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Autore: Elgas    28/08/2021    4 recensioni
[PROSSIMAMENTE IL QUARTO E ULTIMO ATTO]
[Terzo Atto, Till The End of The Time
Kingdom Hearts 3 Alternative Ending (no DLC Re:Mind)
Crossover (personaggi principali tratti da Bleach, Blue Exorcist, Full Metal Alchemist Brotherhood +
pg singoli tratti da altri manga/videogiochi)]
N.B. Lettura Pc. Lettura Angolo Autrice.
+++
Capitolo 1
Ogni cosa da te creata è connessa al Seiðr e a esso farà ritorno.
Chiudi di occhi, tessi la ragnatela. Starà a te decidere quando lasciarla.
Capitolo 7
Ora sei qui. Senza esitazioni. Senza rimpianti.
Solo tu, amico mio…
« …solo tu puoi uccidermi. »
Capitolo 8
Ti amo... lo pensò ancora, dolcemente, perdendosi ancora in quelle ali, nel modo in cui
s’intersecavano in mezzo alla schiena, nelle piume a circondare la spina dorsale, una
linea diafana che saliva fino al collo.
Genere: Angst, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Aqua, Cloud, Luxord, Sora, Xigbar
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Till the End of the Time'
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14. Crash to Reality




Lottare senza riuscire a muoversi, bloccato in un fiume impetuoso; lottare senza riuscire
a cambiar nulla, intrappolato a una roccia. Nulla poteva se non ricordare Luxord… solo
ricordare.

- Askin... conosco due Mondi dove si narrava di spettri simili, al pari di fate e draghi. Nel vostro
caso, il Doppelgänger non differisce troppo da tali leggende. Un sosia... quando l’Oscurità divora
Corpi e Cuori, alcune memorie riescono a salvarsi rifugiandosi in un oggetto… al contrario, nel
caso l’Oscurità le percepisca, vengono risucchiate, modellate con risultati grotteschi. -

Le cose erano precipitate in fretta, troppo in fretta; Rulod non si era fatto intimorire e
ora GoldSaber giaceva a terra come un macigno, la punta conficcata nel terreno. Respirò,
ricercando la voce di Askin; parole ripetute infinite volte, contemplando sovente l’infinito
Seiðr oltre i vetri della Kelpie.

- Esatto… e nel tuo caso, Luxord, esiste un vantaggio cruciale. Le sfere sono create da noi... per
quando l’Oscurità le soffochi, esse rimarranno intatte. -
- Un vantaggio cruciale… sì… capisco… far risplendere… far risplendere le memorie… - (0)

« … tramutarle in Luce. Arrivare a Emdy. »
« Come siamo altruisti. »
Eccolo di nuovo… un sussurro a gelar l’anima, a soffocare il Cuore… eppure non smise
di fissare il Keyblade. Le forze dell’altro si erano concentrate lì, a rendere la Chiave
oltremodo pesante, a stringere ogni muscolo in una morsa di ferro e spine.
« E tu ti diverti? Non è così? »
« Meglio questo piuttosto che una stupida donna, non credi? »
La sentì ancora… la risata sfiorargli l’orecchio, la sentì senza ascoltarla. Nitidi erano
invece i passi di Emdy, lenti, impacciati; un rantolo sconnesso a mormorare forse supplice,
forse maledizioni.
« Mi odi? Dillo, dillo… »
No. L’odio doveva rimanere lì, immobile, bandito... lontano da tutto, lontano dal Cuore.
« Non sei nulla... non riuscirai a salvarlo…! »
Non rispose Luxord, guardò avanti. Emdy era lì, imprigionato in un corpo marcio, reso
ancora più grottesco da frammenti perfetti; Emdy… puro e contaminato. Scrutò il bagliore
illuminarne il petto, simile al battito di un Cuore. Gli girava intorno Emdy, incespicando,
alzandosi a fatica, una marionetta rotta; girava in attesa, implorandolo di scacciare quel
buio soffocante e divoratore.
Emdy era lì, nonostante tutto... ma il Keyblade giaceva immobile, l’impugnatura appena
alzata. Emdy chiedeva di essere salvato. Forse aveva riconosciuto lui… no… Rulod…
Quale ironia, quale triste ironia… proprio Rulod si stava opponendo con tutto le sue forze.
« Come siamo silenziosi, Piccolo Nessuno. »
Nel desiderio di spingerlo su quell’unica via, con essa ogni cosa sarebbe venuta meno;
odio… preludio al più grande fallimento e terrore. No... Luxord non era così. Scegliere.
Proteggere tutti. Proteggere presente e futuro. Non odiare. Non odiare nessuno. Con
queste carte avrebbe continuato a giocare ogni partita, affrontato ogni Sfida del Destino.

