Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Rossini    16/08/2021    0 recensioni
Prosegue la saga de “Le cronache dei draghi e dei re”, cominciata con “L'apprendista di fuoco” e continuata con “L'avvento dei Sette”. Il conflitto è ormai scatenato. Mentre le case nobiliari che governano l'occidente continuano ciecamente a misurarsi tra di loro, l'oriente è chiamato da solo al confronto con un nemico intenzionato ad estinguere l'intero genere umano. Sarà forse possibile sconfiggerlo utilizzando quell'antico e sopito potere chiamato magia? E al fine di utilizzare al meglio tale potere, è forse il caso che i sette maghi dell'origine vengano definitivamente annientati? È partendo da questi interrogativi di base che Constant della Casa Lannister sta infine preparando la sua guerra.
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7

UN PROBLEMA DI CULTO

 

 

 

Esattamente per come Hana aveva temuto, il sacerdote rosso Yashua aveva iniziato a bazzicare la corte reale. Per un motivo o per un altro, lo si vedeva spesso girare per le sale del Palazzo: era diventato un amico della Corona. Quello che stava accadendo era davvero rivoluzionario: forse mai nella storia, mai che Hana ricordasse (ma lei comunque in storia era sempre stata bravina), era avvenuto che un re sul Trono di Spade concedesse la propria amicizia a un sacerdote della religione dell'oriente. Si diceva che qualcuno avesse fatto il doppio gioco e che avesse cercato di tenersi buone tutte le confessioni – Daenerys Targaryen era una di queste – perché più debole è il potere religioso, più forte risulta quello temporale ed è prevalentemente ad esso che i cittadini (i sudditi) si affidano. Ma arrivare a fare in modo che il capo di una di quelle esotiche confessioni del dio rosso potesse dire di essere un amico della Corona, questo non l'aveva mai fatto nessuno. Gabryaerys non si era ancora sbilanciato, ma per Hana era chiaro: lui era un uomo dell'oriente tendenzialmente non religioso, e se qualche nozione di religione avesse avuto da bambino, di sicuro dovevano esser state nozioni connesse al culto del fuoco. Quella era ancora oggi la religione prevalente nell'Essos, da cui il re proveniva. Per questioni personali, Gabryaerys avrebbe fatto a meno di qualsiasi culto, ma per questioni politiche non aveva alcun problema nell'avvicinarsi a Yashua e i suoi fanatici, e il problema da questo punto di vista – per lui – restava solo Hana che era fedele al culto dei Sette, e tendenzialmente praticante. Hana sapeva che prima o poi col suo dolce e affezionato marito su questo punto sarebbe pure potuto arrivare lo scontro, specialmente in vista della nascita del loro futuro erede e del di lui battesimo. Bisognava che si chiarissero, come avevano sempre fatto. Da mesi ormai la regina aveva imparato a trovare una soluzione con il suo regale compagno e quindi era necessario che si superasse quella fase di stallo per trovare una strategia comune e definitiva: basta mezze parole, facevano del male alla loro coppia e al Regno Unificato.

Certo Hana non poteva cominciare quel suo discorso proprio in quel momento, durante quel banchetto in piedi per festeggiare il compleanno dello pseudo-Napoleon, con Yashua lì presente. Era già piuttosto imbarazzante per lei che quello stregone si trovasse tra le mura di casa sua e che non ci fosse alcun membro del credo tradizionale dei Sette. Sì perché gli alti papaveri dell'antica religione dei suoi padri, si erano tutti dati alla macchia, visto che a quanto pareva uno scontro tutti interno tra le due fazioni di fedeli aveva pure cominciato a fare diverse vittime. L'ultimo Alto Septon era morto, e nessuno conosceva l'identità del nuovo unico Alto Septon dei Sette Dèi, che però doveva esistere visto che quella era una carica che – per diritto canonico – non poteva mai rimanere vacante. Semplicemente, come non succedeva da secoli, l'Alto Septon aveva momentaneamente spostato la sua sede: non si trovava a Roccia del Re e nessuno, al di fuori della gerarchia ecclesiastica, lo aveva ancora conosciuto. C'era una Septa che bazzicava gli stretti appartamenti di Hana; si occupava in parte della casa, aveva voce in capitolo anche sulle cucine, ma per il resto Hana era circondata: non c'era più lo straccio di un esponente del Credo dei Sette alla Capitale. Il Gran Maestro delle Scuole e degli Ospitali – il giovane e fascinoso Irwin – tutti sapevano essere assai vicino ad ambienti della vecchia chiesa, ma non ne faceva parte ufficiale: non aveva preso i voti, anzi aveva frequentato la Cittadella e optato per le scienze positive. Dopodiché: il vuoto totale. Un osservatore esterno, avrebbe detto che a Roccia del Re il credo del dio rosso aveva definitivamente vinto ed attecchito. Ma finché Hana Lannister era regina, la partita era ancora aperta...

