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Autore: RLandH    02/08/2021    0 recensioni
Magnus Bane ha un problema: non sa dire di no ad un’amica; il resto va fuori controllo
“Ah” aveva accettato Magnus con leggera indignazione, “Sarei percepito solo così?” aveva chiesto risentito, “Sono uno stregone di quattrocento anni con una carriera rinomata, tra cui, vorrei ricordare, la fuga su una mongolfiera con Maria Antonietta e la stesura degli Accordi” aveva aggiunto, suo marito lo aveva guardato con estremo stupore, “Ma sarei considerato solo come il marito di Alec? Cioè non fraintendetemi, adoro essere considerato il marito-di-Alec. Tipo mi piace così tanto che potrebbe essere il mio secondo nome, il Grande Magnus Marito-di-Alec Bane, suona benissimo, ma ecco, una persona si aspetta un po’ più di riconoscimento. Ho anche formato una setta che è diventata problematica ad un certo punto” aveva detto. Voleva che il discorso fosse serio, ma non c’era riuscito e dal sorriso teso di Tessa, per nascondere la risata gli sembrava evidente.
Alla fine la stregona aveva riso ed anche sul marito, che aveva posato la fronte sulla sua spalla.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Ragnor Fell, Theresa Gray
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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POST FATA RESURGO.
E niente, non mi aspettavo di aggiornare, però è successo. Perdonatemi per aver inserito la scena più gialla della storia e non averla data ai Male. Sono cattiverrima.
Grazie a chiunque segua questo delirio,
Un bacio
RLandH

 

Qualcosa di grosso – e sfacciatamente attraente

 

“Ci scommetto che è colpa di qualche studente di antropologia strafatto d’erba che ha pensato di giocherellare con le forze occulte perché lo ha letto in un libro trovato in biblioteca” era l’ultima cosa che Magnus aveva sentito, riconoscendo la rabbia di Justine, che aveva appena aperto il portale nel suo soggiorno, dopo aver sigillato casa sua, per proteggere la sua bambina.
Ej si era data un forte slancio, Magnus l’aveva identificata come una macchia rossa, che era scivolata al suo fianco, con il rilevatore di attività demoniaca in una mano ed una luminosa spada angelica in un’altra.
“Provo un certo brivido nel sapere che combatterò al fianco di Magnus Bane” aveva esclamato la ragazzina piena di vigore, “Hai l’età per farlo si?” aveva domandato lui di rimando.
Era abbastanza ipocrita da parte sua, visto che aveva aiutato Biscottino ed Alexander più e più volte quando avevano circa l’età di quella ragazza.
“Magriet mi ha portato alla mia prima caccia quando avevo dodici anni, ha detto che ero una Shadowhunters e non aveva senso fingere che non lo fossi” aveva replicato con un certo divertimento, arricciando le labbra in un sorriso soddisfatto.
Non era stato necessario dicesse altro perché davanti a loro in tutta fretta comparvero un paio di mondani urlanti.
“Mi occupo io di sistemarli” aveva detto Justine, anche lei insieme a Ragnor avevano passato il portale, “Sono più brava con il glamour e la difesa” aveva spiegato, dando un’occhiata al suo ex-amante con un tono spento, “Tu sei l’esperto di portali e voi due i combattenti” aveva dichiarato.
“Tuo fratello e molte altre persone potrebbero dissentire” aveva dichiarato Ragnor, “C’è un demone vermiforme che sta avanzando verso di noi, meno chiacchiere” aveva risposto secca Justine, piccata, prima di cominciare a rumoreggiare una formula in greco antico, con i palmi aperti, mentre bolle d’energia bianche si stavano sorvegliando sopra la testa dei mondani urlanti.
Ej aveva sorriso, “Io ed Amenadiel possiamo farcela contro di lui” aveva dichiarato con tranquillità, lanciandosi verso il demone con l’alabarda angelica luminosa, sotto i raggi del sole, sembrava sapesse rifulgere ancora di più.
“Sento una grossa attività demoniaca” aveva valutato Magnus, “Vedo altri demoni in arrivo” aveva riconosciuto Magnus, giusto prima che un lupo mannaro in forma trasformata venisse sbattuto via da un demone drago di dimensione notevole.
Ragnor si era occupato di quello, mentre Magnus si era lanciato sul demone, pronto a respingerlo con la sua magia.
Quello era il momento in cui rimpiangeva l’assenza degli shadowhunters, rimpiangeva l’assenza di Alec sempre, molto spesso e per i motivi più assurdi, ma in quel preciso momento pensava di sentir la mancanza dei guerrieri angelici e della loro missione.