Senza il potere di GoldSaber… non posso… ne potrò…
Devo trovare un’altra strada, Emdy...
Sfiorerò ricordi… vite che sono la mia… ancora… attraverso me.

Spinse, il corpo a far da leva. Spinse in senso opposto, avanti e poi in basso.
Rulod non era preparato, troppo concentrato a impedirgli di sollevare il Keyblade.
Lo sentì imprecare, mentre GoldSaber girava su se stesso, mentre la punta si faceva
strada nel Cuore. Cercare, ritrovare momenti insieme a Emdy, farli risuonare più vivi
che mai. Solo questo... per salvarlo.



« L’ha fatto di nuovo?! Ora basta! Vado a dirgliene quattro! Non m’importa se è un Veggente, gli
farò veder-»
« Frena frena frena! Lascia stare…! »
« Ma Rulod! …! Quei lividi! »
« Sono venuto per te, non per accendere altre risse. »
« Uffi! Va bene, va bene. Del resto bisogna seguire i consigli dei più anziani. »
« Eh? Solo perché ho superato i trenta? Semmai dovrei essere io a lamentarmi, circondato da
ragazzini. »
« Dovresti dire beata gioventù! »
« Sei davvero incorreggibile… »
« Allora continuiamo le lezioni di chitarra! Tu invece… devi insegnarmi il poker se non sbaglio. »
« Ti avviso, è più difficile rispetto agli altri giochi. »
« Non importa! Oh! E insegnami a barare mi raccomando! »
Demyx… Emdy riusciva sempre a strappargli un sorriso, non importava quanto grandi fossero
le avversità. Quel ragazzo andava d’accordo con tutti e non rinunciava mai a quei pomeriggi
spensierati. Dalla sua camera, si apriva una magnifica vista sulle colline attorno alla città e sovente
una lieve brezza spirava dalla grande finestra. In quei momenti poteva permettersi di accantonare
il resto; i Denti di Leoni, gli Heartless e la difesa dei Mondi. (1)



Un punto di partenza, il primo a essere emerso anche allora, fra le rovine sommerse
di Auropoli. Fondamentale, ma non per Rulod. Ogni traccia era sparita; non avvertiva
più nulla Luxord, né la voce né la presa famelica.
« Capisco… devi scegliere cosa bloccare… se il nostro corpo o ricordi. »
Attorno, le immagini cominciarono a dissolversi, un vortice di sabbia dalle mille sfumature.
Mare, sabbia… una costante nel passato, in una vita non sua… ora però doveva sbrigarsi;
il tempo stringeva, Rulod poteva riapparire da un momento all’altro.
Immerso in quel buio interiore, chiuse gli occhi.

Ricordare l’essenziale… io e te, Rulod... di cosa siamo grati a Emdy?
Devo tornare indietro… indietro… fino al principio.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Pensieri strisciavano invisibili, sussurrando incessanti verità, nient’altro che verità.
Presto ogni speranza sarebbe morta, il fragile presente... rovinato, infettato. Era accaduto
più in fretta, più voracemente di quanto immaginasse. Trattenerli, aggrappandosi a vacua
e sciocca illusione. Sciocco, illuso… era prevedibile, così prevedibile. Reprimerli, ma
intanto i movimenti si facevano più violenti, feroci; le lame di Gáe Bulg trasudavano
sangue nero, sangue che nemmeno si premurava di evitare.

