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Autore: Rota    14/08/2021    1 recensioni
Si ridesta sulla sedia, con il busto sporto nel vuoto e l’impressione del pugno su cui ha appoggiato il viso contro la guancia: il bambino ha fatto un rumore.
Veloce, anche se tutto il corpo sembra intorpidito, Lilia si volta verso il letto e lo guarda in volto. Lui ha ancora gli occhi liquidi e le guance arrossate, ma sembra molto più presente di prima.
Gli appoggia una mano bianca sulla fronte e poi sorride.
-Ora sembra che tu stia meglio, Silver. Ti è calata la febbre.

[Lilia + (baby!)Silver]
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lilia Vanrouge, Silver
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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*Titolo: Il mio nome
*Fandom: Twisted Wonderland
*Personaggi: Silver, Lilia VanRouge
*Generi: Introspettivo
*Avvertimenti: Spoiler, What if?
*Iniziativa: “Out Summer- If we’re together, feel like summer” indetta da Torre di Carta
*Prompt: 67. Un piccolo incidente
*Note: Questa fic fa esplicito riferimento alla storia della carta di compleanno di Silver, quindi se qualcuno non la conosce, consiglio di leggerla prima di leggere la mia storia!
Detto questo, buona lettura (L)
 
 
 






Si ridesta sulla sedia, con il busto sporto nel vuoto e l’impressione del pugno su cui ha appoggiato il viso contro la guancia: il bambino ha fatto un rumore.
Veloce, anche se tutto il corpo sembra intorpidito, Lilia si volta verso il letto e lo guarda in volto. Lui ha ancora gli occhi liquidi e le guance arrossate, ma sembra molto più presente di prima.
Gli appoggia una mano bianca sulla fronte e poi sorride.
-Ora sembra che tu stia meglio, Silver. Ti è calata la febbre.
Il bambino si muove a disagio sotto le coperte spesse, stendendo le gambe corte.
-Sì…
Gli sorride ancora, cerca di pettinare i suoi capelli argento ancora pregni di sudore.
Recupera anche il panno ormai solo umido che è calato sul cuscino, prima di alzarsi e chinarsi a terra, verso la bacinella d’acqua.
-Sei proprio un monello, sai?
Imbeve il panno con l’acqua, lo strizza per bene e infine è pronto.
Silver lo guarda confuso quando appoggia il panno piegato alla sua testa, traendo un po’ di sollievo dall’alta temperatura del suo corpo – Lilia lo trova adorabile, e per questo non riesce a smettere di parlare.
-Mi hai fatto preoccupare un sacco, l’altro giorno. Io ho una certa età, non posso più sopportare questi colpi al cuore. Questo è stato un piccolo incidente, ma ti prego di non correre più sotto la pioggia in quel modo.
Il bambino non riesce neanche a fare un cenno della testa, si alza il lenzuolo fino al mento e abbassa gli occhi. Ma a tradirlo arriva un suono dal suo stomaco, che Lilia accoglie molto contento.
-Ti è tornato l’appetito? Molto bene! Ti preparo qualcosa da mangiare.
Non deve andare lontano, perché il piccolo camino e le pentole sono solo a qualche passo di distanza dal letto dove dorme Silver. Sul fuoco acceso, c’è già il brodo che bolle, tenuto caldo per ogni eventualità. Basta aggiungere qualche spezia, qualche radice, qualche sasso per tutti i valori nutrizionali che fanno tanto bene ai ragazzini, e il piatto e pronto.
Un picchiettio alla finestra lo fa voltare. Ci sono ancora quei due uccellini colorati, i migliori amici di Silver.
Può aprire, finalmente, perché il bambino sta bene e gli uccellini non possono fargli male.
Appena l’anta viene spalancata, i due animaletti volano al letto dell’infermo, in uno sfarfallio movimentato e concitato, cinguettando animosamente.
E l’aria è fresca, pulita dalla tempesta durata fino alla notte precedente.
Sedutosi sulla sedia, Lilia porge al pargolo la propria cena color verde acido. Uno degli uccellini fugge dalla spalla di Silver, uscendo di nuovo all’esterno – forse per andare a portare la lieta notizia anche agli altri animaletti.
Ma seduto sul materasso, Silver impiega qualche secondo ancora a pronunciare un labile verso.
-Uhm-
-Sì? Cosa c’è, Silver?
-Posso…
Il silenzio che segue scioglie qualsiasi sorriso leggero dalle labbra di Lilia: Silver non riesce a guardarlo in faccia, e fa più male del previsto.
-Posso chiamarti ancora papà?
È stato davvero per quello, allora, come nel peggiore dei sospetti di Lilia.
Il suo cuore, inaspettatamente, si stringe, e nella mente non si formula un solo pensiero coerente. Per un umano così piccolo e fragile, mai avrebbe pensato di poter provare qualcosa del genere. Si ritrova a temere di mettere distanza proprio da lui, quella vita che gli è accanto da così pochi anni.
Si ritrova a pensare a quanto gli è importante il dispiacere e il dolore di quella misera creatura che per pochi, pochissimi anni ha visto crescere accanto a sé, come nella più bella espressione dell’umanità: un cambiamento repentino, eppure così pieno.
La fatica che fa a sorridere è immensa, ma sa che ogni secondo di silenzio in più dal suo Silver vorrebbe dire soltanto maggior difficoltà a recuperarlo.
-Puoi chiamarmi come desideri, Silver. Papà, Lilia-sama, Magnifico signor Padre Meraviglioso e Superlativo-
Tenta una piccola risata, a cui però il bambino non risponde.
E quella volta, è il suo turno ad abbassare lo sguardo.
-Sappi solo che, ogni volta che pronuncerai il mio nome, non importa dove sarai: io sarò vicino a te.
Gli fa l’occhiolino, con una smorfia a metà tra il sorriso e l’incertezza.
-Io posso tutto, ricordi?
Dopo la fuga di Silver e tutti quei giorni di febbre, le sue parole sono una grande scommessa. Può solo mettere sul piatto la propria sincerità, il proprio vero affetto, una promessa che è certo di poter e di voler mantenere.
Quel bambino umano conosce il suo nome, e il nome di ogni Fae è una cosa importantissima.
Anche senza saperlo, Silver capisce benissimo cosa suo padre voglia dire con quelle parole. Si china in avanti, in modo che la frangia chiara copra almeno un poco il suo viso, e comincia a singhiozzare.
In panico, Lilia recupera il panno umido e glielo passa sulle guance, piano.
-Non piangere, ora! Su, su! Non è successo niente! Ora mangia con calma-
E Silver gli prende la mano, stringendola forte.
   
 
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