Anime & Manga > Altro - anime/manga yaoi
Segui la storia  |       
Autore: fandani03    04/08/2021    0 recensioni
[Starzinger]
[Starzinger]Kitty aveva capito, da sempre. Lo lasciava stare nei suoi pensieri, o gli si rivolgeva con molta delicatezza.
Il Professor Doggert, invece, lo incalzava di continuo con delle frasi ormai ricorrenti:
- “Coogh, accidenti, prova a fare un sorriso ogni tanto! Cosa direbbe Aurora se ti vedesse così??” – e la risposta era sempre la stessa, caustica.
- “La Principessa Aurora non è qui e non può vedermi…e io sorriderò quando avrò un motivo per farlo!” –
Un breve storia per provare a immaginare cosa è successo...dopo.
Per chi, come me (ma siamo in pochi temo) ha amato questa storia, devo dire che, nonostante i messaggi positivi e i grandi valori, la grande tristezza nel finale di quasi tutti i protagonisti mi è sempre rimasta indigesta...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

7 - Debolezze di un cyborg

Il sonno della principessa Aurora quanto sarebbe durato? Quanto tempo gli rimaneva prima che quella maledetta di Lacet si accorgesse che non era davvero morta?
Doveva fare in fretta. Aveva avvistato sul radar la base spaziale della Dottoressa Kitty che era partita non appena avevano potuto, riuscendo così a ridurre il tempo di percorrenza per poter consegnare a Coog il nuovo dispositivo.
Lo Star Crow era atterrato a grande velocità all’interno della pista dell’hangar. Precipitato, sarebbe stato più corretto dire.
Il Professor Doggert era corso ad accoglierlo e aveva trovato il suo cyborg completamente privo di sensi.
- “Coog, dannazione, ti sembra il momento di svenire come una donnicciola, andiamo svegliati…” - lo strattonò e gli diede un paio di sonori ceffoni. Non sortivano effetto. Il suo corpo era prosciugato di ogni energia.
Sembrava impossibile vederlo in quello stato, di rado Coog aveva avuto reazioni simili.
L’avevano condotto in una cabina su un letto per riposare.
Era ormai privo di sensi da tanto di quel tempo, trattandosi di un cyborg, che il Professor Doggert si vide costretto ad intervenire in modo più brutale. Gli praticò una leggera scossa elettrica per riattivare ogni suo circuito. La manovra fu un po’ invasiva ma senza dubbio efficace.
Il cyborg fece un balzo talmente forte da ritrovarsi in piedi senza rendersene conto!
- “Ma che diavolo succede…aaaahhh” -
- “OH, finalmente, è tornato Coog!” - un sospiro di sollievo aveva invaso il cuore del burbero Doggert. La tremenda sensazione che le energie vitali di Coog si fossero definitivamente disperse e lì, in mezzo allo spazio e con un’urgente missione da compiere, lo avevano destabilizzato. Non avrebbe avuto modo né tempo per porre rimedio.
Coog si mise nuovamente seduto, era certamente spaesato.
- “Come ti senti?” - chiese Kitty.
- “Cosa mi è successo? L’ultima cosa che ricordo è di aver avvistato la vostra base spaziale..” -
- “Probabilmente hai perso conoscenza in volo e sei precipitato sulla pista di atterraggio in modo, diciamo, affrettato…” -
- “Ho perso i sensi? Non ci posso credere..” -
- “Nemmeno io, ma probabilmente l’accelerazione atomica è stata troppo per te, questa volta. Forse il tuo stato di ansia ti ha sovrastato.” -
- “Assistente Doggert, io però sono un cyborg!” -
- “NON ASSISTENTE, PROFESS…..aaahh, ok Coog, ascoltami, è necessario tu ti riprenda in fretta ora, non possiamo perdere altro tempo. So che sei molto in pena per Aurora, forse sei anche arrabbiato con noi. Ma qualunque cosa tu stia provando devi cercare di dominarla, non possiamo permetterci che il tuo corpo di cyborg non reagisca. Tu non sei un cyborg normale, lo sai. Sei forte, tra i cyborg più forti che esistano nell’universo. Ma la tua parte umana non è mai scomparsa del tutto, il tuo cuore…ecco…” -
- “Cosa ha il mio cuore?” -
- “Tu non ce l’hai il cuore, Coog…eppure..è come se battesse ancora…” -
- “Batte, è vero. Credo di averlo sentito nitidamente.” -
- “Coog, torna con i piedi per terra ora. Abbiamo un lavoro importante da fare…”- la Dottoressa Kitty, come sempre, riportò in campo la razionalità - “Vieni con me, devo spiegarti cosa dovrai fare.” -
La giovane scienziata si incamminò oltrepassando la soglia della porta, recandosi verso la sala comando.
