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Autore: Najara    10/08/2021    0 recensioni
Mentre camminava lungo il sentiero che saliva la collina ripassava nella mente le parole accuratamente preparate. Quello era il giorno, quello era il momento. Avevano passato tutta l’estate assieme e ormai non solo aveva capito quello che provava, ma si era anche decisa ad esprimerlo.
La storia è stata scritta per l’iniziativa “Le fasi lunari” del gruppo LongLiveToTheFemslash
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dichiarazione
 
Mentre camminava lungo il sentiero che saliva la collina ripassava nella mente le parole accuratamente preparate. Quello era il giorno, quello era il momento. Avevano passato tutta l’estate assieme e ormai non solo aveva capito quello che provava, ma si era anche decisa ad esprimerlo.
Quando iniziò ad intravvedere le bianche colonne della casa, però, iniziò ad agitarsi: e se avesse rovinato tutto? E se avesse riso di lei?
Continuò a camminare, torturata dai dubbi, fino a quando la grande casa colonica, interamente bianca, non fu davanti a lei.
Torturandosi le mani, esitò, sul selciato di larghe pietre bianche posto davanti alla casa: e se avesse visto disgusto sul suo volto?
“Non ti aspettavo così presto, vieni!” La ragazza seduta a cavalcioni sulla finestra, quella della biblioteca, le fece un ampio cenno.
“Ti andrebbe una passeggiata?” Chiese invece lei. La tensione nella sua voce dovette essere chiara perché il viso della giovane si corrucciò preoccupato.
“Certo.” Assicurò, rientrando e chiudendo la finestra. Pochi minuti dopo uscì dalla porta principale, un elegante cappellino sulla testa. Il vestito bianco sembrava intonarsi alla casa, sempre così immacolata.
La ragazza iniziò subito a chiacchierare, ma lei riusciva a rispondere solo a monosillabi, era troppo agitata. Alla fine, la giovane si fermò e la guardò, penetranti occhi verdi che cercavano di capire cosa non andasse.
“Cosa succede?” Chiese poi, diretta come sempre.
“Ho una cosa da dirti.” Ammise lei e la giovane si tese. “Avrei dovuto dirtelo tempo fa forse, ma… ho avuto paura che cambiasse tutto, che tu non riuscissi più a vedermi come…” Si interruppe, l’agitazione le stava togliendo dalla mente le parole scelte con attenzione.
“Ehi, va tutto bene, niente che tu possa dirmi potrà mai cambiare ciò che provo per te.” Affermò la donna e poi posò una mano sulle sue che stava torturando.
“Il fatto è…” Si interruppe, prese un profondo respiro. “Sono un cane o meglio, ero un cane!”
La donna sbatté le palpebre confusa.
“Oh.” Disse soltanto tirandosi indietro.
“Oh?” Chiese lei, perplessa da quella strana reazione. Si era aspettata due versioni, nella prima la donna le diceva che la accettava esattamente per quella che era, nella seconda le diceva che era disgustosa e che non voleva più vederla. ‘Oh’, non lo aveva contemplato.
La giovane che aveva distolto lo sguardo da lei tornò a guardarla sembrava venire piano piano a patti con quella dichiarazione.
“Ora capisco perché non ti piace il mio gatto.”
“Mi starebbe più simpatico se non volesse sempre graffiarmi.” Si giustificò e la giovane le lanciò un’occhiataccia.
“Quindi è stata una maledizione o…”
“Maledizione, sì, ho inseguito il gatto di una strega, si è offesa a morte e mi ha condannata ad una vita da umana… molto triste, ma ha i suoi lati positivi.” Si strinse nelle spalle. Aveva temuto questa conversazione, ma ora le sembrava stesse andando in modo assolutamente sottotono.
“Una mia vicina era un cavallo, te l’ho mai detto? Lei aveva disarcionato un mago, incantesimo e voilà, bloccata come umana. Succede più spesso di quanto si immagini.”
“Già…” Si ritrovò a dire, effettivamente conosceva un’ex lucertola, aveva dovuto accompagnare un’aspirante principessa al ballo come valletto, ci aveva pensato la fata madrina, ma per qualche ragione le cose erano andate male e la lucertola era rimasta umana.
Rimasero in silenzio entrambe.
“Per questo vuoi sempre fare delle passeggiate!” Esclamò la giovane scuotendo la testa, stava chiaramente mettendo insieme i pezzi.
“Mi aspettavo una reazione diversa.” Si trovò allora lei a dire.
“Ammetto di aver sempre sospettato tu fossi un po’ diversa, troppo fedele, troppo gentile… eri curiosa e per questo mi piacevi…” Si interruppe. “Mi piaci.” Si corresse. “Il punto è che…” Di nuovo lasciò cadere la frase nel silenzio. “Io credevo che… ecco…” Sbuffò, infastidita da sé stessa.
“Cosa?” Chiese lei, perplessa.
“Pensavo ti stessi per dichiarare!” Sbottò allora la ragazza e lei si ritrovò a sgranare gli occhi.
“Dichiarare nel senso di...?”
“Nel senso di dirmi che ti piaccio!” Affermò lei allora, incrociando le braccia.
“Oh.” Si ritrovò a dire.
“Ecco, appunto.” La ragazza sospirò. “Ma sono contenta che tu mi abbia detto la verità su te stessa, so che non è facile…” Si interruppe perché lei si era pericolosamente avvicinata alla sua faccia. “Cosa...?” Chiese perplessa.
“Mi piaci.” Dichiarò allora lei. “Mi piaci perché non fai nulla per farti piacere, perché non mi dai fastidio quando sto stesa al sole e perché hai sempre con te qualcosa di buono da mangiare.” La ragazza arrossì. “E mi piaci perché la tua reazione al mio essere nata diversa è stata pari a zero.” Sorrise e si passò la lingua sulle labbra. “E ora, se non ti dispiace, vorrei…” Fu interrotta dalle labbra della ragazza che si era spinta in avanti e l’aveva baciata. Si separarono sorridendo.
“A questo punto credo sia il caso di dirti una cosa anche io.” Disse la ragazza.
“Ti piaccio?” Chiese lei, sorridendo.
“Sono un gatto.” Rispose la donna e i suoi occhi brillarono.
“Oh.”
“Già.”


Note: Questa è la seconda storia, quella poco seria, che ho scritto per l’iniziativa “Le fasi lunari” del gruppo LongLiveToTheFemslash.
Il prompt che mi è stato assegnato era: “Mettersi assieme: passeggiata, gatto, casa bianca”.
 
  
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