Una giovane Doxie era corsa verso di loro, con l’abito strappato che continuava a strillare in olandese cose, che Magnus riusciva a comprendere poco.
L’attimo dopo le vie di Leiden si erano aperte in fiamme infernali, niente di troppo pericoloso in realtà realizzava.
Magnus aveva affrontato demoni molto più pericolosi, ma quella situazione sembrava un gran caos.

Si era ritrovato Ej al fianco ed un giovane nascosto, sospettava fosse fey. “Sai che sta succedendo?” aveva chiesto EJ proprio a quell’ultimo, “Stavo litigando con la mia ragazza, Anya, è un vampiro, ora è nascosta da qualche parte” aveva chiarito subito quello, “Che boom, ci esplode la sinistra e un demone corax era nel nostro soggiorno” aveva raccontato impellente.
“Demoni minori ovunque” aveva dichiarato Ej con un sorriso rigido, aveva perso la gonna di lustrini e la maglietta, rimanendo solo nella tenuta nera, oleata di icore malsano, anche la lama di Amenadiel era insozzata di sangue demoniaco. “Senti, cacciatrice” aveva dichiarato quello, “Quando ero a Idris per combattere contro l’orda demoniaca di Valentine Morgerstern in un cacciatore poco sorridente mi ha fatto una runa della condivisione, alleanza, non ricordo” aveva dichiarato quello, ammiccando allo stilo allacciato alla coscia di Ej.
Lei lo aveva guardato, “Ficata, si, la runa dell’alleanza. Ne ho sentito parlare!” aveva ammesso Ej squillante, “Willem e Isolde se la fanno spesso!” aveva aggiunto, “Però ecco, non ricordo come si faccia” aveva ammesso con una punta di imbarazzo. “Per tua fortuna la conosco io” si era intromesso Magnus, afferrando il braccio di Ej “Segui il disegno” aveva detto, tracciando con una sottile riga blu, come il tratto di una matita per occhi il disegno sull’avambraccio della ragazza.
Lo stregone aveva allungato il suo braccio a sua volta.

 

Magnus aveva preso il telefono, per chiamare suo marito, ma aveva scoperto che il telefono era andato a vuoto, non aveva di che scrivere un messaggio di fuoco ed era esausto.
Aveva sistemato la bellezza di diversi demoni, tutti minori, senza particolare importanza, i mondani sembravano decisamente scomparsi, con l’eccezione di un ragazzo particolarmente spigliato con una pistola armata di proiettili sicuramente non standard ed i nascosti si erano organizzati bene.
“Una di queste bestiacce ha attaccato il mio ragazzo oggi” si stava lamentando un uomo grande come un armadio a due ante, con espressione cattiva mentre teneva il piede sulla testa di un moribondo demone valtak. Magnus non aveva mai provato particolarmente empatia per i demoni, ma doveva dire che l’orribile creatura paludosa ed anguiforme in quel momento li procurava un filino di pena.
“Magnus!” era stato chiamato a gran voce da Justine, che stava venendo verso di lui piuttosto infervorata, “C’è una fottuta porta infernale nella mia città” aveva dichiarato, “Più di uno, troppi demoni differenti” aveva dichiarato poi Magnus.
“Non vedevo un casino del genere da quando Maometto II ha deciso di prendere Constantinopoli” aveva dichiarato Justine, “Be, almeno non è come la volta che Lilith e Samael hanno aperto la via” aveva scherzato Magnus. L’amante di Magnus aveva lanciato verso di lui uno sguardo al vetriolo, “Oh se scopro chi è lo stregone che c’è dietro, lo anniento” aveva detto poi lei infastidita, le dita erano scintillate di magia bianca, densa, sfrigolante.
Poi si era rivoltata diverso un gruppo chiassoso lì di là, “Atras smetti di pavoneggiare e ammazza quel demone!” aveva strillato Justine, riferendosi al gruppetto con il demone valtak, prima di prendere Magnus senza particolare grazia.
“Dovevo saperlo che sarebbe andato tutto storto appena Bo mi ha chiesto di incontrare te e Ragnor. Non potevi venire da solo?” si era lamentata, “Ma che dico è stato da quando quella stronza di Ele che mi ha chiamato che sapevo sarebbe successo qualcosa. Antonius, infame, ha duemila anni che sarà mai? Non è il caso di parlare di pensionamento, ai miei tempi c’erano certi stregoni Hittiti molto più vecchi” aveva vomitato fuori, mentre seguivano il frusciante flusso di energia demoniaco.
Più potente rispetto quello emanato dai demoni.
“Ragnor ha insistito per venire” le aveva confidato Magnus, “Fingeva non fosse così, ma lo ha davvero fatto” aveva aggiunto.
Era stata Catarina a suggerirlo, Ragnor era stato poco inclino ad andare inizialmente, timoroso della reazione della stregonesca, ma poi …
Justine si era lasciata sfuggire un sorriso, “Non lo avrei mai detto dopo l’ultima volta” aveva dichiarato lei, “Sì, mi ha detto che non è finita proprio bene” aveva rammentato Magnus, “Direi che è un eufemismo” aveva dichiarato lei.
Prima che Justine potesse aggiungere altro, lei e Magnus erano stati costretti ad arrestarsi, l’avevano percepita forte e chiaro, come una secchiata d’acqua gelata sulla schiena. Energia demoniaca di quelle oscure, profonde e spaventose.
Feroce.
Qualcosa di diverso.