Coog si voltò, solo un attimo, verso l’oblò dal quale si intravedeva il cielo scuro dello spazio. Il suo pensiero correva veloce e mille congetture e ansie stavano nuovamente attraversando la sua mente.
- “Coog, ehi, svegliati, hai compreso bene cosa ti ha detto la Dottoressa? Devi rimanere concentrato.” -
- “Ho capito perfettamente, ora so cosa devo fare e non cederò alle emozioni. State tranquillo, Professore assistente. Corro a vedere….” - e si volatilizzò.
- “Aaaahhhh, stupido ragazzo!” - adorava davvero il giovane Coog, il suo figlio mancato.

Sul Grande Pianeta, Gorgo continuava a percorrere avanti e indietro quei pochi metri quadri a sua disposizione. Ogni tanto sortiva in direzione della porta del suo hangar, indeciso sul da farsi. Sapeva cosa aveva promesso a Coog, ma era in pensiero per lui. I mostri potevano essere ovunque, a quel punto. Coog possedeva armi enormi, molto superiori a qualunque essere soprannaturale, tuttavia…
Eppure no, era giusto rimanere lì. Sebbene razionalmente fosse certo che la principessa non corresse pericolo di vita reale, quanto meno non imminente, la parte più emotiva di sé, quella che riusciva quasi sempre a tenere a basa, era inquieta e percepiva la stessa ansia da cui era attanagliato Coog.
Non poteva lasciarla, non era il momento. Doveva avere fiducia nella capacità di Coog.
Ma se fossero stati in pericolo? Compresa l’astronave proveniente dalla Terra? Accidenti, qual era la cosa giusta da fare?
Ma un rumore lo distolse.. era l’allarme della Regina del Cosmo. Qualcosa si stava avvicinando. Fino a quel momento aveva tenuto disattivate tutte le attività che potessero essere intercettate. Attivare i monitor per visualizzare l’oggetto identificato dal radar era un rischio, ma ancora più rischioso sarebbe stato uscire all’esterno senza sapere a cosa andava incontro. Era necessario.
Sui monitor apparve una sagoma scura non identificabile, poteva essere qualunque cosa, persino il mostro di luce.
Doveva prepararsi e stare in guardia, se avesse attaccato sarebbe uscito, ma
la cosa migliore era rimanere nascosto affinché nessuno scoprisse la loro presenza sul Grande Pianeta.

- “Credo sia tutto chiaro!” - Coog aveva ritrovato energie mentali e fisiche, si sentiva fiducioso e aveva ritrovato la sua vena baldanzosa. Camminava per la stanza ripetendo ad alta voce ogni passaggio che avrebbe dovuto effettuare una volta azionato quel dispositivo.
- “Ce la faremo! Ma ora devo andare…” -
- “Coog, calmo, come sempre sei troppo irruente. Non essere avventato. Ti sei ripreso ma prima di percorrere il viaggio di ritorno alla stessa velocità vorrei fare ancora alcuni test su di te!” -
- “Non è necessario, sto benissimo ora. Stia tranquillo. Ma devo andare, la Principessa Aurora ha bisogno del mio aiuto, non posso aspettare oltre…” -
- “Coog, mi raccomando, ricorda quel che ti ho detto. E’ essenziale come per prima cosa disattiviate il computer, solo così probabilmente lei sarà fuori gioco e non potrà….” -
L’improvviso rumore dell’allarme interruppe queste ultime raccomandazioni.
