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Autore: Kuroi Tenshi    25/07/2021    3 recensioni
Una versione alternativa della storia canon, che poi prende la sua strada secondo la mia idea di come il rapporto Zutara avrebbe avuto tutti i presupposti di evolvere, ma poi non è stato 🥺
Dal cap. 3:
“Non si tratta solo di questo, vero? Non è soltanto senso del dovere. Tu vuoi fare ammenda per gli errori che hai commesso e che ha commesso la tua famiglia. In ogni modo possibile.”
Il Principe della Nazione del Fuoco chinò il capo davanti alla Dominatrice dell’Acqua.
Lei gli si avvicinò, gli posò delicata una mano sulla guancia sinistra, accarezzando lievemente la cicatrice, e scelse le parole con cura: “E’ una cosa bella e ti fa onore, Zuko. Ma lascia che ti accompagni. Permettimi di supportarti in questa tua scelta.”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Zuko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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1. RIFLESSIONI
 



Katara passeggiava nel bosco senza una meta precisa, voleva solo del tempo per sé. Erano passati cinque anni dalla sconfitta di Ozai e dall’incoronazione di Zuko. Da due giorni era ospite nella Nazione del Fuoco per via di un importante Concilio, in quanto Ambasciatrice della Tribù Meridionale dell’Acqua, era suo dovere parteciparvi. Il nuovo Signore del Fuoco occupava buona parte dei suoi pensieri, ripercorreva con la mente come avesse cambiato opinione su di lui nel corso del tempo.

La prima volta che lo aveva visto era stata al Polo Sud, a casa. Si era sentita così fragile e impotente: era l’unica Dominatrice dell’Acqua rimasta nella sua Tribù e non era in grado di contrastare quell’attacco. Aveva provato una gran rabbia nei suoi confronti, perchè le aveva sbattuto in faccia quanto fosse impotente. Fortunatamente era intervenuto Aang, che si era consegnato a lui in cambio della salvezza del suo popolo. Zuko avrebbe potuto distruggere il villaggio comunque, ma era stato accomodante e aveva accettato.
All’epoca non si era soffermata a considerare quella decisione, era troppo presa dalla scoperta che il suo nuovo amico fosse l’Avatar e dal pensiero di andare ad aiutarlo. Ma era già un segno che il ragazzo fosse diverso dai precedenti soldati della Nazione del Fuoco con cui avevano avuto a che fare. Lui non desiderava versare sangue inutilmente, se poteva ottenere ciò che voleva evitandolo.
Invece in quel frangente l’episodio era stato soltanto l’inizio di una lunga serie di attacchi e imboscate durante i quali il loro gruppo aveva fronteggiato il Principe.

Era una notte di luna piena. Anche prima di sapere che era il momento in cui il suo potere raggiungeva il culmine, le era sempre piaciuto guardare quella sfera argentata stagliarsi contro il cielo nero. A suo confronto le stelle impallidivano. Certo, al Polo Sud sembrava più vicina, da bambina era convinta che quando fosse cresciuta avrebbe potuto allungarsi e toccarla. Tese la mano in un gesto infantile, poi lentamente la riabbassò e scosse la testa con un sorriso ironico.

Ricordava quella notte in cui si stava allenando in riva al fiume per tentare di affinare la sua tecnica del Dominio dell’Acqua e aveva scoperto che i pirati li stavano inseguendo. Per sfuggire a loro era praticamente finita tra le braccia di Zuko. Lui l’aveva afferrata per i polsi, con fermezza ma senza stringere tanto da farle male, e aveva accostato il viso al suo: “Ti salverò io dai pirati”. Normalmente sarebbe stata una frase incoraggiante, ma pronunciata da lui, con quel tono perentorio, le aveva messo i brividi. Era stata la prima volta che aveva visto da vicino i lineamenti affilati del suo volto, l’occhio destro dorato e penetrante, l’ampia cicatrice che rendeva sottile il suo occhio sinistro. Nonostante la situazione, non aveva potuto evitarsi di pensare che dovesse essere stato molto doloroso.
Poi il corvino l’aveva legata ad un albero e aveva cercato di convincerla a dirgli dove si trovava Aang, dicendole che doveva catturarlo “per ripristinare il suo onore”. In cambio le aveva offerto di restituirle la collana di sua madre, che lei aveva perso alla nave metallica che faceva da prigione per la Nazione del Fuoco. Una volta capito che non avrebbe ottenuto alcuna informazione, Zuko aveva deciso di lasciarla perdere e accontentarsi di usarla come esca per attirare l’Avatar. Invece il Generale Iroh aveva pensato bene di intrattenerla con chiacchiere su chiacchiere. Tra i vari racconti, le era rimasto impresso uno in cui il nipote aveva deciso di salvare lui che era stato catturato da alcuni Dominatori della Terra invece di inseguire il suo gruppo. Cosa che avrebbe fatto chiunque, aveva pensato Katara in quel momento. Successivamente avrebbe avuto modo di conoscere la sorella e il padre del ragazzo e si sarebbe resa conto che invece quei due rappresentavano un’eccezione in quella famiglia.