Non è servito a nulla… a nulla…

Dunque giungeva così? Una rovina annunciata.
I pensieri si strinsero come spire di una serpe; i sensi si tesero… no... solo le ultime tracce
di Hwergh, solo gli ultimi rimasugli di un’Oscurità distrutta. Nient’altro. Quale dolce e
venefico sollievo. Agire come sempre; distruggere la frattura e la massa oscura ancora non
legata alla realtà; uccidere ogni pezzo tramutato in bestie. Delle cinquanta nessuna era
riuscita a raggiungere la superficie, ne tanto meno gli uomini della spedizione, accampati
a una decina di chilometri. Dolce e venefico sollievo. Il silenzio divenne logorante appena
la testa dell’ultimo Gorgal ruzzolò a terra. Persino il respiro ora risuonava in un eco lontano.
Percepire ogni cosa… tranne un semplice Doppelgänger…
Così non rimase più nulla, soltanto lo strisciare di pensieri e ricordi.



Qualcosa doveva essergli sfuggito, o forse Kugo era stato troppo agile a non mostrarlo.
Consapevolezza che giunse vorace, divorando ogni preoccupazione, anche l’eco della tristezza;
lo sguardo saettò lontano fra le montagne dei neonati Confini Imperituri, così Edward e Winry
avevano ribattezzato la loro più grande costruzione. Si precipitò all’esterno dell’hangar. Persino
l’aria risentiva del mutamento, tanto da risultare sporca; perfino il cielo, nero e immobile, sembrava
sul punto di spezzarsi.
Shura era ancora lì, esattamente dove l’aveva lasciata; raggomitolata, la schiena poggiata alla parete,
i resti di una fugace colazione sparsi qua e là. Dovresti iniziare a riparare la Lindwurm, è un
peccato vederla ridotta così… era il caso di ripeterglielo? No… non sarebbe servito a nulla. Colpe…
nonostante tutto, Shura biasimava se stessa più di chiunque altro; Rin,Yukio e tutti quei ragazzi…
ora Kukaku,Yoruichi, Hime…
Presto le avrebbe parlato, insieme a Kugo, un’altra volta.
Delicato le sfiorò la spalla, Shura parlò senza alzare il capo.
« Va da lui… solo tu puoi… »
Era vero e forse anche di questo si stava rimproverando.
In silenzio Askin raggiunse il migliore amico. Solo allora si rese conto di quando il Cuore fosse in
tumulto, di quanto qualcosa fra loro si fosse spezzato.

Nell’Immortalità erano rinati. Un frammento del Cuore dei Mondi fuso in loro dopo l’avvento
dell’Oscurità. Un frammento, ultima traccia di Mondi Perduti, tessuto in ogni fibra del loro essere.
Tirarlo fuori, perdersi in esso, nei fiumi del Seiðr… mutare… non era semplice… in pochi ci erano
riusciti; alcuni, come Amaimon, ne subivano le conseguenze; in verità la maggior parte non trovava
la necessità di farlo. Ma ora tutto era, sarebbe cambiato... irrimediabilmente.
Mutare… una visione contrastante. Nel caos, nella neutra contorta trasformazione del corpo…
bestie… bestie in cui navigava la coscienza di se. Una sensazione sgradevole, a cui poche volte
aveva fatto ricorso. Kugo… Kugo si era già spinto a tanto? Senza dubbi, senza esitazioni?
Trascinarsi nel caos pur di...
Il pensiero s’interruppe, morì come un serpente a cui viene mozzata la testa.
Passi felpati, pesanti; attorno i resti di una gola, macerie sotto un cielo vibrante.
Passi felpati. Kugo apparve poco distante. Una visione contrastante. Dove iniziava l’uomo e finiva
il lupo? Dove cominciava la carne e finivano le ossa? Ossa che lì, fra il riflesso di pareti verdastre,
risultavano ancora più sporgenti; un bianco avorio sfumato da tocchi violacei, specie attorno al
teschio col muso allungato e i canini affilati.
« Fin dove ti spingerai…? »
Aveva dato voce a quel timore, timore che ne celava altri, eppure l’amico non parve, o volle, dargli
adito. Un sospiro e pian piano l’uomo si disfò dell’animale come polvere nel vento. Rimase immobile
a scrutar l’orizzonte dei propri pensieri, un sentiero tinto di sangue, un futuro che apparteneva a
entrambi. Gram fremette e solo allora, come destatosi, Kugo parlò;
« Anche tu dovresti iniziare... »
« Sì… lo farò. Ascolta… »
Ma egli lo interruppe, il tono stanco, irritato, come se in lui fosse rimasta traccia del caos.
« Ho detto a Ed che resteremo fino alla fine… fin quando le Chiavi non si manifesteranno… ma
immagino lo sapessi », una pausa secca, scosse il capo e riprese a parlare, questa volta con una
punta di calma, « del resto non sappiamo quando e in quale forma, Ma tornati nell’Oltre, ci resterà
solo la vendetta… ammazzarli… »
Uomini corrotti, rinati della Tenebre… uomini che lì, ai Confini, avevano trovato un nome.
Døkkafirar. Essi avevano divorato la Luce, la loro Luce più preziosa.
« Lo so Kugo… ma... »
Anche nelle parole di Kukaku c’è Speranza… lo sai, eppure lasci che finisca così?
Ah… anch’io alla fine potrò solo annegare nell’odio?
Un pensiero, l'ennesimo taciuto. Incrociò gli occhi di Kugo. L’amico era lì, e al tempo stesso lontano,
lungo un sentiero sporco di sangue.
« … dovremo tornare indietro. Shura… beh ecco… sarà dura per lei riprendersi. »
« Sì… ora arrivo. » (2)



