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Autore: LorasWeasley    05/08/2021    2 recensioni
AU [Bokuaka | Accenni Sakuatsu]
"Erano passati diversi anni dal suo primo giorno in quell’azienda e la sua vita non era cambiata di una virgola. Non che avesse nulla da rimpiangere, Akaashi sapeva bene che nel mondo esistevano troppe persone con situazioni pessime, non si sarebbe quindi mai lamentato della sua vita. Il problema però era la monotonia, non succedeva mai nulla di clamoroso e la cosa stava iniziando a stargli un po' troppo stretta.
Era ormai arrivato alla conclusione che sarebbe stato il destino a decidere cosa avesse in serbo per lui e attendere quindi i suoi tempi, quando si scontrò con Bokuto Koutaro."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Keiji Akaashi, Kiyoomi Sakusa, Koutaro Bokuto, Kozune Kenma
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Haikyuu - Azienda di articoli sportivi'
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ATTENZIONE: 
Questa storia fa parte della serie "Haikyuu - Azienda di articoli sportivi" MA si può leggere anche senza aver seguito i primi tre racconti. Ogni storia racconta il punto di vista di una coppia diversa e sono pubblicate in modo che cronologicamente non vengano fatti spoiler. Se volete leggere quelle precedenti vi consiglio di andare in ordine di pubblicazione, soprattutto se volete evitare spoiler della Sakuatsu, la prima storia. Nel caso queste però non vi interessano, buona lettura!

Note per chi ha letto le altre storie:
Eccomi qui con la sesta storia di questa raccolta!
Oggi parliamo della Bokuaka, in particolare di come Akaashi si è ritrovato con un Bokuto selvatico nella sua vita. Cronologicamente è ambientata diversi mesi dopo tutte le altre storie, infatti Sakusa fa già parte dei Black Jackal. Spero che vi piaccia!
Vi auguro inoltre di passare un buon fine settimana e vi ricordo gli ultimi due appuntamenti di questa serie: martedì per la Daisuga e giovedì con la Ushiten a concludere!
Non mancate! A presto,

Deh
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6. Le foto


Akaashi aveva iniziato a fare fotografie fin da quando era piccolo. Era iniziato tutto come un hobby quando aveva trovato la vecchia polaroid di suo padre in soffitta. Se n’era appassionato così tanto che al natale successivo i suoi genitori gli regalarono una macchina fotografica che ai tempi era considerata la migliore sul mercato. Da quel momento fu solo un crescendo, iniziò a seguire diversi corsi e tutorial fino a decidere di far diventare quella passione un vero e proprio lavoro.
Venne assunto ad Haikyuu grazie a Kenma. I due ragazzi si erano conosciuti a un corso che avevano seguito entrambi e che spiegava come utilizzare i nuovi programmi dei computer, cosa molto importante per il lavoro di entrambi. Erano diventati amici solo perché erano quelli più silenziosi dell’intero gruppo e quando dovettero fare un progetto di coppia fu quasi normale mettersi insieme.
Kenma venne preso a lavorare ad Haikyuu tre mesi dopo la fine del progetto e, quando sentì che stavano cercando un nuovo fotografo, non perse tempo a contattare Akaashi, questo si affrettò a mandare il suo curriculum e diversi giorni dopo anche lui venne accettato per lavorare lì.
Non era un lavoro a tempo pieno come quello di Kenma, lavorava molto di meno e quindi veniva pagato di meno, ma questo non era mai stato un problema per il suo stile di vita e, soprattutto, avendo i giorni programmati poteva tenersi libero e farsi ingaggiare per ricevimenti e feste.
Erano passati diversi anni dal suo primo giorno in quell’azienda e la sua vita non era cambiata di una virgola. Non che avesse nulla da rimpiangere, Akaashi sapeva bene che nel mondo esistevano troppe persone con situazioni pessime, non si sarebbe quindi mai lamentato della sua vita. Il problema però era la monotonia, non succedeva mai nulla di clamoroso e la cosa stava iniziando a stargli un po' troppo stretta.