Era giunta sulla spiaggia. Da lì la luna le sembrava quasi bella quanto quella che vedeva da casa. Respirò a pieni polmoni l’aria salmastra, socchiudendo gli occhi del colore dell’oceano. Lasciò che la leggera brezza le accarezzasse la pelle nuda delle braccia e le facesse ondeggiare i lunghi capelli castani, che le scendevano sciolti lungo la schiena in morbide onde.

Successivamente, lo aveva incontrato al Polo Nord, mentre Aang era nel Mondo degli Spiriti e lei avrebbe dovuto proteggere il suo corpo. Lui era piombato all'Oasi dello Spirito, e per la prima volta si erano affrontati in combattimento. Aveva avuto paura, perchè sapeva che Zuko aveva avuto modo di studiare il Dominio per tanti anni, mentre lei era quasi interamente autodidatta, salvo le più recenti lezioni impartitele dal Maestro Pakku. Ma se l'era cavata bene. L’arrivo dell’alba però aveva sottratto energia a lei per donarla a lui, e aveva segnato la sua sconfitta. Prima di perdere i sensi, aveva fatto in tempo a percepire le parole che le aveva rivolto:
“Tu sorgi con la Luna, io sorgo con il Sole”.
Tuttavia, quando poi avevano ritrovato Aang, e Zuko che lo aveva rapito, a differenza di Sokka si era sentita sollevata dalla decisione dell’Avatar di non abbandonarlo nella neve. Per quanto fosse un loro nemico, un conto era sconfiggerlo in battaglia, un altro lasciarlo perire alle intemperie. Era sempre stata una persona corretta e fiduciosa. Maledettamente fiduciosa.

Non c’era nessuno in giro in quella tiepida notte, e Katara tolse i calzari e avanzò nell’oceano. Aveva camminato a lungo, il mare non era vicino al palazzo reale, e il contatto con il suo Elemento donò immediatamente sollievo ai suoi piedi stanchi e al suo animo turbato. Le piaceva osservare come il chiaro di luna e le ombre dell’acqua creavano effimeri motivi sulla sua carnagione color zucchero caramellato.

Lo avevano poi incrociato molto dopo al villaggio abbandonato. Durante lo scontro con Azula, sia Zuko che Iroh avevano combattuto al loro fianco. Del resto, se l’onore del ragazzo dipendeva dalla cattura dell’Avatar, era ovvio che non fosse disposto a lasciare che fosse la sorella a compiere l’impresa.
L’attacco della Principessa all’anziano zio come diversivo per la fuga però era stato inaspettato per tutti, e Katara aveva visto il terrore e la disperazione negli occhi di Zuko mentre lo soccorreva. Era davvero molto legato all’uomo. Si era offerta di aiutarlo con i suoi poteri curativi, ma malgrado avessero appena lottato fianco a fianco, l'orgoglio e probabilmente la diffidenza gli avevano impedito di accettare. O forse era solo talmente sconvolto da non ragionare lucidamente.
Durante il viaggio nel deserto e il loro soggiorno a Ba Sing Se non lo aveva più visto. Non era neanche sicura che il Generale Iroh fosse sopravvissuto. Era stato uno shock per lei, poco dopo la partenza di Aang, Sokka e Appa, trovarseli davanti in una comunissima sala da tè della capitale del Regno della Terra, intenti a servire i clienti! Ma se non li avesse visti, non si sarebbe precipitata al palazzo e non avrebbe scoperto Azula, Mai e Ty Lee travestite da guerriere Kyoshi… E se Aang non avesse avuto la visione in cui lei era stata catturata da loro, non sarebbe tornato in città per aiutarli…
 
