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Autore: stardust94    25/07/2021    4 recensioni
( capitoli da 1 a 7 modificati)
Questa storia, parla di amicizia, di coraggio, amore, incredibili avventure per salvare un mondo, ormai su l'orlo della fine. Di tradimenti, ferite, lacrime ma anche di speranza, quella speranza che ci fa alzare dai nostri letti ogni giorno e ci fa credere che tutto sia possibile.
Quando il tuo mondo è in pericolo, cosa sei disposto a fare per salvarlo?
" Ci hanno detto che i sogni non sono reali, ma quanto c'è di vero in tutto questo? se davvero i sogni sono una bugia, lasciami vivere in un sogno infinito, come lo sono i mondi che ho visitato."
( storia facente parte della Infinite universes and eternal adventures Elidon Saga e Collision of World)
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo undici
la finale: l'avventore del fulmine e la spada perfetta degli Arken


Tutto ciò che attirava lo sguardo di Karen in quella piazza, erano le miriade di bancarelle ricolme di oggetti e pietanze. Erano esposte ordinatamente e venivano da ogni angolo del globo.
La ragazza dai capelli castani, sembrava al culmine della felicità e agli occhi del rosso Ivanhoe che suo malgrado, non era Avvezzo a questo genere di feste e celebrazioni. A meno che non si parlasse di venerare lui ovviamente. Tutto questo sembrava assurdo o comunque fuori contesto visti gli ultimi scontri del torneo ben più crudi, di quello che l'uomo si immaginava.


Aveva accettato di accompagnare Karen e amici in giro per bancarelle, solo per distrarli dalla crudezza di quei combattimenti e anche perché infondo, era curioso di assistere alla festa delle Luci d'inverno.


- cerca di rallentare...ti stai comportando proprio come una bambina -
l'uomo si fece sfuggire un ghigno beffardo cercando però di non darlo a vedere. Quando la ragazza, gonfiando le guance gli tirò un occhiataccia portando le braccia incrociate sotto il seno.
- non sono una bambina! Mi sto solo facendo prendere dallo spirito della festa! - replicò offesa la castana.


Ivanhoe scrocchiò il collo disinteressato guardando il trio che camminava davanti a loro.
Tristan aveva l'aria allegra. Camminava con le mani in tasca e rideva e sorrideva, attirando involontariamente o forse volontariamente le attenzioni del pubblico femminile nella piazza. Il giovane lanciere, sembrava calmo nonostante il giorno seguente avrebbe dovuto disputare l'ultima fase del torneo e dalla sua sconfitta o vittoria avrebbe dipeso la vittoria stessa della sua squadra. Accanto a lui, Sophia Arken e Takeshi Felgrand ripresi in parte dalla loro convalescenza, chiacchieravano del più e del meno.


- quindi quello che diceva il mentore Scale è vero? - domandò a quel punto Karen, voltandosi verso gli amici.
- intendi la partecipazione, della sacerdotessa dell'Infinity, durante l'ultimo giorno del torneo? - domandò a quel punto Sophia
Karen annuì notando uno sguardo diverso dai due ragazzi.Tristan e Takeshi avevano l'aria improvvisamente nostalgica.
- se così sarà...assisteremo a una bella rimpatriata - esordì il lanciere con un sorrisetto quasi divertito.


Sophia lo guardò con aria interrogativa e colpita dalle sue parole, si rivolse a Takeshi. L'arciere fece un lieve sorriso guardando la viola.
- stai tranquilla. Vedi...io e Tristan, come dire? Abbiamo già incontrato la sacerdotessa -


rivelò Takeshi passando la mano tra i capelli azzurri. Aveva deciso di non accorciarli dopo che al suo "risveglio" come Guardian del Famyr Belechtor erano cresciuti. Il ragazzo ci pensava dal loro arrivo in accademia a cosa l'amica stesse facendo a cosa stesse pensando. Chissà se il suo sogno si era realizzato oppure no?


- è stato davvero interessante. - ridacchiò Tristan osservando alcune bancarelle di gioielli.


Takeshi annuì e si affacciò osservando i piccoli oggetti in vetroresina che sembravano scintillare alla luce del astro prismatico, quando venivano sollevati verso i suoi raggi color del arcobaleno.


- dite che le farebbe piacere un regalo? - domandò l'arciere alle due ragazze. Karen ridacchiò con le mani dietro la testa.
- a qualsiasi ragazza farebbe piacere un regalo, stupidone! - rispose la castana


Takeshi mise su il suo miglior broncio che sembrava davvero dire: che ne so di cosa piace alle ragazze?!
Tristan al contrario, si lasciò sfuggire una risata allegra e rivolse la sua attenzione alla bancarella, alla ricerca di qualcosa che potesse far piacere alla sacerdotessa. Sophia gli si avvicinò osservando a sua volta la bancarella.


- che tipo di persona è sua altezza? -

domandò con una certa curiosità nascosta dal suo solito tono calmo e quasi reverenziale nei confronti della carica rivestita da suddetta fanciulla.
Tristan si passò la mano davanti alla bocca e pensò a ciò che ricordava di Hope.


La sua gentilezza, la sua allegria e voglia di avventure e il suo sorriso radioso.


- è...una ragazza ok. Non è la solita principessa fissata con cosmesi e vestiti è piuttosto...atipica - ridacchiò il rosso


Sophia osservò i gingilli sulla bancarella poi prese una piuma di cristallo. Era un ornamento grazioso e di colore blu che sfumava via via in un azzurro più chiaro.
Tristan osservò l'oggetto e sollevando i pollici sorrise.


- è perfetto! Che ne dici Takeshi? -


l'arciere sembrò pensarci qualche secondo prima di annuire anche lui sorridendo.
La piuma era difatti uno dei simboli di libertà per eccellenza e ben calzava a una ragazza come Hope e al suo sogno di girare il mondo come avventuriera, nonostante le rigide regole che le vietavano perfino di uscire dal suo stesso santuario.

- chissà come se la passano dama Seyra e lord Alion? -

si trovò a domandarsi il ragazzo osservando una conchiglia di cristallo contenente una perla di zaffiro purissimo.

- probabilmente Alion starà facendo il tè anche in questo momento. È tipo fissato! - rise Tristan

- un momento...avete conosciuto il guardiano del santuario della luce, il drago ancestrale divino Alion?! - domandò una stupita Sophia


a intervenire con uno sbuffo, fu Ivanhoe poco distante dai due ragazzi e con le braccia incrociate al petto e lo sguardo tra il serio e l'annoiato.

