Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ulvinne    26/08/2021    3 recensioni
One shot sui pensieri di Reiner quando si trovava ancora nella squadra di ricerca. Quanto può costare la fedeltà alla propria patria? E quanto si può dire no ai propri desideri?
L'altro personaggio è un mio OC su cui sto scrivendo. Il tutto è volutamente poco contestualizzato perché ho cercato di concentrarmi sui pensieri di Reiner. Attenzione: SPOILER per chi non è in pari con l'anime
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Reiner Braun
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il respiro del mostro
 
Sono corso via senza dare spiegazioni. O meglio, una spiegazione l’ho data, quella di controllare i dintorni, qualcosa di inutile quanto falso; per lo stato d’animo in cui mi trovo adesso non mi accorgerei dell’arrivo di un gigante nemmeno in pieno giorno, è una fortuna che di notte non possano muoversi.
Ho bisogno di stare solo e pensare…o meglio, di smettere di pensare. Non posso continuare a pensare a lei quando la nostra missione si fa sempre più delicata e inoltre è così…così sbagliato.
Non è sano ciò che sto provando; è una perversione, questo direbbero a casa. Non può essere niente di diverso, provare una cosa simile per…per…
«Reiner!» oh no.
Stringo i pugni e digrigno i denti quando sento la sua voce e devo fare un profondo respiro prima di voltarmi verso di lei, che è arrivata di corsa a giudicare dal leggero fiatone che le scuote il petto.
«Cosa c’è?» sii freddo con lei, Reiner.
Devi esserlo e tamponare questa follia prima di perderti, prima di…
«Stai bene?» si preoccupa per me, adesso?
Come se ne fossero in grado, loro.
Come se potessero davvero preoccuparsi di qualcuno, dopo aver abbandonato metà del loro popolo.
Durante la mia permanenza qui sull’isola, ho capito una cosa: i mostri sono terribilmente simili a noi. Solo a formulare questo pensiero sento il brivido e il peso della condanna a morte sulla mia testa, tanto da stringermi nelle spalle, poi mi ricordo che non sono a Marley e che nessuno può sentire i miei pensieri. Nemmeno lì possono farlo a dire il vero, ma sono così abituato a pensarli nella mia vita, nella mia testa, che…
«Reiner, che succede? Stai tremando.» quando si è avvicinata?
Quando mi ha messo la mano sulla spalla?
Ha una mano così…così umana. Così delicata. Ha la pelle rovinata da calli e secchezza, ma ha le dita sottili e chiare, mi chiedo come possa essere stringerle.
Cosa stai pensando, Reiner?! Sono le dita di un mostro!
«Non sto tremando, è stanchezza» cerco di toglierle la mano dalla mia spalla con calma, ma il gesto viene più scattoso di quanto vorrei ed è quasi uno schiaffo quello che le lascio sul palmo, gesto che la spinge a ritirarla come se si fosse scottata.
Ah, Kay. Sei così trasparente, quando decidi di tornare a vivere la sua vita e strapparti da questa ridicola credenza che ti sei appiccicata addosso. Non sei maledetta dalla sfortuna: sei maledetta dal tuo sangue, dalla tua stessa razza, proprio come me, come Berthold, come tutti i nostri compagni. Solo che voi non ne siete consapevole, continuate a rotolarvi, a sopravvivere nel fango della battaglia contro i giganti con lo stesso compiacimento dei maiali.
Questo ci hanno detto, a Marley.
Ma mentre ti guardo, come posso pensare ad un’immagine simile? Sei così…così tanto umana, tu. Voi tutti, lo siete. E questo è terribilmente sbagliato. Non dovreste esserlo; dovreste essere crudeli, sadici, orribili.
Ma la verità è che Kayleen è una ragazza sola; come tanti, per non morire di fame è entrata nell’esercito, ma lei fa parte dei pochi che spiccano e di quelli ancora più radi che sanno sempre come sopravvivere…o in qualche modo, ce la fanno.
Ti ho sentito definirti maledetta, perché tu sopravvivi sempre. Mi hai raccontato del gigante che ha ingoiato te e la tua compagna, ma è stata masticata solo lei; mi hai raccontato di quando ha afferrato te e altri due, ma tu gli sei letteralmente scivolata tra le dita; mi hai raccontato anche di quante volte hai sperato che quelle mani ti afferrassero, ma che non sei mai stata capace di farglielo fare di proposito.
Mi hai detto così tanto di te, troppo. Perché ho finito per…per volerti stringere.
Anche ora voglio farlo, mentre mi guardi con i tuoi occhi grigi; mi guardi e mi chiedi il perché del mio gesto scortese quando ci siamo coperti le spalle a vicenda per mesi, ci siamo sorrisi e avvicinati. È successo perché mi sono distratto, perché…perché non credevo che te l’avrei davvero permesso. E ora capisco che se ti permetto di toccarmi ancora, se ti permetto di stringermi al tuo petto, sarò perduto senza via di fuga.