Aveva persino provato, sotto suggerimento di Oikawa, a iscriversi a qualche sito d’incontri online, ma fu un disastro enorme e dovette cancellarsi neanche una settimana dopo.
Era ormai arrivato alla conclusione che sarebbe stato il destino a decidere cosa avesse in serbo per lui e attendere quindi i suoi tempi, quando si scontrò con Bokuto Koutaro.
Tutto iniziò quando Sakusa Kiyoomi, l’ex responsabile legale dell’azienda, era stato preso a giocare nei Black Jackal da solo qualche mese ed era già diventato uno dei titolari, riscontrando fin da subito grande successo tra il pubblico. Ciò che più alimentò i fan della squadra fu la relazione che aveva con Atsumu e che fin dalla prima partita avevano annunciato.
L’azienda non aveva nessuna intenzione di perdersi questo nuovo tipo di pubblicità e, anche se non lavorava più come responsabile legale, gli fecero firmare un contratto per essere uno dei modelli, lavorando in coppia con Atsumu.
Per Akaashi era stata una bella novità e aveva ampliato le sue idee. Certo, aveva già lavorato più e più volte con Oikawa e Atsumu in coppia, ma questo era diverso perché gli avevano chiesto esplicitamnete di mostrare attraverso le foto la loro relazione.
“Nel bene o nel male gli rimarremo bene impressi nel cervello e parleranno di noi” aveva commentato Iwaizumi quando Akaashi gli aveva fatto presente che forse erano delle pubblicità un po' troppo spinte per il Giappone.
Ovviamente, però, non facevano solo quel tipo di foto e proprio quel giorno stava andando a fotografarli durante il loro allenamento settimanale. I due ragazzi avrebbero solo dovuto indossare le nuove ginocchiere che l’azienda stava sponsorizzando ed erano stati tutti d’accordo sul fatto che sarebbe stato meglio fotografarli direttamente durante l’allenamento che progettare un intero set in azienda che comunque non avrebbe reso allo stesso modo.
Akaashi si era trovato d’accordo, affermando che in quelle due ore poteva scattare una quantità enorme di foto per poi, nel suo ufficio, selezionare quelle migliori. Il coach inoltre aveva dato la sua approvazione se questo non avrebbe disturbato il suo allenamento, Akaashi l’aveva rassicurato e si erano messi d’accordo per il giorno successivo.
Quel pomeriggio, pertanto, il corvino arrivò in palestra mezz’ora prima dell’inizio per avere il tempo di sistemare tutta la sua attrezzatura, Atsumu gli aveva assicurato che avrebbe trovato già aperto “perché Omi deve pulire tutta la sua parte di spogliatoio prima di cambiarsi, quindi arriviamo lì molto presto.” Come predetto, infatti, trovò aperto anche se non c’era nessuno nei paraggi. Immaginò semplicemente che la coppia fosse nello spogliatoio e iniziò a sistemare le sue cose.
Era talmente preso dal proprio lavoro che saltò sul posto quando sentì un enorme fracasso alle sue spalle.
Un ragazzo, quello che dopo uno sguardo più attento si scoprì essere Bokuto, non aveva visto la sua attrezzatura e l’aveva urtata facendo cadere tutto a terra.
Fortunatamente erano solo pezzi di plastica e nulla di costoso, poiché la sua macchina fotografica e il suo computer erano ancora al sicuro nella sua borsa.
Bokuto aveva uno sguardo mortificato e, quando posò i suoi enormi occhi dorati su di lui, Akaashi non poté reprimere il brivido che gli scese lungo la schiena.
Ovviamente sapeva chi fosse, non solo perché ad Akaashi piaceva lo sport e molto spesso si ritrovava a guardare le partite che passavano in tv, ma soprattutto perché Bokuto era uno dei migliori giocatori del Giappone e questo l’aveva portato a comparire in molte pubblicità. Non l’aveva, tuttavia, mai visto di presenza e doveva ammettere che faceva tutto un altro effetto.
Il ragazzo aveva iniziato a raccogliere tutto quello che aveva fatto cadere e sembrava sempre più depresso mentre iniziava a scusarsi.