- Alion è l'eccezione che conferma la regola tra i draghi ancestrali divini. Gli piace avere contatto diretto con gli abitanti del regno che protegge - spiegò l'uomo dai capelli rossi

Tristan si era nel frattempo avvicinato a una bancarella che vendeva oggetti di diverso genere tra cui armi. Stava osservando con gli occhi di un critico d'arte un paio di lance esposte, quando Sophia si gettò verso la bancarella a occhi sgranati.


- è perfetta! Manico in cristallo Alderys, lama leggermente arcuata per potenziare l'affondo e quelli sono intagli rituali! -
le parole entusiaste della viola, erano riferite a una spada, uno stiletto per la precisione.


Esso aveva un manico di cristallo Alderys un particolare cristallo molto commercializzato e ricercato ad Arkana. Era bianco con lievi sfumature d'argento. Lungo tutto il manico erano state create delle scalanature che disegnavano intrecci simili a quelli delle radici delle piante.


- grazie a quelle scanalature il mana che viene accumulato sulla punta della lama è maggiore e scorre con una velocità più elevata - spiegò la viola
- te ne intendi signorina! Esatto. Quest'arma è stata creata appositamente per tecniche magiche combinate alla forza dello spadaccino -

concluse per lei il commerciante, un uomo che indossava un ampia veste simile a uno yukata bianco con disegni di draghi azzurri.
Sophia gli sorrise e prese delicatamente l'arma in questione. Ne saggiò il peso con attenzione e si esibì in una serie di eleganti fendenti e stoccate come una schermista provetta.


- dovresti comprarlo! - le disse Karen sorridendo allegra, mentre osservava i movimenti del amica talmente eleganti, da attirare in poco tempo una gran folla.


- la vostra amica ha perfettamente ragione. Non è lo spadaccino che sceglie la sua spada. È la spada che lo sceglie e questa ha fatto la sua scelta - disse il commerciante.


Sophia osservò con attenzione il fioretto poi chiuse gli occhi e un aura di mana elettrico che si presentava in scintille viola, la ricoprì. Quando la ragazza sferrò un fendente contro l'albero vicino, questo venne avvolto dalle scintille viola che scoppiettavano tutte intorno a esso.


- ho deciso. Lo prendo! - disse la spadaccina sorridendo, porgendo suddetta arma al commerciante insieme a qualche moneta di cristallo giallo.

- ottima scelta, questa lama non la deluderà! - disse l'uomo porgendole nuovamente l'arma stavolta dentro un fodero di stoffa per proteggerla.
- la ringrazio. Molto bene ora le serve un nome - disse Sophia

- io la chiamerei "Queen of Thunder" - ridacchiò una voce sconosciuta alle spalle di Sophia.

Quando la ragazza si voltò, si ritrovò davanti un ragazzo dai capelli biondi, legati in una treccia. Vestiva abiti da avventuriero e al fianco portava una spada talmente grande da superarlo in altezza. Il ragazzo dagli occhi dorati e furbi, osservò Sophia con attenzione. Prima squadrando lei poi concentrandosi sulle spade al suo fianco.

- è un nome interessante...ma voi siete? - domandò la ragazza
- solo un modesto ma interessante avventuriero vagabondo - le disse il giovane quasi con un sorriso
- ...capisco. Penserò al nome che mi avete gentilmente suggerito. Ora se volete scusarmi, devo raggiungere i miei compagni - disse la ragazza sbrigativa, guardandosi attorno, non vedendo più gli amici allontanatisi forse per vedere altre bancarelle.


L'avventuriero la osservava divertito. Sapeva perfettamente chi era la ragazza: Sophia Arken il bersaglio della sua missione.
Sophia al contrario, sembrava ignara della sua presenza, dal momento che si era fermata ad ammirare altre spade con gli occhi, luccicanti per via della bellezza di tali armi. Oberon le si avvicinò e le fece un sorriso che venne ignorato puntualmente dalla giovane spadaccina, troppo impegnata a contrattare il prezzo per alcuni pugnali.

- una domanda signorina, questo umile avventuriero può conoscere il vostro nome? - domandò il ragazzo.

Sophia in quel momento si voltò di scatto e lo guardò fisso negli occhi annuendo appena.
- Sophia...Sophia, Eleonora Arken - pronunciò il suo nome completo senza perdere di vista il biondo, studiandolo.
- oh! La rampolla del casato delle "Belve del Fulmine" ora capisco. Il mio nome è Oberon Arakan -


Oberon notò immediatamente come lo sguardo di Sophia, si fosse affilato, al nominare il soprannome non molto lusinghiero del suo casato. Ma notò anche un sorrisetto nascere sulla bocca della fanciulla che voltatasi, stava guardando uno stiletto in ossidiana con il manico in alabastro. Esso, presentava degli intagli che andavano a disegnare sulla superficie delle rose.


- ditemi ser Arakan...quella gigantesca spada...è solo di bellezza? - lo schernì la viola stuzzicandosi la punta di un codino con il dito.


Oberon scoppiò a ridere divertito. Di certo, la ragazza aveva fegato per prenderlo in giro in quel modo. Ma probabilmente, pensò il ragazzo, doveva essere tutta apparenza. Come un gattino che drizzava il proprio pelo al fine di sembrare più minaccioso.


- oltre che un fiore di rara bellezza, siete anche simpatica signorina. - disse il giovane estraendo la propria arma. si trattava di una gigantesca claymore che il ragazzo teneva con una sola mano come se ne ignorasse il peso mastodontico. Era stata forgiata con ossidiana purissima segno che doveva essere parecchio costosa come arma

- ero seria. Ma vedo...che la forza non vi manca. Anche se vi taglierei quella lingua insolente, sapete? - disse Sophia seria
- in questo caso...cosa ne dite di una sfida amichevole? - domandò il ragazzo portando la spada sulla spalla.


Sophia sgranò gli occhi piuttosto seccata. Quello sbarbatello impudente, non solo le stava facendo saltare i nervi ma si permetteva anche, di sfidarla?
È troppo, merita davvero una bella lezione! Pensò la ragazza.


- siete certo ser Arakan che non vi pentirete di questa sfida? - domandò ironica prendendo lo stiletto che aveva appena comprato
- oh mi state sottovalutando? Usare un arma appena Acquistata...mi spezza il cuore tutto ciò - ridacchiò il biondo con un sorrisetto e un tono finto drammatico.
- un arma è sempre un arma. Poco conta se sia o meno nuova. È la bravura dello spadaccino che importa - replicò Sophia


Oberon scrollò le spalle e si guardò attorno individuando uno spiazzo adatto al loro confronto.
I due si avvicinarono alla zona spoglia notata da Oberon. Era un rettangolo di sterrato probabilmente un ex orto o qualcosa del genere, non che al ragazzo Interessasse scoprirne le origini.


