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Autore: Esikie    05/08/2021    0 recensioni
- Sia chiaro, , evado per essere libero da te, non dalle sbarre! -
Racconto di ragni giganti, guardie credulone e detenuti annoiati.
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chuuya Nakahara, Doppo Kunikida, Osamu Dazai
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chuya aveva sempre pensato che fosse stata una gran fortuna essere arrestato: l'arancione della tuta si combinava tutto sommato bene con quello dei suoi capelli. E poi aveva sempre a disposizione un bel paio di occhioni blu da sfoggiare, e il blu è complementare all'arancione, che è assolutamente perfetto. Era nato per essere arrestato.

Non era nato per raggiungere gli scaffali alti.

Non era nato per essere astemio.

Non era nato per sopportare Dazai Osamu. Nessuno lo era.

Quell’ingestibile imbecille che dormiva nella branda sopra la sua rendeva la sua permanenza al fresco un calvario, più della prigione in sé.  

Da quando lo avevano trasferito in quel vecchio carcere le sue placide giornate da detenuto avevano preso una piega che non gli piaceva: svegliarsi avvolto dalla carta igienica, oppure ricoperto di scritte di pennarello indelebile, era forse ammissibile? No, dal posto da dove veniva lui.

Di solito le mosche fastidiose vengono schiacciate con un giornale, e trovarne uno abbastanza grande per Dazai sarebbe stata un’impresa. Anche Socrate veniva paragonato ad un tafano o mosca fastidiosa. Socrate era greco. La Grecia è un paese democratico. Cosa c'entrava? Niente, ed era colpa di Dazai. Era ormai più di mezz'ora che chiacchierava da solo e il suo cervello era partito per gli affaracci suoi più o meno alla prima parola di quel monologo delirante perché più ascoltava più la sua sanità mentale si disgregava.  

Man mano che il moro parlava Chuya sentiva il cervello colargli un po’ di più dalle orecchie.

-...non saprei, a te piacerebbe? Sei d'accordo? -

Dazai inclinò la testa, aspettando risposa.

-Immagino di sì. - rispose il rosso, giusto per farlo stare zitto.

-Allora è deciso! - si avviò a grandi passi verso la porta, ma non potendola aprire girò i tacchi e si schiantò nuovamente sul letto, gongolando felice.

Chissà che diamine aveva chiesto.

 

Storia di due carcerati e del ragno che li fece evadere

 

-Chuuu...- Venti secondi. Il silenzio era durato un totale di venti secondi.

- Che vuoi. -

-Grattami la schiena...-

- Uhm...No. Piuttosto togliti quelle bende e lavat... Dazai? -

-Dimmi. Petit. -

-Guarda là. C'è sempre stata quella macchia sul muro? -

-Quella? Non saprei...-

- Prima non c’era. -

- Come fai a dirlo? -

- Sai, quando sei un carcerato e condividi la cella con un logorroico ti ritrovi a guardare il muro per parecchio tempo. -

- E se anche fosse? Che problema c'è se trovi una macchia? Siamo a Yokohama, dubito sia il regno del pulito. -

- Io dubito sia il regno di qualcosa. E comunque quella macchia non c'è mai stata. Vado a controllare cos'è. -

- Forse è un segno dell'universo. Dobbiamo darci da fare per evadere. Forse è il punto in cui dobbiamo scavare. -

- Se scaviamo lì entriamo nella cella di...- la macchia allargò le otto zampe e zampettò un poco verso il soffitto, poi si fermò tranquillo. Al contrario, Chuya saltò un paio di metri indietro e si arrampicò sul letto del moro, che in tutto ciò era ancora in piedi in mezzo alla piccola stanza.

-Chuya, perché sei corso via e sei salito sul mio letto? C'è il tuo lì sotto. Non che io non ti voglia nel mio letto ma...-

-...-

- Cosa? -

- È un ragno! Enorme! -

-Quindi? -

-Quindi è qua per ucciderci! Non voglio morire così! -

-Sempre meglio della sedia elettrica che prima o poi ci spetta. Quasi quasi lo prendo in braccio. Voglio moriiiree. -

- Dio, Dazai, c'è un ragno vivo che respira la mia stessa aria e non posso neanche andarmene! -

- I ragni respirano? -

-Adesso che ci penso no... Sono alimentati da odio e rancore. Dazai fai qualcosa? -