Doggert era già davanti al radar.
- “Qualcosa si sta avvicinando… non capisco cosa sia, ma è molto veloce e ci raggiungerà in breve…” -
- “Vado a vedere!” -
- “Aspetta, cosa dici? Non sappiamo cosa sia…” -
- “Lo so, è proprio per questo che devo uscire, questa astronave non è come la Regina del Cosmo, verrebbe abbattuta in un attimo se subisse un attacco.” -
- “Devo darti ragione, vai Coog!” - con il benestare della Dottoressa Kitty, Coog era già in sella al suo Star Crow e stava dirigendosi nella direzione indicata dal radar.
Il combattimento entrò subito nel vivo, quell’essere era pronto all’attacco e non aveva esitato.
Si era reso conto sin da subito che l’essere che lo attendeva aveva dimensioni enormi, dal radar era apparso chiaro. Se fosse riuscito ad attaccare la base terrestre, o a fare pressione su di essa, non avrebbero avuto scampo. Doveva assolutamente ricorrere ai suoi circuiti più potenti. Doveva ricorrere alla macro trasformazione. Sperava solamente di avere abbastanza energie per gestire quel repentino cambiamento.

Da parecchi minuti, ormai, Coog tentava di proteggere la base. Ma non poteva continuare unicamente a difendere, doveva rischiare e contrattaccare, altrimenti quel mostro avrebbe avuto la meglio e loro non sarebbero riusciti nella missione.
Sferrò un attacco lampo, lanciando il tuono astrale per distrarre quell’essere, il quale abboccò al richiamo e Coog riuscì nell’intento di allontanarlo dalla base anche se per pochi istanti.
Dopo tutto quel tempo, non credeva possibile potessero ancora esistere tali esseri nello spazio. Dannazione a quella maledetta di Lacet, era riuscita a vanificare gli sforzi che avevano raggiunto dopo il loro lungo viaggio. Ma non poteva permetterle di vincere, mai. A costo della vita.
Avrebbe dato la vita, sì, per la sua causa e per la principessa Aurora.
E quando si rese conto che le sue forze stavano diminuendo, che l’energia sembrava stesse gradualmente scemando, non riuscì a capacitarsene. Cosa gli stava succedendo?
Il professer Doggert osservava lo scontro dal Radar e si accorse subito che qualcosa non andava. Coog stava cedendo. Ma perché? Era evidente che qualche congegno importante, nel suo corpo di cyborg, stesse cessando di funzionare. Ma come era possibile? Dai controlli effettuati non era risultata alcuna anomalia, nessun circuito interrotto. Eppure..

Gorgo si era appostato sulla piccola porta di emergenza. Nessuno doveva scoprire che si trovava lì.
Ma ad un tratto lo Star Bood comparve davanti ai suoi occhi. Accidenti, che idiota sono stato! Pensò tra sé.
- “E’ arrivato prima del previsto!” – di scatto corse fuori, all’esterno. Doveva evitare che facesse il suo solito baccano.
Dal suo Star Bood il panciuto Hakka, stanco e affamato per la lunga traversata spaziale, vide le braccia di Gorgo dimenarsi.
- “Ehi, Gorgo, ma perché ti agiti tanto?” - disse Hakka, piano tra sé.
Ma comprese l’invito dell’amico ad adagiare la sua navicella nell’apposito hangar e di cercare di mantenere un profilo davvero basso. Lo comprese definitivamente quando lo vide tuffarsi dentro alla cupola e scomparire. La situazione doveva essere più seria del previsto.
Quando scese dallo Star Bood fu accolto da Gorgo con pacche sulla testa e sulle spalle.
- “Ce l’hai fatta amico mio, sono così felice di vederti, dannazione…” -
Gorgo era su di giri, raramente lo aveva visto così agitato e poco controllato.