- potrei chiedere un premio in questa...sfida amichevole? - azzardò il biondo


Sophia fece una lieve risata. Non aveva nemmeno cominciato e già voleva un premio per una vittoria non certa?


- dipende da ciò che desiderate e naturalmente...dovete vincere Ser Arakan - ricordò la ragazza saggiando nuovamente il peso del suo nuovo fioretto.
- naturalmente. Dunque...vorrei chiedere un appuntamento con voi. Solo noi due - affermò il biondo con un sorrisetto.
- un appuntamento? Vi credete alla mia altezza, ma che simpatico. - replicò la viola mettendosi in posizione per cominciare lo scontro.
- posso sempre provarci. Inoltre pensavo di trascorrere con voi questa giornata. Cosa ne pensate? - chiese nuovamente lui mettendosi in posizione con la claymore davanti a se tnendola a due mani.


Sophia socchiuse gli occhi e quando li riaprì, portò una mano dietro la schiena e il fioretto davanti a se facendo un lieve ed elegante passo in avanti.


- vedremo...dovete prima vincere. - si limitò a dire.
- allora è il caso che mi dia da fare! -


le rispose il ragazzo sollevando la spada per poi sfruttare la forza centrifuga, facendola girare per colpire le gambe della ragazza. Questa con uno scatto compì un balzo agile ed evitato il colpo tentò un affondo parato dalla claymor che Oberon, aveva portato davanti al volto per non farsi colpire dal affondo del fioretto.


Quando Sophia, indietreggiò tentando un secondo affondo, il ragazzo mantenne la posizione tenendo la spada con due mani. Incassò i continui fendenti dell'avversaria senza indietreggiare e aspettò l'occasione che colse immediatamente al volo. Quando Sophia indietreggiò per poter attaccare nuovamente, il ragazzo strinse il manico con entrambe le mani e con un fendente sollevò una folata d'aria che spazzò indietro la ragazza facendole volare via il fioretto. Con uno scatto rapido che Sophia non riuscì ad anticipare, il ragazzo le puntò la lama al collo con un sorriso beffardo e divertito dallo sgomento dipintosi sul volto di lei.

Sophia era incredula. Credeva di aver la vittoria in pugno e invece al ultimo secondo, il ragazzo era riuscito a ribaltare la situazione.

- ho vinto io sembrerebbe. Quindi a quando il nostro appuntamento, lady Arken? -
avrebbe tanto voluto togliergli quel sorriso fastidioso dalle labbra. Ma Sophia era tante cose e di certo, non era una bugiarda.


- ...non al momento. Abbiamo un torneo in corso - disse la ragazza in risposta alla domanda di Oberon che abbassando la spada, la ripose nel fodero alle sue spalle.
- quindi...mi siete debitrice, non è così? - domandò il biondo con un ghigno.


Sophia strinse i pugni cercando di non manifestare esteriormente il proprio fastidio nel essere debitrice di quel giovane. Si limitò a rinfoderare la propria spada annuendo a malapena. Oberon sorrise e con la mani dietro la testa le si avvicinò.


- ora vogliate scusarmi, ma devo tornare indietro. -


si fermò, passò una mano sul manico della spada tenuta bloccata da cinghie sulla sua schiena. Il suo sorriso allegro e di facciata, scomparve lasciando posto a uno molto più amaro mentre guardava la ragazza allontanarsi in silenzio.


- Sophia Arken...ti scorterò personalmente all'inferno - sussurrò prima d'imboccare un vicolo scomparendo.
***

Era in piedi davanti a una incredibile colonna di luce che emanava fulmini di colore oro giallo. Si passò la mano tra i capelli e con un fischio di ammirazione, si avvicinò alla colonna.
a ogni passo che il ragazzo faceva, l'aria sembrava stridere come il suono di un grosso rapace. Si fermò davanti alla colonna di luce, immerso in un deserto dove batteva un sole cuocente.

" Tu che cerchi la forza per combattere le tue battaglie...il tuo cuore è puro abbastanza? La tua volontà è salda abbastanza? "

Quelle parole come eco lontano di un passato che non riusciva a ricordare, lo colpirono come una stilettata rovente dritto al petto.


- certo che si! Voglio quel potere! - gridò


improvvisamente la terra cominciò a tremare e la colonna di luce esplose costringendo il giovane, a coprirsi gli occhi per non restare accecato dalla luce abbagliante.
"Che diavolo sta succedendo?!" Pensò il ragazzo


dal nulla però, mentre la luce andava ad affievolirsi, si delinearono due figure equine. Davanti al ragazzo ancora incredulo, apparvero quelli che potevano sembrare giganteschi cavalli con barba bianca sottostante al muso. Il primo, era di color oro ma per tutto il corpo aveva tatuati dei segni tribali di colore nero. Il suo corpo era pervaso da scintille elettriche e i suoi occhi, erano rossi come il sangue. Il secondo invece aveva un manto color ghiaccio con una sorta di mantello che sembrava fatto di nuvole temporalesche. Nitrì e sollevando il capo fisso i suoi occhi azzurri in quelli del ragazzo decisamente sbalordito. Come quello dorato, anche quello Azzurro presentava dei tribali neri su tutto il corpo. Il cavallo dorato, nitrì e scalciò con lo zoccolo della zampa destra, colpendo ripetutamente il terreno.

- tu che cerchi il potere per combattere, tu che cerchi la forza ne sei degno? - domandarono i due equini in perfetta sincronia



Tristan si alzò di soprassalto. La fronte, madida di sudore lo stesso che percorreva la sua schiena nuda. Si passò li dorso della mano sulla fronte e si gettò sdraiato sul letto. Respirava affannosamente a causa di quel incubo fin troppo reale.
I peli delle braccia si erano drizzati come se fosse stato a contatto con una forte corrente statica. Cercò di ritrovare la calma respirando lentamente e pochi istanti dopo riuscì a calmarsi del tutto.


- mai più ordinare carne di Bulfalgo prima di una battaglia -

disse tra se e se chiudendo gli occhi, l'indomani avrebbe combattuto contro Julian, sarebbe stato l'ago della bilancia nel torneo.
Doveva vincere per i suoi amici. Doveva vincere per dimostrare al padre che aveva ragione ma soprattutto...lo doveva a se stesso.
Quello era il primo passo verso il suo sogno di diventare cavaliere.

