Giochi di Ruolo > Altro
Ricorda la storia  |      
Autore: DanieldervUniverse    19/08/2021    0 recensioni
[Vampiri - Il Requiem]
Un paio di senzatetto stanno frugando in un cassonetto per rimediare la cena, quando un corpo estraneo atterra nell'immondizia dal nulla...
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Secondo te che cosa stanno mangiando dentro?
-Qualcosa che sa di francese… molto costoso ma che fa schifo.
I due si misero a ridere sguaiatamente, dandosi pacche sulle spalle a vicenda. Una leggera melodia orecchiabile arrivava da dentro il ristorante, accompagnando la loro difficoltosa ricerca di avanzi: c’erano tre cassonetti nel vicolo, ma due erano già vuoti e il terzo era pieno a metà, rendendogli abbastanza difficile trovare qualcosa di decente.
-Stanotte sarà magra. Dovremo spostarci temo- commentò, sospirando sconsolato. I morsi della fame cominciavano a farsi sentire, anche se questo non gli dava necessariamente cattivo umore.
-Questo succede a chi non si muove in fretta- rispose Frank, chino dentro il cassonetto -Stiamo diventando vecchi, amico mio. Non credo dureremo a lungo.
-Abbiamo poco di lamentarci, in questi giorni ci ha nutrito bene. E non ci hanno mai bastonato, che non è poco.
Frank annuì, ma lo sguardo che gli rivolse da sotto alla barba sporca e alle ciglia cespugliose era di stanchezza e scoramento. Frank aveva quasi sessant’anni, aveva vissuto per strada per quasi tutta la vita, e ora cominciava ad accusare l’età: si era fatto più arrendevole, sarcastico, e si lamentava più spesso.
-Andiamo Frank, non fare quella faccia. C’è il ristorante brasiliano due isolati più in là, li ci sarà sicuramente qualcosa.
-Scherzi? Mi darà i bruciori di stomaco per una vita.
-Tutto ti dà bruciori di stomaco.
In quel momento qualcosa di grosso e scuro cadde nel cassonetto, facendoli sobbalzare. Accadde tutto in pochi secondi, e non riuscì a cogliere quasi nessun dettaglio dell’evento; quando alzò lo sguardo verso l’alto gli parve di vedere una forma muoversi in fugacemente nel buio.
-Oh buon dio!- esclamò Frank, richiamando la sua attenzione sul cassonetto: c’era un uomo dentro ora, con delle ferite grottesche lungo le spalle e i fianchi; aveva la pelle pallida, i capelli biondi, indossava degli abiti eleganti, e sembrava rantolare.
-Andiamocene!- esclamò Frank, cominciando ad indietreggiare -Andiamocene Vale.
-Andiamo Frank, non farti venire i capelli bianchi. Quest’uomo ha bisogno di aiuto- replicò lui, chinandosi sull’individuo morente. Cercò di fare qualcosa per le ferite, ma non aveva idea di cosa fare.
-Avanti Frank!
-Scappa Vale! Scappa!- gridò l’altro, iniziando a correre verso l’uscita del vicolo. Lui imprecò, ma si rivolse verso l’uomo.
-Respira. Respira. Coraggio- cercò di di aiutarlo con le parole, ma non aveva proprio idea di come fare da solo. Forse doveva andare a chiamare aiuto, ma prima che potesse muoversi sentì l’altro cercare di trattenerlo. La sua mano stava facendo presa sulla sua manica, cercando di trarlo a sé.
-Posso chiamare aiuto? C-c’é qualcuno che posso contattare? Ce l’ha un telefono?- chiese, balbettando disperatamente, mentre l’altro lo traeva a sé. Si chinò fin quasi a poter baciare il tipo, perdendo il contatto dei piedi con l’asfalto; si sorprese in effetti della forza che stava dimostrando quell’individuo morente.
