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Autore: Lamy_    28/07/2021    0 recensioni
In un mondo devastato dai Vaganti, dal virus e anche dagli umani superstiti, si è accesa una luce di speranza: esiste una cura.
Astrid e Daryl si recano ad Atlanta per verificare gli indizi disseminati da una fonte sconosciuta in un misterioso diario.
La città, però, è un covo di morti viventi e di persone vendicative.
Durante i sopralluoghi vengono a galla informazioni cruciali: chi è Frankenstein? Chi ha scritto il diario? Dov’è il resto della formula per produrre la cura?
A complicare la situazione è il ritorno di Logan e Iris, questo causa forti tensioni nel gruppo.
E mentre i sopravvissuti combattono una guerra all’ultimo sangue, Astrid dovrà cercare di capire i sentimenti che prova per Daryl e dovrà fare i conti con gli oscuri segreti della sua famiglia perché chiunque può tradire chiunque.
E come scrisse Vegezio: “Securum iter agitur quod agendum hostes minime suspicantur”
(trad. “La via più sicura da percorrere è quella che i nemici non sospettano nemmeno che la percorrerai”)
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8. I NOSTRI PECCATI

Il giorno dopo
Yana stava dormendo quando udì dei forti colpi provenire dal primo piano. Si alzò di scatto e trovò Clara che dormiva col peluche. Hunter russava come al solito. La camera di Astrid era vuota, il letto era intonso e le sue scarpe mancavano. Scese di corsa di sotto col timore che fosse successo qualcosa ad Astrid.
“Yana, stai indietro.” Le ordinò Remy.
Alla porta c’erano Daryl e Aaron, entrambi armati e anche piuttosto arrabbiati.
“Dobbiamo interrogare Iris per volere del Consiglio.” Disse Aaron.
Iris guardò prima i due uomini e poi Remy, ma sua moglie non ricambiò lo sguardo.
“Perché? Io sono innocente. Non ho fatto niente!”
“Lo deciderà il Consiglio se sei innocente. Forza, andiamo.” Insistette Aaron.
“Remy, dì qualcosa! questa è una ingiustizia!” gridò Iris.
Remy rimase impassibile. Alzò gli occhi sulla moglie e fece spallucce.
“Perché ti agiti tanto? Se non hai fatto niente non hai nulla da temere.”
“Remy…” mormorò Yana, scioccata.
“Ti portiamo via con le buone o con le cattive?” la minacciò Daryl.
Iris stava piangendo in silenzio, eppure a Remy non sembrava importare.
“D’accordo.”
Daryl agguantò Iris per il gomito e la scortò fuori di casa. Prima di allontanarsi, si voltò e scambiò un cenno della testa con Remy. Quando la porta si chiuse, Yana si mise le mani fra i lunghi capelli neri.
“Che diamine fai, Remy? Portano via tua moglie come fosse una criminale e tu non batti ciglio!”
Remy si girò con la carrozzina e fece di nuovo spallucce, però nel suo guardo c’era una tristezza amara.
“Ho fame. Cosa vuoi per colazione?”
Yana emise un gridolino e tornò di sopra in fretta. Non avrebbe passato un altro minuto di più a sopportare quella ingiustizia.
“Hunter! Hun, svegliati!”
Il ragazzo mugugnò e nascose la testa rasata sotto al cuscino; era troppo presto per lui.
“Hunter, dai!”
Yana salì sul letto e lo scrollò tanto forte da farlo uscire allo scoperto. Hunter le bloccò le mani e sorrise ad occhi chiusi.
“Basta, basta. Che vuoi?”
“Hanno arrestato Iris. Vogliono interrogarla.”
Adesso Hunter si svegliò del tutto. Si mise seduto e si ritrovò ad un palmo da Yana che era in ginocchio sul materasso. Una setosa ciocca nera le ricadeva sul viso e lui dovette reprimere l’impulso di spostarla.
“Yana, le cose sono complicate negli ultimi tempi. Non mi sorprende che Iris sia stata arrestata.”
“In che senso?”
“Logan e Iris sono diversi. Astrid ha cacciato Logan di casa perché lui sta dando di matto. E poi c’è una cosa strana che mi è capitata due giorni fa…”
Yana inclinò la testa e strinse le coperte con le dita, sapeva che stava per ricevere una brutta notizia.
“Cosa?”
“Ho visto Iris che di notte usciva per andare alla torre del ripetitore.”
“Voleva comunicare con qualcuno.” Rifletté Yana.
“Esatto. Ma se tutta la sua famiglia è qui, allora con chi doveva comunicare? E’ strano.”
“Hun, dobbiamo dirlo a Daryl. E’ una cosa troppo grande per tenerla segreta.”
 