Akaashi si affrettò ad aiutarlo e subito lo rassicurò –Non è successo niente, non devi preoccuparti. Anzi, mi hai aiutato a testare la resistenza della mia attrezzatura, devo proprio ringraziarti.
Bokuto lo fissò con uno sguardo indecifrabile, i suoi occhi che si facevano ancora più grandi. Akaashi si limitò a sorridergli brevemente e questo sembrò bloccare ancora di più il giocatore di pallavolo.
Quello strano momento fu interrotto dalla voce squillante di Atsumu che urlò mentre li raggiungeva –Bokkun! Non starai mica importunando il mio fotografo?
Bokuto si girò di scatto verso l’amico, Akaashi rispose per lui –Mi stava solo aiutando.
-È il tuo fotografo?- domandò a quel punto il giocatore al biondo.
-Yep!- rispose questo –Oggi sta qui per tutto l’allenamento che deve scattare delle foto a me e Omi per la nuova pubblicità che stiamo facendo.
Bokuto annuì, poi tornò a rivolgersi a lui –Come ti chiami?
-Akaashi- rispose dopo un attimo di smarrimento –Akaashi Keiji.
-Sei il ragazzo più bello che abbia mai incontrato, Akashi.
Il volto del corvino prese fuoco all’istante, era talmente imbarazzato che non riuscì neanche a correggerlo sul proprio nome.
Bokuto sembrò rendersi conto di quello che le sue labbra aveva detto e, senza dire o fare nient’altro, si limitò a girarsi per raggiungere a passo svelto lo spogliatoio e nascondersi al suo interno.
Rimasti soli, Akaashi poté concentrarsi su Atsumu. Il biondo aveva il suo stesso sguardo sorpreso che mutò troppo presto in un sorrisetto che non prometteva nulla di buono, infatti quasi subito corse via mentre urlava –Omi! Dove sei? Devo raccontarti quello che è appena successo!
Akaashi divenne ancora più imbarazzato, ma era lì per un lavoro e cercò di tornare a svolgerlo senza pensare ad altro. Ed era proprio quello che stava pensando di fare, fino a quando la sua mente non si scollegò del tutto.
Aveva sistemato tutto perfettamente, la fotocamera senza flash sul piedistallo e il computer collegato dove le foto sarebbero apparse in tempo reale, in modo da poterle controllare meglio.
L’allenamento iniziò e il corvino avvicinò l’occhio nell’apposito riquadro, stava aspettando che uno dei due modelli entrasse nel suo obiettivo quando lo fece Bokuto.
Akaashi rimase così folgorato dal suo modo di saltare e muovere tutti quei muscoli, pronto a schiacciare, che si ritrovò a premere il pulsante per immortalare il momento.
Una semplice foto rubata non poteva fare male a nessuno, giusto?
Diverso tempo dopo Atsumu e Sakusa lo raggiunsero sudati e stanchi –Allora? Siamo venuti bene?- domandò Atsumu eccitato.
Sakusa sbuffò –Oggi ti sei pavoneggiato più del solito.
Atsumu mise il broncio –Sta zitto! Devo essere al meglio per i miei fan!
Akaashi li fissò con un cipiglio confuso –Avete… già finito l’allenamento?
-Certo- rispose Atsumu, adesso confuso anche lui.
Sakusa intervenne –C’è stato un problema con le nostre foto?
Akaashi lanciò un breve sguardo imbarazzato al computer dove si potevano notare un sacco di anteprime di foto di Bokuto, poi sussurrò –Se così possiamo definirlo.
-Che problema!?- si infiammò Atsumu preoccupato.
-Ecco, diciamo… che non esistono.
 
Sentendosi in colpa (ma non troppo, prendendo alla fine la situazione come una rivincita per quando Atsumu l’aveva fatto aspettare nei set fotografici, dimenticandosi del lavoro mentre perdeva tempo con Oikawa a fare non si sa cosa), Akaashi era rimasto durante gli allenamenti extra che di solito facevano Hinata, Bokuto e Atsumu. Sakusa si era aggiunto dicendo che non c’erano problemi e in quell’ora scarsa riuscì a fare tutte le foto che gli servivano.
