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Autore: frenchrose88    29/07/2021    0 recensioni
Guardai il calendario insieme a Linda, che nel frattempo era stata messa a parte di tutta la verità: la luna piena ci sarebbe stata quella sera stessa.
Avevo davvero poco tempo.
“Qualunque cosa deciderai ci tengo a dirti che sono veramente felice di averti conosciuto, Sif”.
Ispirata alla canzone "Rolling in the deep" di Adele, nella versione di Aretha Franklin.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sif, Thor
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Il mio cuore tra le tue mani

 

“Chi era quel bel ragazzo che parlava con te ieri sera?” mi chiese Linda.

“Chi?” chiesi mentre sorseggiavo la cioccolata calda e fingevo di non aver capito bene.

“Era biondo, alto, bello e farneticava di un posto strano…” .

“Lady Sif?”aveva chiesto lui, meravigliato.

In quel momento alzai gli occhi dal bancone e lo guardai, perdendomi in quel celeste meraviglioso che avevo provato invano a dimenticare.

“Sei qui ancora per quella mortale?”.

Quella domanda mi provocò una tremenda fitta al cuore.

Veramente sono qui per te”.

Cosa?

Ripensare alla serata precedente non fu affatto semplice; tante le emozioni che imbrigliavano la mente e il cuore. E quest’ultimo, soprattutto, non si dava pace. Avevo resistito per sette lunghi anni midgardiani, perché non ci ero riuscita per una sola sera? 

“Tutto a posto?” chiese Linda.

Mi accorsi che lei aveva finito il suo the mentre io avevo ancora da fare.

“Sì, credo di sì…”

Lui si alzò, era talmente alto che superava tranquillamente il bancone. Prese il mio viso tra le sue mani, grandi e terribilmente calde, accorciando così la distanza tra le nostre labbra. Fu un bacio intenso, tempestoso e passionale. Ebbi la strana sensazione che cuore, fegato e polmoni non si trovassero più al loro solito posto ma che si muovessero in una danza scomposta dentro di me.

Ogni mia convinzione maturata in sette anni, accanto ad un mortale che, a modo suo, mi faceva sentire amata, iniziò a vacillare.

“Stai ripensando a ieri sera?” domandò la mia migliore amica.

Annuii quasi sconsolata.

“Ma Tom lo sa?”.

Negai con la testa, senza profferire una minima sillaba. Tom non si meritava affatto una cosa del genere.

“Ma su! Cosa vuoi che sia un bacio?” sorrise ma io la fissai con aria colpevole.

“Accidenti, Sif!” commentò lei.

C’era un profumo strano in quella camera oltre ai vestiti sparsi inequivocabilmente sul pavimento. Un profumo di magnificenza, con qualche punta di fierezza e un pizzico di galanteria. Tutte qualità riconducibili  inconfondibilmente ad una sola persona, ormai persa nei luoghi della mia memoria, di un’infanzia e di un’adolescenza ormai remote e di una giovinezza caratterizzata in modo particolare dal rumore di un cuore spezzato che lascia cicatrici profonde e, se possibili, ancora brucianti.

Il mio corpo era inaspettatamente invaso da una strana beatitudine. Quegli odori e sensazioni avevano impregnato le lenzuola fino ad entrarmi prepotentemente nelle viscere. Mi accorsi tristemente che nemmeno con Tom ero mai stata in grado di provare emozioni simili. Ancora confusa e mezza inebetita dall’endorfina e da leggeri brividi caldi che scorrevano senza sosta nel mio corpo, riuscii ad intuire cosa provocasse tutto quel calore. Un braccio possente e abbronzato cingeva dolcemente il mio corpo mentre io tenevo appoggiata la mano sul suo petto.

In quel momento pensai a Tom e piansi.

Molto.

Avrei preferito che fosse stato solo un sogno.

“Tutto bene, Sif?”

“Non puoi pensare di venire qui e credere che nulla sia cambiato, Thor Odinson”.

Lui, senza parlare, posò lo sguardo su di me.

“Sono fidanzata” gli dissi seria.

“Lo so”rispose “All’improvviso sei sparita da Asgard. Ti abbiamo cercata per una settimana”.

“Qui sono passati sette anni”.

“È stato mio padre a trovarti…”.

In quel momento una rabbia accecante dissolse tutte le altre emozioni. Mio fratello aveva parlato ma era chiaro che non poteva opporsi alle richieste del Padre degli Dei.

“Quando ti ho visto con quel ragazzo, mi sono sentito come mai prima d’ora. Vedere che qualcun altro potesse baciarti, accarezzarti, prenderti anche solo per mano mi faceva stare male. È stato grazie a quei momenti che finalmente ho capito”.

“Cosa?”

“Sono innamorato di te, Sif”.

Mi sciolsi di nuovo in pianto.

“Non voglio essere un ripiego”dissi tra le lacrime.

“Ti avrei cercato tutto questo tempo se tu lo fossi stato?”.

“Io…ho rinunciato a tutti i miei poteri, Thor” .

I suoi occhi azzurri si fecero preoccupati.

“Per me?”.

Annuii, mordendomi il labbro.

“Ti ho amato da sempre ma tu non te ne sei mai accorto”.

“Finora”disse, spostandomi una ciocca ribelle dalla fronte con una delicatezza incredibile.

