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Autore: Shade Owl    25/08/2021    3 recensioni
Nel lontano Sistema Helios esiste la confraternita dei Figli del Sole, un'organizzazione grande e potente che, tra i suoi svariati compiti, si preoccupa anche del mantenimento della pace tra i vari mondi, affidando ai membri più idonei compiti anche rischiosi volti al bene comune.
Tra di essi c'è Leon, che malgrado non abbia mai voluto abbracciare la loro causa, si trova costretta a seguire la strada impostale, e durante i propri viaggi incontrerà un nemico ben deciso ad ucciderla, ma anche nuovi compagni che l’aiuteranno nella lotta per la sua sopravvivenza.
Spostandosi di pianeta in pianeta tra tigri selvagge, orsi giganti, boss mafiosi e paludi, Leon dovrà arrivare a patti con la propria vita e trovare la propria strada, in un percorso di crescita che non è quello che si aspetta, e che potrebbe finire nel peggiore dei modi...
Genere: Avventura, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Otto… nove… dieci… erano dieci.
Dieci le piccole tacche lasciate sulla stecca di legno dalla lama del temperino, che ostinatamente aveva inciso il morbido bastone col suo metallo freddo e tagliente. Per ogni tacca, il vecchio uomo dalla lunga barba candida aveva seppellito un Figlio del Sole andato incontro ad un fallimento.
Seduto sul suo scranno di pietra dall’alto schienale, il vecchio osservava sotto di sé i preparativi dell’assemblea che, senza fiatare, si riuniva con rapidi movimenti e brevi cenni di indicazione nella sala circolare dall’altissimo soffitto, talmente illuminata da abbagliare coloro che vi entravano grazie alle ampie finestre e ai lucernari. E intanto lui, il vecchio dalla lunga barba candida, contava le tacche, ripensando ad ognuno dei Figli del Sole che era stato costretto a seppellire.
Solo per coloro la cui morte era stata dall’età erano stati lanciati fuochi nel cielo ed aperte casse di vino d’annata, perché erano i soli a non aver perso la via, a conquistare un posto nelle storie con cui i loro nomi venivano tramandati, e ad aver trovato la sola morte che possa essere ritenuta una degna morte, la morte di coloro che se ne andavano dopo tante opere buone e altrettante prove difficili, il meritato riposo al finire di una dura giornata di fatiche, la morte dei giusti.
Coloro che se ne erano andati troppo presto, invece, avevano ricevuto lacrime e solidarietà per gli amici, compassione e rimpianto per loro stessi, ma anche risentimento e delusione per il non essere stati in grado di terminare ciò che avevano cominciato, lasciando ad altri l’amara sofferenza delle conseguenze.
Ecco, l’assemblea era totalmente quieta, adesso. I novanta membri osservavano il vecchio dalla lunga barba candida, avvolto nel mantello color porpora, seduto sul suo duro scranno di pietra che, al di sopra di tutti loro, nelle mani stringeva il pomo d’ottone del bastone di legno dolce. A quel punto aprì la bocca per parlare.
- Che entri.- sentenziò.

La stanza di pietra, ampia come una cattedrale, risuonò per il rumore dei cardini smossi, quando i pesanti battenti dorati alti fino a metà parete si aprirono contemporaneamente. Una donna avvolta in un saio candido con il cappuccio calato fin sopra gli occhi avanzò a passi lenti e decisi lungo il tappeto bianco che non smorzava completamente il rumore dei suoi sandali, stringendo un fagotto color sole tra le braccia. Alcuni boccoli biondi sfuggivano da sotto la stoffa del cappuccio, rimbalzandole sul seno e sulle spalle ad ogni passo. Si fermò al centro esatto dell’assemblea, sotto gli sguardi silenziosi degli uomini e delle donne riuniti lì.
- È nato?- chiese il vecchio uomo, attenendosi alla tradizione, malgrado conoscesse già la risposta.
- È tra le mie braccia, mio signore Aulos.- disse la donna, facendo altrettanto.
- Si tratta di un maschio o di una femmina?-
- Femmina.-
- Quanto tempo fa?-
- Venti giorni, mio signore.-
- Il suo nome?-
La donna guardò qualche momento il faccino addormentato che faceva capolino dal fagotto, succhiandosi il pollice. Sopra la testa c’era una chiazza bionda come la sua. In quei brevi momenti, l’unico suono a pervadere la stanza fu quello del cancelliere che, scrupolosamente, riportava tutto ciò che stava accadendo in quella stanza.
- Leonella.- rispose. - Il suo nome è Leonella, mio signore.-
Il vecchio si accarezzò la barba ed annuì, mentre le sue folte sopracciglia tremolavano.
- E così sia.- disse - Che la tua Leonella cresca sana e forte, e diventi una degna Figlia del Sole. Quando il giorno verrà, chiederemo di lei.-
La donna annuì una volta e si voltò, ripercorrendo a ritroso il percorso fatto all’andata. Le porte si richiusero dietro di lei e la sua bambina.
- Un’altra figlia è nata.- proclamò l’uomo, alzandosi in piedi - Che il suo cammino abbia a cominciare tardi, tra i migliori auspici, e che non porti invero a ciò che disgraziatamente accadde a Letar.-
Un breve mormorio d’assenso accolse le sue parole, soffocando il brivido di tale orribile pensiero.

So di avere un'altra storia in corso, ma ho dovuto sospenderla. Ho pochissimi capitoli già pronti, e non sto facendo molti progressi, dato che non riesco a trovare le energie per scrivere. Così, mentre cerco di andare avanti, vi lascio nell'attesa quest'altra storia che, a differenza della prima, non devo scrivere d'accapo, essendo stata completata nell'ormai lontano 2012. Al massimo ha bisogno di qualche aggiustatina, sì... potreste trovare lo stile un po' acerbo, è piuttosto vecchia, ma ci tengo particolarmente. Prometto che tornerò a parlare di Sid e dei suoi amici quanto prima, intanto godetevi questi capitoli, che dalla settimana prossima torneranno a essere postati di lunedì.
Grazie, a presto!

   
 
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