Quel che Hakka non sapeva era che da giorni, ormai, aveva interrotto i contatti radio per evitare di correre rischi. Non aveva più avuto notizie di Coog né della Dottoressa Kitty e aveva lottato molto, interiormente, per mantenere la calma.
Hakka era stato informato a malapena dell’accaduto, sapeva unicamente che la principessa era in pericolo e che c’era di mezzo la Regina Lacet.
Gorgo aveva cominciato a parlare rapidamente per ragguagliarlo su tutto l’accaduto, su quanto avevano intuito, sulle condizioni di Aurora,
- “Gorgo, calmati! Non ti ho mai visto in questo stato…hai sempre parlato molto, ma non mi sembra tu riesca a controllarti, ora. Che ti succede?! -
- “Hakka, la principessa Aurora è nelle mani di Lacet…” -
- “Sì, lo so. Cosa dobbiamo fare per liberarla? Quella maledetta, me la
mangerò a colazione..” -
- “La situazione è seria, dobbiamo prestare molta attenzione. Il computer della Regina Lacet non è mai stato davvero distrutto. E’ molto probabile che l’abbia riportata in vita e, insieme a lei, molto mostri spaziali.” -
- “Cosa? Stai scherzando?” -
- “Ti sembra io stia scherzando? Non sappiamo cosa ci sia là fuori al momento, non capisco come tu abbia fatto ad arrivare qui senza intoppi…” -
- “Beh, non so, ho dormito per la metà del tempo. Io non mi sono accorto di niente..” -
- “Oh Hakka, sei sempre il solito. Mi trasmetti certezze e mi rassicura la tua non curanza. Ma, credimi, ora dobbiamo rimanere all’erta! Aurora è in pericolo, e forse ora anche Coog.” -
- “Cosa devo fare, Gorgo?” -
- “Devi ripartire.” -
- “Come?” -
- “Devi andare da Coog, ho un brutto presentimento. E credo che, questa volta, potrebbe trovarsi in difficoltà.” -
- “Ma perché mai? Coog è il più forte di tutti.” -
- "Ora non lo è. E’ sconvolto per quanto accaduto ad Aurora. Non riusciva a darsi pace. Ed è partito perché solo lui, con lo Star Crow, poteva farlo. Ma non avrebbe mai voluto lasciare il Grande Pianeta…” -
- “Certo, certo, capisco.” -
- “Lui….” -
- “Cosa?” -
- “Lui dovrebbe essere qui ora, non io. Ma io non avevo i mezzi per raggiungerli…” -
- “Gorgo, sei troppo agitato, devi calmarti, non riesco neppure a seguire quel che dici…” -
- “D’accordo, mi calmo.” – si sedette. La testa tra le mani.
- “Ehi, Gorgo, cosa c’è che non va? Vuoi spiegarti per favore? Altrimenti come faccio ad essere di aiuto?” -
- “Tu non l’hai vista…” -
- “La principessa? No, per fortuna. Altrimenti forse sarei impazzito anch’io. Forse è questo. Ok, d’accordo..” – fece una pausa di silenzio. Hakka non era mai stato particolarmente bravo a comprendere quando era più opportuno fare silenzio e smettere di parlare e fare domande. Ma stavolta ce l’aveva fatta, ed era fiero di sé.
- “Ora è tutto chiaro. La preoccupazione sta attanagliando anche te. Sei nel panico, per la prima volta in vita tua. E’ così, non è vero?” -
- “E’ così. Non so cosa fare e non riesco a prendere decisioni. Non voglio che succeda qualcosa ad Aurora, ma sono in pensiero per Coog. Se succedesse qualcosa a uno dei due, peraltro…ecco…” -
- “Non si sono visti, giusto? Beh, certo. Ho capito. Sei un grande amico, Gorgo. Ora è tutto chiaro. Sacrificare le proprie emozioni per il bene e la felicità di altri, è prova che sei il grande uomo che ho sempre creduto tu fossi.” -
Gorgo alzò lo sguardo, ma non disse nulla. Accennò un sorriso.