A un certo momento della cena, come era inevitabile, la regina e lo stregone s'incontrarono. Avevano entrambi l'aria di chi è rilassato e tutto orientato per condurre una amabile conversazione, ma entrambi sapevano che tra di loro si stagliava una gravissima divergenza. «Vostra Maestà», incominciò Yashua. Era la prima vera e propria volta che Hana si soffermava ad ascoltarne la voce. Era calda, suadente, rassicurante. La voce di un leader. Lei replicò: «Salute, sacerdote Yashua... non so bene come chiamarvi»

«Non ha alcuna importanza, mia regina: state tranquilla. Non storcerò il naso o spalancherò la bocca come farebbe un Alto Septon se non ci si rivolgesse a lui con “Vostra Santità” o “Sacralità”, mi pare...»

«L'etichetta è un materiale delicato. Penso come voi che sarebbe scandaloso offendersi perché non chiamati per come la regola prevederebbe... ma d'altronde essa nasce per dare struttura ai rapporti. Ed è importante che io sia la regina, e mi si riconosca come tale, mentre voi siete il sacerdote del dio rosso, e vi si riconosca come tale. È la ragione per cui tutte le cose hanno un nome»

«È un discorso troppo alto questo per me, temo. Io purtroppo non sono cresciuto, come voi, in una corte. Vengo dalle strade. E dalle dune del deserto dell'est»

«E siete qui per dare voce a quelli come voi. È una cosa molto nobile, che apprezzo»

«Grazie, mia regina»

«Così come non apprezzo le voci che girano su di voi e alle quali, beninteso, io per posizione presa non presto ascolto. Le dicerie non confermate, per quanto mi riguarda, sono sempre false per principio, e il loro girare un malcostume dei nostri tempi. Ma è pessimo il fatto che vi dipingano come un assassino, uno che per arrivare dove è arrivato abbia versato copioso sangue. Come vi approcciate voi a queste malelingue?»

«Io penso che queste cose vengano dette su tutti gli uomini di potere, o le donne. Voi, per esempio: giurereste che nessuna malalingua, purché inferiore di numero a quelle che ne parlano per il sottoscritto, abbia mai affermato che per vostro diretto ordine siano stati uccisi degli individui? Innocenti, magari? Siete la regina del Regno Unificato, mi sento di dire che sia impossibile. E allora qual è il discorso? Che io ho ucciso cento uomini e voi solo dieci? È la quantità che distingue un vile assassino da un sovrano illuminato? E se, su mio ordine, fossero stati uccisi cento infami e su vostro ordine dieci illuminate personalità politiche di questo Regno?»

