..."

"No." fu comunque la regale risposta . "Ascolteró solo ció che mi serve per vederci chiaro. E un'umana non puó dirmi nulla che possa interessarmi. Sei libera di andartene. Legolas!"

Il principe si avvicinó ad Helli e l'afferró per un braccio. "Hai sentito. Cammina!"

"Un attimo, per favore, non puó stare senza la mia protezione! Il mio signore mi ha incaricato di..." provó a dire Andriel, ma un'occhiataccia del Re la zittì.

"Lord Thranduil!!" gridó qualcuno, da lontano. Arrivó un Elfo soldato, trafelato, che reggeva un fagottino nella mano destra. "Sire...ascoltate..."

Helli si divincoló da Legolas e si avvicinó ad Andriel. "L'hanno trovato!"

"Già." rispose l'Elfa. "Ora  prega. Tutto puó succedere."

Il soldato inizió a parlare in elfico, agitato, e col passare dei secondi il viso del Re assunse via via un'aria tesa, incredula e infine preoccupata.

"Cosa gli dice?!" chiese Helli ad Andriel.

"Che il tuo bagaglio é stato perquisito. Che uno dei soldati ha aperto l'involucro e toccato il diamante. É stato preso dalle convulsioni, ora è incosciente. Che hai un oggetto maledetto." tradusse Andriel. "...e che devi essere una serva di Sauron."

"No, un attimo! Hey!" sbottó Helli. "Non sono niente di ció che dice questo qui! Posso spiegare!"

Thranduil osservó la donna, poi Andriel, poi ancora Helli.
Sospiró, e chiuse gli occhi. Si chiese perché non riuscisse a vedere mai una primavera di assoluta e magnifica pace, da quando era al mondo. Era la sua stagione preferita, ma ogni anno capitava qualche problema della malora a rovinargliela. L'anno precedente gli Orchi che avevano distrutto tre dei ponti di collegamento della Foresta, e ora una donna aveva valicato i suoi confini e aveva con sé un vero e proprio richiamo per Draghi. L'avesse usato, avrebbe scatenato un inferno in terra. La faccenda andava affrontata con cautela.

Comandó qualcosa in elfico a Legolas e al soldato, che porse il fagottino ad Helli. Poi il principe intimó ad Andriel di seguirlo. L'elfa annuì e lanció ad Heloise un'occhiata carica di tensione.

"A quanto pare la trama s'infittisce. Ora parlami, giacchè desideri farlo. Perché questo gioiello, che dovrebbe essere sepolto con Melthotiel Nalledhen é in mano tua? Perché hai pensato di portarlo fra la mia gente?" le domandó allora il Re, quando furono soli. "E ti conviene far sparire quello sguardo dal tuo volto. Non ti dimenticare chi c'é davanti a te."

"Maestà, avete tutto il mio rispetto. Perció voglio essere sincera. Questo diamante é capitato in mia mano per puro caso. I miei lo custodivano. Non sapevano nulla della sua natura, lo avevano lasciato in soffitta per anni e anni.  Io ho avuto bisogno di fondi, per realizzare un mio progetto, e sto andando a...a....Pontelagolungo per venderlo. Ci sono artigiani ed orafi, credo che troverei un compratore. Elrond mi ha dato l'idea. E ha voluto che Andriel mi scortasse, per sicurezza. Ero andata a Gran Burrone per offrirlo a lui, ma ha paura che il diamante attiri un Drago sul suo regno. Potete capire, vero?"

Thranduil scosse lievemente la testa. "È persino offensivo che tu stia tentando di convincermi di questo." 

"Null'altro che la verità, vi ho detto. Questo diamante mi serve. Non voglio usarlo per fare del male. Permettetemi di proseguire, ve ne prego." lo implorò Helli.

"No, il diamante non ti serve. Non lo stai portando a Esgaroth, nè vuoi venderlo. O meglio.... non più ormai. Ma ci hai provato, lo vedo nella tua mente." le riveló Thranduil. "In verità, quello che scorgo in te é un destino di morte e dolore per chi ti sta vicino. E sogni privi di ogni logica."

Heloise fece una smorfia. "Siete la ventesima persona che me lo dice. Tuttavia, devo proseguire. Non posso fare altro. Non me lo impedirete, vero?"

"Certo che no. Quell'oggetto maledetto non deve stare qui. Tu e la tua guardiana andatevene pure. Non voglio sapere in cosa siete invischiate, né che direzione prenderete, né perché Elrond ti ha permesso di vagare per la Terra con quell'arma malefica. Fingeró di non avervi viste qui, né di aver scoperto cosa portate. Ma non tornare più, perché se lo fai... conoscerei gli angoli meno piacevoli del mio regno.  Angoli bui, e umidi. Da cui non si esce." le disse Thranduil, con un tono crudele che impressionó Heloise.

"So che avete sofferto. So di vostra moglie." disse allora, mordendosi  la lingua subito dopo.

Thranduil s'irrigidì. "Non ti consento di parlarne."

"Perdonate, davvero. É che ...siete talmente nobile e bello... ma soffrite, è evidente. Voi leggete la mia mente e io riesco a comprendere il vostro stato d'animo. Perdere chi si ama ci trasforma in esseri aridi, vuoti e..." continuó la donna, incapace di tenere a freno le parole.

"...ho detto...va' via." terminó Thranduil per lei. Con un gesto lento della mano, richiamó a sè uno dei numerosi soldati che piantonavano gli angoli della sua reggia dei boschi. La guardia arrivó per scortare Heloise fuori.

La ragazza chinó il capo. "...ma vi auguro di ritrovare l'amore e la felicitá, prima o poi." aggiunse di getto, e poi si lasció condurre lungo un corridoio.

"Mai più." fu il sussurro che scappó dalle labbra del Re, mentre osservava la figura femminile sparire negli anfratti del suo reame.

Era incredibile. Il Mil Naur era nelle mani di una persona che forse non ne comprendeva pienamente il potere. Thranduil aveva visto un Drago nella mente della donna, e una serie di lampi di memoria, da cui avevano fatto capolino un Dunedain, un Nano, Elrond, perfino Saruman. Qualcosa di grosso circondava la missione su cui non aveva voluto, o potuto, indagare il Re.

Il fatto certo era che Melthotiel era stata privata del
suo diamante e con tutta probabilità era alla ricerca della ragazza, per strapparglielo e ucciderla. La ragazza, dal canto suo, niente avrebbe potuto contro la consorte del Re Stregone. Non poteva essere uccisa. Non con alcuna arma umana, almeno.

Esistevano solo tre spade al mondo che potevano uccidere i Nazgûl e gli altri esseri immateriali. Due, erano smarrite chissà dove.
La terza era lì, nel suo regno, custodita in una teca d'argento da millenni.
La spada del grande Oropher, suo padre, che Thranduil aveva estratto dal fango di Dagorlad. Una spada preziosa per lui oltre ogni immaginazione.

Da cui non si sarebbe separato mai.

E che gli fu rubata proprio quel giorno, da un'Elfa soldato di un altro territorio, incautamente lasciata senza sorveglianza nel suo regno.

 

   
 
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