Daryl si muoveva come un animale selvaggio. Carol lo osservava dalla cucina mentre sorseggiava una tazza di tè. L’amico era nervoso ed era preoccupato da quando Astrid aveva lasciato la città. Né lei né Negan si erano fatti sentire via radio. Tutto quel silenzio lo stava uccidendo.
“Buongiorno, brontolone.”
Daryl fece un cenno della testa senza smettere di contare le frecce. La sua balestra si era inceppata perché una punta di freccia era stata intaccata. Quei lavori manuali riuscivano a calmarlo un poco.
“Gabriel mi ha chiesto di interrogare Logan.”
“Te la senti? Suppongo che tu voglia strozzarlo.” Disse Carol.
“C’è qualcosa che non va. Ci sfugge qualche dettaglio importante. Devo farlo parlare anche a costo di fargli scoppiare un polmone.”
“Vacci piano. Astrid tiene ancora a Logan.”
Daryl emise un verso disgustato. Pensare ad Astrid lo faceva innervosire ancora di più.
“Astrid dovrebbe già essere tornata. Sono ventiquattro ore che è lì fuori.”
“C’è Negan con lei.” Precisò Carol.
“Da quando ci fidiamo di Negan?”
“Da quando Logan e Iris sembrano più loschi di lui.”
Daryl ghignò, almeno c’era la sua migliore amica a mantenere alto il morale.
“Secondo te Astrid mi perdonerà?”
Carol si sedette accanto a lui sul dondolo, il tè che fumava emanando una dolce fragranza di limone.
“Certo che ti perdonerà. Devi solo essere sincero con lei su quello che provi.”
“Non sono bravo con queste cose.” Disse Daryl.
“Per lei dovresti fare uno sforzo. Se ci tieni davvero non sarà difficile.”
 
Logan sobbalzò quando la porta della cella si aprì. Scattò in piedi e si avvicinò alle sbarre. Daryl e Gabriel richiusero a chiave la stanza e accesero la luce. Daryl stringeva in mano un coltello.
“Avete intenzione di uccidermi?”
“Se parli e ci dici tutto, forse ti lasceremo in vita.” disse Daryl.
“Non c’è bisogno di essere crudeli. Devi solo dire la verità.” Disse Gabriel.
Logan sospirò e si appoggiò alle sbarre con la fronte. I suoi occhi verdi erano scuri, tendevano al color petrolio per via della stanchezza.
“Sappiate solo che non era mia intenzione ferire Astrid.”
“Parla.” Lo intimò Daryl.
“E’ iniziato tutto quel giorno al centro commerciale. Io e gli altri della Guardia siamo andati là per fare provviste come capitava ogni settimana. Ryan e Astrid sono rimasti al primo piano per cercare i medicinali. Io, Iris ed Ella siamo saliti per prendere vestiti, coperte e altro. Ad un certo punto dal magazzino è venuta fuori un’orda di vaganti ed è scoppiato il caos. Abbiamo ucciso i vaganti e siamo scappati, ma Astrid e gli altri erano già andati via. Abbiamo aspettato un paio di ore nella speranza che tornassero a prenderci. Poco dopo sono arrivate delle persone a bordo di un furgone e ci hanno presi.”
 