«Non mi piace la piega che sta prendendo questa conversazione», si lasciò scappare Hana. Non avrebbe dovuto: era l'ammissione che aveva voluto giocare il gioco della provocazione col sacerdote e che lo aveva perso. Quest'ultimo infatti rispose serissimo: «Sì, e nemmeno a me. Perché invece non cominciamo a rivolgerci l'uno all'altra come ai collaboratori per una pace perpetua che le circostanze ci hanno, volenti noi o nolenti, obbligati ad essere? Voglio dire: non è che un singolo uomo, neanche un re, possa scegliersi ogni singolo uomo con cui nella vita debba aver da lavorare. Mi pare che vostro marito questo lo abbia concepito molto bene». Yashua non lo disse, ma il suo ghigno vittorioso voleva alludere le parole: “più di voi”, questo Hana lo percepì bene. Hana, che odiava Yashua e odiava essere sconfitta in una diatriba verbale, trovò la scusa di Lady Brimshey per chiedere permesso e allontanarsi. La nobildonna del nord, che era scesa su ordine di Abigail Baraheon o Uryon Worchester per accompagnare il piccolo festeggiato pseudo-Napoleon, stava discutendo animatamente con Septa Yullhia, una delle poche serve dei Sette Dèi rimaste in città, alle dirette dipendenze del palazzo reale. Anzi, più che una discussione era come una sorta di velato rimprovero, sempre a modo, sempre gentile, ma a voce un po' alta perché a quanto pareva la Septa non aveva ben recepito ciò che la Brimshey le aveva appena ordinato. Era una cosa che aveva a che fare con un abito da cucire. Hana decise d'immischiarsi in quella discussione, tenendo così lontano Yashua per un po', il quale a sua volta si recò dal re.

Ma non durò. Lo stregone del di rosso voleva qualcosa da lei, anche se Hana non riusciva a immaginare che cosa, oltre che molto genericamente tentare di condurla dalla sua parte magari con una conversione a sorpresa. Sarebbe stato un colpo di teatro gigantesco per lui e per la sua causa, ma proprio per questo Yashua doveva ben sapere che la partita gli sarebbe stata piuttosto difficile. Hana, e tutta la sua famiglia, era tradizionalmente, profondamente, devota ai Sette Dèi. No: era impossibile che lo stregone stesse cercando di fare proprio quello senza una tattica, senza un miracolo da mostrarle o una minaccia da porle... Voleva qualcosa d'altro: ma cosa? Per altre due volte egli tentò un approccio nei confronti della regina, che per altre due volte trovò il modo di scansarlo. Ma alla terza non poté che cedere.

«Vostra Maestà, c'è una questione che mi preme» riuscì a dire Yashua. E Hana non poté che replicare con finta gentilezza: «Dite pure, Yashua»

«Voi siete incinta...»

«Sì, allora?». Ah ecco: adesso le era tutto chiaro, anche se fece la distratta.

«Immagino che userete come rito di battesimo quello del vostro culto, o che per lo meno questo avete per la testa»

«Certamente. È così»

«E... avevate riflettuto che non ci sono sacerdoti uomini in giro per Roccia del Re? Le Septe non possono celebrare, e anche loro sono poche e non tutte maestre di teologia. Quelle poche che bazzicano il vostro palazzo ad esempio, pur mai volendo, non sarebbero proprio in grado di farlo, non conoscendone il protocollo».

Hana rimase in silenzio. Quelle parole la stavano raggelando. Erano semplici e minacciose insieme. Yashua aveva fatto terra bruciata tutto attorno a loro, tanto da non lasciargli alternative. Ma non poteva battezzare il suo piccolo secondo il culto di un'altra religione! Non era proprio neanche in discussione. Mentre la regina si arrovellava sul dafarsi, al fine di sbrogliare quella così complicata questione, il suggerimento giunse sorprendentemente dal sacerdote medesimo: «Certo, potreste sempre cercarvi un sacerdote fuori città e far battezzare l'erede al trono, ma... sarebbe altamente fuori dagli schemi»

«Sì» rispose invece Hana subito, e Yashua non se l'aspettava, «È così che faremo, molte grazie. Siete un uomo molto cortese e saggio, benché patriarca d'un culto diverso dal mio». Detto ciò, la regina tagliò rapidamente la corda, questa volta direttamente dirigendosi fuori della sala di quel banchetto. Quello che gli aveva riferito all'ultimo momento Yashua, era una verità pesante come un macigno: forse, nella lunga storia dei re e degli eredi al Trono di Spade, doveva pur essere esistito qualcuno battezzato al di fuori delle mura della Capitale, ma... Hana non ne ricordava, dovevano essere davvero pochi. Certo: perché fuori non c'erano i luoghi adatti, e gli strumenti sia simbolici che meno, e gli addobbi e le persone, e la cittadinanza. Sulla carta si poteva anche fare, ma in termini di forma sarebbe venuto fuori qualcosa di difficilmente spiegabile ai sudditi o ai nemici politici o anche agli amici. E la forma, per un futuro re del Regno Unificato, era determinante.