Per allontanare quei pensieri negativi e schiarirsi la mente, prese a passeggiare lungo il bagnasciuga. La sensazione delle onde che si infrangevano dolcemente contro i suoi piedi era sempre meravigliosa, e il canto del vento sul mare e tra le fronde degli alberi del bosco la rasserenava. Era molto tardi, ma era certa che se anche fosse tornata nella lussuosa stanza che il sovrano le aveva fatto preparare per il suo soggiorno non sarebbe riuscita a prendere sonno.

Era stata una sorpresa trovarsi davanti Zuko come prigioniero nelle gallerie di cristallo, ma vederlo così giù l’aveva fatta innervosire. Lui non era la vittima, lui era il cacciatore, li aveva inseguiti per tutto il mondo e attaccati in continuazione! Gli aveva riversato contro tutto il suo risentimento, aggiungendo:
“Tu non hai idea di cosa questa guerra abbia fatto a me personalmente! La Nazione del Fuoco mi ha tolto mia madre per sempre!”
Ma mai si sarebbe aspettata quella risposta pacata velata di tristezza.
“Mi dispiace. Questa è una cosa che ci accomuna.”
Possibile che proprio lui, tra tutti, la capisse…? Sensibile come era, si era scusata per l’eccesso di rabbia, e impulsivamente gli aveva confidato di avere sempre visto il suo volto quando pensava al nemico. A giudicare dalla sua espressione mesta, doveva averlo messo a disagio, anche se sostenne di esserci abituato. La confessione che seguì la lasciò senza parole:
“Il segno del Principe bandito, condannato ad inseguire per sempre l’Avatar. Ma ultimamente, ho capito che sono libero di decidere da solo il mio destino, anche se non sarò mai libero dal mio segno.”
Aveva distolto lo sguardo, pentita delle parole dure che gli aveva appena rivolto: dopotutto, nessuno nasce cattivo, lo si diventa… Spesso in seguito a qualcosa che ci viene fatto. Gli aveva proposto di tentare di curargli la cicatrice con l’acqua dell’Oasi dello Spirito del Polo Nord, e lui, anche se titubante, aveva chiuso gli occhi, esponendosi a lei per permetterle di compiere la sua magia. Fu strano vederlo abbassare la guardia a quel modo, rimanendo inerme alla sua mercé. Per un momento lo trovò bello, e gli sfiorò con delicatezza la cicatrice, scostandogli appena un ciuffo di capelli dalla fronte, e percependo la pelle marchiata dal fuoco, calda sotto le sue dita fresche. Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa furono interrotti dall’irruzione di Aang e Iroh, e successivamente Zuko aveva scelto di combattere al fianco della sorella contro di loro.


Il ricordo di quell’ulteriore cambio di bandiera e di quello scontro le rodeva ancora. Se avesse usato l’acqua miracolosa su di lui, non avrebbe potuto salvare Aang dal colpo mortale che gli aveva inferto Azula. Però… Forse, se avesse fatto in tempo a curarlo, lui avrebbe capito che poteva davvero fidarsi di lei, e si sarebbe schierato dalla loro parte già da allora…

Lo rivide solo molto tempo dopo, quando il suo gruppo si era rifugiato al Tempio Occidentale dell’Aria. Come poteva credere che si fosse redento sul serio, dopo gli avvenimenti di Ba Sing Se? Certo, il fatto che Appa sembrasse trovarlo simpatico lasciava tutti perplessi, ma aveva già fatto la figura della sciocca a credergli nelle gallerie di cristallo, e non era disposta a lasciare che ricapitasse, magari mettendo in pericolo qualcuno.
Neanche la rivelazione che fosse lui lo Spirito Blu e avesse liberato Aang dal generale Zhao mesi prima bastò a convincerla, e nemmeno l’aiuto che dette loro nello sconfiggere il sicario, peraltro assoldato da lui stesso. Il suo discorso sul destino, sul salvare il mondo e sul ferire involontariamente le persone aveva avuto effetto su Aang perché gli aveva ricordato quella volta in cui l’aveva bruciata per errore, ma non su di lei.