Tre anni prima
Logan aveva paura. Sentiva gli occhi bruciare perché le lacrime volevano uscire, ma si obbligò a non piangere. Lui, Iris ed Ella erano stati caricati su un furgoncino nero da una decina di persone. L’interno del vano era buio e puzzolente, c’era odore di sangue putrefatto e sudore.
“Moriremo? Queste persone ci uccideranno?” sussurrò Iris.
“Sta tranquilla. Facciamo come ci dicono e cerchiamo di sopravvivere.” Rispose Ella.
Ella, la madre di Remy e Astrid, era una donna sveglia e pragmatica. Malgrado tutto, Logan era sollevato di trovarsi in quella brutta situazione con lei.
Dopo un tempo che parve infinito smisero di muoversi. Le porte del furgoncino si spalancarono e loro tre furono gettati per terra.
“Benvenuti ad Austell.” Disse un uomo ridendo.
“Che cosa volete da noi?” domandò Ella.
La folla di persone che si era riunita attorno a loro si diradò per far passare un uomo alto e snello, capelli bianchi legati in un codino e un sorriso meschino.
“Dottor Stein!” esclamò Iris, sbigottita.
“Salve, mia cara. Sono felice che ti ricordi di me. Sono un uomo che lascia il segno, eh.”
“Conosci questo tipo?” chiese Logan.
“Lui è Frank Stein, capo del settore ricerche del Centro Controllo Malattie.” Spiegò Iris.
“E sono anche il vostro salvatore. Austell è un vero paradiso!” disse Frank.
Logan fu attraversato da un brivido viscido. Il modo in cui Frank camminava, come parlava e come sorrideva erano per lui validi mezzi per conoscerlo. Essere uno psicologo aveva i suoi vantaggi.
“Che cosa ci facciamo qui? Dobbiamo essere utili se vi siete presi la briga di salvarci dai vaganti.”
Frank sorrise e annuì, tutto in lui era misurato e ostentava sicurezza.
“Siete qui perché stiamo lavorando ad una cura. Iris era la genetista migliore del Centro, anche più brava di Jenner. Ci serve lei per produrre la cura.”
“Ma avete rapito anche me e il ragazzo.” Gli fece notare Ella.
“Rapire non è il verbo che userei. Piuttosto vi stiamo offrendo una possibilità. Se resterete con noi potrete contribuire a salvare l’umanità.”
“Mia moglie è una biochimica strabiliante. Lei può aiutarci!” disse Iris.
Frank le diede una pacca amichevole sulla spalla, sebbene il suo sorriso ora fosse più forzato.
“Conosco Remy Williams e le nostre opinioni divergono. Non è la persona adatta per questo compito.”
Logan capì che Remy era troppo imprevedibile per Frank. Lei non si sarebbe mai piegata senza fare domande, avrebbe fatto di testa sua e questo non era compreso nei piani del dottor Stein.
“Ti serve qualcuno che esegua i tuoi ordini.” Disse Logan.
“Mi serve qualcuno disposto a tutto.” Replicò Frank.
 
“… quello fu l’inizio della fine per noi. Austell ha un laboratorio e Iris è stata confinata là insieme al team di Frank. Io ed Ella siamo stati gettati in prigione, sorvegliati notte e giorno dalle guardie e con pochissimo cibo a disposizione.”
“Frank è riuscito a manipolare Iris?” volle sapere Daryl.
Logan si buttò sulla brandina della cella, si mise le mani fra i ricci sporchi e sospirò.
“Lei credeva nella causa. Era convinta che Frank avesse ragione, che solo loro potevano trovare la cura. Le hanno fatto il lavaggio del cervello. Remy non è stata presa perché non potevano controllarla. Iris è più facile da manipolare.”
“Tu ed Ella che facevate? Stavate solo in prigione?” continuò Daryl.
“La situazione è precipitata ad un certo punto. Io ho fatto… ho dovuto fare delle cose di cui non vado fiero.”
 