Il ragazzo prese la brocca versandosi un po di acqua. Quando improvvisamente, sentì bussare alla porta della sua stanza.
Si voltò notando tre figure che non stava almeno al momento riconoscendo. Ma quando, la figura più bassa corse ad abbracciarlo, sentì salire su per il naso un profumo famigliare.


- non dirmi che tu sei...! -


la figura Incappucciata si staccò da lui, fece qualche passo indietro e si sollevò il cappuccio svelando una cascata di capelli biondi che scivolò lungo le sue spalle esili di fanciulla. Gli occhi blu, profondi si scontrarono immediatamente con quelli stupefatti e increduli di Tristan.


- alla fine cel'hai fatta a entrare in accademia - disse la seconda figura

- www adesso riesci a spiccicare una frase di senso compiuto! Prima sembravi uno zombie -sorrise il ragazzo pizzicando la base del naso e ridacchiando abbracciò Hope per poi sorridere.


Kylar abbassò indietro il cappuccio della mantella scura.
I suoi occhi dorati trafissero immediatamente Tristan. Nonostante lo sguardo serio, sulle sue labbra, quasi Impercettibile si vide un piccolo ghigno forse divertito alla battuta del amico d'infanzia.


- crescendo si migliora. Ma alcune persone restano comunque un disastro -


scherzò il giovane avvicinandosi per poi stringere la mano a Tristan per poi far battere il pugno contro il suo. Come se quello, fosse un saluto speciale loro e in effetti era proprio così. Era una sorta di stretta di mano segreta che Tristan, Takeshi e Kylar si davano ogni volta che si vedevano.


Hope guardò l'ultima figura, quella più alta che avvicinandosi a sua volta, aveva abbassato il cappuccio.
Tristan fu abbastanza sorpreso nel rendersi conto che l'Imponente figura apparteneva a un mezzo orco a giudicare dalla zazzera di capelli scuri e i lineamenti che pur essendo orcheschi avevano qualcosa nella fisionomia di umano. Gart osservò i tre poi si aggiustò con una mano il ciuffo e fece un semplice cenno di saluto.


- per tutti i draghi ancestrali! Adesso avete il bodygard sua altezza reale? -


scherzò Tristan notando quanto Gart fosse effettivamente possente. Uno di quelli che sicuramente avrebbe potuto buttarti fuori da un locale a calci nel sedere e Tristan, era quasi certo che quel tipo l'avesse fatto almeno una volta nella vita.


Hope mise un broncio sbuffando a quel suo apostrofarla come "altezza" visto che dei presenti era la più bassa. La bionda incrociò le braccia dopo aver dato un piccolo pugno al fianco di Tristan che ridendo, sollevò le mani in segno di resa.


- ho capito ho capito! Non ti arrabbiare dai! Comunque sono felice di rivedervi. Ah mi chiamo Tristan comunque signor mezz orco -
si presentò quasi come se la presenza degli amici che non vedeva da tempo, l'avesse distratto dalle buone maniere che sua madre gli aveva sempre cercato d'inculcare a forza.


- Gart - grugnì semplicemente il mezz orco
- Gart. Okay. - ripete Tristan annuendo
- quindi la tua squadra è arrivata in finale. Domani dovrai combattere contro la Lancia Perfetta -
- Lancia Perfetta? - domandò Tristan


Kylar annuì. Si era appoggiato con la schiena contro la parete. Guardava l'amico con leggera preoccupazione per la battaglia del indomani.
- secondo le dicerie...pare che i figli del casato Arken, vengano chiamati la Spada e la Lancia perfetta. Sembra che nessuno sia in grado di superare la loro abilità - disse il ragazzo
- ma Sophia è stata sconfitta da Kara... -


Tristan portò una mano tra i capelli. Che Sophia stesse semplicemente ingannando tutti? Che avesse o meno perso di proposito la sfida, quella ragazza era piena di misteri. Si era avvicinata a loro in amicizia o almeno, così avevano sempre pensato. Per un instante il ragazzo guardò fuori dalla finestra, l'Astro Prismatico aveva i colori delle viole selvatiche e questo non fece che ricordare a Tristan, il volto di Sophia.




Percorreva quel corridoio per l'ennesima volta. I suoi passi erano l'unico suono che udiva mentre gli stivali, ticchettavano sul marmo viola di quel lungo percorso che l'avrebbe portata al cospetto dei sovrani.
Si fermò davanti a una enorme porta in cristallo color lavanda che si aprì rivelando la sala del trono.


Sophia esitò qualche minuto prima di entrare nella stanza inginocchiandosi dinanzi al padre e la madre. La donna guardò la figlia con severità per poi alzarsi dal trono in ametista, leggermente più basso di quello del suo consorte.


- Sophia...il tuo fallimento durante il torneo, ha gettato l'ombra del disonore sulla nostra famiglia. Come pensi di rimediare? -


aveva i nervi a fior di pelle mentre sentiva parlare la madre. Il tono gelido della donna, la fece sussultare ma strinse gli occhi tenendo la testa bassa.

- M-madre... -

cominciò con la voce che le tremava in gola, incrinata da quello che pareva puro terrore. Ma non fece in tempo ad aggiungere una sola parola, perché una potente scarica elettrica, la prese in pieno facendola gridare dal dolore.
Era stato suo padre a colpirla.


Sophia strinse forte gli occhi a quel dolore. Una scarica simile avrebbe steso tranquillamente un adulto, figuriamoci una ragazzina. Ma ammettere di provare dolore era inammissibile


" una spada non soffre, una spada non prova...emozioni"


si ripeteva continuamente per ricordare che lei, era la Spada Perfetta. La lama inscalfibile che lacerava e spezzava la vita dei nemici della sua famiglia.
Non doveva provare nulla...eppure sentiva di voler essere amica di Takeshi, di Karen e Tristan. Il tempo che passava con loro la faceva sentire felice. Ora erano riusciti a raggiungere la finale non poteva ne tanto meno voleva allontanarsi da loro.


- madre...padre...sono perfettamente conscia del mio fallimento - disse la ragazza alzandosi lentamente, stringendo i denti mentre muoveva la mano per superare la paralisi.
- vi chiedo di concedermi un altra possibilità! Vincerò...vincerò il torneo per l'onore del clan Arken - disse Sophia
- eh sia. Avrai un altra possibilità...dovrai accertarti che tuo fratello vinca. A qualsiasi costo - decretò il capo clan


quelle parole, colpirono Sophia come una secchiata di acqua gelida. Suo padre le stava ordinando di barrare? Come poteva farlo come poteva tradire i suoi compagni? Era Inammissibile.