All’epoca, dopo che gli altri avevano deciso di farlo restare, presentarsi alla sua porta per minacciarlo di morte in caso avesse compiuto anche un solo passo falso le era sembrata la cosa più giusta da fare, per mettere in chiaro il suo punto di vista e scoraggiarlo dal tramare qualcosa. Ora il ricordo delle frasi cariche di rancore che gli aveva rivolto era doloroso. Anche Zuko ne aveva passate tante, come tutti loro. Si immerse nell’acqua fino alle ginocchia, e cominciò con grazia a muovere braccia e mani, esercitando il suo Dominio, creando forme liquide armoniose che volteggiavano in sintonia col sospiro della risacca.

Nei giorni seguenti non perse occasione per lanciargli frecciatine velenose, specialmente per il fatto che il suo Dominio si era indebolito. Quando se ne andò con Aang per ripristinarlo, stette in pensiero, ma sapeva che l’Avatar era in grado di difendersi. Invece nei giorni in cui era sparito con Sokka senza dare notizie si era preoccupata. Temeva potesse essere capitato qualcosa di brutto, o che Zuko avesse architettato qualcosa ai danni di suo fratello. Era stata una sorpresa vederli tornare con il loro padre. Mentre riabbracciava Hakoda, scrutò con la coda dell’occhio il corvino, e vide che osservava quella riunione familiare con un velo di malinconia sul volto sfigurato.
Pochi giorni dopo, furono svegliati dall’attacco di Azula. Katara era ancora assonnata, e non si rese conto di essere in pericolo finché non sentì gridare: “Attenta!”. Nello stesso istante due forti braccia le circondarono saldamente la vita. Si sentì trascinare di schiena sopra un torace bollente e poi riversare a terra, lontano dalle pietre che rovinarono al suolo esattamente dove poco prima c’era lei. Fu una frazione di secondo, ma percepì un petto tonico infondere calore contro le sue spalle, anche se si allontanò subito da lei. Poi realizzò cosa fosse successo. Le aveva salvato la vita. Zuko. A disagio per essere stata colta impreparata e per l’inaspettata ma soprattutto eccessiva vicinanza, sbottò:
“Che stai facendo?”
“Evito che le rocce ti schiaccino!” rispose lui, sottolineando l'ovvio.

“D’accordo, non mi hanno schiacciata, quindi adesso puoi pure lasciarmi!” ribattè, e lo scansò malamente. Poco dopo il ragazzo corse incontro alle aeronavi della Nazione del Fuoco per affrontare la sorella, mentre loro organizzavano la fuga. Stavano appunto scappando in volo su Appa, quando lo vide precipitare: malgrado il suo scetticismo, istintivamente gli aveva teso la mano per afferrare la sua e trarlo a bordo.
Quella sera, quando suo fratello propose un brindisi proprio a Zuko, si alzò indignata e si allontanò dal fuoco per sbollire, ma lui la seguì. Cercò di ignorarlo, ma invano, perché le chiese: “Non riesco a capirti! Sembra che tutti gli altri si fidino di me adesso, perché tu no?” Sul serio?
“Oh, tutti si fidano di te adesso? Io sono stata la prima a fidarmi di te! Non so se te lo ricordi, eravamo a Ba Sing Se, e tu mi hai voltato le spalle e mi hai tradito. Hai tradito tutti noi!” aveva urlato. Non alzava quasi mai la voce, ma tutta quella situazione l'aveva resa fin troppo irritabile.
“Che cosa posso fare per convincerti?” aveva domandato ancora, esasperato.
“Vuoi saperlo davvero?" sbuffò, "Magari potresti riconquistare Ba Sing Se in nome del Re della Terra! Oh, sì, lo so, potresti restituirmi mia madre!”
E se ne andò lasciandolo solo alla riva. Credette di sentirgli mormorare: "Se potessi..."