Due anni prima
Logan non ne poteva più di quella puzza che infestava la prigione. Ogni settimana Frank ordinava l’arresto di qualcuno. Chiunque si opponeva a lui veniva gettato in cella e dimenticato. Alcuni erano morti di freddo e di fame, altri invece erano morti letteralmente di paura.
“Logan, dobbiamo trovare una via di fuga. Non possiamo restare.” Bisbigliò Ella.
Somigliava a Remy per via dei capelli color cioccolato e in naso all’insù, ma il suo carattere forte era uguale a quello di Astrid. Quanto gli mancava Astrid!
“Non c’è via di scampo. Austell è controllata dagli uomini di Frank, la prigione è sorvegliata e noi siamo troppo deboli per combattere.”
“Oppure una via c’è, benché sia sgradevole.” Esordì la voce di Frank.
Era sbucato dal nulla con la sua solita aria altezzosa e il sorriso finto. Logan credeva che ci fossero delle telecamere in prigione.
“Quale sarebbe?”
“Io e Iris stiamo avviando la fase di sperimentazione. Abbiamo creato un siero e dobbiamo testarlo. Ci servono dei volontari.”
“Ti servono delle cavie.” Lo corresse Ella.
Frank la liquidò con un gesto della mano, a lui non importava la parte sentimentale della faccenda.
“Ho una proposta per voi: sarete liberi, potrete abitare in un appartamento in città e avrete gli stessi comfort degli altri abitanti. In cambio voi dovete portarmi delle cavie. Sapete, le cavie tendono a morire troppo presto e l’esperimento fallisce subito.”
“Assolutamente no! Non saremo parte del tuo folle piano!” obiettò Ella.
Logan, però, ci stava riflettendo sul serio. Era stufo di quella prigione, del cibo avariato e del sudiciume della pelle. Voleva un letto comodo, un bagno pulito e voleva mangiare.
“Accetto.”
“No! Logan, non farlo! E’ una pazzia!” strillò Ella.
Frank sorrise e aprì la cella con la chiave appesa al collo. Allungò la mano e aiutò il ragazzo a mettersi in piedi.
“Abbiamo un vincitore. Logan, adesso sei un cittadino effettivo di Austell.”
 
“… io e altre due persone uscivano ogni giorno e cercavamo persone da poter usare come cavie. Quando gli esperimenti fallivano, seppellivamo i cadaveri in un campo di grano fuori città. Per due anni questa è stata la mia vita: davo la caccia alle persone e poi le seppellivo.”
Gabriel si portò una mano sulla croce di legno che portava in tasca, un promemoria per non abbandonare la fede.
“Ella come è morta?”
Logan scoppiò a piangere. Si era rannicchiato in posizione fetale sulla brandina, tremava come in preda alle convulsioni.
“Ella. Parlaci di lei.” Tuonò Daryl.
“Astrid mi odierà a vita per questo.”
Due anni prima
“Giuro che burro e marmellata di mele insieme sono una delizia.” Stava dicendo Trevor.
Logan e Trevor erano appena tornati ad Austell dopo aver sotterrato due cadaveri. Ormai era diventata una abitudine e loro riuscivano anche a scherzare mentre scavavano le fosse.
“Io non credo proprio. La marmellata di mele è orribile.” Disse Logan.
Entrarono in sala mensa e si misero in coda per ricevere il vassoio per il pranzo. La grande chiesa della città era stata trasformata in cucina e mensa, e tutti mangiavano in comunione.
“Ehi, Logan! Ti ho preso il posto!” lo richiamò Iris.
Ritirò il pranzo e andò a sedersi al tavolo degli scienziati. Lui e Iris pranzavano e cenavano insieme mentre chiacchieravano di tutto.
“Avete fatto progressi?” domandò Logan.
“Diciamo di sì. Secondo Frank manca la formula principale per produrre la cura.”
“E dove si trova questa formula?” chiese Trevor con la bocca piena.
“Frank dice che qualcuno l’ha nascosta. Cerca la formula da anni e crede di sapere dove si trova.”
Logan lesse una reticenza nello sguardo dell’amica, la conosceva troppo bene per darvi peso.
“Avanti, Iris, sputa il rospo.”
“Frank crede che la formula principale si trovi fra le carte che ho preso dal Centro prima di lasciare Atlante.”
“La formula si trova alla Guardia?”
“Sì. Forse fa parte di Dorothy.” Mormorò Iris.
Una misera speranza si accese nel cuore di Logan. Poteva rivedere Astrid, abbracciarla e confessarle il suo amore.
“Possiamo andare noi alla Guardia. Remy ci darà la formula senza pensarci due volte.”
“Astrid e Remy non ci daranno quella formula. Non dopo quanto è successo.”
“Che intendi? Che cosa è successo?”
Iris si morse le labbra e poi indicò la piazza cittadina fuori dalla chiesa.
“Frank ha voluto dare un esempio a coloro che si ribellano.”
Logan andò fuori col cuore che gli schizzava in gola. Un brutto presentimento gli divorava le viscere.
E poi vide una scena che non avrebbe mai più dimenticato.
 
