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Autore: Afaneia    19/08/2021    3 recensioni
Link tenta una sortita troppo pericolosa e per cavarsela ha bisogno dell'aiuto di Revali.
Revali trattiene una risata gutturale. «Non ti facevo così profondo da avere un segreto.»
Link sbadiglia appena. La voce di Revali gli giunge come da una grande distanza. «Se vuoi, te lo dirò se me ne rivelerai uno dei tuoi.»

[Breath of the Wild / Age of Calamity; Fanfiction partecipante alla challenge A una parola da te indetta da Il giardino di EFP.]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Link
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Segreti


Giunti al di sopra delle nuvole, Medoh si stabilizza progressivamente in orizzontale, la gravità cessa di attrarlo verso le pareti reclinate e Link cade in ginocchio e annaspa per strapparsi di dosso la cinghia che regge la spada e lo scudo ma che in questo momento lo soffoca. Si lascia rotolare al suolo. Ha le nocche spaccate in profondità, le unghie incrostate di sangue e di terra, e i muscoli del suo braccio ululano di dolore non appena li tende. È salvo, però.

«Hai avuto bisogno di me, eh, Link?»

Non ha neppure la forza di alzare la testa. Ruota gli occhi all'indietro per guardare il Campione dell'aria che si staglia su di lui a soppesarlo dall'alto in basso.

Se Revali non fosse venuto a salvarlo, sarebbe morto.

Dovrebbe dirgli grazie, vorrebbe chiedergli perché è venuto fin là e se ci è venuto solamente per salvare lui, ma la sua bocca non ha voce e comunque parlare con qualcuno che non ha voglia di ascoltare, in questo momento, è troppo faticoso.

Revali odia che non gli si risponda, ma il suo orgoglio è troppo forte perché egli possa darlo a vedere.

«Credevo che non ti fosse permesso lasciare la principessa» prosegue con studiata indifferenza per provocarlo e costringerlo a rispondere.

Che strana idea che deve avere di lui questo guerriero altero e selvatico, che lo vede come uno schiavo al servizio della principessa. Link serve Zelda perché in lei serve Hyrule. Il suo posto è là dove Hyrule gli ordina; e quando le sentinelle lo hanno avvertito che un gruppo di Hinox stava calando dalle montagne di Oldin verso la foresta dei Korogu, Link ha schierato le guardie a custodia del palazzo e ha cavalcato verso nord. Zelda non avrebbe lasciato il suo laboratorio per ore o forse per giorni. Hyrule aveva bisogno di lui più di lei.

La situazione a nord del palazzo non era quella che gli avevano descritto, però. Le avanguardie avevano parlato di pochi Hinox calati a valle in cerca di cibo, ma i Lynel erano troppo intelligenti per lasciarsi sfuggire un'occasione del genere quando questa gli si presentava così, spontaneamente. Vedendo gli Hinox scendere dai monti, hanno intuito le loro intenzioni e li hanno seguiti a un paio d'ore di distanza per approfittare della loro forza bruta. È stato proprio per la loro cautela nel seguirli a distanza che le sentinelle non li hanno visti. Sono rimasti nascosti sulle colline, tra la vegetazione, a spiare la battaglia attraverso le fronde. Solo quando Link ormai pensava d'esser quasi a metà del lavoro, mentre gli Hinox barcollavano e si confondevano e cozzavano gli uni con gli altri in preda al panico e al dolore, i Lynel sono scivolati fuori dagli alberi per terminare l'opera. Il cielo si stava incupendo e rannuvolando e tuoni lontani rimbombavano dietro le montagne come colpi di cannone. Degli Hinox Link non s'era mai dato troppo pensiero; ma i Lynel – quelli sono un'altra storia.

È stato dopo ore dall'inizio della battaglia, quando i Lynel ormai lo stavano accerchiando sempre più da vicino e le fronde non erano più sufficienti a nasconderlo, che Link ha visto saettare nell'aria raggi lontani. Alzando gli occhi, Link ha visto le larghe ali di Medoh solcare l'aria. Chissà per quale ragione, Revali era venuto a salvarlo.

In ginocchio sul pavimento, Link continua a respirare affannosamente perché non sa che dire. Rimane a guardarlo a occhi sgranati nel buio, senza dir nulla, ad aspettare che sia lui a rompere il silenzio e a dire qualcosa mentre Medoh si solleva al di sopra delle nuvole. Revali però non parla, ha già parlato anche troppo, e Link fruga nella sua mente in cerca di qualcosa da dire.