Come tornerò a casa sapendo che ti ho voluta? Come potrò farmi abbracciare da mia madre, dai miei zii e cugini, sapendo che ho desiderato entrare nel letto di un’eldiana?
Non guardarmi così, ti prego. Non guardarmi in questo modo umano.
Non lo sei, Kay. Non lo sei.
«…perché non vuoi che ti tocchi?» cosa ne sai, tu?
Voglio che mi tocchi, voglio toccarti.
Ma se lo faccio, io…io…
«Reiner…» sto…sto piangendo.
Per tutti gli Dei, no! questo no, ti prego!
«Come ti ho detto» mi trema la voce mentre la guardo «sono stanco. Volevo stare solo e riprend-» mi zittisco quando si avvicina e mi posa le mani sulle guance.
«Hai tutto il diritto di essere stanco. È stata una giornata terribile e del gigante femmina non c’è traccia. Ma ce la faremo. Credi in noi come noi crediamo in te» mi sorride, vorrebbe incoraggiarmi ma mi fa solo male, soprattutto quando nomina Annie; oh, se sapessi quel che so io, Kay, non la nomineresti con tanto astio…
Parleresti anche di me, con quel tono? E perché la cosa mi fa tanto male?
«Mph» mi libero, con difficoltà «voglio stare solo» meglio che mi odi, meglio che mi consideri un bastardo incoerente. Se penso a come ci siamo stretti nella paura, giorni fa, quando ci siamo creduti perduti…deve sentirsi sciocca e ferita. E considerare me una terribile persona.
«Perché fai così?» ecco, appunto.
Chiudo gli occhi un attimo a darmi forza, ma quando mi giro tutta la fatica fatta se ne va come sabbia tra le dita.
Kay è solitamente una ragazza molto forte, a tratti cinica, ma con me ha mostrato un lato fragile e di una tenerezza che non ho mai provato nemmeno a casa.
Una tenerezza che, nonostante la disperazione, sopravvive anche tra le mascelle dei giganti…e mi sono sentito felice, e al tempo stesso un ladro. Io sono un bugiardo, e lo sei anche tu in fondo.
«Io non capisco!» esclama infatti «Qualche giorno fa, durante quell’attacco credevo che…» stringo i denti «Credevo che tenessi a me quanto…quanto io tengo a te.» odio e amo questa sua schiettezza.
Ti prego, risparmiami…non...non rovinarmi, Kay.
«Credevo di essere importante, quando mi hai detto…che mi avresti protetta.» stringo i pugni; lo ricordo benissimo e lo penso tutt’ora. O meglio, vorrei poterlo fare. Vorrei davvero poterti proteggere, ma non posso proteggerti da noi stessi e dalla nostra natura sbagliata «mi sono sbagliata? Ho frainteso?» non...non venire avanti, ti prego.
Perché se io ti respingo tu ti avvicini? Perché, dannazione?!
Non posso farcela da solo.
«Se è così, allora non ti arrecherò più disturbo, ma non trattarmi in questo modo. Siamo…siamo compagni, no?» abbozza un sorriso intristito «non…non ti voglio chiedere quello che non puoi darmi, ma io tengo a te. Vorrei che almeno la tua amicizia rimanesse. T-tu…sei uno dei pochi che riesco a vedere, quando penso al futuro.» trattengo il fiato bruscamente.
«Taci» la zittisco, e prima che possa impedirmelo torno da lei, prendendole il viso tra le mani «Tu non sai quanto tutto ciò sia pericoloso» per la mia anima «quanto tutto ciò sia sbagliato» per la mia famiglia, per tutto ciò che ho raccolto e sacrificato «quanto sia…stupido!» perché il mio onore e quello di Marley vanno oltre ogni cosa e gli occhi di questa ragazza non possono mettere tutto in discussione.
«Perché?» o sì?
«P-perché…» già perché?
Perché non dovrei? Non ho fatto nulla, io. Non ha fatto nulla mia madre, i miei zii, non ha fatto nulla nemmeno la piccola Gabi.
Perché dovrei pagare per un crimine che non ho commesso?
«Tutti dovremo morire, prima o poi» ha frainteso, ma non la correggo; non riesco a parlare «lottiamo insieme per strappare più tempo possibile, Reiner.» no, Kay, no, non capisci!
Io non ho più tempo!
«Ti prometto che lotterò per restare in vita...e che ti coprirò le spalle, come abbiamo fatto fino ad ora.» anche lei solleva le mani per posarle sulle mie guance umide, ma a differenza della mia, la sua presa è delicata.
È…è una carezza.
Da quanto non ne ricevo una? Quanti anni avevo quando le mani dolci e tristi di mia madre mi hanno accarezzato? Da quanto non la vedo?
non…non capisco più niente. Ho bisogno che qualcuno mi salvi da lei…che qualcuno mi salvi da me, ora o mai più.
«Non avere paura…» è così bello essere rassicurati, soprattutto da un viso così dolce.