“… in piazza c’era il cadavere dilaniato di Ella. Le avevano staccato la testa e l’avevano usata come bersaglio per le freccette. E’ morta perché si è ribellata. E’ morta perché io non l’ho difesa.”
Daryl chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Avrebbe voluto ammazzare Logan di botte. Avrebbe voluto vendicare Ella. Avrebbe voluto alleviare il dolore di Astrid.
“Dovevi morire tu.”
Logan piangeva ancora. Aveva anche vomitato un poco di colazione durante il racconto.
“Non mi perdonerò mai per quello che è successo.”
“Mi assicurerò che neanche Astrid ti perdoni.” Disse Daryl.
Gabriel si mise in mezzo perché quella discussione non finisse nella direzione sbagliata.
“Tu e Iris siete davvero scappati da Austell?”
“No. Frank ha cercato la formula ma non ha avuto risultati. Un giorno ha incaricato me e Iris di trovare Remy e di recuperare la formula. Per tutto il tempo abbiamo conosciuto la posizione e i movimenti di Remy e Astrid grazie a James e Caroline.”
“Siete stati voi ad attaccarci al Regno qualche mese fa?” indagò Daryl.
“Sì. Frank ha mandato i suoi uomini per catturare Remy, ma ha fallito e ha pensato di usare me e Iris.”
“Ad Alexandria ci sono altri vostri infiltrati?” proseguì Gabriel.
“No. Ci siamo solo io e Iris.”
“Perché avevi tu la collana di Astrid?”
Logan abbozzò un sorriso, ricordava ancora la gioia di Astrid quando la madre gliela aveva donata.
“Perché vi teniamo sotto d’occhio da tempo. Quando tu e Astrid siete andati al canale, io ero dietro di voi. Ho trovato la collana quando ve ne siete andati.”
Daryl si avvicinò alla cella e si abbassò all’altezza di Logan per guardarlo in faccia.
“Se stai mentendo e succede qualcosa, sappi che per te finirà molto male.”
Logan strisciò fino alle sbarre, avvolse le dita intorno al metallo e premette la faccia contro.
“Frank sta arrivando. Lui vuole Remy e vuole la formula. Preparatevi al peggio.”
Nella stanza irruppe Yana con un impeto che fece sussultare Gabriel. La ragazza pareva sconvolta, indossava la maglietta al rovescio e non si era pettinata i capelli.
“Daryl, devo dirti una cosa. E’ urgente.”
Daryl seguì Yana fuori dallo scantinato che usavano come cella e chiuse la porta.
“Cosa è urgente?”
“Hunter ha visto Iris alla torre del ripetitore due notti fa. Non sappiamo perché fosse lì ma ci sembrava importante.”
Daryl le mise una mano sulla spalla e fece una lieve pressione a mo’ di carezza.
“Avete fatto bene. Siete stati bravi. Avete notato qualcos’altro di strano?”
“No, mi dispiace.”
“Non dispiacerti. Avete fatto la cosa giusta. Ora torna da Hunter e Clara e restate in casa. La situazione potrebbe farsi pericolosa nelle prossime ore.”
Yana lo abbracciò di slancio, il suo odore speziato avvolse Daryl con immenso carole. Yana aveva fatto breccia nel cuore freddo di Lydia e questo per l’arciere significava molto.
“Grazie, Daryl.”
“Vai a casa, su.”
Dopo che Yana sparì oltre la soglia di casa, Daryl tornò dentro con più timori di prima. Gabriel gli lanciò uno sguardo cupo.
“Ho sentito tutto. Quanto dobbiamo preoccuparci?”
“Iris usa la radio del ripetitore per comunicare con Austell. Logan ha ragione quando dice che Frank sta arrivando.”
“Come possiamo difenderci?”
Daryl avvertì la paura che gli serrava lo stomaco. Pensò ad Astrid che non era ancora rientrata, poteva essere viva o ferita. Poteva essere addirittura morta. Il pensiero di perderla era come una ferita che bruciava.
“Carol, Aaron e Jerry devono raccogliere tutte le armi che abbiamo a disposizione.”
“E tu che farai?”
“Io vado a fare quattro chiacchiere con Iris.”
“Non possiamo perdere altro tempo.” Disse Gabriel.
“Tra un’ora attiva il protocollo di emergenza.”
 