«Come sapevi dov'ero?»

«Uhm?» Congiungendo le braccia in petto con uno schiocco di disprezzo, Revali lo soppesa dall'alto come se quella domanda lo deludesse alquanto. Tuttavia pare considerarlo meritevole almeno di quest'unica informazione. «Pruna. Ti ha tracciato con quella.»

La tavoletta Sheikah, certo. Link abbassa lo sguardo sul proprio fianco e dice a se stesso che avrebbe dovuto arrivarci da solo – e subito dopo si risponde che non c'è alcun modo di anticipare la mente di quella ragazza.

«È stata la principessa a chiederti...»

«Zelda non sa della tua assenza» taglia corto Revali. È stranamente infastidito dalle sue domande, e Link prova la sensazione che vorrebbe sentirsene fare delle altre e lui invece stia ponendo tutte quelle sbagliate. «Pruna ne ha parlato solamente con me. Nessuno a parte noi due ne sa niente, perciò puoi stare tranquillo.»

Non era alle sanzioni per la sua indisciplina che Link stava pensando quando gli ha posto la domanda, e un po' gli dispiace che Revali lo ritenga capace di una bassezza del genere. Tuttavia parlare e difendersi gli parrebbe peggio ancora che non dir nulla.

Revali non parla più. Gli sfila di fianco in silenzio in un fruscio di piume che sfiorano la sua pelle e lo ignora deliberatamente per un po' per dedicarsi ai comandi di Medoh. Link rimane in ginocchio a cercare di regolarizzare il proprio respiro, cogli occhi socchiusi, sentendo dentro di sé che quella conversazione tra loro è conclusa.

Quando le sue ginocchia sono di nuovo in grado di reggerlo, Link si alza con cautela, puntellandosi alla spada, e si avvicina ai grandi varchi sui fianchi di Medoh. La tempesta che aveva presentito durante la battaglia è scoppiata, ma il colosso sacro la sta sorvolando.

È già stato a bordo di Medoh prima d'ora, ma si è trattato soltanto di brevi voli di calibrazione ed esercitazione durante i quali Revali aveva sdegnosamente acconsentito a che accompagnasse la principessa; ma a una così vertiginosa altezza, e da solo con lui, mai. Prova un così gran desiderio di saper volare, in questo momento, mentre si affaccia al di sotto delle grandi ali di Medoh e tutto di sotto a lui le nuvole nere ribollono e lampeggiano i fulmini, e il vento gelido gli brucia in viso come ghiaccio. Tutta al di sotto di quelle nubi, c'è Hyrule.

«Se cadi, non aspettarti che venga a salvarti» lo ammonisce Revali da dietro. È ricomparso d'improvviso, superbo e marziale, colle ali ripiegate dietro la schiena. È il suo modo alquanto pungente di dirgli di stare attento, ma Link si limita a rimanere in silenzio. Non gli risponde.

«La tempesta è troppo vasta» prosegue Revali freddamente ignorando il suo silenzio. «Non possiamo atterrare, mentre volare senza punti di riferimento a terra è troppo rischioso, perciò sorvoleremo la zona in circolo finché non avremo di nuovo visibilità. Spero che tu sia d'accordo con me.»

Quella domanda lo diverte. «Ho voce in capitolo?»

«Certo che no» ribatte Revali dandogli le spalle.


La tempesta non accenna a placarsi. Stanno volando in circolo ormai da ore. Tra poco farà buio, ma Revali non sembra preoccuparsene, e Link, di conseguenza, non se ne dà pensiero.

Ha buttato il suo mantello in un angolo per farsene un mezzo giaciglio per poter almeno riposare un po' il capo; ma ha provato ad addormentarsi per una decina di minuti, poi si è rimesso a sedere e si è trovato qualcosa da fare. Di dormire non se ne parla, è troppo agitato; e poi non vuole che Revali lo veda esposto e vulnerabile mentre dorme.

Link è un guerriero e un soldato e di perder tempo non sarebbe capace neppure volendolo, perciò si sfila a cintura e le armi e le dispone ordinatamente di fronte a sé.