- “Avanti, ora rialzati e spiegami cosa devo fare per monitorare senza farmi intercettare.” -
- “Cosa? Ma che dici Hakka?” -
- “Tu devi andare ad aiutare Coog..” -
- “Forse dovrei.” -
- “Devi. Tu sarai più utile a lui. Qui basto io. Dovete solo fare in fretta.” -
Lo stato di quasi trance del controllato e ragionevole Gorgo stava piano piano sciogliendosi lasciando spazio a maggiore lucidità.
Come Coog, anche lui era caduto preda delle emozioni, quelle emozioni che i cyborg non dovrebbero possedere, o che dovrebbero possedere in minima parte senza che quest’ultima possa dominarli.
Ebbene, era però accaduto. Ma la provvidenziale saggezza del buon Hakka, dal cuore generoso e sensibile, era riuscito a riportarlo indietro. In tempo. Rimaneva solamente una questione da risolvere, un ostacolo enorme che fino a quel momento non avevano mai preso in considerazione di dover affrontare perché sembrava insormontabile. Come avrebbe fatto a raggiungere Coog in tempi ragionevoli senza essere in possesso della velocità fotonica? Era praticamente impossibile e l’amico poteva essere in pericolo senza che nessuno di loro potesse rendersi davvero utile.
Negli stessi istanti, a moltissima distanza dal Grande Pianeta, Coog portava avanti la sua battaglia. Sentiva di non riuscire più a governare il suo corpo di cyborg, era una preda facile a questo punto. Decise di tentare un’ultima mossa, sperando che quel mostro fosse in grado di seguirlo dove lui voleva portarlo. Lontano da lì.
In sella al suo Star Crow, facendo ricorso alle ultime riserve rimastegli, pronunciò quel comando.
Star Crow, velocità fotonica...
Le grinfie dell’essere spaziale rimasero di colpo prive della loro preda. Dopo pochi istanti di esitazione, spiazzato ma deciso nello scopo, il mostro fece esattamente ciò che Coog aveva sperato che facesse. Scomparve lasciando una scia di luce che si dissolse in un soffio.
Aveva intrapreso esso stesso l’accelerazione atomica. I volti attoniti della Dottoressa Kitty e del Professor Doggert riempivano l’oblò della base spaziale, dalla quale avevano osservato l'intera sequenza perpetratasi davanti ai loro occhi.
- “Dottoressa, avete visto anche voi? Questi esseri sono in grado di fare da soli ciò per cui io ho studiato per anni, l’accelerazione degli atomi.” – le parole gli uscirono con l’amarezza dello sconforto – “…raggiungerà Coog in men che non si dica…” -
- “Ma lui voleva portarlo lontano da noi, è stato molto coraggioso. Speriamo solo che la sua mente lo sostenga. Il suo corpo è assolutamente in grado di sconfiggere quell’essere, deve solo ritrovare il suo equilibrio.” -
- “Ci riuscirà, ne sono certo. Il suo scopo è troppo importante, per farsi vincere in questo modo. Troverà le forze, ritroverà se stesso. E speriamo che arrivino gli altri cyborg in suo soccorso.” -
- “Sì, speriamo davvero, Professor Doggert. Purtroppo non possiamo comunicare con Gorgo, speriamo se la stia cavando e che Aurora sia al sicuro.” -
- “Certamente sì. E sono anche sicuro che presto Coog riuscirà a raggiungere il Grande Pianeta e consegnare il congegno a Gorgo.” -
- “Per quante volte consecutive può sostenere lo sforzo della velocità fotonica con accelerazione atomica?” -
- “Non so dirlo con precisione: tre, forse quattro volte..” -
- “Cosa potrebbe succedere se eccedesse?” -
- “Potrebbe andare in mille pezzi.” -
La Dottoressa Kitty non rispose, sentì un freddo improvviso attraversarle il corpo. Rivolse lo sguardo verso il buio dello spazio che avevano di fronte.
Non voleva pensare. Scelse di sperare.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Altro - anime/manga yaoi / Vai alla pagina dell'autore: fandani03