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Autore: SabryYasha    23/08/2021    1 recensioni
A volte rifugiarsi nei sogni sembra l'unica via di salvezza, o almeno è questo che pensa Kagome, una ragazza di diciassette anni, costretta da sempre a vivere un incubo dopo l'altro: bullismo, genitori violenti, amicizie instabili e tante paure.
Incontrerà qualcuno che sarà in grado di aiutarla a farle trovare un bagliore di luce in quel tunnel buio e soffocante.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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2) Un'amica per convenienza

Mi alzo dal letto al suono della sveglia. Sono le 7:13. Mi piace impostare la sveglia ad un orario la cui ultima cifra è dispari. Chissà perché la gente ha la fissa per i multipli di 5.

Non ho chiuso occhio stanotte, per quello schifoso incidente di mio padre. Potrei vomitare.

Scendo le scale ed arrivo in cucina, notando, con sommo piacere, che non c'è traccia dei miei genitori. Bene, almeno la giornata non inizia di merda.

Bevo velocemente una tazza di thè al finocchio, inzuppando distrattamente qualche biscotto, mentre la mia mente ritorna a ciò che è successo la notte scorsa.

Ho avuto paura.
Ho paura.

Non è una novità per me sapere che mio padre abbia un'altra donna. Ciò che mi sconvolge è che mi abbia scambiata per lei. Come diavolo è potuto succedere?
Ho ancora il cuore che batte all'impazzata.

Finisco di fare colazione, rimetto a posto i biscotti e torno al piano di sopra per prepararmi.
Mi lavo velocemente, mi vesto con una felpa oversize e dei leggins e decido di lasciare sciolti i miei capelli neri, rigorosamente tinti.

Sono le 7:57, dovrei incamminarmi per andare a scuola.
Sono veramente molto assonnata, non ho la forza di muovere un dito.
Se solo mia madre trovasse il coraggio di divorziare da quell'essere, avrei risolto gran parte di tutti i miei problemi e, soprattutto, avrei dormito stanotte. Ma che dico? Non è una questione di coraggio, perché l'unico motivo che la frena è che lei non ha un lavoro. Magari potrei trovarle un uomo sano con un lavoro stabile.

Pfff... E come potrebbe una persona sana stare con mia madre? Nessuno la sopporta.

Il mio ingegnoso flusso di pensieri viene interrotto dalla voce di qualcuno che pronuncia il mio nome.

Chi osa interrompere il mio piano per far divorziare i miei genitori?

Mi giro per avere una risposta alla mia domanda e vedo che si tratta della mia amica Ayame. Viene in classe con me, e abbiamo un rapporto non molto stabile. Ci parliamo perlopiù quando ci serve qualcosa o quando vogliamo uscire insieme, ma non entriamo mai sul personale, perché non è esattamente una persona di cui ci si può fidare, tanto è pettegola. A vederci sembriamo migliori amiche, perché possiamo molto tempo insieme a ridere e scherzare, ma è soltanto un rapporto di convenienza.

Mi fermo ed aspetto che mi raggiunga. Potrei chiederle di invitarmi a dormire da lei. Non me la sento proprio di trascorrere un'altra notte in bianco a casa mia, con i miei genitori fuori di testa.

"Ehy, buongiorno, tutto bene? Non hai una bella cera." Osserva quando mi è più vicina, guardandomi incuriosita. Invento una scusa banale e le dico di essere rimasta sveglia fino a tardi per guardare una serie.

Iniziamo a parlare del più e del meno fino a quando non entriamo a scuola.

Stamattina non succede nulla di che, a parte Naraku che fa di tutto per mostrare al mondo la sua deficienza.

Terminate le lezioni, mi dirigo verso Ayame, che si sta preparando per tornare a casa.
"Ehy bella, posso chiederti un favore grande grande?"
"Oi, dimmi tutto" mi sprona a parlare, mentre si carica lo zaino su una spalla.
"I miei genitori non ci saranno per qualche giorno perché..." Ci penso un attimo su. Forza Kagome, una scusa credibile che la convinca ad ospitarti a casa sua. "... È morta la zia di mia madre, e quindi non saranno in città per andare al funerale." Lei si gira verso di me con uno sguardo dispiaciuto. "Oh mannaggia, condoglianze. Se posso sapere, di cosa è morta?"

Eccola, la solita impicciona. Come è morta?
"Infarto, credo. Comunque, volevo chiederti se posso stare a casa tua in questi giorni. Sai, tra lo stress della scuola e il lutto, non me la sento proprio di stare da sola a casa."
 
Bene. Ti sei appena auto-invitata a casa di una tua amica prendendo come scusa una bugia.

Si fa? No.
Me ne pento? No, cazzo. L'ho fatto per una ragione più che valida, ma a lei non posso di certo dire la verità.