È sempre ammirato dal modo in cui la Spada che esorcizza il male resiste inalterata alle battaglie. Prima di brandirla, quando era ancora un soldato dell'esercito e brandiva la vecchia spada di suo padre, che pure era un'arma formidabile, non era così: bisognava affilarla e lucidarla e stare attenti ai traumi. Ma questa spada che gli ha dato il Grande Albero, questa no. Una volta ripulita dal sangue e dalle viscere, la spada torna splendida e fiammante come quando brillava in mezzo alla radura.

Lo scudo, pazienza, è da buttare. Link prova per qualche istante a pulirlo dal sangue e dal fango per valutarne le condizioni, ma già facendovi pressione con la mano avverte che si è prodotta una profonda incrinatura al centro, sotto il colpo dello spadone di un Lynel che gli ha fatto vibrare il braccio e forse ammaccato una costola. In effetti, a ripensarci e a toccarsi il costato, è molto probabile. C'è da ringraziare questo scudo se i suoi organi sono ancora integri – almeno per il momento.

Quanto all'arco, non gli dispiacerebbe riuscire a salvarlo: ha l'aria un po' vissuta, ma lo ha servito fedelmente a lungo, e non è facile per lui trovarne uno con cui si trova bene.

«Quell'arco fa schifo» decreta solennemente Revali alle sue spalle.

Ecco, appunto. Link socchiude gli occhi per un momento per trattenere la brutta risposta che gli sale alle labbra, inspira profondamente e prosegue il suo lavoro in silenzio. Revali è sopra di lui, alle sue spalle, e sorveglia il suo operato con occhio critico.

«E comunque, sta per rompersi. Ti conviene sostituiro prima che ti abbandoni in battaglia.»

«Non è così facile sostituirlo» ribatte Link sforzandosi di mantenere la calma. «È l'arco in dotazione all'esercito.»

«Vai in armeria e fattene dare un altro. Sei il Campione della principessa.»

«Non mi riferivo a quello» sbuffa Link alzando lo sguardo su di lui. «Io sono mancino. Ci sono archi con cui mi trovo male.»

Questa è la prima volta che ha la soddisfazione di vedere Revali ammutolire.

«Non vi ho mai prestato attenzione» replica sussiegosamente, perché affermare che non sia importante è di certo meno umiliante che ammettere di aver tralasciato un dettaglio. Poi, dopo un momento, aggiunge in modo del tutto inatteso: «Lasciami vedere» e protende le mani verso di lui.

Questa volta Link non potrebbe parlare neppure se lo volesse. È talmente impreparato a questo gesto che gli porge l'arco e rimane a guardarlo a occhi sgranati.

È un momento molto strano. Revali si siede al suo fianco a gambe incrociate, si pone l'arco sulle ginocchia e inizia a piegare, tirare e saggiare con una maestria tale da lasciarlo incantato. Al suo fianco, seduto a guardarlo, Link si sente affascinato e impotente come un bambino che osservi il padre riparargli un giocattolo.

«Perché sei andato a combattere senza dirlo a nessuno?» chiede Revali senza guardarlo.

«Le avanguardie avevano comunicato che un branco di Hinox stava scendendo dalle montagne.»

«Non avevi ricevuto ordini. Sapevi che non costituivano un pericolo immediato. Spesso scendono ad abbeverarsi e cacciare, ma poi risalgono verso le pendici del monte Morte, e là non abita nessuno.»

«Avrebbero potuto anche deviare verso il Bosco dei Korogu.»

«Era improbabile, e comunque la nebbia e il bosco li avrebbero protetti.»

«Avrebbero potuto sradicare gli alberi e lasciarli esposti. E poi, il fiume è quasi in secca: se si fossero accorti che era guadabile e lo avessero attraversato, sarebbero stati a mezza giornata di marcia dal castello.»

Revali incassa la ragionevolezza delle sue argomentazioni senza replicare, continuando a lavorare sull'arco. Fa appena un cenno di sì con la testa. «Allora perché sei andato da solo?»

Non sei immortale, gli ripete continuamente Zelda. Revali forse usarebbe parole diverse; direbbe qualcosa del tipo non sei invincibile. Per quanto lo riguarda, però, i due significati sono equivalenti. Link si stringe nelle spalle e risponde: «Perché era una mia scelta e non avevo il diritto di mettere in pericolo nessuno.»

«Non avresti dovuto comunque lasciare la principessa.»

«Zelda era al sicuro nel suo laboratorio» conclude Link semplicemente. «Hyrule no – Hyrule non era al sicuro. Io devo andare dove serve a Hyrule.»