In quel preciso istante, a entrare nella stanza spalancando il portone, fu Julian Arken.
Il ragazzo era visibilmente seccato e adirato. Si avvicinò ha falcate senza inginocchiarsi e fronteggiò lo sguardo del padre, quasi fosse indignato.


- cosa significa?! Non ho bisogno del aiuto di questa "difettosa" per vincere contro un popolano! - gridò il ragazzo
- è soltanto una precauzione. Sarà anche un popolano ma la Ka'hari che tuo padre ha consultato afferma che è molto più pericoloso di quello che pensiamo - gli disse la madre cercando di mantenerlo calmo.


Julian era decisamente fuori di se dalla rabbia. Come potevano i suoi genitori, pensare che una volgare strega avesse ragione? Come potevano dubitare della sua forza al punto da chiedere a sua sorella di aiutarlo con qualche mezzuccio?


- ora finitela! Vi state comportando come normali plebei non come nobili! -
la voce possente e dura del padre risuonò nella stanza. L'uomo si alzò e gettò a terra Sophia colpendo sia lei che Julian con una scossa che li fece gridare entrambi.
- siete una delusione. Julian stai provando dolore? - domandò guardando il figlio


Julian si sforzò di sollevare il capo ma fu costretto a piegarlo verso destra a causa di uno schiaffo che gli colpì con forza la guancia. Sophia sgranò gli occhi e cercò di alzarsi per soccorrere il fratello.


- padre vi prego! Julian...lui vincerà. Farò in modo che accada -


avrebbe tanto voluto sprofondare nella più profonda delle fosse. Ma una cosa era chiara, se Julian avesse fallito di nuovo, il ragazzo sarebbe stato punito nel modo più doloroso che il padre avesse pensato di usare. Non poteva permetterlo, non voleva permettere che suo fratello soffrisse perché nonostante le ferite che era in grado di aprire con la sua lingua velenosa, era il solo che aveva sopportato tutto quello che succedeva in quella casa insieme a lei.
La madre si rifiutava perfino di guardarli, anche lei profondamente disgustata e succube del desiderio di grandezza che ormai annebbiava i loro cuori da tempo.

- padre...vi prego. Vi do la mia parola che domani il clan Arken vincerà assolutamente! - disse la ragazza


l'uomo la osservò qualche secondo e aggiustandosi i polsini della pregiata camicia in marsina viola, annuì osservando gelidamente i figli prima di ordinare che venissero chiusi nelle loro stanze.


- sei sicura di riuscire a tradire i tuoi amichetti? - domandò Julian alla sorella mentre si allontanavano scortati dalle guardie verso le loro rispettive stanze.

Sophia raccolse tutto il coraggio che aveva e prese la mano del fratello, era fredda e molto più grande. Sembrava quasi che la mano di Julian racchiudesse perfettamente quella di Sophia che si cullò al ricordo di quando da piccoli, prima che i genitori iniziassero a trattarli come armi, erano semplicemente due fratelli che si volevano bene e non competevano per un trono.


- io farò tutto ciò che è necessario. -


Sussurrò la ragazza. Ma il panico la assalì quando Julian, si staccò da lei e il gelo la avvolse, mentre stringendosi nelle spalle, guardava la schiena del fratello allontanarsi sempre di più fino a scomparire dietro la porta della sua stanza.

 
***


Era arrivato il momento. Tristan era nello spogliatoio e si stava preparando per entrare nell' arena. Si guardò riflesso nello specchio e ci posò la mano disegnando una faccina sorridente come a darsi la carica.


- puoi sul serio farcela...credo. -
- Take guarda che dire a qualcuno che "credi" possa farcela...non è incoraggiante -

rise il ragazzo voltandosi verso l'amico in piedi davanti alla porta. Belecthor era appollaiato sulla spalla di Takeshi che gli stava dando qualche carezza gentile sulla testa.

- scusami. Non sono bravo a incoraggiare gli altri. E a dire la verità...non credo imparerò mai - ridacchiò Takeshi


Tristan fece un gesto sbrigativo con la mano e prese qualcosa legato in un involto rosso, avvicinandosi al amico.


- tanto preferisco gli incoraggiamenti delle belle ragazze - gli fece l'occhiolino il ragazzo ridendo mentre suddette ragazze entravano nella stanza.


Hope indossava un pregiato abito bianco con dei ricami dorati. Aveva sciolto i capelli dalla sua solita acconciatura e portava una coroncina d'argento sul capo, coroncina che venne afferrata prontamente da Kylar, quando le cadde mentre raggiungeva Tristan sorridendo. Il ragazzo la poggiò su un tavolino poi si avvicinò a Gart e Karen. Proprio quest ultima sorridendo porse un pacchetto a Tristan.


- ho pensato ti sarebbero stati utili! Buona fortuna Tris - gli disse la ragazza


Tristan aprì curioso il pacchetto che conteneva un paio di guanti senza dita. erano di pelle e avevano ricamato il simbolo dei Guardian di Nexus i cavalieri che proteggevano il mondo secondo le dicerie che correvano tra le persone.


- www è fantastico! - esclamò il ragazzo indossandoli e mettendosi subito in un buffa posa, come cercasse d'imitare gli eroi dei racconti che aveva sentito mentre viaggiava per raggiungere Loyality.
- sei perfetto direi. Tristan cerca solo di non farti male...va bene? -


il ragazzo sorrise a Hope e le scompigliò affettuosamente i capelli.


- non ti devi preoccupare principessa! Non temo nessuna sfida nemmeno la Lancia Perfetta! - rispose il ragazzo con un sorriso


Takeshi roteò gli occhi poi si appoggiò alla parete a braccia incrociate, mentre Gart dava una manata piuttosto forte sulla spalla di Tristan facendo un ghigno.


- questo mi piace! Ehi Crystal Boy dovresti prendere esempio! - disse il mezz orco a Kylar con un ghigno quasi strafottente.


Quest'ultimo socchiuse gli occhi prima di riaprirli e puntarli sul verde con un sorrisetto altrettanto beffardo e arrogante
- non ho bisogno di ricordarti come tremavi di paura davanti al custode del Altopiano di Origin...vero? -


Gart lo fulminò con lo sguardo e divenne ancora più verde per la rabbia e l'umiliazione, nel ripensare a quel suo momento non esattamente da guerriero.


- perché non ti avvicini? Così uso la mia ascia per tagliare la tua testa, insieme a quella lingua insolente! - ringhiò


Kylar fece una risata e scrollò le spalle con un lieve sorriso.
- scusa ma vorrei mantenere la mia testa, attaccata al corpo. Non ci penso mica a morire - rispose


Hope osservò i due bisticciare poi si avvicinò a loro con un piccolo sospiro. Non avevano fatto altro se non litigare da quando erano arrivati a Loyality, in realtà le scaramucce erano cominciate molto prima. Ma la ragazza, sperava che avrebbero imparato a convivere per il loro e sopratutto per il bene della gilda.