-C-cosa vuole fare signore? M-mi lasci andare- provò a protestare, ma senza successo. Per tutta risposta lo sconosciuto aprì lentamente le labbra, scoprendo dei canini appuntiti, e l’attimo successivo li piantò nella fragile pelle della sua gola.
Urlò, dal dolore e dalla paura, provò a strattonarsi, ma l’altro non mollò la presa. Anzi, ad ogni secondo che passava si faceva sempre più forte, e lui sempre più debole e inerme. Le grida vennero soffocate dal peso dell’altro, che lo schiacciò sotto di sé, soffocandolo e immobilizzandolo contro il fondo del cassonetto, le sue dita persero la presa e tutto il suo corpo cominciò a tremare, raffreddandosi.
Poteva sentire chiaramente la vita abbandonarlo, e il terrore dell’evento lo teneva sveglio e cosciente di tutto quello che succedeva, e allo stesso tempo cominciava a perdere il controllo dei sensi: non sentiva quasi più le gambe, e i battiti del suo cuore si facevano più flebili. Era uno spettacolo terrificante assistere impotenti alla propria, lenta e inesorabile, morte, coglierne ogni spaventoso dettaglio e non poter reagire neanche per sputare in faccia al suo assassino.
Presto la testa cominciò a girargli, e perse totalmente il controllo. Il mondo vorticò per un tempo interminabile, finché i suoi occhi non si fecero troppo pesanti e si chiusero, abbandonandolo alla tenebre.

Quando riaprì gli occhi si accorse che il freddo era andato via. O meglio, era tutto freddo ma non gli dava più fastidio. Sentiva tutto il corpo, il dolore era scomparso, ma non la fame: il desiderio di nutrirsi si era fatto improvvisamente molto più forte.
-Benvenuto nel regno della notte, fratello- lo salutò una voce maschile sconosciuta. Lui balzò in piedi, terrorizzato, e si ritrovò davanti l’uomo del cassonetto. Era in piedi, torreggiando su di lui, e aveva un’espressione predatrice e sinistra.
-Non avere paura- gli disse -Sei uno di noi adesso, non possono più farti del male.
Nonostante la voce rassicurante dello sconosciuto, lui non poté che sentirsi preda di una paura irrazionale, che gli fermò il respiro. La creatura che aveva davanti era antica, potente, ed ispirava riverenza al solo sguardo.
-Ti porgo umilmente i miei ringraziamenti per l’aiuto che mi hai dato prima. Senza di te sarei sicuramente morto- continuò l’uomo, se tale si poteva definire, avvicinandosi molto lentamente -Viste le circostanze ho pensato di ripagarla con un favore simile: le mi ha dato la vita e io… anche.
-C-c-cosa… chi…?- balbettò mentre la confusione prendeva il sopravvento sulla paura. Lo sconosciuto passò in secondo piano, rispetto alla contemplazione di sé stesso: il suo cuore non batteva, ci vedeva benissimo al buio nonostante fossero in una zona d’ombra, e il colore della sua pelle era diventato mortalmente pallido.
In quel momento si accorse che non gli si era fermato il respiro, lui non aveva bisogno di respirare!
-Sono… morto? Eppure vivo…
-Incorretto e… incorretto- spiegò lo sconosciuto, materializzandosi improvvisamente alle sue spalle. Sentì la sua mano scivolargli lungo la spina dorsale, provocandogli un brivido di paura -La tua… nostra condizione è qualcosa di mezzo, non proprio vita ma neanche morte. Siamo immortali eppure sanguiniamo, non respiriamo eppure dobbiamo nutrirci, non siamo più umani… eppure non resistiamo a mischiarci alla plebaglia che cammina ai nostri piedi.
-Plebaglia?- domandò, stringendosi le braccia al petto. Lo sconosciuto fece un mezzo giro attorno a lui, con lo sguardo rivolto più in là, verso le profondità del buio; poi si volse con un diabolico sorriso che mise in evidenza dei lunghi canini.
