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Autore: SkyDream    16/08/2021    2 recensioni
[Tratto da una storia vera][Tematiche delicate: malattia]
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Ho smesso di respirare.
L’acqua mi lambiva le caviglie, il sole mi colorava la pelle, e il petto si è riempito di neve.
Ho smesso di respirare e della mia vecchia vita non ho memoria.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note autrice con spiegazione a fondo pagina.
 

~ Ho smesso di respirare ~

Ho smesso di respirare.
L’acqua mi lambiva le caviglie, il sole mi colorava la pelle, e il petto si è riempito di neve.
Ho smesso di respirare e della mia vecchia vita non ho memoria.
Non ho un solo ricordo nitido. Non ricordo il mio nome, il mio aspetto né le stagioni.
Ho smesso di respirare e ho creduto di morire. Ma così non è stato.
Ho smesso di respirare e una macchina l’ha fatto al posto mio.
 
Sono passati diciassette giorni e il mio petto è ancora pieno di neve.
Ora anche le mie braccia e le mie gambe lo sono.
Sono inverno.
Ad ogni carezza mi sciolgo e mi plasmo. Sento il rumore del crepitio delle foglie d’autunno.
Un’altra macchina mi sta tenendo al caldo e l’aria tiepida mi abbraccia tutto il giorno.
E forse riesco a ricordare cosa significa essere stretti pelle a pelle.
E lo voglio ancora, ardentemente, quindi vi prego fatemi respirare ancora.
 
Sono passati venti giorni e dentro me è primavera.
Ho aperto gli occhi ma non vedo ancora. Ho pianto.
Ho smesso di respirare. Ma non oggi.
Oggi sento la macchina che mi dà aria e me la toglie.
Oggi decido io di tornare a respirare.
E il primo respiro mi dona la vita.
Sento i polmoni espandersi e la neve farsi spazio tra gli spasmi del torace.
Sono io che ho il controllo del mio respiro, sono io che decido di vivere.
E la macchina lo sa, suona come impazzita ma non demorde.
Ad ogni mio sforzo lei mi supporta, mi dà la spinta ma non per riprendere da dove avevo lasciato.
 
Sono trenta giorni. Adesso è estate.
La neve si è sciolta e gli abbracci non sono più crepitii.
Il mio respiro ha un nuovo suono. Ed è bellissimo.
Ho spento la macchina con un dito e ci ho messo solo un secondo.
Ora posso lasciare questa stanza e sentire l’acqua che lambisce le caviglie e il sole che mi colora la pelle.
 
Non c’è più neve dentro di me, solo la cicatrice dell’inverno più lungo del mondo.


Note autrice: Dedico questa storia al mio paziente dell'Unità Operativa di Rianimazione che qualche mese fa è sopravvissuto ad un enfisema polmonare con pneumotorace spontaneo.
Quando è giunto in reparto nessuno lo credeva possibile.
Questo paziente ha una storia contorta, difficile, sbagliata alle spalle. Ma ha promesso di cambiare, ora che è tornato a respirare.

Grazie per essere sopravvissuto e avermi insegnato cosa significa lottare.

Piccoli appunti:

- Nei pazienti con enfisema, tutto lo spazio sottocutaneo si riempie di microscopiche bolle d'aria che - al contatto - ricordano proprio la neve.

- La cicatrice a livello polmonare rimane davvero.

- I ventilatori meccanici "respirano" al posto del paziente finchè non torna il respiro spontaneo, in quel caso il loro lavoro è quello di sostenerlo "inviando" aria durante le inspirazioni spontanee.
   
 
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