Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Luschek    05/08/2021    1 recensioni
{Raccolta di Missing Moments su "Come i Ratti nelle Fogne".}
Fratellanza: L’albero è alto. Altissimo. È così alto che, per sfiorare il ramo più basso, Bertolt deve alzarsi sulle punte dei piedi e allungare le braccia, finché i muscoli delle spalle non pulsano.
Dottor Ksaver: «Un prelievo… è quando ti fanno una puntura, credo» spiega Marcel.
Ficcanaso: Porco si è sempre vantato di non avere segreti con suo fratello Marcel.
Conoscenza: La pioggia scroscia impettita, ma Porco rimane immobile, tenendo stretta tra le dita una bottiglia di birra che non dovrebbe bere, poiché troppo piccolo.
{Pairing: SeruAni, unrequited!SeruRei, unrequited!BeruAni, YumiHisu | In Continuo Aggiornamento}
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Annie Leonhardt, Berthold Huber, Pieck, Porco Galliard, Reiner Braun
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Fratellanza 

 

Prompt: 70. Arrampicarsi su un albero 

 

L’albero è alto. Altissimo. È così alto che, per sfiorare il ramo più basso, Bertolt deve alzarsi sulle punte dei piedi e allungare le braccia finché i muscoli delle spalle non pulsano.  

Nonostante ciò, Reiner, Marcel e Porco penzolano come scimmie dai rami dell’albero, incuranti che, se cadessero, potrebbero spiaccicarsi sul suolo. 

«Dai, Bertolt! Vieni anche tu, ce la puoi fare!» grida Marcel, mentre è appeso ad un ramo, che tiene stretto tra le ginocchia per non cadere.  

L’amico è a testa sotto e Bertolt si chiede da dove tragga il coraggio per dondolarsi in quel modo. Se dovesse farlo lui, sverrebbe prima di prendere quella posizione. 

Porco è seduto accanto al fratello e fissa i rami più alti, le mani poggiate sui fianchi. Pare che stia riflettendo, visto come ha corrugato le sopracciglia.  

«Vuoi arrivare fin lassù?» gli domanda Reiner, seduto su un ramo più basso. L’amico ha una mano poggiata al fusto della pianta, cosicché non perda l’equilibrio. 

Porco gli lancia un’occhiata, poi rotea gli occhi e si tira in piedi. Tasta la corteccia dell’albero, forse per capire quanto sia fattibile arrampicarsi.  

«Sì. Ma tu non ci pensare nemmeno, Braun. Sei così pesante che spezzeresti i rami.» 

La frase di Porco fa accigliare Reiner, che arriccia le labbra in un ringhio e si mette in piedi sull’albero. Non soffre di vertigini? 

«Sta’ zitto, Porc-hetta! Se volessi, potrei arrivare più in alto di te!» esclama Reiner, il volto paonazzo a causa della rabbia. 

«Chi hai chiamato porchetta, eh?!»  

Marcel sospira e lascia che litighino, dopodiché riporta l’attenzione su Bertolt, il quale non si è ancora avvicinato all’albero. L’altro bambino gli regala un sorriso e, sovrastando gli insulti che Reiner e Porco si rivolgono, domanda: 

«Vuoi che ti aiuti a salire?» 

Bertolt non vuole aiuto. Vorrebbe la metà del coraggio di Marcel: gli basterebbe per tutta la vita. Il bambino fa un sospiro, poi asciuga i palmi umidi sui pantaloni e si avvicina all’albero. Prima di qualsiasi tentativo, Bertolt tasta la corteccia ruvida e rabbrividisce quando sfiora una zona in cui l’albero secerne una sostanza appiccicosa. Sfrega le mani sulla maglietta, ma la sensazione fastidiosa delle dita che si attaccano tra loro non scompare. Ci vorrà un bel po’ di sapone per lavare via quello schifo. 

«Segui i solchi che ci sono sull’albero. Se metti bene le mani e i piedi, sarà semplice» gli spiega Marcel, che adesso è seduto sul ramo sopra la testa di Bertolt.  