Gáe Bulg vibrò, mentre gli ultimi residui oscuri si dissipavano nel buio. Non era rimasto
nulla; senza più un contatto diretto e una massa nel Seiðr, l’Oscurità stava morendo,
lasciando dietro di se enormi cadaveri, un semplice labirinto colmo di ricchezze. Attorno,
una parte del tesero di Nathalin Flint giaceva sulla nuda terra, il bagliore della lancia a
tramutarlo in una lingua dorata. Il Mondo era salvo, ma tutto in lui era precipitato, ogni
proposito, ogni vaga speranza, ogni promessa. Reprimere l’odio non era servito a nulla.
A nulla. Il presente rotto per sempre.

Tu… proprio tu hai raccolto Sephiroth…
Eri lì... sei vicino… ah!
Nascondermi uno stupido Doppelgänger… bel biglietto da visita… ti sarai divertito a ritoccarlo...

Lontano, dentro di lui, un corvo gracchiò.
Le crepe accartocciarono la parete come un’enorme pezzo di carta; lontano, nella realtà,
l’eco del rombo si perse simile a un tuono nella tempesta. La mano era lì, serrata contro
la roccia; fauci di una bestia; mutata; sottili filamenti a intrecciarsi creando un fitto reticolo
di spine violacee.

Sei qui… da qualche parte...
Stai ridendo? Stai ridendo?

« Figlio di puttana. »
Lontano un corvo gracchiò.
Tutto era precipitato, ogni proposito, ogni vaga speranza, ogni promessa.

Avevi ragione Kugo… alla fine... non esiste alcuna scelta.