"Per me non c'è nessun problema, ma devo chiedere a mia madre. La chiamo subito, tanto le devo anche ricordare di prendermi un appuntamento dalla ginecologa." E prende il telefono dalla tasca, sorridendomi contenta.

Ricambio il sorriso, intuendo il motivo della sua gioia.
Ma 'sti cazzi?

Spiega alla mamma la situazione e, dopo qualche minuto, si gira verso di me, dicendomi che posso venire quando voglio.

"Se per voi va bene, prima torno al volo a casa per mangiare qualcosa. Mi sono già anticipata giapponese ieri, la puoi ricopiare da me." Le annuncio con un'alzata di sopracciglia. So benissimo che non può declinare la mia offerta, perché odia fare i compiti.

Lei, in risposta, annuisce vigorosamente, urlando "Sì cazzo, è per questo che mi piaci!!"

E ci salutiamo con un gesto della mano.
Tornata a casa, mi appoggio un momento sul portone. Dal silenzio che circonda l'abitazione deduco che non ci sia nessuno. Bene, meglio così.

Tutto sommato non è messa così male la casa. La maggior parte delle volte me ne prendo cura io, passo l'aspirapolvere, lo straccio, faccio la lavatrice, cucino,...

Tuttavia, anche mia madre ci mette mano di tanto in tanto.

Non è una di quelle case malandate, abitate da ubriaconi che non fanno niente dalla mattina alla sera. È pulita, illuminata a sufficenza dalle finestre, anche se sono l'unica qui dentro a ricordarsi di aprirle per far cambiare aria. Infatti in questo momento ci puzza di chiuso, così le apro immediatamente.
Ah, e comunque non siamo poveri, non ancora almeno. Mio padre ha perso il lavoro giusto qualche giorno fa, per essersi presentato ubriaco e aver preso a parole il suo datore di lavoro.

La vibrazione del mio telefono mi risveglia dai miei pensieri e mi annuncia che ho ricevuto un messaggio. Lo prendo e vedo che è mia madre, che mi informa di essere andata a mangiare dalla sua migliore amica, Tsuki, e che mi ha lasciato 650 yen (**) sul tavolo per comprarmi qualcosa da mangiare. Sono contenta che mantenga ancora alcune amicizie, almeno trova dei momenti per allontanarsi dall'alcol e dai problemi.

La informo velocemente che avrei trascorso un paio di giorni da Ayame e ripongo il telefono dentro la tasca, senza aspettare una sua risposta.

Corro in camera mia e prendo un borsone per mettere tutto ciò che mi sarebbe servito per andare dalla mia compagna di classe.
Sono contenta di allontanarmi da questo ambiente tossico.

Ancora non so se raccontare a mamma ciò che è successo stanotte con papà, ma adesso non voglio pensarci. Scendo le scale, prendo i 650 yen che mi lasciato ed esco dalla casa.
Prima di andare a casa di Ayame, entro nel supermercato più vicino per comprare un tramezzino e mangiarlo per strada, dato che ancora non mangio.

Arrivata a destinazione, chiamo la mia compagna di classe.
"Ehy, sono sotto casa tua."

"Muovi quel culo e fammi ricopiare giapponese."

Sorrido al suo francesismo. Non è una persona con cui mi posso confidare, questo è vero, ma almeno è l'unica che riesca a distrarmi dai miei problemi.

 

 

 

(**) 650 yen: poco più di 5 euro.

__________________•••••_________________

Angolino mio

Ciao a tutti, come state? 

Questo è il secondo capitolo della mia storia. Ho voluto focalizzarmi sul rapporto tra Kagome ed una sua amica.

Come si può notare, ancora non c'è una descrizione della protagonista, perché vorrei farne una indiretta. Non mi piace che un personaggio si descrivi da solo, per cui, nella mia storia, ciò avverrà attraverso le azioni o qualche dialogo con un altro personaggio.
Inoltre, non amo usare un registro stilistico troppo elevato e un lessico ricercato, perché penso "È così che parlo quotidianamente? Assolutamente no.".
Voglio creare una storia vera in tutti i suoi aspetti, dal lessico alle azioni.

Non mi piacciono le esagerazioni.

Oltretutto, da come avrà potuto notare chi ha letto interamente questi due capitoli, non voglio scrivere una storia in stile "serie americana", in cui, quando si tratta di bulli fanno vedere scene oppressive e scontri fisici, quando si parla di genitori violenti fanno vedere le peggio cose, quando si parla di amicizie false mostrano l'irrealizzabile,...

Niente di così esagerato e scenico.

Spero che vi siano piaciuti questi primi capitoli, anche perché non ho mai scritto una storia lunga. 

Vorrei imparare, dal prossimo capitolo in poi, a ridimensionarne la lunghezza, perché capisco che sia noioso leggere una storia del genere.

Bene, mettete un like se vi è piaciuto e recensite, è importante per me sapere cosa ne pensate, ricevere suggerimenti, consigli, critiche costruttive,...

Al prossimo capitolo!!

   
 
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