È bella, Kay. Per me, almeno, lo è. non ha quella bellezza da bambola come Historia, ma ha una malinconia che pare starle addosso come un abito prezioso, più di quello che il più ricco dei Marleyani potrebbe indossare. Persino l’orecchio mutilato non riesce ad intaccare il tutto; sento il suo corpo tra le mani ed è così forte; l’ho vista scattare e librarsi in volo per la sua vita e atterrare sul collo dei giganti, uccidendoli impietosamente…eppure, la sua testa è piccola tra le mie mani e sento che il suo corpo non è la fortezza che scende in battaglia, ma un luogo sicuro in cui tornare. I suoi occhi ribollono di una voglia di vivere così disperata da farmi piangere, eppure sanno mostrare devozione: alla causa, ai suoi compagni…e ora, a me. Non puoi guardarmi con una tale dolcezza e pensare che io non ne voglia ancora, di più e per sempre.
È un tranello, è un orrore. Sono un debole ammasso di istinti, anche quando mi sono atteggiato come se così non fosse. Sono debole, sono un eldiano. E come tale, sono un mostro.
«E’ una rovina» sussurro di rimando, anche se lei non può capirmi «è la completa rovina» e perduto, incapace e soprattutto non più intenzionato a lottare, la bacio.
È una conversazione povera, quella che c’è stata, un delirio e un ammasso di silenzi. Eppure mi accoglie; mi accoglie con un misto di sollievo e disperazione che…che la voglio; voglio prenderla, voglio piangere su di lei e poi odiarmi per tutta la vita.
Gli abitanti di quest'isola sono mostri, questo ci è stato detto.
Eppure, i mostri hanno corpi umani. Lei sicuramente è più umana di me, anche se priva di redenzione. Gli eldiani sono mostri, ma il corpo di questo mostro è di donna. Mentre la privo dei vestiti e ci stendiamo sull’erba, io non vedo altro se non una donna, un’umana. Questo mostro ha una pelle leggermente olivastra e piena di piccole cicatrici; ha un odore particolare quando ci affondo il viso; e quando la bacio sull’orecchio mutilato, quando la stringo tra le braccia, ha quell’espressione adorabile di timidezza e al tempo stesso desiderio che mi fa sorridere tra le lacrime. Sorrido perché piano piano, dimentico tutto.
Mentre mi spoglio anche io, perdo di vista Marley, la missione.
Per poco, mi dico, solo per poco.
Il poco che basta per essere di nuovo avvinghiato a lei e sentire calore. Rido quando la maglia mi resta incastrata in testa e lei fa una battuta; arrossisco quando mi avvolge i fianchi con le gambe per avvicinarmi a sé; fremo quando sento il suo respiro contro l’orecchio mentre mi muovo goffamente.
È passato tanto tempo da quando io…è stato sempre così bello?
Non capisco più niente.
È troppo bello abbracciarla; è ancora più bello essere una sola cosa con lei, anche nella goffaggine e la foga del momento, anche nella disperazione che ho appena sporcato la mia anima e che questo segreto mi perseguiterà per i pochi anni che mi resteranno da vivere, prima di cedere il gigante corazzato.
Ma ora, non voglio pensare. Sento solo, contro il mio orecchio, il respiro affannato di Kay che mi stringe, che mi cerca per baciarmi sul viso e sulle labbra, e che mi guarda come se non ci fosse altro essere in questo mondo.
«R-reiner…» la guardo, voglio fissare ogni frammento di questa immagine nella mia testa, perché so che ogni volta che mi chiederò perché l’ho fatto, perché ho permesso al respiro del mostro di scaldarmi il viso, mi risponderò così.
Qualcosa che Marley non potrà mai togliermi, il mio peccato e la mia rivalsa. La mia cicatrice e il mio onore. Non sai cosa mi hai portato via, Kay. Un pezzo di me resterà qui, che lo vogliamo o no. So che avrei potuto evitarlo, ma non ce l’ho fatta. E mentre ci guardiamo, mentre sanciamo ulteriormente la mia rovina, capisco che non c’è niente di più bello che il perdere la propria anima, sull’erba di un’isola maledetta, tra le cosce dell’unica donna che è mai arrivata così vicina al mio cuore sporco.
 
Note dell'Autrice
Salve salve! Eccomi dopo una vita senza EFP con una OS a tema AoT, mai scritto su questo fandom. Diciamo che questo è un trampolino di prova ed è qualcosa che è stato scritto di getto, senza pretese. Su Reiner, sono rimasta che è stato dichiarato come bisessuale e quindi ci potesse stare che si invaghisse di una ragazza (dopotutto dimostra di essere attratto da Historia), ma se avete smentite ufficiali avvertitemi pure XD Per il resto: i pensieri di Reiner sono volutamente contraddittori e confusi proprio per rendere l'idea di quanto possa trovarsi in difficoltà.
Ho in mente lo scheletro di una long, in testa, ma tipo sono divisa tra questa e un'altra e la decisione su quale concentrarsi davvero è più ardua del previsto XD Grazie per essere arrivati fin qui e aver letto i miei deliri <3 
Ulvinne
  
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