Astrid non capiva cosa stesse succedendo. Era appena scesa dall’auto dopo aver guidato tutta la notte per tornare ad Alexandria. Negan dall’altra parte della macchina si stava stiracchiando la schiena.
“Ehi, Astrid!” la salutò Nadia.
Astrid trasalì per lo spavento, non l’aveva vista avvicinarsi. Nadia era un tipo silenzioso, non sapevi mai dove trovarla ma compariva sempre al momento giusto.
“Sembrano tutti agitati. E’ una mia impressione?”
“Gabriel ha detto a tutti di chiudersi in casa e ti tenersi lontani dalle finestre.”
Negan e Astrid si scambiarono un’occhiata eloquente: era uno stato di allerta.
“Anche mia sorella è tornata a casa?”
“Non ne ho idea. So solo che abbiamo un’ora di tempo per rincasare.” Disse Nadia.
“D’accordo. Grazie mille.” Disse Astrid.
Nadia sorrise e andò in direzione della sua villetta a passo svelto. Tutti scorrazzavano di qua e di là nel panico totale. Sembrava di rivivere la notte in cui Atlanta era stata bombardata.
“Astrid!”
Carol la stritolò in un abbraccio. Astrid si abbandonò alle braccia dell’amica dopo una notte insonne e faticosa.
“Io e Negan abbiamo portato una vera chicca. Dove sono gli altri?”
“Venite con me. Daryl vi spiegherà tutto.”
 
Remy fissava una crepa nella parete come se fosse di chissà quale interesse. Accanto a lei c’era Astrid che ascoltava il resoconto di Daryl. La sorella minore aveva lo sguardo impassibile, ascoltava e annuiva.
“Perciò abbiamo avviato il protocollo di emergenza.” Concluse Daryl.
Aveva riferito più o meno tutto, aveva tralasciato solo la parte sulla morte orribile di Ella. Non voleva che Remy e Astrid soffrissero più del dovuto.
“Fino ad ora non ho mai trovato la formula per la cura.” Disse Remy.
“Ma Frank Stein è sicuro di trovarla nelle carte di Dorothy.” Disse Daryl.
Astrid tirò fuori dalla tasca la pen drive e la depose sul lungo tavolo della sala del Consiglio.
“Qualcuno ha lasciato questa pen drive sul cofano della Gip mentre io e Negan perlustravamo la White House di Atlanta.”
Carol osservò l’oggetto con scetticismo, sembravano passati secoli dall’ultima volta che ne aveva visto uno.
“Tu credi che la formula sia lì dentro?”
“L’ipotesi è da prendere in considerazione.” Disse Negan.
“Comunque non abbiamo un computer in grado di leggerla.” Ricordò Remy.
Astrid si alzò e si asciugò i palmi sudati sulle cosce, poi si infilò le mani nelle tasche posteriori dei jeans.
“Alla Guardia abbiamo un computer che funziona.”
Il silenzio calò nella sala come un manto invisibile. Daryl guardò Astrid con le sopracciglia corrugate.
“Non possiamo lasciare Alexandria. C’è il rischio che Frank sia in viaggio verso di noi. E poi il protocollo di emergenza non permette a nessuno di uscire.”
“Daryl, lo sai che ho ragione.”
Per un breve istante esistevano solo loro. Astrid era così sicura di sé che la volontà di Daryl vacillò. Per la prima volta lei non si stava dondolando sui talloni. Era determinata, convinta e non aveva alcuna paura. Dieci anni in quel nuovo mondo infernale l’avevano trasformata.
“Solo Remy e Eugene possono recarsi alla Guardia. Li scorterò io di persona stanotte in modo che nessuno in città ci veda. Il coprifuoco inizia alle sette e noi partiremo allora. Useremo il passaggio segreto in biblioteca per andarcene. Fuori c’è una vecchia carrozza che può condurci alla Guardia”
“Dovrei venire con voi.” Disse Astrid.
“Non puoi. Non dobbiamo sollevare sospetti.” Intervenne Carol.
“Logan dice che non ci sono altri infiltrati, ma non possiamo fidarci.” Disse Daryl.
“Cosa facciamo noi nel frattempo?” domandò Astrid.
“Voi restate tutti a casa e non combinate casini.”
 