Mi allungai leggermente verso di lui, stringendo a me un lembo di quelle le lenzuola candide e ci scambiammo il bacio più bello e appassionato della storia, prima di vederlo scendere dal letto e allontanarsi verso la doccia.

Sfilai dalla borsa una scatolina blu, di velluto che avevo ricevuto durante il brunch con Tom quella mattina stessa e la appoggiai, aperta, sul tavolo.

“Ahi chihuaua!” fece lei, avendo finalmente capito tutta la situazione.

Appoggiai disperata la testa sulla mano, guardando la mia amica nella speranza che potesse aiutarmi a trovare una soluzione.

“Mi sento molto confusa”.

“Ti capisco”.

Luna di Lupo. Il Primo Plenilunio d’Inverno ci sarebbe stata una connessione astrale speciale che mi avrebbe permesso di tornare a casa. Me lo disse Thor, dopo la doccia, quando comparve sulla porta con i capelli bagnati e piccole goccioline che gli scendevano lungo il corpo. Dovevo decidere e farlo presto, perché se mi fossi unita in matrimonio con un mortale da mortale qual ero, non avrei più potuto fare ritorno ad Asgard.

Mai più.

Guardai il calendario insieme a Linda, che nel frattempo era stata messa a parte di tutta la verità: la luna piena ci sarebbe stata quella sera stessa.

Avevo davvero poco tempo.

“Qualunque cosa deciderai ci tengo a dirti che sono veramente felice di averti conosciuto, Sif”.

Mi disse quando ci sciogliemmo dal nostro abbraccio. Linda sorrise, gli occhi lucidi.

“ Tom aveva ragione: sei di un altro pianeta. In tutti i sensi”.

 

 

I suoi occhi color nocciola, i suoi capelli castani, sempre ordinati e precisi, le nostre lunghe passeggiate a cavallo nelle selvagge terre del Wyoming, dove la sua famiglia aveva un ranch, il nostro primo incontro alla tavola calda dove lavoravo. 

“Sì, ci sono! Dimmi pure”.

“Una birra chiara, per favore”.

“Arriva, subito” risposi, afferrando rapidamente il bicchiere adatto.

Era iniziata così, poi lui aveva cambiato con una scura. In onore dei miei capelli. Io li avevo biondi una volta , come il grano e come tutti gli asgardiani. Poi, per un brutto scherzo di Loki, fui costretta a tenermeli neri.

Le tende verdi, decorate con sottili fili argentei, il mio intimo nero che lui adorava, le sue mani che sapevano con sicurezza dove arrivare, fare l’amore tutta la notte al chiaro di luna. Le nostre serate, mano nella mano a visitare tutta New York, il nostro primo bacio al crepuscolo, sul Ponte di Brooklyn illuminato, le nostre colazioni all’alba ed io che sarei dovuta andare a lavorare alle sette. Quell’anello appartenuto alla sua nonna materna che Tom aveva voluto donarmi nonostante la mia parentesi confusa di un amore impossibile che era tornato prepotentemente a reclamare la mia vita dai meandri di Asgard. Quella pietra preziosa, verde e piccolissima che celava in sé una reale e autentica speranza, una promessa meravigliosa, un Amore sicuro, bello, vero, desiderato, normale, vissuto accanto ad un mortale dal cuore semplice e dall’animo nobile.

We could have had it all

Rolling in the deep

You had my heart inside of your hands

Queste immagini affastellavano la mia mente mentre attraversavo il Bifrost, nei miei abiti midgardiani. Il suono deciso dei tacchi rimbombava per tutto il cosmo, la mia camicia chiara con fiocchi neri ondeggiava ad ogni passo. L’avevo acquistata in un pomeriggio di shopping, di risate, di gelati e condivisione ed era l’unico ricordo di Linda, la mia amica speciale, l’unica di cui mi potessi fidare. Le avevo pregato di non fare parola con nessuno di me e delle mie origini, poi avevo chiesto a Thor di intercedere per me presso Odino affinché non le fosse cancellata la memoria.

Per gli altri fate come volete ma Linda no, ve ne prego!

Miliardi di stelle e galassie sconosciute incorniciavano con i loro colori  e  luci abbaglianti il mio incedere risoluto e si riflettevano sui miei pantaloni neri, di pelle.  Guardando un po’ più giù, verso il pianeta Terra, si potevano intravedere le sfumature fluorescenti e incantate dell’Aurora Boreale, che rendevano tutto ancora più magico.

Man mano che procedevo lungo il Ponte a me familiare, riuscivo a distinguere le guglie del palazzo del Padre degli Dei che si facevano sempre più nitide e belle. Sapevo che per recuperare i miei poteri avrei dovuto affrontare prove molto difficili ma nulla sarebbe stato faticoso per me ora che avevo accanto a me quell’uomo alto, biondo e bellissimo che avevo amato più di me stessa e che, insieme a mio fratello, mi attendeva all’ingresso, avvolto nel suo famoso mantello rosso che fluttuava dolcemente alla brezza di Asgard.

“Sei bellissima con gli abiti terrestri. Dovresti portarli sempre” fece lui, sorridente  mentre mi accarezzava dolcemente i capelli, facendomi arrossire vistosamente “Sei pronta?”

“Sì, torniamo a casa”.

Lui mi cinse la vita con le sue braccia poderose e mi diede un bacio mozzafiato, intenso e carico di passione prima di vedere le porte di Asgard aprirsi per me.

 

 

   
 
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