- Qualsiasi cosa accada… sii te stesso, resta sempre l’uomo che ho amato. -

Mi dispiace, Yoruichi… mi dispiace.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Una camera essenziale, a tratti spoglia; i pochi badagli non contribuivano a renderla più
confortevole, due sacche di tela buttate malamente sul letto, un marsupio abbandonato sopra
la sedia. Tonalità opache si andavano a mescolare al marrone generale, solo la finestra regalava
una pennellata di colore; da lì si potevano ammirare le colline oltre le mura, traboccanti di
margherite e tarassachi.
Era arrivato ad Auropoli, la fama però l’aveva preceduto.
Dopo una lunga discussione, colma di reticenze e dubbi, i Veggenti l’avevano accolto nell’Unione
solo, ne era certo, perché aveva mostrato di essere il legittimo proprietario di GoldSaber. Fra i cinque,
soltanto Ventus non aveva accennato inquietudine, ma gentilezza... come se si conoscessero da una
vita. Non sapeva se fosse ingenuità o reale bontà d’animo, in ogni caso pure nella mitica città
sopravvivevano usanze esterne, per cui strambi e reietti venivano rilegati ai confini, in abitazioni
trasandate e umide. Eccolo dunque… e tutto sommato meglio così, meglio lasciar passare ancora
un po’, affinché le acque si calmassero e il Cuore uscisse dalla tempesta... soprattutto il Cuore...
Uno scoppio lo destò, l’odore d’acqua a permeare l’aria.
La notò appena, la parete sopra il comodino completamente fradicia, prima che un bussare agitato
monopolizzasse l’attenzione.
« Scusami! Scusami! Scusami! »
Sulla soglia un ragazzo gli si parò davanti e, senza dargli il tempo di replicare, si fiondò dentro;
il volto in preda allo sconforto, ma negli occhi una vena di ironia, di quella che nemmeno le tragedie
possono scalfire.
« Accidenti… », continuò scrutando il danno al muro, « è la terza volta questo mese. Ti prego!
Se ti aiuto prometti di non dire nulla al padrone? Altrimenti mi trasferiranno di nuovo… ah...
forse dovrei cambiare strategia... idro e assoli sembrano non andare molto d’accordo... »
Parlava a raffica, arruffandosi i capelli dietro la nuca.
Una situazione normarle trasformata in una piccola bufera; eppure qualcosa si era mosso,
impercettibile, un raggio di sole all’orizzonte.
«Aspetta tu… stavi suonando e lanciando magie? », pareva così assurdo che la domanda uscì
spontanea.
«Già! L’acqua è ottima per creare spettacolari scenografie. Vorrei fosse un tutt'uno coi testi che
scrivo, sai il mio Keyblade somiglia a una chitarra, veramente intendo. Ah! Non mi sono ancora
presentato! Emdimir Lindbergh , ma tutti mi chiamano Emdy. Tu... tu sei il nuovo arrivato! Sì
insomma… da stamattina non si parla d’altro, ho visto anche dei tuoi manifesti giorni fa e… in
beh ogni caso non passi inosservato! Barba, capelli biondi, orecchini a forma di dado », concluse
facendosi avanti, incurante di tutto, indifferente alle ombre che circondavano lui, un criminale
proveniente dai Mari del Sud. Un criminale che forse non la meritava neanche quella Chiave...
Lo scrutò meglio, non poteva credere di esser di fronte all'ennesimo sconsiderato dal cuore tenero.
« Sembri preoccupato. »
Sarebbe stata la cosa più logica.
Ma Emdimir gli strinse la mano, sorridendo come se nulla fosse... come se nulla fosse.
« No! Al contrario! I Leader ti isolano i primi tempi se sei… insomma un caso particolare. Con
me durò una settimana… eppure eccoti qui! Forse qualcosa sta cambiando ai piani alti! Piacere di
conoscerti! Rulod se non sbaglio. »
Bastò. Bastò a dissipare ogni dubbio, ogni resistenza.
Forse Emdimir era un po’ strambo, ma ogni sua parola scaturiva dal Cuore.
Forse avere una persona così accanto era ancora fondamentale, più di quanto volesse ammettere.
« Rulod Mogan. Piacere mio... e tranquillo, non dirò nulla circa la piccola inondazione. »



« Grazie…
per avermi dato fiducia. Grazie, Emdy. »
Poi tutto si cristallizzò. Si tese Luxord, ma pure quel timore scemò, come sabbia sopra
la pelle. Lontano, nella realtà oltre il buio, un bagliore brillò, fugace stella del mattino.
La sfera… Emdy… aveva rivissuto il medesimo ricordo e le ultime parole risuonarono
dolci e liete come allora.

« Ah! Meno male! Grazie mille Rulod! »

Luce. Oltre il buio, avvertì un suono melmoso, poi un ritocco cristallino a intervalli via
via più brevi… la sfera doveva esser caduta, libera dall’Oscurità, libera di risplendere.
Emdy… era salvo, era salvo.
Leggero, Luxord si guardò attorno. Rimaneva solo la stanza, così reale, concreta.
La osservò un’ultima volta… nel desiderio di sentirla vicina nonostante tutto. Notò allora
un ciondolo sopra il materasso, vicino alle sacche. Strano… finora non l’aveva mai visto…
o ricordato? Si avvicinò. Si trattava di un oggetto piccolo, ovale, in oro finemente decorato.
Rulod irruppe come un lupo famelico. Lo spinse, furioso come non mai, le mani serrate
attorno ai polsi parevano fauci. Non provò a divincolarsi, si limitò a osservarlo piegarsi
ancora su di lui, quasi volesse schiacciarlo. Sapeva quali parole gli avrebbe rivolto, stava
diventando ripetitivo come aveva detto Askin. Un disco rotto.
« Non ti appartiene… non osare toccarlo…! », una risata secca, folle, e ancora quel fiume
di ingiurie, violento, inevitabile « Sei felice?! Ah! Salvare un agglomerato di ricordi non ti
concederà nulla! Povero illuso! Emdy è morto! Io, lui… siamo tutti morti! Morti! »