- adesso basta, dai...non ce bisogno di litigare per queste stupidaggini. E poi scommetto che anche tu hai paura di qualcosa Kylar -


il ragazzo osservò per un instante la bionda. La luce lieve che entrava dalla finestra, sembrava far luccicare i suoi dolci occhi blu, sempre ricolmi di speranza come lo erano stati quando lui stesso stava per arrendersi. Lo aveva notato solo in quel momento, ma Hope aveva sciolto i capelli e ora, sembrava quasi più grande. Kylar si ritrovò a pensare che la preferiva con i codini ma poi si distrasse da quei pensieri.


- paura eh? Forse...o forse no. Chi può saperlo? - disse, ma ironicamente lo pensava sul serio.


Cos'era la paura? L'aveva mai provata?
Si ritrovò a chiedersi queste cose, mentre osservava i presenti in quella stanza. Erano tutti differenti tra di loro, pensavano, parlavano e agivano in maniera diversa l'uno dal altro e perfino da lui. Eppure qualcosa li accumulava e li rendeva diversi da lui.


Tutti i presenti in quella stanza avevano un passato, una famiglia, ricordi di quando erano stati bambini...sapevano con certezza chi erano...a differenza sua.
Quando sentì il tocco delicato di una mano sulla guancia, il ragazzo sembrò riscuotersi da tutti quei pensieri e domande e finì con ritrovarsi il volto di Hope vicino al suo.


- va tutto bene? Sei diventato scuro in volto...la ferita ti fa di nuovo male? - domandò la ragazza


Kylar poggiò la mano sulla sua, era più piccola, più delicata. Proprio come lo era lei. Nonostante avesse qualche anno in meno di lui, nonostante a volte potesse sembrare "grande" e molto matura per la sua età. Restava una ragazzina che aveva appena cominciato a viaggiare e vedere il mondo...forse era proprio questo che lo preoccupava. Un piccolo sorriso gli nacque spontaneo e cercò di rassicurarla sfiorandosi il fianco dove si trovava la ferita ormai quasi cicatrizzata di qualche giorno prima.


- va tutto bene. Stai tranquilla Hope. Stavo solo pensando che per Tristan non sarà facile - mentì il ragazzo
- può farcela no? Deve solo fare del suo meglio fino alla fine. Tristan è un ragazzo molto forte e si impegna tantissimo - iniziò a dire la bionda allontanandosi appena da lui con le mani dietro la schiena e un sorriso stampato sul volto.
- sono sicura che i suoi sforzi saranno premiati. E se così non fosse...gli tireremo su il morale noi - Aggiunse poi


Kylar le sorrise appena. Era quello il suo modo per dirle che concordava con lei.


- ehi ma Sophia? Non viene a fare il tifo per me? - domandò in quel momento Tristan guardandosi attorno alla ricerca della ragazza.

Karen scosse il capo facendo penzolare i piedi. Era seduta sul tavolo, ed era occupata a rigirarsi la coroncina di Hope tra le mani.


- andava a casa dai suoi e poi veniva qui. Non so perché ci stia mettendo tanto. Ma Hoppy tu indossi sempre questo genere di gioielli? - le domandò la castana
- s-si. A volte sono davvero scomodi, ma devo metterli per forza insieme a questi...vestiti -


Disse la bionda raccogliendo delicatamente un bordo del abito con le dita. Calzava delle ballerine d'argento quindi i piedi non le stavano facendo malissimo. La maledizione dei tacchi alti non si era abbattuta su di lei per poco. Aveva convinto Seyra che non era il caso indossarli se doveva recarsi in una città molto affollata. L'aveva convinta dicendole che sarebbero stati scomodi per camminare e Seyra aveva accettato di lasciarle indossare delle scarpe basse, ma non aveva voluto sentire ragione per quanto riguardava per il vestito.


- io trovo che ti doni molto! - le disse Karen sorridendo.
- ti ringrazio davvero tanto! Ma preferirei indossare abiti come i tuoi. Ti fanno sembrare una esploratrice fantastica! - le rispose Hope


Le due ragazze continuarono a chiacchierare fino a quando non fu il momento di recarsi all' arena per la battaglia.

Quando il camerino fu completamente vuoto, una figura Incappucciata ci fece capolino. Sophia si avvicinò alla lancia di Tristan, passò una mano sul manico osservando i graffi, la ruggine e le gocce di sangue che la incrostavano appena.


- mi dispiace...mi dispiace - disse prima di prendere un coltello rituale e iniziare a incidere qualcosa sul manico. Aveva le mani tremanti ma si impose di essere precisa, avrebbe fatto quello che doveva per proteggere Julian per proteggere l'unica famiglia che aveva. Di sicuro, si...Tristan avrebbe capito.

Julian e Tristan entrarono dai rispettivi angoli del arena. Il ragazzo dai capelli viola, indossava l'uniforme in modo impeccabile. i capelli erano legati in una coda bassa per facilitare i movimenti. Gli occhi gelidi scrutarono i presenti per poi fissarsi su Tristan di fronte a lui.


- sei ancora in tempo a ritirarti. Così i tuoi amichetti non ti vedranno perdere ben più che l'orgoglio - sussurrò gelido il viola


Tristan stinse con forza il manico della sua lancia e con la mano libera si grattò disinteressato il capo.


- scusami ma ci sarà solo un perdente e...non sarò io. Inoltre ho dato la mia parola e un cavaliere non tradirebbe mai una promessa -

alle parole di Tristan, Julian fece una risata di scherno. stinse il manico della propria arma una lancia con la punta nera e fece un ghigno spavaldo e arrogante.


- peccato che qui...non veda nessun cavaliere solo una bestia difettosa che si atteggia a tale e che non ha ben chiaro...il nostro livello di differenza -
Julian Arken sputò quelle frasi come fossero veleno ma Tristan si limitò a una piccola risata portando la lancia sulla spalla.


- allora fammelo vedere...fammi vedere questa differenza della quale parli tanto. Ma poi non lamentarti, se questo difettoso ti dà una sonora lezione! - disse deciso.


Marek Scale si mise in mezzo tra i due ragazzi parlando a gran voce al pubblico del arena. Tra gli spalti erano presenti sia parenti dei ragazzi, sia altri studenti e naturalmente i rispettivi Team. Garan e Kara stavano in disparte, lontani da Bellatrix e osservavano l'arena sapendo già quanto quella sfida sarebbe stata dura.
Karen, Takeshi e Gart facevano il tifo per Tristan seduti tutti insieme. Poco distante Faith osservava il ragazzo preoccupata ma anche ammirata da vederlo combattere.