 

 

 

«Voglio essere franco con voi, Maestà, visto che siete stato così gentile da accogliermi qui presso la vostra corte temporanea dell'ovest...» disse Sua Sacralità l'Alto Septon Brendan a Constant, sedicente re degli Andali e dei Primi Uomini in esilio, lontano dalla sua città natale (Roccia del Re) e di conseguenza dal Trono di Spade. Il re lo interruppe: erano nel corso di un'amabile cena privata, in cui avevano dialogato non proprio come vecchi amici, ma comunque come due conoscenti che si stavano molto simpatici. Si trattava delle due più alte cariche – spirituale e temporale – del Regno Unificato. «Voi... siete delle nostre zone» commentò quindi re Constant «se non vado errato». «Esattamente» rispose Brendan «Di Banefort, sulla costa dirimpetto alle Isole di Ferro»

«Beh, come territorio in teoria sì fa parte dei possedimenti dell'ovest, ma... da sempre, alla nostra corte, girano voci che quelli della vostra costa siano più simili ai pirati di Pyke che non a noi della Casa di Lannister. Lo dico, senza malizie, Sacralità...»

«Nessun problema. So bene che esiste questo gioco a differenziare costa da corte, mi ricordo fin da bambino che noi ci pensavamo come quelli realmente intraprendenti che sanno cos'è una vita dura, mentre voi... Senza malizie, ma semplicemente dei “molli culi nobili»

«Ahahah, nessuna offesa giovane Sacralità, giuro. Nessuna offesa. Siamo tutti figli di questo mondo»

«Oh, bene: a proposito di questo. Volevo dirvi... di una cosa che ritengo importante ma che, strategicamente, mi scoprirebbe in quanto capo del mio Credo. Voi siete un mio alleato, questo è ormai chiaro, ma... vi confesso di essere in dubbio se rivelarvi proprio ogni cosa. Voglio che sappiate che – per quanto ci riguarda – quello che sta accadendo in questi giorni, è il consolidamento dell'antico rapporto che esiste tra Corona del Regno Unificato e Sacro Credo dei Sette Dèi. Noi siamo la vera luce per il futuro di questo continente. E gli altri... sono usurpatori: entrambi»

«Sento che avete delle remore, padre Brendan. Vi prego: ditemi quali sono, prima di proseguire col vostro “segreto strategico”...»

«So che incontrerete Saestrya Martell. O che comunque tenterete un avvicinamento»

«Certo. Dobbiamo comprendere che, piaccia o meno, in questa fase tutti i nemici dell'usurpatore sono dei potenziali alleati»

«E io lo comprendo. Ma Saestrya Martell, come da tradizione della sua famiglia, è portatrice di un'idea diciamo “flessibile” della nostra religione»

«I Martell sono devoti ai Sette Dèi...»

«Sì, ma spesso praticano esistenze molto lontane dai dettami dei testi sacri e... è capitato che abbiano ospitato teorici di idee assai diverse»

«Sì, capisco cosa volete dire. Diciamo che sono la più laica delle famiglie nobili (sebbene religiose) del Regno. E allora?»

«Beh, conviverci va benissimo: è da millenni che la nostra Chiesa convive con i costumi più disparati, con una certa serenità. Ma c'è un motivo per cui la famiglia regale è quella dei Lannister, e non quella dei Martell»

«E così continuerà ad essere, non preoccupatevi. Non ci lasceremo sopraffare da questi... eccentrici signori, se e quando ne diverremo degli alleati ufficiali. Né da loro, né da nessun'altro. Sotto Constant di Lannister, il culto di Stato sarà solo quello dei Sette Dèi: ve lo garantisco»

«Molto bene»

«Ora, ditemi pure»

«Sì: voi sapete che la regina, moglie del re usurpatore, è una fedele dei Sette Dèi»

«Ovviamente. Tutta la mia famiglia è sempre cresciuta con questa formazione. E Hana è una giovane intelligente e tenace: non si lascerà ammaliare dai fanatici del dio del fuoco. Se anche mai dovesse arrivare la notizia di una conversione, giurerei che avrebbe a che fare con fattori politici e legati alla sua salute personale, ma mai di reale convincimento»

«Sì, questo è quello che arriva pure a me»

«Vi continuano ad arrivare notizie dalla città, nonostante l'intera struttura del Credo sia stata costretta alla fuga? Ho sempre invidiato questo efficientissimo sistema spionistico di voi preti!»

