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Autore: ConRom76    18/08/2021    0 recensioni
Nella chiesa di St. Michael, lampi e tuoni accompagnavano la celebrazione della santa messa, accavallandosi alle preghiere di Vater Abraham senza tediarlo.
I fulmini illuminavano il cielo e il rombo di un tuono, caduto nelle vicinanze dell'ingresso della chiesa, aveva fatto scattare l'allarme del negozio di generi alimentari situato sull'isolato di fronte. I fedeli rumoreggiavano: il brusio iniziale si fece pian piano assordante, disturbando la celebrazione eucaristica.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella chiesa di St. Michael, lampi e tuoni accompagnavano la celebrazione della santa messa, accavallandosi alle preghiere di Vater Abraham senza tediarlo.

I fulmini illuminavano il cielo e il rombo di un tuono, caduto nelle vicinanze dell'ingresso della chiesa, aveva fatto scattare l'allarme del negozio di generi alimentari situato sull'isolato di fronte. I fedeli rumoreggiavano: il brusio iniziale si fece pian piano assordante, disturbando la celebrazione eucaristica.

- Silenzio!, intervenne Vater Abraham, - Siamo nella casa di Nostro Signore Gesù Cristo!" tuonò il parroco per ammonire i fedeli.

Il brusio cessò immediatamente mentre Vater Abraham proseguì con l'omelia domenicale.

 

La messa volgeva al termine, il parroco si preparava a benedire la platea, in piedi, di fronte all'altare, con il segno della croce: - Fratelli e sorelle, il Signore Dio Nostro sia con voi... andate in pace.

Mentre Vater Abraham si dirigeva verso la sagrestia, partì l'organo con la sua melodia e il coro intonò il canto finale della Vergine Maria, ma già qualcuno era pronto per andar via. Un uomo, canuto, vestito di nero, che aveva seguito la messa seduto in fondo alla seconda navata, si apprestava a compiere il solito rituale prima di andar via. Afferrò, dolorante, il cappello e l'impermeabile, che aveva appoggiato sulla panca, e cercò di indossarli, ma la spalla ancora gli doleva nonostante gli antidolorifici prescrittigli dal medico dopo l'operazione e, che si era raccomandato di non abusarne.

Una donna, che aveva partecipato alla celebrezione, si avvicinò per aiutarlo.

- Grazie Else... ho ancora dolore alla spalla... l'operazione della scorsa settimana non ha risolto il problema, anzi... è stata solo una perdita di tempo. Non so come farei senza di te, cara" disse l'uomo strizzandole l'occhio. Else era una donna esile e minuta e aveva due grandi occhi verdi. I lunghi capelli biondi le cadevano sulle spalle rendendo il suo aspetto ancora giovanile nonostante fosse avanti con l'età.

- David, non ringraziarmi. A volte ci dimentichiamo che non siamo più giovani... gli anni passano... per me sono già settantatre..., ribatté Else. Per un attimo, i suoi occhi si velarono di una tristezza improvvisa e indesiderata.

 

Poco dopo, David si avviò verso il corridoio laterale, che conduceva alla navata principale della chiesa, le cui volte erano ricoperte di affreschi in stile barocco, e raggiunse l'enorme portone d'ingresso con rifiniture in oro, sul quale dominava il volto dell'Altissimo. Si fermò e si voltò vero l'altare, cercando di non farsi sopraffare dagli altri fedeli, che si andavano ad ammassare gli uni agli altri, spintonando all'occorrenza, mentre uscivano dalla chiesa. Estrasse la Corona del Rosario dalla tasca dell'impermeabile, la baciò, si inginocchiò per terra e si fece il segno della croce. Poi, ripose via la corona come fosse una pietra preziosa e uscì dalla chiesa di St. Michael scendendo le scale rese viscide dalla pioggia, e voltandosi verso Else, la salutò con un cenno della mano dicendole: - A domenica prossima, mia cara!.

- Buona serata, David!, le rispose la donna. Poi scomparve nel vicolo di fronte all'ingresso della chiesa di St. Michael. Quel pizzico di tristezza che aveva percepito qualche minuto prima era già un lontano ricordo.

 

Mentre il cielo era plumbeo e tuonante, David, nonostante gli acciacchi, camminava a passo svelto tra i vicoli del centro storico, come se ogni angolo della città vecchia, anche il più nascosto e tortuoso, non avesse segreti per lui. Come un fantasma, appariva e scompariva tra le antiche mura.