Hope e Kylar erano accanto al preside e in silenzio non proferivano parole alcune, ma speravano che il loro amico riuscisse a vincere quella sfida. Akurein con la fedele Arwen e Ivanhoe erano in silenzio e attendevano l'esito dello scontro.


Poco distante in uno dei corridoi che portavano dentro l'arena, Sophia osservava. Aveva una fitta al cuore al pensiero di quello che aveva fatto...osservava i due ma sopratutto osservava Tristan. L'amico avrebbe avuto il coraggio e la forza di perdonarla dopo quello che aveva fatto? Quel pensiero le fece stringere lo stomaco e cominciò a provare terribili sensi di colpa, ma ormai era troppo tardi.


- benvenuti a tutti i presenti! Questa sarà l'ultima giornata del torneo. Due squadre sono arrivate in finale contendendosi il diritto a diventare soldati, cavalieri degni di questa importante accademia - iniziò Scale


- ormai siamo giunti alla fine. Julian Arker la Lancia Perfetta e Tristan Seido che contrariamente alle aspettative è riuscito a raggiungere la finale -


Scale fece un lieve ringhio mentre osservava un Tristan piuttosto divertito da tutta quella scarsa fiducia nei suoi confronti.


- ora questi due promettenti o...fortunati giovani si scontreranno per decretare il migliore. Che lo scontro abbia inizio! -


al suono della sirena, partì la battaglia. I due ragazzi corsero uno contro l'altro e le loro lance sfregarono colpendo l'una l'altra emanando scintille elettriche che fecero stridere l'aria intorno a loro.

Indietreggiarono entrambi poi Julian chiuse la mano a pugno e gettò verso Tristan una serie di fulmini. Con grande rapidità, il ragazzo li schivò agilmente e ne parò alcuni roteando la lancia davanti a lui.
Julian non si fece cogliere impreparato e sferrò un attacco diretto per destabilizzare i movimenti di Tristan che schivò roteando di lato. Piantò a terra la lancia e tenendosi al manico con due mani, sferrò un calcio a piedi uniti contro il petto di Julian che ne Approfitto per afferrare le gambe del ragazzo e folgorarlo al instante, sopportando come poteva il colpo subito dalla pedata dell'avversario.


Tristan si staccò e scosse la testa ansimando leggermente con qualche scarica che passava ancora tra i suoi capelli. Afferrò la lancia provando a colpire Julian, con il risultato che nuovamente le due armi cozzarono più e più volte l'una contro l'altra.
Per l'ennesima volta, i due ragazzi si allontanarono l'uno dal altro ma quando Tristan, provò a generare un fulmine, si accorse che qualcosa non andava. Con suo grande stupore le rune che avevano il compito di veicolare l'energia del mana Elementale non stavano facendo correttamente il loro lavoro.

Tristan non ebbe il tempo di ragionarci troppo, perché il minerale Vetrix del quale era composto il suo armamento, cominciò a surriscaldarsi e gli ustionò il palmo della mano costringendolo a lasciare l'arma e venendo così preso in pieno petto da un fulmine e sbalzato con una notevole forza contro la parete del arena, battendo la schiena e sputando saliva mista a sangue. Quel colpo gli aveva svuotato d'aria i polmoni e l'aveva fatto crollare in ginocchio.


Sophia strinse forte i pugni, Impotente davanti a quella scena che ella stessa aveva causato. Al contrario Julian ringhiò furente riconoscendo la manomissione e si avvicinò afferrando la lancia di Tristan che incapace di reagire, la vide spezzarsi davanti agli occhi per mano di Julian.


Una rabbia incontenibile cominciarono a farsi largo nel cuore del ragazzo. Quella non era una semplice arma, non era spazzatura...era stato l'unico regalo dei suoi genitori.


Il ragazzo artigliò la polvere e con un colpo di reni si mise in piedi caricando a testa bassa Julian per poi cominciare a riempirlo di pugni nello stomaco e sul volto.
Karen e Takeshi così come Hope erano senza parole. L'intera folla a quella dimostrazione di violenza inaspettata si ammutolì mentre Julian anch esso sorpreso dalla furia negli occhi del suo avversario, era incapace di resistere e si limitava a incassare dolorosamente i colpi.


Sophia davanti a quella scena restò pietrificata. Portò la mano stretta contro il petto e strinse gli occhi lucidi che minacciavano lacrime imminenti.
" Che cosa ho fatto? " Si chiese impossibilitata ad alzare il volto e guardare Tristan trasformatosi in quella bestia violenta.


- perché ti sorprende? È stata tua la colpa. -


a parlare con sua grande sorpresa era stata Kara. La ragazza aveva le braccia incrociate al petto e la stava guardando gelidamente. Era scesa dagli spalti dopo averla notata e adesso, la stava fronteggiando con il suo solito sguardo freddo quasi apatico.


- non so di che cosa stai parlando. Non ho fatto niente io - provò a giustificarsi Sophia a bassa voce, ma finì solo per non riuscire a reggere lo sguardo della rossa e abbassare il proprio mortificata.

- puoi ancora fermarlo. Se davvero non volevi farlo. Sei migliore di così Sophia Arken -
- che cosa ne vuoi sapere tu?! Te ne stai lì con lo sguardo vuoto a dirmi che ho sbagliato...sai almeno che cosa significa essere considerati un arma?! -
le gridò la viola che a quelle parole di Kara, non pote farne più a meno.


Tutti erano convinti che essere la "Spada Perfetta" fosse facile. Ciechi nella loro ignoranza la guardavano come se la sua vita fosse una passeggiata. Come se i pesanti e quasi diabolici allenamenti ai quali lei e il fratello si sottoponevano, non fossero nulla come se la violenza che il padre perpetrava ne loro confronti non fosse nulla.

Certo niente di tutto quello che succedeva era mai stato di dominio pubblico, Sophia non l'aveva mai reso tale. Era troppo spaventata al idea di spezzare la sua famiglia di distruggere quella falsa armonia che si vedeva da fuori e di essere abbandonata.


Stringere i denti e andare avanti essere perfetta, questo aveva sempre fatto per sopravvivere in quella famiglia che ormai, di famiglia aveva soltanto il titolo, maschera di una situazione che non aveva nulla di famigliare.