«Beh, sapete com'è: una donna confessa qualcosa alla sua Septa di rifermento, e poi da lei ad una struttura un po' più lontana, e poi una più lontana, e così a cascata fino a noi»

«Sconvolgente, davvero»

«Ebbene quello che mi è arrivato, oltre che l'inflessibilità audace e stimabile della regina nel cambiar parrocchia, sono anche... dei dubbi, nel senso di “problemi”, in merito al battesimo del futuro re»

«Oh» Constant palesemente non aveva pensato a questo aspetto pur determinante, che uno nella sua posizione avrebbe dovuto immancabilmente considerare, «certo. Il battesimo dell'erede...»

«A quanto pare Yashua ha già avanzato la sua proposta, e la regina ha rifiutato»

«E lui non l'ha ancora arsa viva? Miracoloso!»

«No, perché pensa di averla in pugno comunque. Non ci sono più sacerdoti maschi a Roccia del Re, e dunque nessuno può officiare una cerimonia pubblica di quel calibro»

«Dovrebbe uscire dalla città...»

«Sì, si può fare, ma a questo punto siamo noi del Credo a non essere più sicuri. Chi ci dice che, complice dell'usurpatore, Yashua non si immischi alla cerimonia. Non so se vi sono giunte voci, sui poteri che ha...»

«Certo: temete per la vostra vita»

«Non solo per la mia. Il Credo ha già versato il suo tributo di sangue alla follia dello stregone del dio rosso. Io stesso ne sono stato un innocente e purtroppo inutile testimone. Ho giurato che nessun'altro Septon o Septa verrà più massacrato per mano di quel folle. Adesso la tattica deve prevalere sul confronto diretto»

«Sì, lo penso anch'io. Quindi, che c'è da fare?»

«Beh, ho pensato... che voi siete lo zio della regina. Prozio dell'infante che sarebbe tenuto a battesimo, per cui...»

«No, Vostra Sacralità, questo non è possibile. Non posso partecipare a quella celebrazione, significherebbe riconoscere la legittimità di Gabryaerys»

«Ma solo il vostro esercito potrebbe proteggerci...»

«L'esercito? No, davvero. Siamo amici e alleati, padre Brendan, ma... quello che mi chiedete non posso farlo, neanche per il migliore degli amici o per il più fido degli alleati. Tuttavia... posso prestarvi un contingente»

«Maestà, purtroppo vi ripeto che io ho visto che cosa Yashua è in grado di fare, e potrebbe ridurre in cenere quel contingente con l'agitarsi di una sola mano»

«Sì, credo di aver capito di che genere di potere si tratti... tuttavia, ritorniamo al problema iniziale: il bambino deve essere battezzato. E il massimo di protezione che io posso fornirvi è questa. Si potrebbe... mettere il principe Marcus a capo della spedizione, lui è un Cavaliere della Chimera esperto e inoltre in quanto tale... possiede una chimera. Un contingente di una ventina di soldati, più un principe del Regno, fratello della regina e zio di sangue dell'infante, e in più una chimera. Non è il massimo della sicurezza, ma è quello che possiamo fare. A voi il giudizio, Sacralità». Per qualche ragione, Brendan percepiva sincerità nelle parole del re in esilio presso le terre dell'ovest. Stava facendo i suoi interessi, che in quel momento coincidevano con la Chiesa dei Sette Dèi: questo era palese. Ma bastava questo a poter bollare quella ostentata amicizia e disponibilità come qualcosa di sospetto, da non avallare? E qual era l'alternativa? Lasciare che il futuro re venisse battezzato sotto le insegne del diavolo di fuoco che Yashua e i suoi veneravano? In questo modo sì che sarebbe scoppiata la catastrofe: perché si sarebbe sancita la definitiva autorità di quel culto nella capitale dei Sette Regni. Se questo fosse accaduto, le altre grandi città della regione avrebbero potuto cadere subito di seguito, agitate da rivoltosi resi forti e legittimi dalle simpatie del nuovo re usurpatore e dello stregone che gli sussurrava all'orecchio. Un tempo buio sarebbe venuto per l'unica fede, come non lo si vedeva da secoli. E Brendan doveva fare di tutto per evitarlo. Questo decise, e decise inoltre che era giunta l'ora di un consulto con i suoi nuovi, ma estremamente saggi, mentori, l'una con lui lì a Castel Granito e l'altro in trasferta dove spadroneggiava il nemico: Septa Sharma e il Gran Maestro Adlai Irwin.