Provava vergogna per come si era comportata. A guardarsi indietro, aveva realizzato che aveva sfogato su di lui tutta la sua rabbia e la sua frustrazione. E lui gliel’aveva permesso. Aveva dato modo ai suoi sentimenti di esplodere, accogliendoli su di sé, anche se chiaramente non aveva avuto nulla a che fare con la scomparsa di Kya. Si concentrò di più nei movimenti che compiva, spostando quantità sempre maggiori di acqua, con gli occhi chiusi e la fronte corrugata. Se prima i suoi gesti erano fluidi e aggraziati, ora erano feroci e lasciavano trasparire l’inquietudine del suo animo.

Il mattino seguente Zuko la aspettava fuori dalla sua tenda. La proposta di accompagnarla a cercare l’assassino di sua madre la lasciò spiazzata. Ma le diede forza. Aveva qualcosa da fare. Un modo per sfogare la sua ira malrepressa. Al diavolo le belle prediche da monaci di Aang sulla vendetta e il perdono. Lei non voleva perdonare.
Non parlò molto durante il volo su Appa, ma ad un certo punto gli raccontò come erano andate le cose quel terribile giorno. In fondo, stava cercando di aiutarla, le sembrò giusto condividere con lui quella parte del suo passato con cui si apprestava a fare i conti.
Nella cabina del Comandante dei Predatori Meridionali, Katara scorse un barlume di timore nello sguardo del ragazzo, quando la vide praticare il Dominio del Sangue sul malcapitato, che alla fine si rivelò essere l’uomo sbagliato.
Infine trovò il vero assassino, un uomo ormai anziano di nome Yon Rha, e seppe che sua madre si era sacrificata al suo posto, gli aveva detto di essere lei l’ultima Dominatrice dell’Acqua della Tribù per proteggerla. Avrebbe potuto vendicarla, ma sapeva che Kya non sarebbe stata felice se la figlia fosse diventata a sua volta un’assassina solo per un inutile desiderio di vendetta. Uccidere quel patetico vecchio non le avrebbe riportato indietro sua madre.
Tornarono all’accampamento in silenzio, e di questo gli fu riconoscente. Atterrati, Katara si ritirò al molo per elaborare l’accaduto, e Aang e Zuko la raggiunsero. Aang era contento di quello che lei non aveva fatto. Lei era contenta di quello che non aveva fatto Zuko. Non l’aveva biasimata per il suo rancore e non le aveva dato consigli non richiesti, nonostante lei stessa, col senno di poi, riconoscesse di essere stata precipitosa, e non le aveva fatto domande su quel potere spaventoso che aveva esercitato. Senza una parola fuori posto, si era dato davvero molto da fare per aiutarla, aveva trovato le informazioni sui Predatori Meridionali alla torre di controllo, poi aveva costretto il Comandante in carica a rivelare chi poteva essere l’uomo che cercavano, e infine aveva bloccato Yon Rha col suo fuoco. Forse davvero era quello che più di tutti riusciva a comprendere come si sentisse.
“Ne ha bisogno”, aveva detto. Ed era stato davvero così.
I discorsi di Aang alla fine erano stati utili, ma il rispetto e lo spazio accordatile dal Principe… L’avevano fatta sentire libera dai giudizi e padrona delle sue scelte. Era sempre vista come un punto di riferimento all’interno del gruppo, e alla lunga quella responsabilità pesava. Invece nel perseguire il suo obiettivo si era sentita leggera. Sapeva di aver preso la decisione più giusta risparmiando la vita di quell'uomo, anche se non lo avrebbe mai perdonato.
“Ma sono pronta a perdonare te.” disse a Zuko, con un accenno di sorriso. Gli diede un rapido abbraccio di ringraziamento e riconciliazione. Lo sentì irrigidirsi a quel contatto inaspettato, a quel gesto che segnava la fine dell’astio di Katara nei suoi confronti, prima di ricambiare la stretta esitante, con delicatezza. Aveva un buon profumo, quasi di selvatico, con un accenno di tè e un leggero sentore di fumo, probabilmente dovuto all’esercizio del Dominio.


Di colpo, abbandonò le braccia lungo i fianchi e lasciò cadere tutta l’acqua che aveva mobilitato. Le onde ripresero ad accarezzarle lievi le gambe, e tornò a dirigere lo sguardo alla luna, che sembrava ricambiare, immobile e silente. Poi lo volse sul mare. Ad un tratto, un leggero fruscio sulla sabbia alle sue spalle le suggerì che non era più sola.
  
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