Stava sistemando le sue cose, pronto a tornare a casa, quando venne raggiunto da Atsumu che gli disse –Andiamo a cena! Vieni con noi, vero?
E anche se aveva posto la frase come una domanda, dall’espressione che il biondo aveva sul volto non sembrava troppo propenso ad accettare un no come risposta.
Akaashi provò a cercare con lo sguardo Sakusa, ma questo era ancora nello spogliatoio, quindi il corvino sapeva bene di non avere troppe speranze diliberarsi facilmente dell’alzatore.
Sospirò e infine rispose –Immagino che si possa fare.
Venti minuti dopo stava aspettando fuori dalla palestra che il resto dei ragazzi finisse di cambiarsi. Era già dicembre e il freddo gli faceva uscire nuvolette di vapore ogni volta che respirava con la bocca. Si strinse di più dentro il giubbotto e si appoggiò al cofano della sua macchina, dentro la quale poco prima aveva sistemato tutta la sua attrezzatura.
Alzò lo sguardo verso il portone quando sentì le voci dei ragazzi.
Una moto gli passò accanto, raggiunse il gruppo e gli occhi di Hinata s’illuminarono. Il rosso poi salutò in modo squillante il resto dei suoi compagni e salì dietro il proprietario, non prima di essersi messo il casco.
I tre rimasti raggiunsero Akaashi e questo non poté fare a meno di chiedere –Pensavo che venisse anche Hinata.
-Il suo ragazzo aveva piani diversi e Shoyo ha preferito lui, mi spezza il cuore ogni volta.
Sakusa alzò gli occhi al cielo –Sta già con noi tutto il giorno, lascialo stare, non sei sua madre.
-Omii!- si lamentò con un finto tono offeso, ma gli passò subito perché tornò a sorridere e si rivolse ad Akaashi –Andremo in macchina e portiamo Bokkun con noi, tu stacci dietro con la tua.
Akaashi annuì e il suo cuore accelerò quando vide il leggero broncio che era comparso sul volto di Bokuto quando aveva sentito dire all’amico che sarebbe andato in macchina con loro.
Arrivarono al locale in pochi minuti, erano a pochi passi dall’ingresso quando Atsumu si bloccò di scatto e annunciò –Ah cazzo, io e Omi avevamo già un impegno! Dobbiamo andare!
Akaashi assottigliò gli occhi, sapeva benissimo che quella era tutta una scusa, così chiese –Che impegno?
Atsumu neanche provò a inventare qualcosa di credibile, afferrò la mano del suo ragazzo e alzò le spalle –Scopare. Buona serata!
Andarono via talmente veloci che l’altra coppia non riuscì a dire nient’altro. Bokuto sembrava in imbarazzo e domandò piano –Immagino tu non voglia venire a cena con me.
-In realtà mi piacerebbe molto- rispose senza neanche pensarci. E il sorriso enorme di Koutaro gli fece scollegare nuovamente il cervello dal resto del corpo.
Il luogo non era troppo affollato, quindi non fu un problema trovare un tavolo e non dovettero neanche aspettare molto prima dell’arrivo delle loro ordinazioni.
Akaashi stava mangiando con un leggero sorriso in volto mentre Bokuto parlava e parlava di tutto quello che gli passava per la mente, anche se per lo più era tutto incentrato sulla pallavolo.
Finchè a un certo punto non sembrò bloccarsi di scatto e deprimersi tutto di botto.
-Che succede?- domandò Akaashi leggermente preoccupato.
-Ah… io… scusa… Atsumu mi aveva detto di non fare così.
-Di non fare cosa?- Akaashi alzò un sopracciglio non capendo.
Bokuto aprì le braccia come a voler dire “questo” e per poco non prese in pieno un cameriere che stava passando proprio lì accanto.
-Per questo ti ha portato in macchina con loro?- comprese il corvino –Ti ha detto cosa fare e cosa non fare?