 

 

 

E alla fine il momento della resa dei conti arrivò. Non poteva essere troppo lontano nel tempo, ma Hana decise di approfittare non appena possibile, e quindi la sera stessa della cerimonia di compleanno di Napoleon (del bambino che lo aveva sostituito) la regina decise di cogliere l'occasione che Gabryaerys aveva scelto di dormire in camera con lei, e iniziò a parlargli amabilmente, cominciando da un altro argomento per finire strategicamente dove lei voleva finire. Il re Naharis non usava dormire spesso con lei: aveva delle sue camere situate in suoi appartamenti, dove certe volte preferiva riposare. I suoi orari quasi mai coincidevano con quelli della regina e quindi, un po' perché diceva di non volerla disturbare, e un po' proprio per sue comodità, oramai erano più le volte in cui andava a dormire nella sua torre solitaria come un drago, che non nell'alcova accanto a sua moglie come un normale uomo. Tra l'altro, anche quell'incontro sarebbe potuto saltare e questa volta per causa sua (di Hana): in una circostanza invero piuttosto curiosa, il Gran Maestro Irwin – per il tramite della Septa che si occupava delle sue stanze – le aveva richiesto un del tutto fuori protocollo, urgente e ufficioso incontro. Lei aveva colto chiaramente l'emergenzialità della cosa, ma aveva deciso di declinare quell'affare all'indomani: quella sera doveva parlare con Gabryaerys del battesimo del loro figlio. Anche questo era piuttosto emergenziale.

«Come va con la questione dello pseudo-Napoleon?» cominciò la regina rivolta al suo consorte, mentre si stavano spogliando: c'era anche la Septa in camera, che stava piegando e mettendo nei cassetti le ultime robe. «Hai più contattato...?»

«Sì, il vecchio Senus Willoughby: come ti dicevo. Purtroppo mi ha fatto capire che la cosa è ingarbugliata, anche se potevamo prevederlo. A quanto pare a Uryon Worchester piace giocare due partite: una a nord della sua Biancavilla, e una a sud. I Willoughby e i Bolton, con questa loro momentanea governante Baratheon, non si sono mai incontrati fra di loro, non si reputano neanche alleati, benché chiaramente non siano nemici. Semplicemente, non si considerano perché non ne hanno ragioni: Uryon non gliene dà. Governa la sua zona in mezzo fra le due, ha dato aiuto alla casa della stella del nord contro gli Applegate, ha dato aiuto ad Abigail mettendola sul soglio che era di Henrich Bolton e quindi tutto procede tranquillamente, in armonia. Ma come fanno i Willoughby a conoscere un segreto che solo Uryon ed Abigail si sono scambiati, se la tua teoria dello pseudo-Napoleon fosse vera?»

«Ti ho detto che sono sicura»

«Lo so. E io ti credo. Ma non abbiamo alcuna prova a parte la tua parola, e non basta, e per questo la situazione è ingarbugliata. Willoughby mi ha detto che manderà qualcuno dei suoi a indagare la situazione, ed eventualmente portarci il bambino che Abigail custodirebbe con sé sotto le mentite spoglie del figlio di una serva. Ma... se prima, giustamente, i nostri alleati optassero per la via diplomatica: è chiaro i tempi non potrebbero essere brevi»

«E questo come ti fa sentire?»

«Profondamente in collera. Irritato ed impotente nei confronti dell'orso del nord. Ma purtroppo con tutto quello cui devo pensare, la cosa non può che passare in secondo piano. Ho detto di sì: che il vecchio mandasse qualcuno dei suoi nipoti a vedere cosa può fare e... incrociamo le dita».