“Cosa è stato?” aveva chiesto lo stregone, “Qualcosa è passato. Qualcosa di grosso. E questo mi ricorda il tempo in cui le grandi bestie demoniache camminavano in questo mondo” aveva risposto Justine.
Magnus ne aveva sentito parlare.
Contro quelle che i Nephilm Giganti, grossi e infiammati, servivano, per combattere contro quelle bestie, che di quei tempi non riuscivano più a valicare le dimensioni. Tutti i portali e gli strappi che si erano aperti erano come crune d’ago per loro.
Magnus si chiese se per caso non avessero a portata di mano un paio di parabatai innamorati da impiegare in quel momento – sarebbe stato utile.
Il viso di Justine si era fatto livido, letteralmente, come la pietra, aveva perso per qualche secondo la compostezza sulla sua illusione, prima di riprendere con furia la sua camminata.
“Hai parlato con tuo marito?” aveva chiesto subito Justine, “Ho provato, ma non risponde” aveva spiegato Magnus, “Spero che la vegliarda di Amsterdam ci riesca. Ho fatto informare l’istituto di Amsterdam, Rotterdam, Haarlam ed anche l’Aia, non che credo che i Pangborn si presenteranno” aveva spiegato subito la stregona.
Prima che Magnus potesse o meno lanciarsi in illazioni, decisamente stupefatto dalla prontezza di Justine, visto come sia lei, sia Ragnor, avevano più volte sottolineato l’insofferenza ai Nephilm della strega, ma tutto il suo sarcasmo era stato inghiottito via.
“Demoni infernali” aveva detto Magnus, invece, quando l’aveva vista.
La cosa.
“Ma … quella …” si era lasciata sfuggire Justine strozzata.
Bella in una maniera quasi disarmante, una bestia, ed era tutto dire perché lui non aveva mai trovato esattamente carini i demoni.
Ma quello era notevole.