Bokuto, imbarazzato, annuì –Dice che così faccio scappare le persone.
Akaashi assottigliò gli occhi in due fessure, si appuntò mentalmente di fare un discorsetto al modello biondo e poi rilassò il volto per rivolgersi al ragazzo che aveva di fronte –Facciamo un patto.
-Uh?
Akaashi allungò la mano per sfiorare quella dell’altro adesso poggiata sul tavolo.
-Io non scappo se tu ti comporti esattamente come sei. Andata?
Le guance del giocatore di pallavolo divennero rosse ma i suoi occhi si fecero comunque luminosi –Andata!
 
Non fu difficile infine iniziare una relazione.
Al corvino, Bokuto era piaciuto fin dal primo istante, ma anche se così non fosse stato sarebbe stato difficile non sentirsi amati e apprezzati con tutte le piccole (e grandi) cose che l’altro ragazzo aveva iniziato a fare per lui.
Come quando si era ritrovato la stanza dei photoset piena di fiori e Kenma aveva commentato “tutto questo mi ricorda qualcosa”. O come quando Koutaro gli faceva complimenti spontanei senza un minimo d’imbarazzo anche se erano circondati da molte altre persone.
Bokuto era una persona complessa, piena di insicurezze ma anche di passione per tutto ciò che faceva. Nonostante questo, per Akaashi fu semplice mettersi insieme al ragazzo.
Erano diversi, ma sentiva che non c’era mai stato nella sua vita niente di più giusto.
Soprattutto quando lo baciò per la prima volta: Akaashi aveva raggiunto Koutaro agli allenamenti, era orario di pranzo e gli aveva portato da mangiare. Quando il giocatore si era accorto di lui aveva strabuzzato gli occhi e, dopo aver visto il cibo per lui in un sacchetto, aveva sbottato sincero “voglio baciarti così tanto”. Keiji aveva riso, poi aveva fatto un passo in avanti sussurrando “puoi farlo”. E quello che ne seguì fu forse il miglior bacio di tutta la sua vita. Bokuto l’aveva baciato con passione ma trattenendolo con delicatezza, come se avesse paura di romperlo.
E se quello lo fece sentire come se tutto quello che lo circondava non esistesse più, fu indescrivibile per lui riuscire ad esprime come si sentì la prima volta che fecero l’amore, o come si sentì tutte le volte successive. Bokuto lo trattava con una riverenza tale da fargli chiedere cosa avesse fatto di buono per meritarselo, lo guardava come se fosse tutto ciò che aveva cercato nella vita. Lo faceva sentire talmente amato che Keiji non si vergognò minimamente quando, arrivando al culmine del piacere, iniziò a piangere mentre Koutaru non faceva altro che sussurrargli parole dolci direttamente sulla sua pelle.
Il corvino si rendeva spesso conto che era totalmente preso da quella relazione, così innamorato da averne quasi paura. Non poteva fare a meno di avere anche lui certi momenti di panico, dove si chiedeva se tutto quello sarebbe durato, come poteva essere certo che Bokuto un giorno non si sarebbe svegliato rendendosi conto che Akaashi era troppo noioso per lui?
Ogni sua paranoia però svanì quasi un anno dopo da quel loro primo incontro, i Balck Jackal avevano appena vinto una partita importante e l’ultimo punto era stato fatto proprio da una schiacciata del suo ragazzo.
Questo urlò felice e, prima ancora di abbracciare i suoi compagni, corse da lui dietro i divisori che delimitavano lo spazio per il pubblico, lo afferrò facendolo girare sul posto e con gli occhi luminosi urlò –Hai visto ‘Kashi? Hai visto?
Keiji sorrise teneramente e gli accarezzò la guancia sudata –Ho visto, sei stato bravissimo amore.
Bokuto, se possibile, divenne ancora più felice e non si fece problemi a spingersi  in avanti e baciarlo come se non fossero circondati da tutte quelle persone.
E fu proprio in quell’esatto momento che Akaashi capì che non aveva nulla di cui preoccuparsi.
  
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