Hana si concesse qualche altro minuto prima di ritornare all'attacco, anzi di colpire sul punto che più le premeva. Per qualche istante osservò la chioma di capelli castano chiari del suo regale marito, un colore bellissimo, ma che nulla aveva a che fare con il leggendario biondo argentato dei Targaryen. La sua pelle abbronzata era del color del castagno, le sue labbra carnose, e la rete di cicatrici disumane che gli percorrevano tutta una metà superiore del corpo... quasi armoniche, con un loro senso, una loro sintonia. Nessun dubbio che il loro bambino, il loro futuro re, sarebbe venuto fuori un pargoletto molto bello. Ed era per questo che Hana si sincerò: «Gabryaerys, credo che tu abbia già avuto modo di riflettere sulla cerimonia di battesimo del nostro piccolino»

«Sì» replicò il re con sincerità «certamente. Verrà battezzato da Yashua, secondo il rito del suo dio del fuoco. Questo sancirà la definitiva unione tra la Corona e il nuovo culto imperante in città»

«CHE COSA?». Quella sì che per la giovane Lannister era una sorpresa. Aveva immaginato che il re usurpatore avesse avuto modo di riflettere sulla questione, ma che avesse già deciso e deciso così perentoriamente, su questo non avrebbe mai scommesso. Era una cosa scandalosa, che avrebbe sollevato un polverone in tutto il regno. Non lo si poteva decidere così a cuor leggero!

A sua volta evidentemente sorpreso dalla reazione irritata della moglie, Gabryaerys fece: «Beh? Che c'è? Mi sembra la cosa più naturale da farsi, per quanto mi concerne a battezzare l'infante potrebbe pure venire uno stregone da Vaes Dothrak e intingergli la fronte col sangue di cavallo. Non è una questione che ha a che fare con le nostre scelte personali, purtroppo. Yashua è il nuovo astro della religione in questa città e inoltre... non ci sono Septon tra le mura di Roccia del Re»

«Sì potrebbe organizzare qualcosa fuori dalle mura...»

«Che? E dichiarare così agli occhi di tre quarti dei sudditi di questa città che si è contro di loro?! Ma come ti vengono certe idee?»

«Te le avrei comunicate anche prima, se avessi deciso di coinvolgermi in una decisione che ha a che fare con il futuro di nostro figlio. Non è una scelta che compete a te soltanto!»

«Ti ripeto che non è una scelta in nessun caso. A me non interessa chi battezzerà il bambino, ma è al popolo che interessa, e lui verrà battezzato nel modo che di più aggrada al popolo. E questo è un fatto, consorte mia, non un'opinione»

«No, non lo è. E ti spiego anche perché: perché senza il mio consenso, non succederà in nessun caso che quello stregone dell'est sollevi la propria mano sul mio bambino»

«Hai problemi con gli stregoni dell'est? Ne hai sposato uno»

«Sì, ce li ho se sono dei volgari assassini!»

«Oh, per favore! Per favore: non venirmi a rifilare questa stronzata dell'assassino. Siamo tutti assassini considerati da una certa luce, e tutti eroi e tutti martiri se considerati da una cert'altra»

«È imbarazzante! È lo stesso discorso che mi ha fatto Yashua, fino a qualche ora fa»

«È un discorso realistico»

«È un discorso da pazzi sanguinari e tu... pensavo che non fossi così. Ma forse mi sbagliavo...». La discussione era in parte finita: non aveva sbocchi. Ma non fu per questo che Hana smise di litigare. Tutt'assieme si sentì qualcosa, una sensazione come di caldo e di freddo allo stesso momento, e una profonda debolezza. Una necessità di sedersi, anzi stendersi. Provò a farlo sul letto, ma lo mancò di poco e scivolò verso il pavimento. Ebbe solo il tempo di capire che qualcosa non andasse bene, quando sentì da una parte qualcosa di strano muoversi dentro la sua pancia e le sue cosce bagnarsi tutto d'un colpo, e dall'altra Septa Yullhia esclamare con fare perentorio ma non troppo preoccupato: «Maestà! Aiutatemi subito a metterla a letto... poi correte a chiamare un maestro».

 

   
 
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