« No… io ho scelto chi essere… Ventus ha scelto… anche Emdy… Demxy e gli altri lo
faranno… »
« Tu non hai scelto nulla! Mai! Sfidare il Destino… tutto tranne quello… noi... non siamo
mai riusciti a proteggere… a salvare... mai. Ventus… Emdy… Eldera… Lauriam e… ho
fallito! Anche tu fallirai! Non meriti… felicità, amore. Non potrai essergli accanto...
proteggerlo quando la vendetta giungerà... ecco… la tua paura, il tuo terrore. »

« Sì… è così… »
L’odio lo punse... odio verso se stesso, verso un sentiero che ancora appariva precluso,
odio verso Rulod.
« … ma sul resto ti sbagli. »
« Mi sbaglio?! Ah… questo Keyblade è nato dal fallimento… non dimenticare… le nostre
mani sono sporche di sangue. »

Al che ricordò, nitidi e forti come non mai; il banchetto dal palazzo del Governatore, le
cure di Askin e quella parola… tristezza… (3)

Chi ti manca Rulod… chi abbiamo perso allora? Prima di Auropoli?
Lì si cela… l’essenza di GoldSaber.
Il ciondolo… il ciondolo...

Pensieri dove rigettare l’odio, ancora e ancora.
Lo avvertì quietarsi, sparire… persistere in una pace senza Luce.
« Allora ricorderò… ricorderò anche il sangue… e ti salverò. Ti salverò Rulod. »
« Salvarmi? Ah! Nuova regola? Bene! Scommettiamo allora! Ma stai certo che ti
affogherò, ti affogherò Piccolo Nessuno! »

Così com’era apparso, tutto sparì; il respiro di Rulod, la sua presa, la stanza, il ciondolo.
Riemerse da un buio improvviso, da un profondo mare di petrolio. Avvertì il Keyblade
sotto di lui, freddo, immobile; il respiro logorato, teso in una paura bestiale. Infine la vide,
la sfera brillare poco distante, intatta, pura.

Ti ho salvato Emdy... ti ho salvato... Lauriam, Elrena… aspettatemi...

Bastò. Col Cuore lieto si alzò e la mise in tasca, stringendola in un piccolo tepore.
Si guardò attorno, giacché molto era cambiato.
Della barriera rimaneva una sottile circonferenza a incidere il terreno, mutazione atta
a dissipar l’esigua Oscurità del Doppelgänger. A destra vide la cupola ancora intatta a
proteggere Jim e Amelia. Oltre un silenzio, assoluto, impenetrabile, estraneo persino a un
ambiente tornato alla cupa normalità; roccia scura e compatta, resti di un mondo vegetale
mutato e ora morto con l’avvento dei Hwergh. I Hwergh... a lungo restò in ascolto, ma per
fortuna nulla, non era rimasto nulla. Askin l’aveva distrutta senza sforzo, com’era naturale
del resto… eppure rimaneva lontano, invisibile, forse a caccia degli ultimi residui oscuri.

Lontano... solo…

Afferrò GoldSaber, gli occhi serrati, il Cuore in tumulto…

Lo Shrapenl… un frammento della tua anima…
Permettimi di trovarti…

- Là fuori non devi assolutamente allontanarti da me. Per nessuna ragione. -

Così ti ho promesso, così sarà, Askin. Sempre.
(4)

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Il Cuore era in preda a un silente tumulto.
Lui era lì, invisibile da qualche parte, lontano, a osservare… a osservarli? Così presto…
così presto… lì, a ridere, a beffarsi della sua rovina; un sotterfugio così semplice, così
banale.
Illuso, sciocco.
Dubbi, certezze; in essi ogni lieto pensiero moriva, persino ora, di fronte a Luxord, alla
gioia nell’averlo trovato, nell’essere riuscito a salvare Emdy, a dissipar l’Oscurità e
contrastare Rulod. Avrebbe dovuto gioirne Askin, eppure non ci riusciva, proprio non
ci riusciva. Impossibile. Inutile illusione. Doveva decidere, solo decidere; permettere
all’ultima dolorosa certezza di venir fuori.
Negli occhi di Luxord vide Luce, felicità pura e sincera, ma essa rimase lì, a sfiorare
il Cuore, senza toccarlo, senza immergersi in esso. Finita, era finita; il fragile presente
distrutto, ogni promessa resa vana. Luxord si era addentrato in quell’Oscurità morente,
l’aveva trovato… dunque lo Shrapenl poteva funzionare anche al contrario. Miracolo…
un miracolo dal sapore di maledizione.