-Qualcosa cosa? -

-Ammazzalo. -

- E perché? È il nostro nuovo animaletto domestico. -

- Perché se non lo fai ti soffocherò nel sonno a costo di anticipare la mia condanna a morte. -

- È per scongiurare questo genere di attentati che ho scelto la branda in alto. Così non ci arrivi, e io dormo relativamente tranqui...-

- Ammazzalo. -

- Voglio un pagamento in natura. -

- Ne riparleremo quando sarà morto... –

- Non penso che lo ucciderò allora. -

- Scegli, o me o il ragno, non puoi avere entrambi? -

- Vedi? Tu non mi ami. Se mi amassi non mi costringeresti a scegliere in questo modo. -

 - ... Non c'è più! È scappato! Potrebbe essere ovunque! È tutta colpa tua! –

- Perché urli? -

-Perché c'è un ragno ed è ovunque! È il ragno di Schrödinger! Cercalo subito. -

- Ma non ho bisogno di cercarlo. È lì. -

- Dove? -

-Non ti muovere. Dev'essersi calato dal soffitto e ora è proprio...-

-...-

- Chu ti ho già detto che se ti agiti così durante il giorno, ad esempio dimenandoti come stai facendo ora per scacciare un ragno che comunque non è più sulla tua spalla, ti verranno gli incubi di notte e sarò costretto a dormire vicino vicino a te per calmarti. -

- Tuez cette araignée! Tuez! -

-È una creatura come le altre che merita il tuo rispetto! -

- Je n'ai aucun respect pour les araignées et Dazai Osamu! Détruire! Maintenant! -

-Cosa? -

- Uc.ci.di.lo! -

- ... Fatto. Contento? -

- Si. - E, detto ciò, salì nuovamente sulla branda in altro, quella di Dazai.

- Puoi scendere? È la mia-

-No. Se ci sono altri ragni sono sul pavimento perché è più caldo. Sto qua, grazie. -

- Fammi spazio. -

- No, adesso tu stai di sotto. -

- Basta che ti sposti un po'.

-Ho detto no! -

- Ma tesoro mio quello è il mio letto! Nel tuo mi sporgono i piedi! -

-Chiamami un'altra volta così e ti faccio ingoiare quel che resta della creatura di morte spiaccicata sul pavimento. -

-Vorrei salire sul mio letto. -

- Dazai ti ho detto... no ma cosa fai, prendi la rincorsa? -

- Hop! -

-Scemo. -

- Visto che ci stiamo tutti e due? -

- Ho sentito un rumore. -

-È lo spirito del ragno che ti cerca, Petit. -

-Non era lo spirito. -

-Come fai ad esserne certo? -

-Non era lo spirito! -

-Perché parli a bassa voce, non ti sente mica. -

-L'ho sentito di nuovo... Shh. -

-Forse è il letto. In effetti non è stata una buona idea...-

E fu così che il già malconcio letto a castello della cella 15A dello sfortunato carcere dove si trovarono collassò una volta per tutte: il materasso di sopra crollò su quello di sotto, che grazie a qualche divinità rimase integro e non fece avvicinare ulteriormente i due al pavimento.

- Chu, abbiamo fatto un casino! -

-No, tu hai fatto un casino. -

-Se non fossi stato terrorizzato da quel piccolo ragno tutto ciò non sarebbe successo. -

-Ma verament...-

-Silenzio in aula! - disse il giudice, battendo il martello. Solo che l'aula era una cella, il giudice un carcerato logorroico e il martello era la struttura metallica del fu letto a castello.

Un pezzo di metallo si staccò e cadde sul ginocchio di Chuya, che emise un rantolo simile a porcatroia e portò le mani al ginocchio offeso, tenendolo stretto come se la rotula avesse potuto staccarsi ed evadere per conto proprio.  Evidentemente anche la cella ne aveva abbastanza di Dazai, e aveva deciso di autodistruggersi pezzo a pezzo per sottrarsi all'agonia di ospitarlo.

Dazai prese in esame l'oggetto caduto. Sembrava estraneo alla struttura, come se fosse stato per tutto quel tempo incastrato tra il materasso e l'intelaiatura. Allungato, con una specie di gancio biforcuto infondo.

-Ma da dove stracazzo spunta fuori quello? -

- Era incastrato là sopra. Secondo te possiamo usarlo per evadere? -

-Pezzo di deficente, è un piede di porco. -

-Possiamo usarlo per evadere. -

Una serie di passi rieccheggiò dal fondo del corridoio. Naturale, un letto era appena collassato su sé stesso facendo un rumore non indifferente, qualcuno doveva pur andare a controllare. Chuya schioccò le dita e mimò un distrailo distrailo distrailo!