Aveva il corpo snello di una pantera dal manto sabbia, ma ben più enorme, aveva le zampe massicce come quelle d’un orso, con unghia nere e spesse. Dal busto si diramavano sette lunghi colli squamati ed altrettanti famelici musi bestiali. Tre erano leonine, con fauci d’avorio, tre di pantera e tre di leone, ed una quarta informe, d’una bestia che non era nulla d’umano comprensibile, ma spaventosa, più spessa e grossa delle altre. Tutte avevano denti aguzzi e occhi carmini. leonini, con zanne arcuate ed occhi rosso carminio. Ogni testa svettava una criniera di grano ardente, da cui sulla sommità del capo spuntavano corna dorate. Alcune teste ne avevano una, ritte ed acuminate come quelli d’un unicorno ed altre due arricciate come quelle d’un caprone[1].
“Ma quelle sono corone. Il demone indossa corone!” aveva esclamato Ej, confusa e – be, anche strabiliata – perché sì, aveva ragione, ogni testa aveva il proprio diadema, degno di una vincitrice di un concorso di bellezza.
Magnus non si era decisamente accorto del fatto che la giovane cacciatrice fosse arrivata, era insozzata di icore dalla testa ai piedi, ma aveva gli occhi luminosi, sfrigolati, con la lama ruggente in mano.
Al suo fianco c’era un fey su di giri, su cui scintillava la runa dell’alleanza.
“Cosa è quello?” aveva esclamato proprio quell’ultimo con la voce sottile come un miagolio. “Direi la Bestia a sette testa e dieci corna, dritta fuori dall’Apocalisse di San Giovanni. Una versione in miniatura, grazie a San Giuseppe” aveva risposto Justine.
“L’ultima volta che è stata sulla terra, ci sono voluti tre shadowhunters, alcuni infuocati e molto grandi, due lupi mannari ed uno stregone per buttarla giù” aveva raccontato.
C’era un brivido di soddisfazione in quel racconto.
“Siamo uno shadowhunters alleato ad un fey e due stregoni molto potenti” aveva dichiarato Ej, usando la sua maglia per togliere via l’icore fangoso.
“Come si uccide?” aveva chiesto solamente il ragazzo fey, “È tipo come quella storia dell’Idra che se tagli una testa ricrescono doppie?” aveva domandato.
“No, bisogna tagliare le teste, tutte le teste. Se potete raccogliete le corone” aveva risposto Justine.
Magnus immaginava fossero pregne di potere.
“Però c’è qualcos’altro” aveva valutato Justine, “Ma non riesco a ricordare cosa” aveva ammesso poi, colpevole e frustrata, prima di ricordare loro – e nessuno le stava dicendo nulla – che erano passati quasi novecento anni.
Ej aveva annuito, “Sento che avrei dovuto ascoltare meglio la lezione di Grootmoder sull’apocalisse. Henrich saprebbe sicuramente tutto” aveva aggiunto.
Allora speravano tutti nella buona creanza della matriarca dell’Istituto di Amsterdam, che mandasse loro la cavalleria.

 