-Tu sai cos’è un vampiro, vero?- domandò lo sconosciuto. Lui scosse il capo.
-Oooohhh, interessante. Questo renderà il tutto molto più interessante- l’uomo si fece sfuggire una risatina poco rassicurante. Lui rimase immobile, ascoltando con trepidante attesa. Non sapeva cosa aspettarsi dallo sconosciuto: ogni volta che quello apriva la bocca parlava per enigmi e frasi oscure, con termini che lui nemmeno conosceva. E ad ogni frase l’aria attorno a loro si faceva più opprimente e maligna
-Allora mio buon… oh, a-hem che maleducato non ho chiesto il tuo nome. Come ti chiami, dunque?
-… V-V-Valerio- rispose, esitante.
-Valerio… ? Nessun cognome?
Lui scosse il capo.
-Capisco. Dunque mio buon Valerio, presumo tu abbia molte domande, perciò mi sento in dovere di  cominciare a rispondere alle più ovvie- fece un gesto teatrale con l’impermeabile, come un prestigiatore col suo mantello -Ora dimmi dove è andato il tuo amico Frank.
-Frank… ? C-cosa c’entra Frank? Io non lo so…
-Non preoccuparti, se non sai dove è andato puoi sempre cercare il suo odore.
Lui batté le palpebre confuso, ma l’uomo allargò le braccia, sorridendo incoraggiante. Non sapendo cos’altro fare, lui chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Lo shock fu immediato. Il suo naso si era abituato ai pesanti odori di sporcizia e pattume dei cassonetti e degli altri senza tetto, per cui quando venne investito da quella cacofonia di nuovi odori perse l’orientamento. Il suo naso era diventato incredibilmente sensibile, in grado di discernere con precisione tutti gli odori del vicolo e fare distinzione tra quelli provenienti dagli appartamenti superiori e quelli di persone che erano passate recentemente .
Ci mise vari secondi e diverse inalate a razionalizzare il tutto, ma non poté esimersi dal gioire per la sua ritrovata capacità. Si dimenticò di Frank, dell’uomo misterioso, e invece in un attimo di giubilo si mise ad esplorare gli odori del mondo, rintracciando l’odore di zuppa e aglio della casa antistante e il dedicato profumo di una giovane donna che era passata nel vicolo pochi minuti prima. Ma il tenero odore di essere umano fece risorgere la sua fame, torcendogli le budella con forza tale da farlo boccheggiare.
-Peggiora eh?- lo schernì lo sconosciuto. Poi afferrò fulmineamente la sua nuca e la torse. Incontrando il suo sguardo si sentì soffocare, tanta era la potenza e la furia emanata da quegli occhi selvaggi.
-Trovalo- gli ordinò seccamente. Lui obbedì, iniziando ad annusare freneticamente l’aria. Per fortuna l’odore rancido e acido di Frank pervadeva l’intero vicolo, e ci volle poco per rintracciarlo. Balzò avanti di riflesso, sentendo il desiderio impadronirsi di lui.
Pochi vicoli più in là, dopo una corsa quasi forsennata, trovò Frank, appoggiato ad un cassonetto e intendo a gemere mentre si massaggiava la caviglia. Si fermò a fissarlo, come un predatore fissa la preda indifesa, aspettando il momento giusto per balzarle addosso.
-Visto? L’hai trovato- gli sussurrò lo sconosciuto all’orecchio -Ora vai a prenderlo.
Si buttò su Frank quasi gridando, con tanta foga da trovarsi quasi a correre sulle quattro zampe, e lo schiacciò sotto di sé. Iniziò a colpirlo con gli artigli nel tentativo di trovare un punto di accesso dove affondare i denti, mentre l’altro si dimenava disperatamente.
Quando i fumi della frenesia si dissolsero lui sollevò il capo, sazio: si sentiva rinvigorito, ebbro di potere e di una soddisfazione che mia avrebbe pensato possibile provare dopo un pasto.