Quando il Corvo arriverà… mi raggiungerai? Nonostante il pericolo, nonostante mi
vedrai affogare nel caos tu…? Sì… sì lo farai… ma non posso… non posso...

- Là fuori non devi assolutamente allontanarti da me. Per nessuna ragione. -

Io… sciocco, egoista.
Bugiardo.
Che schifo. Che schifo.


« Askin… cos’hai? »
Solo allora lo guardò, lo guardò veramente.
Luxord era lì, la confusione ad agitarne il mar dorato degli occhi. Al che comprese
quanto fosse stato inutile, quanto ogni gesto in fondo l’avesse tradito; una voce felice
ma distaccata, uno sguardo lieto... rivolto alle fauci del presente.
Tutto cambiò.
Ne percepì la tensione, nel silenzio, nel respiro mozzato, nel corpo ora immobile. Luxord
voleva… no, pretendeva risposte, ma ormai nulla poteva essere come prima.
Lanciò un’occhiata alla sfera. Solo quello. Nient’altro.
« Tienila ben stretta… tornati alla Kelpie applicherò i dovuti sigilli. Ora andiamo… Jim e
Amelia ci aspettano », così lo superò, semplicemente lo superò.
« Sì… arrivo. »

Prima di partire… dovrò parlarti…

Lontano, nell’Oscurità, un corvo gracchiò.

Mi dispiace Luxord...
Spero capirai.







(0) Luxord sapeva della trasformazione in Doppelgänger dal Capitolo 4 di AAA. Sempre
nello stesso vediamo la memoria di Ephemer rifugiata in un oggetto (la sciarpa rossa che
Ventus era riuscito a recuperare nel flashback ad Auropoli tra il Capitolo 3 e 4).

(1) Pezzo preso al Capitolo 3 di AAA, quando Luxord ricorda il passato fra i Dente di Leoni.

(2) Tirarlo fuori, perdersi in esso, nei fiumi del Seiðr… mutare… non era semplice… in pochi ci
erano riusciti; alcuni, come Amaimon, erano tornati solo in parte indietro.

Ecco le risposte riguardo lo strano aspetto di Amaimon (visto per la prima volta nel
Capitolo 4 di FFB). Inoltre nel Capitolo 1 di EOR, Mephisto menziona l’instabilità del
fratello.

« Ho detto a Ed che resteremo fino alla fine… fin quando le Chiavi non si manifesteranno… »


Riferimento al breve flashback visto con Edward nel Capitolo 1 di EOR; dove si vede il
ragazzo intento a costruire il Cristallo (quello che protegge i Confini dai Døkkafirar) e
che vede Kugo fermarlo con violenza, giusto perché il processo aveva preso una piega
logorante (da cui le mani di Ed non si riprenderanno più).

(3) Askin rivela il loro primissimo incontro, quando Luxord era in viaggio verso Auropoli
nel Capitolo 11.

(4) Penultima scena del Capitolo 9, Secondo Atto.






Angolo Autrice:

Alla fine è uscito fuori un capitolo più lungo del previsto e sì… molte cose sono cambiate. Traguardi si mischiano a sconfitte, a dure sconfitte, soprattutto per Askin. Su questo lascio parola a voi perché non voglio aggiungere troppo, lascio la parola a voi nelle recensioni.
Sono felice di aver collegato anche pezzi di lore minore col Flashback di Askin… oltre a mostrare il momento in cui lui e Kugo decidono di intraprendere strade diverse in merito alla reciproca vendetta. Anche Luxord si ritrova in una situazione tesa. Vedremo con l’ultimo capitolo del miniarc come evolverà il loro rapporto. <3

Un saluto e alla prossima

Elgas
   
 
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