Guardò l'ora e affrettò il passo mentre le prime gocce di pioggia, che cadevano, rendevano l'asfalto viscido, l'uomo cercò più volte di non cadere ma le buche, sparse ovunque, le mattonelle, che si smuovevano al suo passaggio, e le pietre sconnesse tra loro, non lo aiutavano. Anzi, l'uomo rischiò più volte di scivolare.

Il centro storico era in penombra a causa di un blackout improvviso. Il rombo dei tuoni copriva in parte il rumore dei passi, provenienti dai vicoli che si lasciava alle spalle. L'uomo era molto teso. Si voltò più volte ma non c'era nessuno dietro di lui che lo seguiva: - Forse è solo suggestione, pensò mentre un brivido gli accarezzò la pelle.

I fulmini illuminavano il cielo notturno mentre uno di essi scoperchiò un vecchio tombino, a pochi passi da lui, facendo un gran botto. Il trambusto riecheggiò tra i vicoli lasciado l'uomo ammutolito per lo spavento: - Accidenti! Per poco non mi friggeva il cuore, sospirò. Poi, un lampo improvviso lo accecò, barcollò, ma riuscì a non cadere. Il rombo di un altro tuono riecheggiò nell'aria assordandolo mentre la pioggia alimentava veri e propri corsi d'acqua, che scorrevano tra le stradine del centro storico.

Poi, boom!

Un lampo.

Buio.

Ancora un lampo.

Gli sembrò di vedere qualcuno nascosto tra i rifiuti: un'ombra, immobile, enorme, lo stava aspettando.

Ancora buio.

Un altro lampo, più accecante.

L'ombra era scomparsa o si era solo suggestionato? Si rammaricò: la sua vista non era più quella di una volta.

Sbuffò. Sputò per terra, inquieto.

Poi sentì un botto: vetri che si frantumavano in mille pezzi.

Avvertì un odore nauseabondo, quasi vomitava.

Si voltò ma non c'era nessuno alle sue spalle. Guardò avanti... nessuno. Alzò lo sguardo al cielo: qualcosa aleggiava nell'aria, sospesa sulla sua testa, per un tempo che gli parve infinito. Si sentì impotente mentre la paura si impossessava del suo corpo. Una fitta al petto lo colse impreparato, la strada ai suoi piedi incominciò a oscillare, la luce del lampione alla sua sinistra lampeggiò prima di spegnersi. Ogni particella sospesa nell'aria gli sembrò immobile. Ogni cosa aveva smesso di funzionare: non udiva più il fruscio del vento che gli scompigliava i capelli, le ante delle finestre che sbattevano, il rintocco delle campane che scandivano il passare del tempo, e quando, ormai affranto, alzò il capo verso l'orologio del campanile, notò che le lancette erano immobili, ferme alle otto di sera, come l'aria circostante. Barcollò mentre un silenzio inaspettato calò sul vicolo stretto, a pochi passi dal suo appartamento: delle corde sottili e argentate, simili a liane, avvolsero l'uomo i cui muscoli erano ormai intoripiditi dal freddo e dalla pioggia da non riuscire ad opporre alcuna resistenza.

- Che succede? pensò a voce alta.

Qualcosa, in quel momento, affondò dei lunghi denti taglienti nella sua carne. Un morso gli lacerò il collo e un sottile pungiglione raggiunse la vena giugulare, rilasciando nel sangue, una sostanza paralizzante. Dopo qualche minuto, un leggero torpore incominciava a impadronirsi del suo corpo fino a immobilizzarlo mentre due braccia, lunghe e possenti, lo afferravano per le spalle scagliandolo, come un sacco, contro la saracinesca di un vecchio locale abbandonato.

L'uomo, tramortito, fissava il suo carnefice: i suoi occhi erano vitrei e incavati, aveva artigli enormi al posto delle mani, e mentre lo fissava, suoni atoni fuoriuscivano dalla sua bocca, piccola ma munita di sottili lame affilante.

Con un balzo felino, la creatura lo afferrò e lo strinse a sé, lo afferrò per il collo, stringendolo con forza. L'uomo incominciò a rantolare.

- Ti prego, non farmi del male..." biascicò l'uomo con le lacrime che gli rigavano il volto.

La creatura lo guardò, e senza provare alcun rimorso, gli spezzò il collo prima di affondare i suoi artigli nel petto, squarciandoglielo: gli frantumò la gabbia toracica ed estrasse il cuore, che divorò in un attimo. Non ancora sazia, la creatura bevve il sangue che zampillava dal corpo inemre dell'uomo. Poi, emise un suono profondo e con un balzo felino, dispiegò le ali, scomparendo nell'oscurità.

 

   
 
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