Da lì a poco Magnus avrebbe scoperto cosa Justine avesse dimenticato sulla Bestia a Sette Testa e Dieci Corna – ed era proprio un bel mistero come avesse dimenticato un fattore così importante.
Tu non vuoi ferirmi Magnus Bane” aveva sentito.
Era certo che ad aver parlato fosse stata la testa centrale, quella mefitica, ma quando dallo squarcio zannuto non era uscito il roborare di un ruggito, Magnus aveva capito di essere incappato in un problema. La voce della bestia era la stesa calda voce di Alec, in certe notti che Magnus conservava nei suoi ricordi e che era certo di essere stato l’unico ad udire.
“Tu vuoi solo adorarmi, Magnus Bane, come hai sempre fatto” lo aveva invitato la voce.
In un secondo Magnus non era più in una caotica strada di Leiden, di fronte una bestia biblica – in miniatura – ma nel vecchio appartamento parigino in cui aveva abitato negli anni in prossimità della Rivoluzione Francese.
E c’era anche Alec, bello come il sole, l’innocenza che ancora dopo tutto quel tempo albergava nei suoi occhi, completamente assopita in contrasto con occhi blu scintillanti di pura malizia ed un sorriso lezioso ad adornarli il viso.
“Mio Magnus, mio bellissimo Magnus” aveva insistito Alec, prendendolo per mano, era bollente, guidandolo verso quell’improbabile letto, alcova di amanti ed amori, dimenticati nel tempo. Ma non Alec, che Magnus lo sapeva, sarebbe rimasto in eterno, sepolto sotto la pelle, ramificato nel profondo a stringere presa sul suo cuore.”
Alexander” era riuscito a sospirare solamente Magnus, prima di sentire le mani bollenti, quasi brucianti sulla sua pelle, sul suo collo, il suo viso.
Mi adorerai Magnus, vero? Ci venererai come se fossi il tuo unico dio?” aveva chiesto Alec, smaliziato, ad un centimetro dal suo orecchio, sfiorando il suo lobo con le labbra morbide, baciandolo poì, lì, sulla guancia, sulla mascella.
Magnus sentiva sulla pelle scintille di fuoco.
Brucianti e dolorose, eppure elettrizzanti.
Non era necessario che lo chiedesse, ovviamente, Magnus avrebbe sempre adorato, venerato e vezzeggiato Alexander, in quel momento e probabilmente per sempre.
Alec lo aveva baciato, a distrarlo da quel bacio – passionale e sbagliato, era stato la mano di suo marito che aveva infilato la mano entro il bordo dei suoi pantaloni di pelle.
Mi adori vero Magnus Bane, sono l’unica cosa che conta? Sei nostro, vero? Nostro e solo?” aveva insistito Alec.
La sua mano era infiammata e, be, Magnus trovava estremamente difficile concentrarsi. Per un solo secondo si era lasciato balenare da quella situazione, un secondo di troppo. Divorato dalla bestia, guidato verso un letto di spine ed inganni, avvolto dal calore dell’inferno, mai stato così seducente.
“Oh ma questo è scontato” aveva risposto, con fatica, allontanandosi dalle labbra fameliche di quell’Alec, “Io ho dedicato già la mia fedeltà ad Alec Lightwood” aveva dichiarato.
La bestia aveva sorriso.
“Quello vero, però. Lo splendido figlio dell’angelo, con il sorriso più luminoso del sole stesso” aveva detto Magnus, calmo, mentre osservava il viso dell’Alec infernale scomporsi, “Ed anche se decisamente più disinibito, ancora fin troppo pudico per questo scenario e quella maglietta di rete, ma tranquillo fiorellino, conserverò quest’illusione per l’avvenire” aveva scherzato.
Alec aveva riso, di gusto, con una punta di crudezza, accomodandosi sul letto a baldacchino, incrociando le gambe.
“Non dovremmo essere stupiti d’altronde, sei un asmodeide” aveva dichiarato.
Magnus aveva inclinato il capo, “Sono anche uno stregone di quattrocento anni, con un bel po’ di esperienza alle spalle, questo ha contribuito” aveva dichiarato, che non aveva alcuna voglia di dare meriti a suo padre di nulla.
Alec aveva riso, “L’età regala a voi stregoni molti doni e conoscenze, ma il sangue prescinde da essa” aveva raccontato. “Tu sai chi sono io, ma io non so chi sei tu” aveva ammesso Magnus. “Il nostro nome è Yam, siamo il figlio di Leviatano, la Bestia del Mare, o almeno una sua pallida ombra[2], lo stregone che ci ha evocato non aveva così tanto potere a disposizione per evocarmi come si deve[3]” aveva raccontato, “O anche solo per controllarci. Lui si è inginocchiato a noi e lo ho marchiato come nostro” aveva dichiarato, “Come farò con tutto questo mondo, vi asservirò a noi e banchetteremo con le vostre anime” aveva esclamato, “Anche con la tua Magnus Bane, Asmodeide, che forse pensi di esserti sottratto alla nostra lussuria ma sei ancora ancorato alla nostra volontà” aveva dichiarato, facendo roteare un dito per indicare l’illusione di cui era ancora prigioniero.
Magnus aveva riso, “Fin da che sono bambino Ragnor Fell ha evocato demoni che mi tentassero” aveva dichiarato con orgoglio, ripensando come lui stesso avesse compiuto tale azione sul suo mirtillo. Per prepararlo.
“Non sei che una versione più grossa e – riconosco – sfacciatamente più attraente di quello” aveva stabilito inflessibile.
Yam aveva riso, cristallino, per un secondo era apparso veramente come il suo Alexander, “Mi piaci Magnus Bane, i principi avevano detto fossi divertente, in particolare Samael, ma non credevo fino a questo punto” aveva concesso il demone, “Forse hai ragione, non posso tentare la tua anima, sei già così oscuro da non aver bisogno di essere tentato, saresti probabilmente anche indigesto, i figli di Lilith lo sono sempre, troppo simili a noi … ma il tuo corpo, o sono sicuro quello me lo gusterò pezzettino per pezzettino” aveva dichiarato.
Magnus doveva dichiararsi davvero teso da quella situazione, Yam era brutalmente seducente, anche se stava sfruttando la faccia d’angelo di suo marito, cosa che cominciava anche ad irritarlo.
“Ho evocato demoni maggiori, ho evocato …angeli, e sono ancora qui per raccontarlo, non sarai tu Yam a terminare la mia vita” aveva dichiarato.



[1] La descrizione è una combo di quella canonico con qualcosa di personale.

[2] Yam parla al plurale per il fatto di essere composto da sette teste ma è effettivamente un unico individuo, all’inizio parla al singolare eprchè sta interpretando “Alec”.

[3] Diciamo che ho immaginato l’evocazione di Yam come quella di Lilith compiuta da Sebastian per raccogliere il sangue: incompleta. In questo caso per la ‘manchevolezza’ dello stregone, rispetto a veri problemi relegati alla bestia.

   
 
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