- stai accampando scuse ridicole. Tu sola non vuoi vedere il marcio della casata Arken-


le parole di Kara erano dure e inflessibili. Eppure erano veritiere. Sophia guardò verso l'arena una lacrima fugace, forse l'unica che si era mai permessa di lasciar trapelare in tutta la sua vita, le rigò la guancia.


- cosa posso fare? Se intervengo...entrambi perderanno qualcosa. Non voglio...distruggere la loro vita - sussurrò la ragazza coprendosi il volto con le mani.

Le sue spalle che al apparenza sembravano grandi adesso erano piccole e fragili, incapaci di sostenere il peso di una scelta che poteva rovinare la vita di suo fratello e il sogno di Tristan.


Kara si lasciò andare a un lungo sospiro dopodiché si avvicinò e cinse delicatamente la spalla di Sophia con il proprio braccio lasciando che ella premesse a sua volta il volto, contro il petto del amica, singhiozzando.


- non posso dirti cosa fare...ma posso dirti che essere "Difettosi" significa essere brave persone. - le disse Kara poggiando la mano libera dietro la testa di Sophia e facendole qualche lieve e parecchio impacciata carezza tra i capelli color lavanda.


- personalmente...piuttosto che vivere la vita secondo i dettami di decisioni che fanno soffrire...preferisco essere considerata un difetto del mondo e vivere come ho scelto. - Aggiunse, restando nuovamente in silenzio qualche secondo successivo.


- vivere...come ho scelto...secondo le mie scelte e decisioni? - sussurrò Sophia sollevando il capo e guardando dritta negli occhi di Kara che si limitò ad annuire.


La viola guardò nuovamente l'arena e staccandosi da Kara si passò il braccio su gli occhi per poi correre verso l'arena impugnando la spada. Con un balzo Sophia si frappose tra Tristan e Julian e puntò la spada verso il ragazzo impazzito.


- questo è tutto sbagliato! Non è questo che volevi! Tu sei un cavaliere non sei un mostro violento Seido! -

la voce di Sophia risuonò nel arena, la folla ammutolita, il vento lieve che faceva danzare i codini della ragazza mentre fronteggiava lo sguardo folle di Tristan.


- levati di mezzo Sophia! Posso farcela da solo, non ho bisogno che intervieni...non farlo -

la voce di Julian si era affievolita, il ragazzo sanguinava dal labbro e aveva un occhio pesto. Stava guardando in direzione degli spalti verso i genitori e la sua espressione era di puro terrore.

La ragazza ripose la spada e si avvicinò decisa a Tristan. Lui la superava di una spanna abbondante e lei non pote fare a meno di provare un senso di nausea quando vide il sangue di Julian sulla guancia e i vestiti di Tristan. Si impose d'ignorare la sensazione ricordando come il ragazzo fosse sempre allegro e positivo come avesse aiutato Takeshi con gli allenamenti e Karen con il suo problema.. Sophia fece cadere la spada e con uno scatto avvolse le braccia intorno alla vita del ragazzo stringendolo.

- il Tristan che conosco non fa del male vuole realizzare il suo sogno e si impegna per renderlo realtà con le sue sole forze! Questo non sei TU! - gridò rafforzando più che poteva la stretta.


A quel gesto Tristan sbarrò gli occhi. Sentiva il volto di Sophia umido e quando abbassò lo sguardo incontrando quello di lei, vide le sue guance rigate da fredde e inaspettate lacrime.

Fu come svegliarsi da un lungo sonno e lentamente Tristan prese coscienza di cosa fosse accaduto realmente.
Julian aveva spezzato la sua lancia e in quel momento pieno di rabbia e di odio, Tristan aveva infranto la promessa che aveva fatto alla sua maestra.


- mi dispiace...mi dispiace tanto -

riuscì semplicemente a sussurrare mentre le sue gambe, non riuscivano più a sostenere il peso del dolore e stancamente crollava in ginocchio stringendo la vita di Sophia che a sua volta, gli fece poggiare la testa sul petto.


- va tutto bene. Adesso è finita... - sussurrò a sua volta lei cominciando a passare le dita tra i capelli di lui cercando di calmarlo.


La folla in silenzio, tutti quanti li stavano guardando. Nessuno osava parlare per rompere quel momento nessuno meno che Julian.


- basta cosi. -


il ragazzo si alzò lentamente da terra, recuperò la sua lancia e sotto lo sguardo della platea e dei due ragazzi, scomparve oltre il corridoio d'entrata del arena.
Scale fece per dire qualcosa ma Akurein sollevò la mano e si alzò dalla sedia osservando i due ragazzi che nel frattempo, avevano sciolto l'abbraccio.


- sono successe molte cose...ammetto che non mi aspettavo un simile finale - iniziò a dire l'uomo.
- non si può dire che i ragazzi di oggi non riservino sempre qualche sorpresa! Direi che adesso dobbiamo tutti prenderci qualche ora di calma. Discuterò il da farsi con gli altri mentori. Potete andare -
***

Non le capitavano incarichi particolarmente soddisfacenti da un bel po.
Quando il "serpente" le aveva passato quell'informazione, era rimasta piacevolmente colpita e sorpresa. Si passò la mano tra i capelli osservando le persone al interno del locale.

Il suo bersaglio era seduto a un tavolo non troppo distante da lei. Scarlett, teneva una mano sulla guancia e aveva accavallato le gambe l'una su l'altra mentre osservava il ragazzo decisamente nervoso. Aveva fatto una chiamata e teneva il telefono praticamente appiccicato al orecchio. Dal tono concitato, Scarlett dedusse che il ragazzo, doveva starsi scusando con qualcuno.


Si alzò dal suo tavolo. Alla fioca luce delle lanterne di carta che spandevano ombre sui muri e sulla sua armatura di Ossidiana, la ragazza sembrava molto più giovane di quello che era in realtà. Si passò la mano tra i capelli scuri arricciando una ciocca sul dito e si avvicinò al tavolo del suo bersaglio. Gli occhi, rossi come gocce di sangue, luccicarono.

- buonasera Aseth Ornet -


ANGOLO DELLA LOCANDA

ehilà è passato un infinità di tempo dal ultimo angolo della locanda! Ma non sono morta solo in procinto di ri- trasferirmi e con poca volontà di fare le cose.
Dettagli di vita personale a parte questo è forse uno dei capitoli più lunghi che abbia mai scritto. Vi chiedo di perdonare piccoli errori di noncuranza ma non è un periodo facile e sto scrivendo più perché lo desidero che altro. Per quanto riguarda lo speciale promesso ce stato un evidente cambio di programma si farà ma su l'estate. (era anche ovvio forse)
che dire? Nonostante il tempo passato spero che apprezzerete il mio ritorno e buon estate a tutti XD
  
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