“Daryl! Daryl!”
Astrid dovette correre per raggiungerlo. L’arciere stava girovagando per Alexandria insieme a Dog. Entrambi erano segugi in cerca di tracce.
“Problemi?” fece Daryl.
“Che stai facendo? Credevo ti preparassi a partire.” Disse Astrid.
Lui si piegò vicino ad un cespuglio e raccolse da terra una manciata di petali viola.
“Viola del pensiero.”
“Anche io e Negan abbiamo trovato questi petali.”
“Assurdo.” Mormorò Daryl.
Astrid corrugò la fronte, non capiva il nesso fra quei petali.
“Spiegati meglio.”
“Chi ha scritto il diario abita in mezzo a noi ad Alexandria. Ci osserva, ci studia e si sposta liberamente. Ieri sera questa persona è uscita e ha seguito te e Negan, poi vi ha lasciato la pen drive sul cofano.”
“Ed è tornata qui. E’ uscita ed entrata senza essere vista.” Disse Astrid.
Daryl si guardò attorno e sospirò, era frustrato da quei vicoli ciechi in cui continuava a imbattersi.
“Come diavolo ha fatto? Aaron ha messo guardie in ogni angolo dell’insediamento.”
“Anche in biblioteca?”
“Sì. Nadia e Pablo sorvegliano il passaggio segreto in biblioteca. Sono stato da loro poco fa e mi hanno detto che nessuno è stato là.”
“Quindi o loro stanno mentendo oppure il nostro scrittore ha usato un’altra via.”
Daryl si grattò il mento e sospirò di nuovo. Per ogni domanda che si ponevano pareva non esserci alcuna risposta.
“Negli ultimi mesi molta gente si è trasferita qui da Hilltop e dal Regno. La persona sconosciuta potrebbe essere chiunque. Carol stamattina ha controllato tutti i nomi dei residenti ma non ha trovato nulla di sospetto.”
Dog si avvicinò alla sua gamba e gli sfregò il muso sul ginocchio, al che Daryl gli accarezzò lo spazio fra le orecchie. Astrid fece un piccolo sorriso per la tenerezza del cane. Ormai si è era abituata a lui e non gli faceva più paura come prima.
“Posso pensarci io, se vuoi. Se ti fidi di me.” Disse Astrid.
Daryl abbassò lo sguardo per la vergogna. Si era comportato male e chiedere scusa era la cosa più difficile del mondo per lui.
“Ascolta, Astrid, io non vado a letto con chiunque. Non pensare che io ti abbia usata per una notte. Non è da me.”
“Lo so. Ho sbagliato ad accusarti, ero solo troppo arrabbiata con te. Però resta il fatto che non ti sei fidato di me e del mio giudizio.”
“Perché sono un cretino che ha paura.”
“Paura di cosa?”
Daryl deglutì, eppure le parole gli si erano aggrovigliate nella gola e facevano fatica a uscire.
“Di perderti.”
Astrid fu colta alla sprovvista. Si mise una mano sul cuore che batteva forte.
“Tu credevi che ti avrei abbandonato per Logan?”
“Ero terrorizzato e geloso. Remy mi ha detto che tu eri cotta di Logan e pensavo che il suo ritorno potesse farti provare di nuovo quei sentimenti.”
Daryl stava spiattellando i propri pensieri con un coraggio enorme. Astrid sapeva che essere così sincero sui sentimenti lo metteva a disagio, ma lo stava facendo per lei.
“Daryl, sei sempre stato tu. Per dieci anni ci sei stato solo tu. Il ritorno di Logan non ha cambiato niente.”
Daryl trattenne il respiro quando Astrid gli prese la mano e fece incastrare le loro dita.
“Mi dispiace. Avrei dovuto fidarmi di te.”
“Hai fatto la cosa giusta per la tua gente. Era lecito dubitare. Però adesso basta segreti, adesso voglio solo verità fra di noi. Dobbiamo essere uniti per affrontare quello che verrà.”
“Te lo giuro.” Disse Daryl.
Astrid sorrise e gli accarezzò la guancia; le era mancata la loro vicinanza.
“Lo giuro anche io.”
 