-Heyyy, Kunikida! Non trovi anche tu che sia una bellissima giornata? Vero? -

L'impiego di guardia penitenziaria è classificato come lavoro pesante ad alto rischio. A detta di Kunikida Doppo avrebbe dovuto avere si alto rischio, ma peso proporzionale alle tonnellate di stronzate che le guardie dovevano sopportare ogni giorno: quindi tanto, tanto pesante.

I comuni mortali non avevano idea della quantità di sciocchezze che i poliziotti dovevano ascoltare. La gente rispettava le forze dell'ordine per il coraggio, però nessuno sembrava apprezzare la forza d'animo necessaria a sopportare certe stronzate ventiquattrore su ventiquattro. Il coraggio era un'ottima dote per uno sbirro, ma secondo Kunikida Doppo un'innata resistenza alle cretinate era più importante.

Andando nel particolare, buona parte delle stronzate del carcere di Yokohama arrivava dalla cella 15A, nello specifico da Dazai Osamu: una specie di macchinetta delle idiozie senza tasto dell'autodistruzione. Nessuno aveva ben chiaro come il coinquilino facesse a sopportare quell'idiota, probabilmente lo faceva e basta, e per questo tutti nutrivano per lui una sorta di rispetto, unito ad un’abbondante dose di commiserazione.

Dazai era sistematicamente insopportabile, tanto che tutti lì dentro speravano si desse una svegliata ed evadesse, portando quella sua bocca chiacchierina il più lontano possibile. Tutti a parte lui, l'uomo dai ferrei ideali. 

Il sovraintendente Doppo si affacciò alla finestrella, e oltre alla faccia sorridente di Dazai vide anche il suo compagno di cella in piedi sulla branda di sotto piegato a novanta con la schiena appoggiata al letto di sopra, quasi a sorreggerlo.

-Che cosa starebbe facendo lui? -

-Yoga. Dice che è stressato. -

- Non faccio fatica a crederti. -

- È per rilassare la spina dorsale e far defluire lo stress via dalle vertebre. Me lo ha detto prima per farmi stare zitto. Solo che non ha funzionato e ha tirato un pungo al comodino, e ha fatto un po’ un casino. -

- Capisco. Sei uno stress, Osamu. Ci vediamo a cena. -

Non appena la minaccia si fu allontanata Chuya tirò un secondo porcatroia.

-Sono mesi che dormi sopra ad un piede di porco senza accorgertene! E vieni a darmi una mano, abbiamo mezzora per risistemare ‘sto casino. -  

Il casino alla fine lo sistemarono, in un modo inspiegabile sia a loro due che alle leggi della fisica classica, che prevedano che un corpo non fluttui magicamente nel vuoto ma che cada a terra con accelerazione a=mg. Eppure, il materasso stette lì, esattamente dove si supponeva che fosse.

Essendo il letto sopra sospeso in uno stato più magico che altro la sola prospettiva di dormirci sopra era disastrosa. Sarebbe crollato sotto il peso di una nocciolina, figuriamoci sotto quello di un Dazai. L'unica opzione che non avrebbe destato sospetti era quella di dormire entrambi nel letto di sotto.

-Non se ne parla neanche. Non dormo con te. Tu dormi per terra. -

-Così non funzionerebbe. Il rompipalle biondo si insospettirebbe e oh no Dazai, perchè dormi per terra? Fammi controllare il tuo letto... Guarda un po' un tunnel! Però se dormissi con te non ci sarebbero problemi. -

- E perché sentiamo? Perché dovresti dormire nel mio letto? -

Dazai si piegò in avanti fino a far sfiorare le punte dei loro nasi.

- Perché siamo tanto, tanto innamorati. -



Allora

Ho deciso di sfoltire la foresta di storie che non ho mai pubblicato, che si sta lentamente espandendo a riserva naturale, facendo vedere la luce del sole a questo piccolo delirio. Fatemi sapere se solo io sorrido da sola leggendo le mie stesse baggianate o sono più semplicemente da ricoverare - ho davvero troppa, troppa roba nelle note. Al cento per cento ci saranno errori di battitura perchè non so battere :)

I vostri commenti sono il sale della mia vita

Alla prossima

   
 
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