Poi abbassò gli occhi e incontrò lo sguardo vitreo e dilatato di Frank. Il suo vecchio compare aveva il collo squarciato e il corpo scomposto. Tutta la sua energia parve dissiparsi di fronte al massacro. Era stato lui? Come poteva essere stato lui? Era diventato un mostro?
-Già finito?- domandò lo sconosciuto. Lo vide stagliarsi sopra di lui, gli occhi empi di crudeltà e divertimento, e non poté non odiarlo. Provò rabbia e frustrazione, e un incolmabile desiderio di avventarsi su di lui e fargliela pagare con con tutta la sua forza.
-Non fare quella faccia, non ne vale la pena- gli disse l’altro con tono di rimproverò, prima di staccare la testa di Frank con un gesto fulmineo. Rimirò il cranio nelle sue mani con aria divertita e famelica, osservando i rivoli di sangue che ancora fuoriuscivano dal collo monco.
-Sei uno di noi ora, non ti curare più di loro- continuò, prima di abbeverarsi avidamente dalla sua macabra coppa.
Lui abbassò lo sguardo, incapace di guardare. Frank gli era stato affianco per quasi dieci anni in quell’esistenza incerta e ingrata tra i morsi della fame, le malattie, e l’indifferenza generale degli altri “perbenisti” che gli passavano affianco ogni giorno rivolgendogli sguardi di pietà e disgusto. Trovava riprovevole e inaccettabile che fosse stato lui a fargli questo. Gli mancava il fiato, ma poi si ricordò che non gli serviva respirare. Non gli batteva il cuore, facendogli esplodere la testa, perché si era fermato. Erano piccoli dettagli ma mettevano in discussione tutto ciò che provava: sapeva che doveva provare rimorso, ricordava esattamente cos’era il rimorso, eppure non provava niente.
In quel momento era solo chino sul corpo di un suo amico, in una vita che sembrava già quella di un altro, senza sentire nulla oltre ad una memoria incerta.
Non seppe per quanto tempo rimase a rimirare il cadavere dell’amico, rimuginando impotente sul passato, ma alla fine il suo nuovo compare lo scosse per le spalle con veemenza. Era arrabbiato, e infastidito.
-Alzati. Sei un vampiro adesso, smettila di comportarti da debole. È indegno- gli intimò, tirandolo in piedi -Ora andiamo, devi darti una ripulita, e anche io: nessun Signore della Notte che si rispetti va in giro vestito come un barbone.
Lui rimase immobile, fissandolo con occhi vacui.
-Hai intenzione di farmi aspettare ancora? Andiamo!- lo incitò l’altro, bruscamente. Lui non si mosse. Trascorsero istanti interminabili, con il silenzio opprimente che si trascinava tra loro, prolungando i secondi.
-Hai intenzione di farmi perdere altro tempo!? Andiamo idiota!
Sentì l’improvviso bisogno di colpirlo. Tutta la rabbia che aveva provato per l’atteggiamento di quel pomposo e arrogante individuo tornò da lui, e lo pervase. Forse non riusciva più a provare rimorso e tristezza per l’amico perduto ma certamente poteva sentire la rabbia per quel maledetto vampiro che l’aveva trasformato in quell’abominio.
E in quel momento decise che si sarebbe aggrappato a quella rabbia, a tutto il suo risentimento, per mantenere vivo quel poco di sé che gli restava. Se il ricordo di Frank non gli avesse dato appigli allora avrebbe lasciato che la vendetta gli desse uno scopo.
Rivolse allo sconosciuto un ampio sorriso, ebbro di malignità e sadismo, e senza più esitare si incamminò verso di lui.
-Andiamo compare- gli disse -Insegnami come essere un vero vampiro.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Altro / Vai alla pagina dell'autore: DanieldervUniverse