«Raggiungimi e poi andiamo da quei due testoni. Sono arrivati quasi in cima!» 

Annuisce, poi incastra le dita della mano sinistra lì dove la corteccia si piega verso l’esterno – dovrebbe essere quello il solco di cui parla Marcel. Fa lo stesso con la mano destra, dopodiché si issa su e cerca un terzo appiglio a tastoni. 

«Alla tua destra, Bertl! Se allunghi il braccio ci arrivi!» 

Bertolt deglutisce e, quando trova l’appiglio, vi si aggrappa. Con le scarpe appoggiate al tronco, si spinge verso l’alto e, dopo che ha ripetuto altre due volte quei gesti, raggiunge l’albero su cui è seduto Marcel.  

Una volta vicino, le dita di Marcel gli si avvinghiano ai polsi e lo issano su come se fosse fatto di carta. Adesso Bertolt può osservare l’altro dritto negli occhi, senza quella fastidiosa sensazione di sentirsi piccolo – insignificante, inferiore – e solleva un angolo della bocca all’insù.  

«Ce l’ho fatta...» sussurra incredulo, poi abbassa lo sguardo per accertarsene.  

Il terreno sottostante pare vacillare e il mondo viene invaso da puntini neri, che costringono Bertolt a sollevare lo sguardo e stringere gli occhi. Una lieve nausea gli punzecchia lo stomaco, ma viene distratto dalle fitte che attraversano le sue nocche, quando una mano stritola la sua. 

«Bertolt, stai bene?» domanda Marcel e Bertolt scuote la testa per negare. 

«Ho le vertigini...» 

La mano di Marcel non abbandona la sua. 

«È per questo che non volevi salire?» 

Bertolt annuisce e sospira, ma ancora la mano dell’altro non si allontana.  

«Capisco. Apri gli occhi, Bertolt» gli ordina l’altro bambino e lui fa come gli viene chiesto. 

Gli occhi nocciola di Marcel sembrano enormi castagne, visti così da vicino. Il pensiero lo farebbe divertire, se l’ansia di cadere e spaccarsi la testa non gli pesasse sul cuore. Le mani di Marcel si posano sulle sue guance e il proprietario di esse sorride. Oltre al coraggio di Marcel, pensa Bertolt, vorrebbe avere anche il suo ottimismo. 

«Sei stato coraggioso, Bertl. Hai vinto una tua paura. Bravo!» esclama il bambino e Bertolt quasi crede a quelle parole. Se è davvero un bravo bambino, si merita quello a cui suo padre l’ha condannato?  

Da sopra le loro teste giunge il vociare di Porco e Reiner e, al pensiero di dover salire più in alto, il labbro inferiore di Bertolt è attraversato da un fremito. 

«Non c’è bisogno di raggiungere quei due. Possiamo restare qui, se vuoi.» Marcel gli ha letto nel pensiero? 

«Va bene.» 

Bertolt sospira, rincuorato, e Marcel gli toglie le mani dal volto, poi si mette a cavalcioni del ramo. Il sorriso è ancora lì sul suo volto. 

«La prossima volta arriverai più in alto. Te lo prometto!» 

Mentre Marcel solleva lo sguardo verso gli altri due monelli, Bertolt lo osserva di sottecchi. Ammira molto l’altro bambino e un po’ lo invidia, perché vorrebbe emanare la sua stessa aura di sicurezza. Quando Marcel è nei dintorni tutti, compreso lui, sono rilassati.  

Oggi grazie all’altro ha persino scalato un albero e Bertolt non l’avrebbe mai creduto possibile, data la fifa che ha delle altezze.   

Tutto il male non viene per nuocere si dice Bertolt, ripensando al modo in cui lui e Marcel si sono conosciuti.  

«Grazie» mormora Bertolt, ma Marcel non replica.  

Forse non l’ha sentito, oppure sa esattamente a cosa si riferisce: in ogni caso, crede che sia meglio così.





Note dell'Autore

Questa OS partecipa alla challenge "Our Summer - If we're together, feel like summer" indetta dal forum Torre di Carta!

   
 
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