Per qualche minuto Revali non parla più, lavora solamente. Le sue mani si muovono sull'arco e sulla corda con una delicatezza innata che lo incanta, e osservandolo Link si sente tanto calmo che potrebbe quasi appisolarsi. È stranamente rilassato. Appoggia il capo contro il muro per riposare almeno un po' gli occhi: l'adrenalina che gli percorreva il corpo si sta placando, e ora si sente al sicuro a sufficienza da poter riposare. È piacevolmente intorpidito, quasi sul punto di addormentarsi.

«Non avresti dovuto andare da solo. A noi Campioni avevi il diritto di chiederlo. Serviamo Hyrule nel modo in cui vuoi servirla tu.»

«Hai ragione» gli concede Link che si sente molto più bendisposto ad appisolarsi contro il muro che a discutere con lui. «Ma non ne avevo bisogno. Ho il mio segreto.»

Revali trattiene una risata gutturale. «Non ti facevo così profondo da avere un segreto.»

Link sbadiglia appena. La voce di Revali gli giunge come da una grande distanza. «Se vuoi, te lo dirò se me ne rivelerai uno dei tuoi.»

«Cosa ti fa credere che io abbia un segreto?»

Link si rigira pigramente su un fianco. «Fai come vuoi. Un segreto per un segreto. Non è neppure così importante.»

Revali tace tanto a lungo che Link non ci pensa nemmeno più, e con la poca lucidità che gli è rimasta considera chiusa la questione. Il suo mantello non gli è mai parso comodo come in questo momento.

«Mi piacciono i biondi. E il tuo?»

Link registra quest'informazione nella sua testa senza nemmeno prendersi la briga di analizzarla. «Il mio è che in qualche modo sopravvivo sempre. Te l'avevo detto che non era importante.»

Revali si alza di scatto, scaraventa l'arco fuori da Medoh e se ne va senza nemmeno guardarlo. Link ridacchia appena tra sé prima di addormentarsi, perché l'idea di averlo fatto arrabbiare lo diverte molto.


Sono passati giorni. Per quanto gli è dato sapere, Revali e Pruna hanno entrambi mantenuto il segreto: il suo gesto non ha avuto conseguenze. Né Zelda né il re sono mai venuti a sapere della sua sortita.

Mentre studia sulle mappe la posizione dei Colossi entra un suo attendente a porgergli uno strano involto che non aspettava, in silenzio, perché tutti i suoi uomini hanno l'ordine di non rivolgergli la parola se non in caso di necessità. Tuttavia l'involto non porta il sigillo del re di Hyrule, perciò Link inarca un sopracciglio per chiedere spiegazioni. L'attendente si stringe nelle spalle con l'aria di non saper che dire.

«Lo ha portato un messo Rito per voi. Non so altro.»

Interessante. Link gli fa segno di non aver più bisogno di lui e lo ringrazia con un cenno del capo per congedarlo: vuole rimanere solo per per aprirlo.

È un arco dei Rito. Link sorride di piacere e di stupore sollevandolo con delicatezza: i Rito non condividono mai le loro armi, così come i loro segreti, perché difficilmente ne ritengono degno alcuno. Il legno è dipinto di grigio chiaro e le sue estremità sono decorate come grandi ali spalancate. È un arco Falcone: Link lo conosce già per averlo visto imbracciato dai capitani a custodia della città dei Rito, ma è impercettibilmente diverso dal loro – è per mancini.

Sta per richiamare l'attendente e ordinargli di far entrare il messo dei Rito per interrogarlo, ma non ce n'è bisogno – c'è un biglietto nascosto nell'involucro. Link sorride ancora. C'è scritto:

Non è per te, è per Hyrule.

Mi devi ancora un segreto.



Anche se la challenge indetta sul gruppo FB Il giardino di EFP è terminata ormai da un pezzo, ho impiegato una vita a concludere questa shot, lenta come sono. Ma era un'idea che avevo in mente da un pezzo, appena dopo aver iniziato L'Era della Calamità, e non potevo rinunciare a pubblicarla solo per un piccolo ritardo!

Il prompt scelto per la storia era il numero 15, “volevo dirti una cosa che non ti ho mai detto prima”, ma mi sono permessa di rielaborarlo un po'.

Come sempre, grazie a Fiulopis, la beta migliore del mondo!


   
 
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