Remy infilava i vestiti nello zaino distrattamente. Era troppo focalizzata sul da farsi per pensare di piegare gli indumenti per bene. Alla Guardia c’era un solo computer e sperava che fosse capace di leggere la pen drive, altrimenti tutto sarebbe stato inutile. Partire nel cuore della notte era difficile e pericoloso ma non avevano altra scelta.
“Questo lo porti?”
Remy sbatté le palpebre e vide che Yana le stava sventolando una felpa davanti agli occhi.
“Non ci entra più niente nello zaino. Starò bene, tranquilla.”
“Starai davvero bene? Insomma, Iris è stata sbattuta in cella e tu parti per un viaggio in piena notte. Stare bene è relativo.”
Yana aveva la stessa attitudine di Astrid: entrambe avevano quello spiccato senso di protezione che faceva sentire la famiglia al sicuro.
“Starò bene quando avrò letto il contenuto della pen drive. Sento di essere vicinissima alla soluzione.”
“Che succede se trovi la formula della cura?”
“Un passo alla volta, Yana. Non affrettiamo le cose e non illudiamoci.” Disse Remy.
“Eugene ti aspetta fuori.” Annunciò Hunter dalla porta.
Remy annuì, si posò lo zaino sulle gambe e Yana spinse la carrozzina giù per la discesa. Astrid stava parlando con Eugene chiarendogli alcune nozioni sulla Guardia: chi era Ryan, quale stanza poteva prendere, dove poteva sedersi per mangiare.
“Dov’è Daryl?”
“E’ andato a recuperare un’auto.” Disse Hunter.
“Ti senti pronta?” domandò Astrid.
Remy capì subito che la sorella era ansiosa, come dimostravano le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni. Da quando era iniziata l’invasione dei vaganti non si erano mai separate. Pochi giorni lontane per loro erano come una eternità.
“Sono pronta. Troverò quella formula a tutti i costi. Iris e Logan non vinceranno.”
“Sta attenta, per favore.”
“Va bene.”
Remy allargò le braccia e Astrid l’abbracciò. Il loro legame era indistruttibile. Non importava quante tempeste dovessero affrontare, loro lo avrebbero fatto insieme.
“Ti voglio bene.” disse Astrid.
“Ti voglio bene anche io. Mi raccomando ai ragazzi, li affido a te.”
Astrid si tirò indietro con gli occhi lucidi, odiava gli addii anche se si trattava di pochi giorni.
I fari di una macchina illuminarono la strada e poco dopo Daryl scese con la balestra sulla spalla.
“Per un cambio di programma usciremo dal cancello principale. E’ più rischioso ma è più veloce. Usare il passaggio in biblioteca ci farebbe perdere tempo prezioso.”
“Che l’avventura abbia inizio!” esclamò Eugene.
Hunter prese Remy in braccio e la sistemò sul sedile del passeggero, dopodiché richiuse la carrozzina e la depose nel portabagagli. Eugene prese posto dietro e distese le gambe per fare un sonnellino.
“Daryl…”
“Tua sorella starà bene. Hai la mia parola.” Promise Daryl.
Astrid si issò sulle punte e gli circondò il collo con le braccia. Daryl si lasciò andare a quell’abbraccio affondando il naso nei capelli della donna.
“Fate attenzione. Se ci sono problemi, se qualcuno vi attacca, io arriverò in un baleno.”
“Mmh.”
“Ci vediamo fra tre giorni, Dixon. Non uno di più.”
“Non uno di più.”
Hunter e Yana si strinsero attorno ad Astrid mentre i fari della macchina svanivano nella notte.
 
Salve a tutti! ^_^
Logan e Iris sono dei veri cattivoni, eh.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

 
  
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