Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Luschek    28/08/2021    1 recensioni
{Raccolta di Missing Moments su "Come i Ratti nelle Fogne".}
Fratellanza: L’albero è alto. Altissimo. È così alto che, per sfiorare il ramo più basso, Bertolt deve alzarsi sulle punte dei piedi e allungare le braccia, finché i muscoli delle spalle non pulsano.
Dottor Ksaver: «Un prelievo… è quando ti fanno una puntura, credo» spiega Marcel.
Ficcanaso: Porco si è sempre vantato di non avere segreti con suo fratello Marcel.
Conoscenza: La pioggia scroscia impettita, ma Porco rimane immobile, tenendo stretta tra le dita una bottiglia di birra che non dovrebbe bere, poiché troppo piccolo.
{Pairing: SeruAni, unrequited!SeruRei, unrequited!BeruAni, YumiHisu | In Continuo Aggiornamento}
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Annie Leonhardt, Berthold Huber, Pieck, Porco Galliard, Reiner Braun
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dottore



Prompt: Things you said when you were scared / Le cose che hai detto quando avevi paura 

 

I muri della stanza sono bianchi come la neve. Le camicie da notte che indossano sono dello stesso colore. Persino i letti su cui sono seduti a coppia sono candidi. Pare che non esista altro colore, se non quello. 

Gli stessi uomini che indossano i camici hanno capelli canuti e pelle altrettanto pallida. Che siano vietati gli altri colori in quella stanza? 

Bertolt deglutisce, quando un uomo in camice bianco gli si avvicina. L’uomo si sistema gli occhiali sul naso e strizza gli occhi a mandorla. Lo fissa senza battere le ciglia e Bertolt trattiene il fiato, come se temesse di sbagliare qualcosa. Perché lo guarda così intensamente? 

Con la coda dell’occhio, Bertolt spia la sua destra, dove si trova Reiner, uno dei bambini che prima si trovavano nell’ambulanza. L’altro ha grosse gocce di sudore che gli scendono dalla fronte e, al minimo movimento che compie, tira la camicia fino alle ginocchia. Forse si vergogna che gli altri vedano le sue gambe, ma Bertolt non comprende il motivo di quell’imbarazzo.  

 Anche di fronte Reiner si trova un uomo in camice bianco, che lo osserva e scribacchia sul taccuino.  

Mentre lo osserva, il bambino si volta verso Bertolt e lui legge negli occhi colore ambra dell’altro il suo stesso disagio.  

«Dottor Ksaver, cominciamo oggi con i prelievi?» 

La domanda che ha fatto l’uomo dinanzi Bertolt incuriosisce tutti i bambini, che si voltano ad osservare l’uomo. 

«Sì, cominciamo oggi. Non sappiamo quanto potremmo rimanere qui» risponde il dottor Ksaver.  

Quest’ultimo passeggia tra i lettini, affiancato da Ezekiel, e di tanto in tanto affonda il naso in uno dei taccuini degli uomini in camice bianco, annuendo. Pare che sia contento di ciò che legga, dato che gli sfugge un sorriso quando si piazza di fronte Bertolt e legge il taccuino su cui ha scritto fino adesso il suo collaboratore. 

«Cos’è un prelievo?» chiede Porco a Marcel, seduti sul lettino alla sinistra di Bertolt e Reiner. 

«Un prelievo… è quando ti fanno una puntura, credo» spiega Marcel. 

Porco mostra i denti e aggrotta le sopracciglia. La risposta non gli è piaciuta, così come non è piaciuta a Bertolt, il cui cuore ha cominciato a galoppare quando ha sentito la parola puntura.  

«Io ho paura degli aghi…» mormora Bertolt, ma soltanto Reiner e il dottor Ksaver si voltano verso di lui. 

Nessuno dice nulla, quindi suppone che la sua paura non gli impedirà di essere punto. Percepisce le guance bagnarsi a causa delle lacrime e, per tentare di trattenerle, serra le palpebre.  

«Dottor Yamashita, mi occuperò io del soggetto B96H. Mi passi una delle iniezioni.» 

La voce del dottor Ksaver sembra gentile, ma dopo quello che è successo a casa sua, Bertolt non si fida affatto dell’uomo. Non si fida più di suo padre. Non si fida più di nessuno.  

«B96H» chiama il dottore.  

Bertolt non ha idea di cosa significhino quei numeri e quelle lettere, ma il tono perentorio con cui vengono pronunciate lo fa esplodere in una cascata di singhiozzi.  

«Ha ricominciato di nuovo, dottore. È sicuro di volerlo sottoporre a questa terapia? È troppo debole.» 

Terapia? La bile con cui Ezekiel impregna ogni parola lo fa sentire peggio. Si prende la testa tra le mani, mentre le spalle sussultano a causa del pianto.  

«Ezekiel, la personalità di un individuo non ha nulla a che vedere con le prestazioni del suo fisico. Finché non avremo i dati sulla sua anatomia, non possiamo predire il risultato finale» spiega il dottor Ksaver.  

Ezekiel sbuffa e incrocia le braccia al petto, mentre il dottor Ksaver si china dinanzi a Bertolt. O almeno, Bertolt crede che sia lui, perché con la vista offuscata dalle lacrime non distingue bene i contorni delle figure. Si sforza di tenere aperti gli occhi, nonostante le lacrime continuino a scendergli sulle guance, e nota che il dottore gli sta porgendo un fazzoletto.  

Rantola mentre lo afferra, poi si tampona gli occhi e deglutisce. 

«Ascoltami» la voce del dottor Ksaver è decisa, ma non è severa, «io sono il miglior dottore in questa stanza. Sarò io a farti il prelievo, così non sentirai nulla. Tu, però, devi essere forte e smettere di piangere. Se vuoi, puoi stringere la mano al tuo compagno.» 

Ezekiel schiocca la lingua contro il palato e infila le mani nelle tasche del camice. Reiner deglutisce, poi allunga piano una mano verso di lui e, senza pensarci due volte, Bertolt gliela stringe, mentre porge l’altro braccio al dottore. Il cuore gli galoppa nel petto e si volta verso l’altro bambino, così l’ago enorme dell’iniezione è fuori dalla sua visuale.  

«Andrà tutto bene» mormora Reiner e intreccia le dita con quelle di Bertolt. Gli è grato per quel gesto, lo tranquillizza un po’ e gli sembra di respirare meglio.  

Lo schiocco della plastica contro la pelle lo ammutolisce, poi ascolta ciò che accade intorno a lui: il mormorio dei bambini, la confezione della puntura che viene scartata, il fruscio del laccio emostatico attorno al suo braccio.  

«Bertolt, quanti anni hai?» domanda il dottor Ksaver.  

«Io... Io ho otto anni.» 

«Dove abiti?» 

«Abito... Abito nel South Side, nella Saint Ingleside...» 

Bertolt si interrompe, deglutisce, poi stringe i denti quando l’ago pizzica il suo avambraccio e vi affonda dentro. Gli occhi gli si riempiono di lacrime ed è pronto a piangere di nuovo, quando Reiner gli schiocca le dita dinanzi al viso e lo fa sobbalzare. 

«È finita. Non voltarti, però» lo ammonisce l’altro bambino e Bertolt segue il suo consiglio. 

«Sei stato molto bravo, Bertolt» lo loda il dottor Ksaver alle sue spalle. 

Bertolt chiude le palpebre e prende un respiro profondo. Non è stato affatto bravo. È stato soltanto ubbidiente.  

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Luschek